Ogni tanto è il caso di giuocare un po’ con i teologi, li sappiamo persone compassate e serie, ed è bene offrire loro un po’ di leggerezza, di ironia, di povera saggezza condita con la polvere della strada e non con la polvere della biblioteca.
Così, quando ci capita di leggere:
Ce lo chiediamo scherzosamente: questa che abbiamo letta, è una battuta o una considerazione seria?
Eppure, se allo stesso teologo rivelassimo che siamo profondamente affascinati dall’ubbidienza cieca ed assoluta, siamo certi che ci direbbe che dobbiamo usare il discernimento.
Lingua biforcuta? No! Semplice mancanza di buon senso.
Basta soffermarsi su “quale che sia o a qualunque livello di autorità”, che tradotto in parole povere significa: trattandosi di “sommo Magistero”, esso può dire quello che vuole e a qualunque livello.
La battuta si commenta da sé, ma manifesta anche il degrado del buon senso e il cattivo uso del dono dell’intelligenza che ormai affliggono le menti e i cuori di certi teologi ancora nominalmente cattolici.
Facile facile: nell’insegnamento del “sommo Magistero” si possono trovare delle incongruenze – “sindacare” – o delle contraddizioni – “giudicare” – con la Tradizione o con la Scrittura, ma è evidente che è colpa della Tradizione o della Scrittura… perché la Chiesa non viene meno alla sua fedeltà alla Parola di Cristo.
Oh, bella! È possibile che la colpa sia di colui che sindaca o giudica… e allora si capisce facilmente che costui è uno sprovveduto che crede di sapere leggere, mentre invece deve ancora apprendere l’abc caro ai teologi moderni.
Come non provare un moto di simpatia per certi teologi che paternamente ci trattano da impediti?
Se poi leggiamo:
Non si rende conto che se uno è in grado di discernere anche di fronte allo spirito della menzogna, a maggior ragione sarà in grado di discernere nell’insegnamento del “sommo Magistero”.
Ma un attimo prima l’ha negato e bacchettato!
Bisogna avere pazienza con certi teologi, ed essere comprensivi, non tutti abbiamo mantenuto integra la facoltà di intelligere.
Tant’è vero che capita che il teologo affermi:
Come se il Magistero nel fare pastorale potesse esimersi dal fare dottrina e come se il fare dottrina non significasse fare pastorale.
D’altronde, bisogna capirlo ed essere indulgenti, perché se il teologo è convinto che questo suo strano Magistero possa “trattar male il vero ed essere benevolo verso il falso”, è evidente che sta parlando del suo “magistero” o del “magistero” moderno, e non del Magistero della Chiesa.
E dato lo stato attuale dell’uso dell’intelligenza, la cosa non stupisce, perché oggi, ormai, affermare che l’acqua è chiara e insieme pretendere che sia chiara l’acqua infangata, è una sorta di esercizio talmente corrente che ci si sorprende quando ci capita di trovare un “profeta” che ci ricordi la distinzione; e se poi il “profeta” non è neanche teologo e pretende pure di avere come riferimento la realtà, dove il bianco è bianco e il nero è il nero o, per dirla col teologo, avere come riferimento la Tradizione o la Scrittura, allora: come non bacchettarlo? Come non riprendere costui che per avventura riesce ancora ad usare il dono dell’intelligenza?
Intendiamoci, non abbiamo la pretesa di capire tutto, ma certe sciocchezzuole riusciamo ancora a riconoscerle per quello che sono, e non ci lasciamo impressionare dal fatto che a proporle al colto e all’inclita sia qualcuno ancora convinto di essere un teologo cattolico.
Niente nomi, per favore! Non importa chi lo dice, ma ciò che dice!
Veni, Sancte Spíritus, et emítte coélitus lucis tuae rádium.
Flecte quod est rígidum, fove quod est frígidum, rege quod est dévium.
Vieni, Santo Spirito, manda a noi dal cielo un raggio della tua luce.
Piega ciò che è rigido, scalda ciò che è gelido, drizza ciò ch’è sviato.
Così, quando ci capita di leggere:
“non è lecito giudicare o sindacare l’insegnamento del sommo Magistero, quale che sia o a qualunque livello di autorità, appellandosi direttamente o alla Tradizione o alla Scrittura, quasi che possa avvenire che la Chiesa venga meno alla sua fedeltà alla Parola di Cristo.”;
ecco che ci immaginiamo il teologo che l’ha scritto, seduto al suo tavolo mentre si diletta come può con l’ammasso di parole che ha in testa.Ce lo chiediamo scherzosamente: questa che abbiamo letta, è una battuta o una considerazione seria?
