ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 10 ottobre 2014

Il perito chimico e la reazione a catena

Papa Francesco: eletto per fare la riforma della curia, passerà alla storia per la rivoluzione sessuale nella Chiesa
PAPA FRANCESCO SINODO RIVOLUZIONE


C’è un solo uomo al mondo, l’unico, che non può chiedere, e chiedersi, “chi sono io per giudicare?”. Sulla sua schedina è assente la x. Non c’è il pareggio. Sulla sua roulette manca lo zero, la zona verde della neutralità. Da quando il Signore consegnò a Pietro le chiavi del Regno, i suoi successori abitano il campo magnetico dell’aut aut. Del sì e del no. Ogni loro parola, ogni loro gesto apre o chiude. Conferma o nega.
E’ il loro dilemma e il loro dramma. Il loro ministero e il loro mistero. La loro cattedra e la loro croce. Da sempre e specialmente nell’era dei media, dato che questi ultimi, a dispetto del proprio nome, non “mediano” ma polarizzano ancora di più.
Sicché la frase fatidica pronunciata da Bergoglio sull’aereo che lo riportava dal Brasile, il 29 luglio 2013, in risposta a una domanda sui gay, ha sortito l’effetto di uno sportello spalancato ad alta quota. Sconvolgendo e destabilizzando, come in un film, la cabina pressurizzata della morale della Chiesa.
Svuotando le cappelliere e scaraventando nel vortice un bagaglio di norme e consuetudini, che fino ad allora sembravano fissate in maniera inamovibile. Il “sinodo” nella testa del Papa deve essere decollato in quel momento. Più che un “cammino”, estendendo la etimologia, un volo turbolento verso le terre calde, allontanandosi da un clima etico di freddezza e rigore glaciali. Senza toccare le fondamenta della costruzione, ma immaginando un’architettura più aperta: “per far si che la Chiesa sia la casa paterna dove c'è posto per ciascuno con la sua vita faticosa”, come ha chiosato il cardinale Raymundo Damasceno Assis, presidente dell’episcopato brasiliano, riferendosi alle unioni tra persone omosessuali.
La tempesta perfetta concentra tutte le “anomalie” che i vescovi dal finestrino hanno finto per anni di non vedere, mentre in basso, sotto i loro occhi, cambiavano i paesaggi sociali e normativi, erodendo le basi del consenso al cattolicesimo. Il turbine solleva le richieste e proteste dei tanti credenti irregolari e in lista d’attesa, conviventi e divorziati, coppie di fatto e dello stesso sesso, che non vogliono perdere l’aereo di Bergoglio e aspirano a vedere riconosciuta la propria rotta, e scelta, di vita, incrociando il percorso della Chiesa senza collidere. Non pretendendo un upgrade in first class, solo comfort e niente penitenze, ma nemmeno accettando di rimanere appiedati a terra, tra gli ausiliari, senza montare sulla scaletta dei sacramenti. Per concludere infine con i passeggeri regolari, che rifiutano di adeguarsi alla dieta e al menù ipocalorico di bordo, basato sul distinguo tra metodi naturali e artificiali di contraccezione. Artificioso a sua volta e comunque insipido.
Al di là delle singole ricette, il comune denominatore degli interventi dei presuli, tra i colpi d’ala di chi vola alto e il profilo basso di chi rade il suolo, va ricondotto al tentativo di riappropriarsi del sesso, vero protagonista del sinodo. A scapito del peccato, grande assente del dibattito. La migrazione intrapresa dai padri sinodali, sospesi apparentemente in aria ed esposti alle correnti dei media, segue a riguardo il navigatore di un istinto atavico, iscritto nel DNA del Vangelo stesso. Che Bergoglio ha il merito di avere risvegliato. Come un richiamo della foresta.
Lo aveva compreso e ben rappresentato il genio di Joseph Ratzinger, offrendoci la pagina più “erotica” del magistero pontificio di tutti i tempi, curiosamente sottaciuta, se non censurata, dai mezzi d’informazione ecclesiale: un’ode e lode all’eros, “capace di sollevarci in estasi verso il divino e condurci al di là di noi stessi”, contenuta in Deus Caritas Est, sua prima enciclica. Ma ci voleva la mens politica e fantasiosa di un gesuita creolo per passare dalla letteratura alla legislatura, mediante la doppia sessione parlamentare che da qui all’orizzonte del prossimo autunno riscriverà i precetti. E che sin d’ora, più che un parlamento, assume il carattere di una costituente. Di un concilio, altro che un sinodo.
