di Daniel Raffard de Brienne 1
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Da alcuni decenni a questa parte si assiste ad un tentativo di recupero di Nostro Signore Gesù Cristo da parte degli ebrei, e ciò si traduce paradossalmente non attraverso una cristianizzazione dell'ebraismo, ma mediante una giudaizzazione del cattolicesimo. Alcuni eruditi ebrei hanno iniziato a riscrivere la vita di Yeshua 2. Secondo essi, nato a Nazareth 3 in una famiglia priva di ascendenza davidica, Gesù, figlio di Giuseppe e di Maria, avrebbe avuto almeno sei o sette fratelli e sorelle di cui non era necessariamente il maggiore.
Egli avrebbe ricevuto una buona formazione religiosa, e dunque conforme alla dottrina farisaica, come mostra l'episodio della discussione che ebbe all'età di dodici anni con i dottori nel Tempio. Adulto, Gesù si fece battezzare da Giovanni, probabilmente un esseno, con il quale sarebbe entrato duramente in concorrenza. Fu durante questo battesimo che Gesù ebbe la rivelazione della sua missione. Egli divenne profeta; questo è il motivo per cui sarebbe stato chiamato, come tanti altri, Figlio di Dio o Figlio dell'uomo. Alcuni videro in lui il Messia, come Giuda Iscariota che, disingannato e deluso, lo avrebbe tradito.
A sinistra: rabbi Yeshua, il Gesù gradito agli ebrei. A destra: rabbiKirt Schneider, un rabbino che presenta un Cristo tutto ebraico in una serie di video intitolata Discovering the Jewish Jesus(«Scoprire il Gesù ebraico»).
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Benché fondatore - come altri a quell'epoca - di una «eresia sèttaria» 4, e malgrado i suoi problemi con alcuni farisei estremisti, Gesù avrebbe predicato una dottrina interamente presa in prestito dai grandi maestri farisei, come Hillel (60 a.C.-7 d.C.), come dimostrerebbero certi testi talmudici redatti molto più tardivamente 5. Anche il Pater Noster sarebbe derivato dal Kaddisch. La condanna e la morte di Gesù sarebbe stata opera degli occupanti romani e dei loro «collaboratori», poco numerosi, i sadducei; i veri ebrei, i farisei, non ne avrebbero avuto alcuna parte. Naturalmente, tutto ciò non concorda affatto con i Vangeli. Secondo i nostri eruditi israeliti, l'incorporazione massiccia tra i primi fedeli dei non-ebrei (per i quali Gesù non avrebbe nutrito alcuna stima), avrebbe condotto il cristianesimo ad allontanarsi dal giudaismo. Dunque, i nostri eruditi si prodigano a ricostituire, partendo dai testi evangelici alterati dai non-ebrei, l'autentica lezione primitiva. In questo modo è possibile riesumare alcune note prese da un discepolo di Gesù nel Vangelo di San Giovanni «raschiate da mostruose incrostazioni che secoli di teologizzazione hanno gonfiato di concretizzazioni deformi» 6. Una volta ripuliti da queste ampollosità, i Vangeli cessano di contraddire gli eruditi ebrei. In breve, questo Gesù così vilipeso per secoli dagli ebrei è divenuto per gli stessi un personaggio abbastanza frequentabile. In compenso, l'assai discutibile esegesi ebraica infesta la Chiesa cattolica. Lo si constata facilmente nelle nuove traduzioni della Sacra Scrittura, in particolare nella Traduction Œcuménique de la Bible (TOB), e nei lezionari della nuova Messa, così come abbiamo mostrato in un'altra opera 7. Senza entrare nel dettaglio in questa sede, ricordiamo che le profezie messianiche hanno subito diversi ritocchi quando si applicano troppo chiaramente a Gesù Cristo. Si fà aleggiare il dubbio sulla nascita verginale di Cristo, sulla verginità perpetua di Sua Madre, sul grado di parentela dei suoi pretesi fratelli e sorelle. Si attenuano tutti i passi dove viene rivelata la divinità di Cristo. Le falsificazioni si spingono fino a voler dimostrare che Dio avrebbe scelto Gesù al momento del suo battesimo per farne il suo Figlio adottivo. Come abbiamo esposto altrove 8, le opere di catechesi non sono da meno. Vi ritorniamo unicamente per sottolineare che questa catechesi ritiene che i Vangeli - di redazione piuttosto tardiva - conserverebbero solamente l'interpretazione soggettiva della vita di Cristo dei primi cristiani, e che dunque non avrebbero un vero valore storico. In questo spirito, i racconti dell'infanzia di Cristo vengono trattati con disinvoltura. Ad esempio, si afferma in maniera del tutto gratuita: «Gesù visse a Nazareth da buon ebreo secondo la spiritualità dei farisei»; e quindi Egli sarebbe stato più vicino agli ebrei attuali, eredi dei farisei, che ai cristiani. Se talvolta si qualifica Gesù come «Figlio di Dio», lo si presenta anche come un «profeta»; nondimeno, si insiste sulla Sua umanità senza affermare mai chiaramente la Sua divinità.
