Per linee ufficiali si dice che nel Sinodo tutto è mediabile. Eppure fioccano modifiche al documento di Bruno Forte, e molti vescovi sono incerti su una intesa effettiva. Kasper combattivo. Il rinvio al Papa
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Papa Francesco (foto LaPresse)
Roma. Tutto va per il meglio, nell’Aula nuova del Sinodo, si dice nel briefing quotidiano organizzato in Sala stampa. Nessuna discussione, nessuna contestazione formale della Relatio post disceptationem firmata lunedì dal cardinale ungherese Péter Erdö. Toni rispettosi e cordiali, clima fruttuoso, clima di “comunione, fraternità e pastoralità”, chiarisce il cardinale arcivescovo di Barcellona, Lluís Martínez Sistach. Delle polemiche violente del giorno prima, quando il cardinale sudafricano Wilfrid Fox Napier – che ha assestato colpi alla Relatio anche nel corso della discussione in assemblea – compariva davanti ai giornalisti per gettare idealmente nel tritacarte il documento cui tante energie ha dedicato mons. Bruno Forte, nessuna traccia. Apparentemente almeno.
Anche perché subito dopo aver segnalato l’ambiente di profonda concordia che si respira nei circoli minori, viene fatto notare che gli emendamenti al testo di lavoro “che non cambierà la dottrina” – s’affrettano a ribadire in Vaticano – saranno tanti. Mons. Joseph Kurtz, presidente della Conferenza episcopale degli Stati Uniti, dopo aver lodato il confronto in corso, aver definito la relatio “un meraviglioso documento di lavoro”, aver spiegato che “lo Spirito del Concilio non è altro che lo Spirito Santo e che nel Sinodo si avverte”, entra nei temi del contendere e spiega che la posizione del suo gruppo sulla questione della riammissione alla comunione dei divorziati risposati è che “servirà un ulteriore studio”, benché qualcuno (“a small group”, dice) sia pronto a dar loro il benvenuto. Il cardinale Sistach, pochi minuti dopo aver sottolineato l’importanza che ha la coscienza personale sull’uso dei metodi anticoncezionali, ha rivelato che il suo circolo ha proposto modifiche “a tutte le parti della Relatio”. Nessuna esclusa. I circoli lavorano a pieno ritmo, visto che questa mattina saranno presentate le conclusioni, che saranno illustrate al mondo, in conferenza stampa, dal cardinale Schönborn. Si tratterà d’un momento importante prima della votazione sulla Relatio Synodi. Almeno due dei dieci circoli hanno lavorato a una parziale riscrittura di tutta la relazione intermedia, giudicata dalla maggioranza dei membri di quei gruppi “irricevibile”.
ARTICOLI CORRELATI E’ “Sinodo-Concilio”, si tuìtta. C’è aria di Gaudium et Spes Il sesso squassa la vigna Resistere alla tendenza ereticaIl relatore generale, cardinale Erdö, guarda già alla Relatio: “Speriamo di arrivare a una relazione finale che possa essere accettata dalla grande maggioranza”, dice a Radio Vaticana, riconoscendo che nel documento da lui letto lunedì mattina c’è ben poca chiarezza: “I fedeli hanno bisogno di una voce chiara, di un incoraggiamento, di un insegnamento”. Insomma, “di una voce chiara di orientamento. Quindi speriamo che il testo finale sia un testo chiaro e soddisfacente per tutti”. A ogni modo, chiarisce l’arcivescovo di Budapest, “non ci dobbiamo aspettare risposte concrete”. Quelle arriveranno tra un anno, e a darle sarà solo e soltanto il Papa. Nel frattempo, i circoli passano al setaccio la relazione intermedia, soppesano le parole una a una, perché “se c’è scritto che una cosa l’hanno detta numerosi padri e invece erano solo alcuni, la cosa è ben diversa”, dice mons. Rino Fisichella, relatore di uno dei gruppi di lingua italiana.
In serata ha parlato l'arcivescovo maggiore di Kiev, Shevchuk: "Ci sono molte critiche alla Relatio, bisogna dare un messaggio molto più chiaro ed equilibrato. Bisogna dare un messaggio molto più chiaro ai fedeli e al Papa. Vogliamo ribadire la dottrina della Chiesa sul matrimonio e la famiglia. Bisogna essere molto più chiari. Come si dice, il diavolo si nasconde nei dettagli"
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