A sentire una donna e un uomo che, davanti a una platea di vescovi, testimoniano il “sacramento sessuale” del matrimonio, esaltando la spinta e la spiritualità dei sensi, viatico privilegiato e vetta esclusiva di comunione, la tesi del cardinale Angelo Scola, che a fronte di tanto slancio ripropone ai divorziati la strada dell’astinenza, misura la divaricazione tra il Vaticano di Francesco e quello che avrebbe potuto essere se lo Spirito Santo, al bivio del 13 marzo 2013, si fosse lasciato distrarre dai pronostici – e auspici – ambrosiani della stampa, italiana, che oggi osanna Bergoglio. Da una Chiesa che si concede anima e corpo con trasporto all’abbraccio del mondo a una che il mondo, invece, vorrebbe metterlo in un preservativo, come ebbe a dire nel 2005 l’arcivescovo di Buenos Aires, bruciando anzitempo e senza ricorrere alla stufa della Sistina le chance della sua candidatura.
Se poi guardiamo alla penisola, il sinodo risulta ugualmente paradigmatico, scandendo una tappa e ratificando una evoluzione. Dalla scomunica del vescovo di Prato, che negli anni ’50 si scagliò contro due giovani sposati con rito civile, definendoli “pubblici concubini e peccatori”, al recente comunicato della Santa Sede, dove si ammette che “le unioni di fatto, in cui si conviva con fedeltà e amore, presentano elementi di santificazione e di verità”, scorre un fiume di storia, nell’alveo di appena sei decadi.
Oggi come allora, l’onda d’urto delle rivoluzioni, o restaurazioni, vaticane si infrange in primis sull’altra sponda del Tevere, non senza conseguenze sui fragili e permeabili argini repubblicani. Fra le aperture di Francesco ai gay e la registrazione dei matrimoni contratti all’estero, da parte dei Comuni, non è dato alcun collegamento causale, avendo il cardinale Péter Erdö, arcivescovo di Budapest e relatore generale dell’assemblea, messo per tempo le mani avanti ed escluso a priori l’equiparazione di status. Nondimeno risalta e si rende altrettanto percepibile l’esistenza di un nesso ambientale. Di temperatura emotiva. Che beneficia del nuovo clima e induce i sindaci a trasgredire, intercettando le correnti ascensionali provenienti dalla città leonina, sulla scia della “rivoluzione sessuale” innescata dal Pontefice. La prima in due millenni di storia ecclesiastica.
Se il requisito “di verità e santificazione” non risiede più nel principio oggettivo e deterministico del matrimonio uomo – donna e della differenza di genere, ma in quello soggettivo e volontaristico “della fedeltà e dell’amore”, in prospettiva diventerà sempre più arduo giustificare alle coppie gay un diniego alla consacrazione, anche canonica, del loro legame.
“Chi sono io per giudicare?”. Se il Papa si astiene, non possono farlo però gli osservatori. Al di là delle questioni specifiche, come abbiamo già scritto, il sinodo conduce al pettine il nodo di fondo, che dovrà rispondere alla domanda delle domande: “Chi è Bergoglio?”.
Un profeta dotato di visione ma privo di progetto, che d’impeto e intuito ha varcato la soglia del futuro, alla stregua di Papa Giovanni, mosso da beata e oggi santa incoscienza. Lasciando però al Paolo VI che verrà l’onere di cavare le castagne dal fuoco e chiudendo significativamente le assise con l’elevazione di Montini all’onore degli altari.
Oppure uno stratega, un professionista leniniano della rivoluzione, che in una sera di marzo ha conquistato il Palazzo d’Inverno, ma consapevole di restare in minoranza si appella coscientemente al popolo per travolgere le resistenze dell’apparato. Picconando la gerarchia e innestando una trazione e accelerazione progressista in una macchina episcopale di estrazione e tradizione sostanzialmente conservatrice, assemblata e rodata sotto i precedenti pontificati.
Assai più della geopolitica e delle “riforme istituzionali” di curia, la morale familiare, con la rivoluzione sessuale “di ottobre”, che raddoppia nel 2015, si conferma il test decisivo per il Papa perito chimico, chiamato a governare l’esperimento più difficile. Approdando a nuove formule compatibili con la dottrina ed evitando la deriva di una ingestibile reazione a catena.
http://www.huffingtonpost.it/2014/10/09/papa-francesco-sinodo-rivoluzione_n_5959842.html?utm_hp_ref=italy