Rabbi Hillel | La TOB |
Notiamo che nel maggio del 1986, un gruppo misto di lavoro ebraico-cattolico ha pubblicato negli Stati Uniti alcune linee direttive per la catechesi, redigendo una biografia di Gesù il più vicino possibile alla descrizione che ne danno le opere ebraiche 9. Ci si potrebbe chiedere perché mai gli israeliti contemporanei ci tengono così tanto a fare di Cristo un profeta ebreo quasi ortodosso. La risposta è semplice. Da una parte, il cristianesimo crolla se non proclama più la divinità del suo Fondatore; e questa prospettiva non può dispiacere agli ebrei. Dall'altra, avendo molto sofferto a causa delle persecuzioni naziste, gli ebrei vorrebbero neutralizzare l'antisemitismo, che essi attribuiscono all'accusa di deicidio lanciata dalla Chiesa; come se i nazisti atei si siano creduti i vendicatori di Cristo 10. Nel 1947, a Seelisberg, in Svizzera, si tenne una conferenza tra ebrei e cristiani; in quella sede, sotto l'impulso dello scrittore ebreo Jules Marx Isaac (1877-1963), i cristiani si assunsero tutta la responsabilità dell'antisemitismo; da parte loro, gli ebrei si rifiutarono di accollarsi la responsabilità dei loro testi più anticristiani 11.
Sopra: fotografia dei partecipanti ebrei e cattolici intervenuti alla Conferenza di Seelisberg, nel 1947.
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Nel 1960, Giovanni XXIII (1881-1963) accordò un'udienza a Jules Isaac e decise che il Concilio avrebbe redatto una dichiarazione sugli ebrei. Questa dichiarazione, Nostra Ætate, che che in seguito venne estesa ad altre religioni non-cristiane, venne adottata nel 1964, dopo intervento del B'nai B'rith, il potente ramo ebraico internazionale della Massoneria 12. In questo testo, gli ebrei vengono assolti da ogni responsabilità per la morte di Cristo, in patente contraddizione con i racconti evangelici. Fu allora che alcune proteste, accompagnate da minacce, si levarono dai Paesi musulmani 13. Alla fine, nel 1965 i padri conciliari adottarono un nuovo testo un po' edulcorato, e il Cardinale Augustin Bea (1881-1968), presidente del Segretariato per la Promozione dell'Unità dei Cristiani, corse a spiegarsi a New York presso le associazioni ebraiche internazionali 14. Tuttavia, il testo rimase più che soddisfacente per gli ebrei nel punto in cui si diluisce la loro responsabilità per la morte di Cristo e per il fatto che si tenta di far credere che poche sono le cose separano il cristianesimo dall'ebraismo; poche cose che non impediscono «la conoscenza e la stima reciproca» e il «dialogo fraterno».
