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lunedì 24 novembre 2014

Le vie vaticane sono infinite..

Vaticano, arcivescovo Jozef Wesolowski gira libero. Processo per pedofilia


CITTA’ DEL VATICANO – Accusato di aver violentato bambini quando era nunzio apostolico a Santo Domingo, Jozef Wesolowski è stato visto girare tranquillamente all’interno della Città del Vaticano. Wesolowski dal 23 settembre scorso è agli arresti domiciliari in Vaticano nell’ambito di un procedimento per abusi sessuali sui minori ma da sabato è stato visto nuovamente circolare, in apparente libertà, nella Città Leonina.
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Vaticano, arcivescovo Jozef Wesolowski 
torna a girare libero. Processo per pedofilia
Più persone lo hanno incontrato con una certa sorpresa, non essendo stato comunicato alcun provvedimento sulla cessazione o la conversione della misura restrittiva a suo carico. Interpellate sull’argomento, le fonti ufficiali vaticane non hanno voluto finora precisare se Wesolowski sia tornato in libertà, quanto meno vigilata, per la scadenza dei termini di custodia o per un nuovo provvedimento emesso dal magistrato.
L’ex arcivescovo, ridotto allo stato laicale dall’ex Sant’Uffizio, continuerebbe comunque a risiedere nel Collegio dei Penitenzieri, la struttura all’ultimo piano del palazzo del Tribunale dove era stato messo agli arresti domiciliari. Wesolowski, oltre che del secondo grado del processo canonico, è in attesa del processo penale in Vaticano nel quale è accusato di abusi sessuali su diversi minori a Santo Domingo e di detenzione di un ingente materiale pedopornografico. 

Era stato papa Francesco a volere l’arresto, poi sfociato nei domiciliari. Una mossa esemplare ma che ha evitato, di fatto, che l’arcivescovo polacco potesse avere un trattamento ben più duro se processato dalle autorità dominicane o da quelle polacche. Come spiega Antonio Buttazzo su Blitzquotidiano:
Tuttavia, a ben vedere, dal punto di vista giuridico, la misura cautelare applicata al monsignore ed il conseguente esercizio della Giurisdizione Vaticana su fatti commessi all’estero da un proprio cittadino, si risolve de facto con la negazione della giurisdizione di almeno altri 2 Stati che in base al loro diritto interno avevano la potestà di punire quel reato e cioè Santo Domingo e Polonia. I primi si sono dovuti arrendere di fronte alla immunità diplomatica di cui godeva il vescovo, i polacchi invece che pure potevano perseguire il reato commesso dal loro cittadino all’estero (l’alto prelato gode di doppia cittadinanza), hanno preferito non forzare la mano al Vaticano limitandosi a chiedere informazioni non vincolanti per lo Stato di Città del Vaticano.
A seguito del processo canonico, diverso da quello penale, monsignor Wesolowski è stato condannato, seppure solo in primo grado, alla riduzione allo stato laicale. Ne consegue la perdita della immunità diplomatica ed anche il rischio di perdita della cittadinanza vaticana, cosa che evidentemente lo esporrebbe ad una richiesta di estradizione dall’esito a questo punto, molto probabilmente, favorevole allo Stato richiedente. Insomma, se l’ex Nunzio apostolico non fosse ora detenuto ai domiciliari in una residenza vaticana in attesa di giudizio, ci sarebbero buone possibilità che il processo finisca con l’attenderlo in qualche meno confortevole galera dei Caraibi o in quelle gelide della Polonia , e ciò non appena il giudizio canonico che ha statuito sulla perdita dello status precedente diviene definitivo.
In conclusione, ad una futura richiesta di estradizione verso Santo Domingo o Polonia, non sarebbero pochi gli argomenti spendibili ,dallo stato estradante o dal condannato, per opporsi alla consegna. Ed allora ci chiediamo, non è che qualche tempo in un residence con vista sugli spettacolari giardini del Vaticano servono ad evitare una lunga permanenza ai Caraibi ma ben lontani dalle sue spiagge bianche e dal suo mare cristallino?
http://www.blitzquotidiano.it/cronaca-mondo/vaticano-arcivescovo-jozef-wesolowski-torna-a-girare-libero-processo-per-pedofilia-2031536/

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  • Gli ostruzionisti: tutti gli uomini dell’apparatchik (ovvero i nemici del papa secondo un mensile paolino)