Dispute dure sull’ostia da meritare

Il leak di Coccopalmerio su come la pensa davvero Francesco

Papa Francesco, fotografato da matteo Matzuzzi, va a pranzo durante il sinodo
Papa Francesco, fotografato da matteo Matzuzzi, va a pranzo durante il sinodo
Roma. Era la questione più divisiva e controversa, e il dibattito in Aula ha confermato le premesse. Sulla comunione ai divorziati risposati si sono accesi gli animi. Padre Lombardi parla di un confronto che ha segnato “un crescendo di partecipazione, passione e coinvolgimento”. Due linee contrapposte, una decisa a ribadire con forza che se un legame matrimoniale è valido – “così come dice il Vangelo” – non è possibile dare il via libera al riaccostamento all’eucaristia per chi ha divorziato e s’è risposato. Altri, invece, s’appellano alla misericordia e invitano a guardare alle “situazioni specifiche”. Dove sia orientato il Papa, l’ha fatto sapere il cardinale Francesco Coccopalmerio, presidente del Consiglio per i Testi legislativi, nel briefing quotidiano con i giornalisti: “Per me bisogna seguire l’ermeneutica del Pontefice, e cioè salvare assolutamente la dottrina ma partire dalle persone e dalle loro concrete situazioni di necessità e urgenza, nonché dalle loro sofferenze”. Persone cui “va data una risposta”. E la risposta è sempre il prelato a ipotizzarla: “Rimettere la decisione, caso per caso, al vescovo diocesano o a un gruppo di vescovi. Così facendo, potrebbero esserci buone possibilità per consentire il riaccostamento all’eucaristia”. Tra mercoledì sera e giovedì mattina il gruppo conservatore ha scoperto le carte, facendo parlare il prefetto per la Dottrina della fede, il cardinale Gerhard Ludwig Müller, quindi Angelo Scola, Péter Erdö, Angelo Bagnasco, Timothy Dolan, Marc Ouellet, Willem Jacobus Ejik, arcivescovo di Utrecht. Sul fronte opposto, sono intervenuti Walter Kasper, Godfried Danneels e Víctor Manuel Fernández. Nella Relatio Synodi si capirà chi ha avuto la meglio, fanno sapere oltretevere. Si dovrà votare, i padri si conteranno. Intanto, si delinea già una soluzione su cui c’è un sostanziale consenso in Aula: sveltire le procedure di nullità matrimoniale.

ARTICOLI CORRELATI Lo spirito soffia dalla parte dei novatori di dottrina, clima effervescente Rischi dell’ipocrisia pastoraleSoffia il vento Giovanneo Su questo punto, l’opposizione più forte è arrivata dal cardinale Raymond Leo Burke, prefetto della Segnatura apostolica. “Io non sono d’accordo”, ha detto il porporato: “Per una cosa così importante, ovvero la validità del matrimonio – che tocca anche la salvezza dell’anima – la chiesa vuole che un primo giudizio sia confermato in seconda istanza”. Più che a chi soffre per il proprio fallimento matrimoniale, ha sottolineato il porporato, sarebbe utile concentrarsi su quella parte di “sposi che vive coerentemente la propria fede cristiana nel matrimonio e che attende dai padri sinodali una parola di conforto, anche perché spesso si trova a dover testimoniare in un contesto che nega i valori cristiani”. Qualche padre sinodale, però, chiede anche di usare un “linguaggio rispettoso verso i divorziati risposati”, evitando di dire “che essi si trovano in una condizione di stato permanente di peccato”.


Niente aperture, invece, alle coppie omosessuali: “In Aula è stato ribadito che il matrimonio è sempre e solo tra uomo e donna”, e il cardinale Coccopalmerio ha aggiunto che non sarà neppure presa in  considerazione l’ipotesi di concedere una benedizione alle unioni di  quel tipo. Eppure, qualche dubbio deve esserci, se è vero che un padre è intervenuto in assemblea chiedendo che “la chiesa riaffermi chiaramente che matrimonio tra uomo e donna e unioni omosessuali sono due cose ben distinte”.  Perde quota, invece, la possibilità di guardare alla prassi ortodossa sui secondi matrimoni. In Aula se ne è parlato, ma “bisognerebbe prima capire cosa accade nelle chiese ortodosse”, ha detto il cardinale. “In quella realtà, solo il primo matrimonio è quello valido. La seconda unione è benedetta, il che è diverso. Il problema sarà oggetto di studio, ma la strada è davvero stretta”. Aprendo la congregazione, ieri mattina, il cardinale André Vingt-Trois, ha ribadito il valore della dottrina della chiesa sulla contraccezione nel mondo contemporaneo, “sempre più secolarizzato: molte coppie, oggi, hanno perso il senso di peccato nell’uso dei contraccettivi”.
di Matteo Matzuzzi | 10 Ottobre 2014 

1 commento:

  1. fate un test :dite al sacerdote se vuole può sposarsi......cosi si scopre chi è fedele a Dio e chi alle sottane....delle donne !!!!!Signore rinnova la grazia del vero sacerdote e fanne uno strumento nelle TUE MANI a beneficio di tutti!!!!amen.

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