Jules Marx Isaac | Giovanni XXIII | Cardinale A. Bea |
L'errore conciliare e post-conciliare consiste nel considerare il giudaismo moderno come una continuazione dell'Antica Alleanza e che contestarlo equivale a rinnegare l'origine del cristianesimo, quando in realtà la religione talmudica differisce non poco dalla religione mosaica 15, e che, soprattutto,l'Antica Alleanza si è conclusa quando è subentrata la Nuova Alleanza. Si ritrova ovunque questo errore: costantemente nelle proposizioni delCardinale Jean-Marie Lustiger (1926-2007), di origine ebraica, che si è spinto ben più lontano; in una dichiarazione del 1973 in cui l'Episcopato francese ha confuso l'ebraismo e lo Stato d'Israele 16; o nelle affermazioni di Giovanni Paolo II (1920-2005) che nel 1986 nel corso della storica visita alla sinagoga di Roma ha definito gli ebrei i «nostri fratelli maggiori». E così, invece di cercare di convertire gli ebrei li si lascia nel loro errore, come ha fatto nel 1984 il Cardinale Albert Decourtray (1923-1994) 17, il quale li ha incoraggiati nel loro funesto rifiuto della Buona Novella. Non a caso, la Commissione Pontificia per le Relazioni con l'Ebraismo dipende dalla Segreteria per l'Unità dei Cristiani, e non a quella per i non-cristiani 18. Nel 1985, questa Commissione ufficiale ha pubblicato una nota che pullula di frasi scandalose e persino eretiche 19. Basterà citarne una sola: «Occorrerebbe dunque che anche noi ci assumessimo la nostra responsabilità di preparare il mondo alla venuta del Messia» (sic). Si rilevano anche diverse frasi infelici in numerose allocuzioni di Giovanni Paolo II 20. Più spiacevole ancora è stata la famosa visita di Karol Woytjla, il 26 aprile 1986, alla sinagoga di Roma: un atto che tutti i Papi precedenti, da San Pietro in poi, avrebbero condannato come un rinnegamento. In quel luogo, seduto sullo stesso piano del rabbino capo di Roma, Giovanni Paolo II, anziché invitare gli ebrei a convertirsi al cattolicesimo per la loro salvezza, si è limitato, utilizzando parole melliflue, a confermarli nel loro rifiuto della divinità di Gesù Cristo 21. Tutti questi «avvicinamenti» non impediscono che tra il cristianesimo e l'ebraismo ci sia tutta la distanza che separa Nostro Signore Gesù Cristo, il Redentore, il Figlio di Dio e Dio stesso, da Yeshua, il sobillatore eretico.
Il Cardinale Lustiger | Il Cardinale Decourtray |
Ma almeno questi gesti di buona volontà da parte dei cattolici hanno suscitato una certa reciprocità? Niente affatto! Al contrario, le istanze ebraiche hanno richiesto in modo pressante la chiusura del convento di suore carmelitane insediato ad Auschwitz, il quale, secondo tali associazioni, era insopportabile al ricordo degli ebrei morti nel lager nazista. Come se numerosi cattolici - ricordiamo tra i tanti Padre Massimiliano Kolbe (1894-1941) - non fossero morti in quello stesso luogo. Come se la Chiesa e le sue carmelitane fossero stati in qualche modo complici dei boia nazisti. Questa inverosimile complicità, i Cardinali Lustiger e Decourtray non solo non l'hanno smentita, ma al contrario nel 1983 si sono recati ad Auschwitz «con un'intenzione di pentimento» 22; e nel 1987, incaricati da Roma, hanno deciso il trasferimento del convento carmelitano fuori dal campo di Auschwitz 23.
Sopra: il monastero delle carmelitane di Auschwitz. Nel 1984, il magnate canadese del whisky Seagram Edgar Bronfman (1929-2013), presidente del World Jewish Congress («Congresso Mondiale Ebraico»), fece pressioni affinché il Carmelo e la croce fossero rimossi. Nel 1989, il monastero venne portato fuori dal campo, ma la croce rimase per volontà dei cattolici polacchi, causando non poche proteste da parte delle varie associazioni ebraiche.
