ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 6 ottobre 2014

Le omilie del ragioniere

S. M. degli Angeli e dei Martiri (2): curiosità e facezie

Un dato di fatto su cui credo tutti convengano è che internet è indubbiamente un mezzo che offre sterminate possibilità ma praticamente altrettante insidie, soprattutto quando vi si naviga con le idee poco chiare di quel che si intende fare, lasciandosi trasportare dal vento delle proprie curiosità momentanee. Mi sembra che si trattasse proprio di uno di quei giorni in cui, avendo un po’ di tempo da perdere, è più facile abbandonarsi alla corrente. Si comincia da uno o due siti che si frequentano abitualmente, attendere che si accenda una lampadina e poi andare ad approfondire. Accadde più o meno così, che mi imbattei nell’ottimo e succulento scambio epistolare di Mons. Livi con il Rag. Enzo Bianchi, noto opinionista di materie religiose.
Incuriosito da tal figura che, lo confesso, conoscevo e conosco ben poco, decisi di perdere un po’ di tempo per curiosare nel sito dell’associazione ch’egli presiede: la comunità di Bose. Così, sorvolando le varie sezioni e spiluccando in po’ qua e un po’ là, finii a sbattere non so come in una omelia (sic) che il Rag. Bianchi avrebbe pronunciato ai funerali di un certo Sig. Tommaso Padoa Schioppa, pensate un po’, proprio in quella chiesa intitolata a Santa Maria degli Angeli e dei Martiri, di cui abbiamo già parlato qui.
Sebbene il nome del caro estinto mi fosse familiare, essendo quasi totalmente ignorante in fatto di politica, aprii un’altra finestra del browser e, seduta stante, feci una ricerca su google. Appresi che trattavasi di un gran personaggio dell’economia e della politica. 



Per la sua biografia completa che vale la pena leggere rimando i gentili lettori aWikipedia. Qui vorrei sommessamente limitarmi ad evidenziarne alcuni tratti, ma il compito è davvero improbo, poiché il nostro era un personaggio dei “piani altissimi”, così alti da far girare la testa a chi si muove rasoterra come il sottoscritto. Mi proverò tuttavia ad esser conciso: nato da famiglia di origine ebraica (sia da parte paterna che materna), dal 1979 al 1983 è stato Direttore generale per l'Economia e la Finanza della Commissione Europea (periodo di lancio del Sistema Monetario Europeo), dal 1984 al 1997 Vicedirettore della Banca d’Italia, dal 1998 al 2006 ha fatto parte del Comitato esecutivo della Banca Centrale Europea, dal 2006 al 2008 ministro dell’Economia sotto il governo Prodi (tempo in cui fu nominato anche presidente del Comitato monetario e finanziario internazionale del Fondo Monetario Internazionale) e, nell’agosto 2010 è stato uno dei due consiglieri economici del primo ministro greco Papandreu. 
A questo curriculum più che principesco, aggiungiamo en passant che dal 2000 al 2010, con l’eccezione del biennio 2003 e 2004, ha fatto parte costante del gruppo Bildelberg. Per inquadrare il nostro personaggio, trovo interessante offrire ai lettori due punti di vista di persone di parti diverse: quello di Marcello Foa (editorialista de Il Giornale) che scrive all’indomani della morte, e quello del Sen. Fernando Rossi (Verdi –PRC) espresso sul suo blog all’indomani della nomina di Padoa Schioppa a consigliere del primo ministro greco.
Bene, giunti a questo punto possiamo dire che nessuno può sorprendersi se ai funerali di un grande economista di origini ebraiche, tenuti in una grande basilica cattolica da noi già conosciuta per la statua dell'angelo della luce (lucifero) posta all'ingresso, sia stato chiamato a tenere l’elogio funebre un ragioniere. Questo ci conferma nella convinzione dell’ottima scelta del Santo Padre nell’averlo nominato consultore del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso: non c’è che dire, quando non delega il dialogo ai suoi avvocati, egli con le parole davvero si dimostra costruttore di ponti fra distanti, piccolo architetto di relazioni (ci si passi il termine) e intessitore di meraviglie letterario-religiose, come l'elogio funebre in oggetto, che pensavo di riproporre ai lettori al momento di scrivere questo post...ma con grande sorpresa, andando sul sito www.monasterodibose.it ho potuto notare che in un restyling generale, questo testo è sparito, volatilizzato. Rimane tuttavia il belcomunicato della comunità alla notizia del decesso che merita sicuramente una lettura. Non so se il webmaster abbia notato di aver perso quest’importante testo, tuttavia, grazie a Dio esiste http://archive.org/web/ che è una macchina del tempo virtuale e permette di navigare “nella storia” dei siti internet. Dunque, per chi fosse interessato, proprio lì ho trovato finalmente il decantato elogio funebre, che tuttavia ovunque vien chiamato erroneamente “omelia” non essendo il Rag. Enzo Bianchi sacerdote ma semplice monaco e fratello, com'egli stesso ama farsi chiamare...ma non stiamo a guardare il capello.

(immagine di testa non conforme al post, mutuata dal suggerimento di dALDG a scanso di querele prioristiche)

1 commento:

  1. io non sopporto neanche le omelie dei diaconi figuriamoci di questo signor nessuno......solo il sacerdote deve farle e il Signore parla al suo popolo......

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