Io non sono un esperto di teologia, di sacramentaria, di dogmatica e di
tutte le discipline annesse. Sono un fedele cattolico (una delle poche cose
di cui sono certo della mia vita) e credo ciò che la Chiesa cattolica crede. In
materia di matrimonio credo quanto insegna il Catechismo. Siccome a breve ci
sarà un sinodo sulla famiglia e alcuni cardinali (stimati anche dal Papa) si
sono espressi per cambiare la dottrina direttamente o con il grimaldello di
cambiare la prassi (e poi la teoria gli va, ovviamente, dietro) riporto quanto
insegna il Catechismo della Chiesa.
Il
matrimonio ha come suoi tratti caratteristici: la totalità, per cui i coniugi si donano reciprocamente in tutte le
componenti della persona, fisiche e spirituali; l'unità che li rende
« una sola carne » (Gen 2,24); l'indissolubilità e la fedeltà che la donazione reciproca e
definitiva comporta; la fecondità a cui essa naturalmente si
apre. Il sapiente disegno di Dio
sul matrimonio — disegno accessibile alla ragione umana, nonostante le
difficoltà dovute alla durezza del cuore (cfr. Mt 19,8; Mc 10,5)
— non può essere valutato esclusivamente alla luce dei comportamenti di fatto e
delle situazioni concrete che se ne discostano. È una negazione radicale del
disegno originale di Dio la poligamia, « perché è contraria alla pari dignità personale
dell'uomo e della donna, che nel matrimonio si donano con un amore totale e
perciò stesso unico ed esclusivo ».
[Compendio della Dottrina sociale della Chiesa §217]
La natura dell'amore
coniugale esige la stabilità del rapporto matrimoniale e la sua indissolubilità. La mancanza di questi requisiti pregiudica il
rapporto di amore esclusivo e totale proprio del vincolo matrimoniale, con
gravi sofferenze per i figli e con risvolti dannosi anche nel tessuto
sociale.La stabilità e l'indissolubilità dell'unione matrimoniale non devono
essere affidate esclusivamente all'intenzione e all'impegno delle singole
persone coinvolte: la responsabilità della tutela e della promozione della
famiglia come fondamentale istituzione naturale, proprio in considerazione dei
suoi vitali e irrinunciabili aspetti, compete piuttosto all'intera società. La
necessità di conferire un carattere istituzionale al matrimonio, fondandolo su
un atto pubblico, socialmente e giuridicamente riconosciuto, deriva da basilari
esigenze di natura sociale.
L'introduzione del
divorzio nelle legislazioni civili ha alimentato una visione relativistica del
legame coniugale e
si è ampiamente manifestata come una « vera piaga sociale ». Le coppie che conservano e sviluppano
i beni della stabilità e dell'indissolubilità « assolvono ... in modo umile e
coraggioso, il compito loro affidato di essere nel mondo un “segno” — un
piccolo e prezioso segno, talvolta sottoposto anche a tentazione, ma sempre
rinnovato — dell'instancabile fedeltà con cui Dio e Gesù Cristo amano tutti gli
uomini e ogni uomo ».
[Compendio della Dottrina sociale della Chiesa §225]
La Chiesa non
abbandona a se stessi coloro che, dopo un divorzio, si sono risposati. La
Chiesa prega per loro, li incoraggia nelle difficoltà di ordine spirituale che
incontrano e li sostiene nella fede e nella speranza. Da parte loro queste persone, in quanto battezzate,
possono e anzi devono partecipare alla vita ecclesiale: sono esortate ad
ascoltare la Parola di Dio, a frequentare il sacrificio della Messa, a
perseverare nella preghiera, a dare incremento alle opere di carità e alle
iniziative della comunità in favore della giustizia e della pace, a educare i
figli nella fede, a coltivare lo spirito e le opere di penitenza per implorare
così, di giorno in giorno, la grazia di Dio.
La riconciliazione nel sacramento della penitenza —
che aprirebbe la strada al sacramento eucaristico — può essere accordata solo a
coloro che, pentiti, sono sinceramente disposti ad una forma di vita non più in
contraddizione con l'indissolubilità del matrimonio.
Agendo in tal modo, la Chiesa professa la propria
fedeltà a Cristo e alla Sua verità; nello stesso tempo si comporta con animo
materno verso questi suoi figli, specialmente verso coloro che, senza loro
colpa, sono stati abbandonati dal loro coniuge legittimo. Con ferma fiducia
essa crede che anche quanti si sono allontanati dal comandamento del Signore,
ed in tale stato tuttora vivono, potranno ottenere da Dio la grazia della
conversione e della salvezza, se avranno perseverato nella preghiera, nella
penitenza e nella carità. [Compendio della Dottrina sociale della Chiesa §226]
Sappiate che se le cose
cambieranno, la Chiesa dirà indirettamente che per più di duemila anni si è
sbagliata. Ha sbagliato a credere determinate cose e ha sbagliato a insegnarle.
Ciò è logicamente inammissibile. Per chi accetta questo principio sappia, a
rigor di logica, che potrà essere messa in discussione in un prossimo sinodo,
qualunque verità di fede, anche la stessa Resurrezione di Nostro Signore Gesù
Cristo. Se a voi tutto questo sembra normale…
Quante volte abbiamo sentito dire nelle omelie che la famiglia è la prima chiesa . Quindi in un prossimo futuro diranno, che " le famiglie : la prima , la seconda o forse anche la terza :- sono la prima chiesa ? Mah ! San Pio da Pietrelcina diceva scuotendo la testa : - Tutta confusione, tutta confusione , e non basteranno cent' anni per rimettere le cose a posto .- Jane
RispondiEliminaInfatti , intanto prosegue la guerra alla figura del padre cancellando l'obbligo di cognome.
RispondiEliminae come se la caveranno con i transgender, ne papà ne mammà , ne masculo ne fimmina . genitore uno o genitore due . mescoleranno i cognomi metà dell' uno e metà dell' altro . forse sarebbe meglio , come diceva totò .- scognomato . Ragazzi ma non se ne può più . Jane
Eliminaormai metteranno il nome della provetta.......
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