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Ancora una volta si è costretti a riconoscere che l'ecumenismo è a senso unico, è che da parte cattolica appaiono gravi forme di sincretismo giudeo-cristiano. Non si è sorpresi di ritrovare tali forme anche nel pentecostalismo cattolico. Infatti, in numerose comunità carismatiche si apprendono le danze d'Israele, si studia i midrash (i commenti rabbinici), e ci si accosta alla lettura ebraica della Bibbia sotto la guida di maestri ebrei. Nella Comunità del Leone di Giuda, si celebra anche lo Shabbat, ogni venerdì sera, con canti e preghiere in ebraico 24. Anche Rina Geftman (1914-2001), praticava diversi riti ebraici. Cattolica di origine ebraica, ella aveva ricevuto nel 1982 l'«effusione dello Spirito», e intorno al 1970 aveva fondato in Israele un centro che si dedicava alla propaganda presso i cristiani del giudaismo e dello Stato d'Israele. Al contrario, essa non ha mai presentato il cristianesimo agli ebrei, perché stimava, come Madre Myriam e il Cardinale Lustiger, che occorre vietare ogni forma di proselitismo verso gli ebrei i quali, essendo stati vittime di battezzati durante la Seconda Guerra Mondiale, rimangono il popolo di Dio e non hanno dunque niente da ricevere 25. Madre Myriam (vero nome Tünde Szentes de Madefalna de Kibaczon) si è spinta più oltre. Fondatrice nel 1979 dell'Ordine delle Piccole Sorelle dell'immacolata, essa prese improvvisamente coscienza delle sue origini ebraiche e nel 1983 trasformò la sua comunità nelle Piccole Sorelle d'Israele. Essa impose alla sue consorelle tutti gli obblighi della religione talmudica: nella cappella presero il loro posto la Menoràh (il candelabro a sette braccia), la Toràh (i rotoli della Legge di Mosè), il tallit (lo scialle da indossare durante la preghiera), e persino i riti di purificazione, il rispetto dei regole per il cibo kosher, le preghiere ebraiche, la celebrazione dello Shabbat, ecc... Per questa strana suora, gli ebrei si sarebbero mostrati più fedeli a Dio dei cristiani: «Sarebbe assolutamente ignobile cercare di convertirli». I cristiani avrebbero ricevuto una seconda rivelazione e la loro missione riguarderebbe solo i pagani, e non gli ebrei: «Chi sono questi cristiani generati dal paganesimo per decidere se gli ebrei devono o non devono entrare nella Chiesa»? Del resto, i cristiani dovrebbero chiedere perdono agli ebrei a causa delle persecuzioni antisemite. Queste elucubrazioni non meriterebbero alcuna attenzione se Madre Myriam non avesse ricevuto il pieno sostegno dalla Gerarchia cattolica, e in particolare quella del Vescovo del luogo e del suo «superiore immediato», Padre Marie-Dominique Philippe o.p. (1912-2006) 26. Nel gennaio del 1988, quando la comunità della Piccole Sorelle d'Israele è stata al centro di un tam tam mediatico per l'accusa di derive sèttarie, il Cardinale Decourtray si è subito commosso 27.
Sopra a sinistra: la copertina dell'opera di Emmanuel HaymannMére Myriam, Petite Sœur Juive de l'Immaculée («Madre Myriam, Piccola suora ebrea dell'Immacolata»; Favre, 1985); a destra, la religiosa incontra Giovanni Paolo II.