Eppure, se allo stesso teologo rivelassimo che siamo profondamente affascinati dall’ubbidienza cieca ed assoluta, siamo certi che ci direbbe che dobbiamo usare il discernimento.
Lingua biforcuta? No! Semplice mancanza di buon senso.
Basta soffermarsi su “quale che sia o a qualunque livello di autorità”, che tradotto in parole povere significa: trattandosi di “sommo Magistero”, esso può dire quello che vuole e a qualunque livello.
La battuta si commenta da sé, ma manifesta anche il degrado del buon senso e il cattivo uso del dono dell’intelligenza che ormai affliggono le menti e i cuori di certi teologi ancora nominalmente cattolici.
Facile facile: nell’insegnamento del “sommo Magistero” si possono trovare delle incongruenze – “sindacare” – o delle contraddizioni – “giudicare” – con la Tradizione o con la Scrittura, ma è evidente che è colpa della Tradizione o della Scrittura… perché la Chiesa non viene meno alla sua fedeltà alla Parola di Cristo.
Oh, bella! È possibile che la colpa sia di colui che sindaca o giudica… e allora si capisce facilmente che costui è uno sprovveduto che crede di sapere leggere, mentre invece deve ancora apprendere l’abc caro ai teologi moderni.
Come non provare un moto di simpatia per certi teologi che paternamente ci trattano da impediti?
Se poi leggiamo:
“la profezia non è sempre autentica. … può capitare e capita che essa sia … ispirata dallo spirito della menzogna. Occorre pertanto un prudente discernimento per distinguere la vera dalla falsa profezia”;
dovremmo pensare ad una forma di lapsus, e invece no, il teologo che crede di essere coerente… semplicemente non si rende conto.Non si rende conto che se uno è in grado di discernere anche di fronte allo spirito della menzogna, a maggior ragione sarà in grado di discernere nell’insegnamento del “sommo Magistero”.
Ma un attimo prima l’ha negato e bacchettato!
Bisogna avere pazienza con certi teologi, ed essere comprensivi, non tutti abbiamo mantenuto integra la facoltà di intelligere.
Tant’è vero che capita che il teologo affermi:
“Mentre nell’insegnare la dottrina della fede il Magistero non può sbagliare, l’errore può insinuarsi nelle direttive o disposizioni o scelte od orientamenti pastorali. … Su questo piano … l’autorità ecclesiastica … potrebbe sbagliarsi … Potrebbe trattar male il vero ed essere benevola verso il falso.”
E affermando una cosa così intelligente, il teologo non si accorge di quanta poca intelligenza ci sia in essa.Come se il Magistero nel fare pastorale potesse esimersi dal fare dottrina e come se il fare dottrina non significasse fare pastorale.
D’altronde, bisogna capirlo ed essere indulgenti, perché se il teologo è convinto che questo suo strano Magistero possa “trattar male il vero ed essere benevolo verso il falso”, è evidente che sta parlando del suo “magistero” o del “magistero” moderno, e non del Magistero della Chiesa.
E dato lo stato attuale dell’uso dell’intelligenza, la cosa non stupisce, perché oggi, ormai, affermare che l’acqua è chiara e insieme pretendere che sia chiara l’acqua infangata, è una sorta di esercizio talmente corrente che ci si sorprende quando ci capita di trovare un “profeta” che ci ricordi la distinzione; e se poi il “profeta” non è neanche teologo e pretende pure di avere come riferimento la realtà, dove il bianco è bianco e il nero è il nero o, per dirla col teologo, avere come riferimento la Tradizione o la Scrittura, allora: come non bacchettarlo? Come non riprendere costui che per avventura riesce ancora ad usare il dono dell’intelligenza?
Intendiamoci, non abbiamo la pretesa di capire tutto, ma certe sciocchezzuole riusciamo ancora a riconoscerle per quello che sono, e non ci lasciamo impressionare dal fatto che a proporle al colto e all’inclita sia qualcuno ancora convinto di essere un teologo cattolico.
Niente nomi, per favore! Non importa chi lo dice, ma ciò che dice!
Veni, Sancte Spíritus, et emítte coélitus lucis tuae rádium.
Flecte quod est rígidum, fove quod est frígidum, rege quod est dévium.
Vieni, Santo Spirito, manda a noi dal cielo un raggio della tua luce.
Piega ciò che è rigido, scalda ciò che è gelido, drizza ciò ch’è sviato.
di Un fedele teologizzante
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