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La strana religione del Cardinale Lustiger ha posto un problema molto più grave a causa delle funzioni di questo porporato che in occasione del conclave ha fatto parte della rosa dei Cardinali «papabili». Certamente il Cardinale Lustiger non si è accollato tutto il formalismo ebraico caro a Madre Myriam. Ma, come questa religiosa, anch'egli sentiva, e lo diceva, di rimanere ebreo pur essendo cristiano, ed elaborò teorie analoghe alle sue. Alcune frasi caratteristiche estratte dai suoi libri e delle sue dichiarazioni basteranno a dimostrarlo 28. Per questo Cardinale, la Nuova Alleanza non ha sostituito l'Antico Patto: «Le Alleanze non si escludono l'un l'altra». E dunque: «Il popolo ebraico è stato ed è tutt'oggi erede e testimone delle promesse di Dio e della fede di Abramo». Per conseguenza, «non c'è separazione tra Gesù e Israele»;«Israele deve rimanere fino al compimento dei tempi il testimone della promessa di Dio, con la sua vocazione di figlio maggiore». Non è dunque il caso di cercare di convertire gli ebrei, «perché ciò non ha alcun senso, e sarebbe un'infedeltà. Sia la fede ebraica che la fede cristiana sono una chiamata di Dio». Il Cardinale - che si dichiara«discepolo di Cristo a modo mio» (sic) - è giunto a dire: «Sono ebreo. Per me, le due religioni non sono che un'unica cosa. Non ho tradito quella dei miei antenati». Il Cardinale ha poi precisato: «Per me, la vocazione d'Israele è quella di portare la luce ai goyim (i non-ebrei). Questa è la mia speranza e credo che il cristianesimo sia un modo per raggiungerla». Riassumendo: «Il cristianesimo è il giudaismo per i pagani». Dunque, il cristianesimo non sarebbe che un giudaismo di serie B! E mentre in Vaticano queste strane affermazioni non hanno provocato alcuna reazione, le autorità ebraiche, che sono prive della stoffa ecumenica, hanno rigettato questo sincretismo giudeo-cristiano. L'ex Gran Rabbino di FranciaJacob Kaplan (1895-1994) ha risposto al Cardinale Lustiger: «Per noi, non si può essere al tempo stesso ebrei e cristiani. Bisogna scegliere». Il Gran Rabbino di Lione ha fatto una dichiarazione analoga: «La Diocesi di Lione dovrebbe ricordare a Madre Myriam - e a Mons. Lustiger - che deve scegliere tra le due religioni. Non si può essere contemporaneamente ebrei e cristiani». Questi rabbini non vedono che «è l'apostasia dei cristiani in favore del giudaismo che viene incoraggiata»? 29. Non è inutile ricordare che le belle preghiere dell'antico Offertorio, tanto vilipeso da Martin Lutero(1483-1546), sono state sostituite nella nuova Messa con una preghiera talmudica, ossia dalla religione nata dal rifiuto del Nuovo Testamento.
Sopra: il 2 dicembre 2013, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu in visita a Roma ha regalato a Francesco I unaMenoràh. Qualche giorno prima, nell'Enciclica Evangelii Gaudium(del 24 novembre 2013), José Mario Bergoglio aveva ribadito che l'Antica Alleanza con gli ebrei non è mai stata revocata da Dio (§ 247).
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Gesù Cristo e i farisei
(dallo sceneggiato televisivo Gesù di Nazareth,
di Franco Zeffirelli, 1977).
NOTE
1 Traduzione di un estratto (pagg. 32-37) dall'originale francese «Les voies étranges de l'œcuménisme», in Lecture et Tradition, nn. 149-150, luglio agosto 1989, a cura diAntonio Casazza.
2 Citiamo: J. Isaac, Jésus et Israël («Gesù e Israele»), Fasquelle, 1948; R. Aron, Les années obscures de Jésus («Gli anni oscuri di Gesù»), Grasset 1960; D. Flusser, Jésus(«Gesù»), Seuil, 1970; J. Genot-Bismuth, Un homme nommé Salut: genèse d'une hérésie à Jérusalem («Un uomo chiamato Salvezza: genesi di un'eresia a Gerusalemme») ŒIL, 1986.
3 Aron ammette la nascita a Betlemme. Per il resto, i nostri eruditi ritengono come storico solo l'episodio dei dottori nel Tempio, perché ne hanno bisogno.
4 Questa è l'opinione che Jacqueline Genot-Bismuth esprime nel suo succitato libro.
5 Il primo testo, la Mishna, è del 189 d.C., poi c'è il Talmud di Gerusalemme del 396 e infine quello di Babilonia del 500.
6 Cfr. J. Genot-Bismuth, op. cit., nota nº 53, pag. 253.
7 L'Autore si riferisce a Traductor traditor: les nouvelles traductions de l'Ecriture Sainte («Traduttore traditore: le nuove traduzioni della Sacra Scrittura»), in Lecture et Tradition, n° 120.
8 Vedi dello srtesso Autore «Lex credendi: la nouvelle catéchèse et la foi» («La legge della fede: la nuova catechesi e la fede»), in Lecture et Tradition, n° 107.
9 Cfr. La Documentation catholique, luglio 1988.
10 Come ha dimostrato lo scrittore ebreo Bernard Lazare (1865-1903) nell'opera L'antisémitisme, son histoire, ses causes («L'antisemitismo, la sua storia, le sue cause»; 1894), l'antisemitismo è una reazione abbastanza universale ai comportamenti particolaristici, buoni o cattivi, degli ebrei.
11 Cfr. La Documentation catholique, luglio 1988.
12 Cfr. P. R. M. Wiltgen, Le Rhin se jette dans le Tibre («Il Reno si getta nel Tevere»), Cèdre, 1975, pagg. 164-172.
13 Cfr. La Documentation catholique, luglio 1988; H. Le Caron, Dieu est-il antisémite? («Dio è antisemita»?), Ed. Fideliter, 1987); in questa opera si menziona la visita del presidente Soekarno a Giovanni XIII.
14 Cfr. L. de Poncins, nel supplemento al nº 18 della rivista L'Ordre français, 1967.
15 Cfr. J.-D. Granville, Le mystère d'Israël et la tentative de judaisation du catholicisme («Il mistero d'Israele e il tentativo di giudaizzazione del cattolicesimo»), AFS, supplemento al n° 66, 1985.
16 Cfr. La Documentation catholique, luglio 1988.
17 Ibid.
18 Lo ha fatto notare Jean Madiran, in Itinéraires, n° 301, maggio 1988.
19 Cfr. Osservatore Romano, del 24-25 giugno 1985. Su questa nota, vedi soprattutto H. Le Caron, op. cit.; Le Courrier de Rome, n° 64, ottobre 1985; J.-D. Granville, op. cit.
20 Cfr. D. Le Roux, Pierre m'aimes-tu?; J. Madiran, art. cit.
21 Cfr. H. Le Caron, op. cit., D. Le Roux, op. cit.; Le Courrier de Rome, nn. 70-71, aprile-giugno 1986.
22 Cfr. H. Le Caron, op. cit., pag. 119.
23 Cfr. D. Le Roux, op. cit., pag. 118.
24 Cfr. A. de Lassus, Connaissance élémentaire du Renouveau charismatique («Conoscenza elementare del Rinnovamento Carismatico»), AFS, Parigi.
25 Così Yves Daoudal, in Itinéraires, n° 302, aprile 1986.
26 Ancora Yves Daoudal, in Itinéraires, n° 301, marzo 1986.
27 Fortunatamente, l'Ordine rifondato da Madre Myriam è stato sciolto dal Cardinale Barbarin il 15 marzo 2005 (N.d.T.).
28 Sulla strana religione del Cardinale Lustiger, vedi in particolare: H. Le Caron, op. cit.; Monde et Vie, n° 429, maggio 1986; Le Courrier de Rome, n° 61, giugno 1985; De Rome et d'ailleurs, n° 86, aprile 1988; La Contre-Réforme Catholique, n° 163, marzo 1981; Présent, n° 1492, gennaio 1988.
29 Così Michèle Reboul, in Monde et Vie, n° 429, aprile-maggio 1986.
Mosul senza messa dopo 1.600 anni. Il Papa evoca il sangue dei martiri
di Matteo Matzuzzi | 01 Luglio 2014 ore 12:54
Foto Ap
Roma. “La chiesa di Roma cresce irrigata dal sangue dei martiri. Pensiamo ai tanti martiri di oggi, che danno la loro vita per la fede. Sono stati tanti i cristiani perseguitati al tempo di Nerone, ma oggi non ce ne sono meno”. Ha voluto dedicare alla piaga del martirio, Papa Francesco, l’ultima omelia pubblica mattutina a Santa Marta prima della pausa estiva. “Pensiamo al medio oriente, cristiani che devono fuggire dalle persecuzioni, cristiani uccisi dai persecutori”, ha aggiunto il Pontefice, osservando però che “anche i cristiani cacciati via in modo elegante, con i guanti bianchi, sono dei perseguitati”. Oggi, ha detto ancora Francesco, “ci sono più testimoni, più martiri nella chiesa che nei primi secoli. E in questa messa, facendo memoria dei nostri gloriosi antenati, pensiamo anche ai nostri fratelli che vivono perseguitati, che soffrono e che con il loro sangue fanno crescere il seme di tante piccole chiese che nascono”. Lo sguardo di Bergoglio va all’Iraq, dove la situazione appare di giorno in giorno sempre più critica. Anche domenica, nel corso dell’Angelus, Francesco aveva speso parole sulla situazione irachena: “Le notizie che giungono sono purtroppo molto dolorose. Mi unisco ai vescovi del paese nel fare appello ai governanti perché, attraverso il dialogo, si possa preservare l’unità nazionale ed evitare la guerra. Sono vicino alle migliaia di famiglie, specialmente cristiane, che hanno dovuto lasciare le loro case e che sono in grave pericolo. La violenza genera altra violenza; il dialogo è l’unica via per la pace”. Un appello analogo, il Pontefice l’aveva lanciato il 15 giugno scorso, sempre durante la preghiera domenicale dallo studio del palazzo apostolico.
Proprio quel 15 giugno, per la prima volta negli ultimi mille e seicento anni, nessuna messa cristiana era stata celebrata a Mosul. La conferma è arrivata direttamente dall’arcivescovo caldeo di Erbil, mons. Bashar Warda. Sono pochi i cristiani rimasti in città, e per lo più si tratta di vecchi impossibilitati a muoversi e a cercare rifugio magari tra le antiche mura del monastero di San Matteo, dove si prega ancora in aramaico. Sabato scorso, due suore e tre ragazzi sono stati fermati da alcuni uomini dell’Isis non lontano dalla casa famiglia per orfane che gestivano a Mosul, dove sarebbe stata occupata dai miliziani anche la sede dell’arcivescovado locale, riferisce l’agenzia Fides. “Mai, in tutti questi anni tremendi, avevamo abbandonato Mosul”, ha spiegato la superiora delle suore caldee, Luigina Sako, commentando il fermo delle due religiose. L’Isis, confermando il sequestro, ha fatto sapere che il tutto è stato fatto per garantirne “la sicurezza” e che i cristiani non devono sentirsi in pericolo.
Intanto, però, fonti dell’alta commissione irachena per i diritti umani sottolineano che dallo scorso 21 giugno nelle località conquistate dell’Isis si riscuote la jizya, la tassa che i califfi ottomani imponevano ai sudditi non musulmani. Molto più prudente, a Baghdad, si mostra il patriarca caldeo, Louis Raphaël I Sako, che conversando sempre con l’agenzia Fides non conferma “attacchi mirati contro chi porta il nome di Cristo a Mosul e nel nord dell’Iraq”. Spera ancora, il presule, di scongiurare la spartizione dello stato tra sciiti, curdi e sunniti, e per questo ribadisce la necessità di cercare un punto d’intesa che possa evitare ciò che oggi appare inevitabile, quel “destino obbligato” che sarebbe la divisione del paese. Ma se il patriarca predica unità ed evita i toni allarmistici, i suoi confratelli nel nord dell’Iraq delineano un quadro che si fa più critico di ora in ora, preoccupati anche dalle notizie che giungono dalla vicina Siria, dove nove uomini sono stati crocifissi dai miliziani sunniti. Nel pomeriggio di ieri, la presidenza delle conferenze episcopali europee ha espresso “ferma condanna e indignazione” per tali atti.
© FOGLIO QUOTIDIANO
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