    Le liste di proscrizione di “Jesus”, il mensile dei paolini ormai in rotta di collisione con il depositum fidei.
    di Matteo Donadoni
    Non potevo credere ai miei occhi. L’altro giorno entra mio padre e, tutto giulivo, mi annuncia che da giovedì 13 novembre ospiterà per qualche giorno padre Efrem, profugo siriano, sacerdote della chiesa siriaco-ortodossa. Ma siccome a casa mia le notizie buone entrano dalla porta ed escono dalla finestra, ecco che mi scodella sul tavolo della cucina l’ultimo numero della rivista Jesus, per la precisione il fatidico Numero 11 Novembre 2014 – Euro 4,50. Dicendomi: “Guarda un po’ qua cosa dicono sul Sinodo”. Mi deve essere caduta la mandibola nella pasta per le lasagne – ogni tanto cucinano anche i maschi – tipo Wile E. Coyote. Il pezzo forte del numero, come evidenzia la copertina è l’inchiesta: “Gli ostruzionisti – ovvero tutti i nemici delle riforme avviate da papa Francesco”. Vado a leggere. E’ una bella rivista: bel formato, buona carta, ottima impaginazione, mi piace. Poi si arriva al quid. E si rincara la dose: “C’è chi dice no alla modernizzazione della Curia vaticana, chi critica il ridimensionamento della Cei, chi si oppone alla pulizia dello Ior o alla trasparenza di fronte agli scandali sessuali: l’elenco di tutti i nemici delle riforme avviate da papa Francesco”.
    E chi sono? L’inchiesta li definisce “gli apparatchik allergici alle riforme” – che poi, gira e rigira, più che di riforme il problema sono le idee che il card. Kasper porta avanti dal ’77. Infatti si va melodrammaticamente subito al nocciolo della questione: “Febbraio è il punto di non ritorno: da quel momento il fronte più tradizionalista si scatena, spesso con l’appoggio di giornalisti embedded: contro le tesi di Kasper esce un volume di cinque cardinali…” e chi siano lo sappiamo: il Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, Gerhardt Ludwig Müller, definito qui – ma messo un po’ vilmente in bocca ad altri – “nemico numero uno del papa”; il “neopromosso” patrono del Sovrano Ordine di Malta, Raymond Leo Burke, ex-prefetto della Segnatura apostolica; Walter Brandmüller, presidente emerito del Pontificio Comitato di scienze storiche; Carlo Caffarra, arcivescovo di Bologna e uno dei teologi più vicini a san Giovanni Paolo II sui temi della famiglia e Velasio De Paolis, presidente emerito della Prefettura degli Affari Economici. Poi gli autori passano alle questioni economiche legate alla vicenda Ior (per le quali ci viene spiegato il famigerato “sistema Bertone”), e di conseguenza si imbattono nella persona del cardinal George Pell. La cosa li imbarazza al punto da sentire l’esigenza di doversi giustificare: perché l’australiano è sì un “conservatore, ma sostenitore della riforma della Curia”, pazienza se è un “caso anomalo nella geografia bergogliana: rappresenta la corrente di quei cardinali europei e d’oltreoceano tradizionalisti in campo dottrinale”. La stessa sorte tocca al cardinal Angelo Bagnasco, che purtroppo ha questa tara dei principi non negoziabili. Infatti il povero cardinale “cerca di mutuare linguaggio e atteggiamento pastorale, pur se i ‘valori non negoziabili’ e la denuncia della ‘teoria del gender’ gli rimangono cari”.
    Ma il colpo da biliardo sta per arrivare e porta il nome di Jozef Wesolowski. Ex nunzio apostolico nella Repubblica Dominicana, arrestato e condannato a sette anni di reclusione per possesso di un’ingente quantità di materiale pedopornografico, caso che ha destato clamore internazionale. Non è finita. Manca il colpo di grazia, con il quale si va a rimestare nel torbido per pescare il nome di monsignor Rogelio Livieres, vescovo (poi destituito dal Papa) di Ciudad del Este, presentato come “membro dichiarato dell’Opus Dei” – neanche fosse una società segreta o un’organizzazione terroristica –, colpevole di aver accusato la Chiesa del Paraguay di aderire alla Teologia della Liberazione, oltre che di aver coperto un “noto abusatore” nella sua diocesi.
    Ora, a me piacerebbe sapere, senza entrare nel merito dei vari casi, quale sarebbe il collegamento logico fra questi due ultimi personaggi ed il Sinodo per la famiglia. E soprattutto come sia possibile porre sullo stesso piano cardinali che hanno scritto un libro per ribadire la dottrina cattolica di sempre e condanne per pedofilia, senza risultare moralmente e deontologicamente ipocriti. Che la costruzione a tavolino di casi per cui esistono dei cardinali oscurantisti e cattivi che impediscono le riforme di Bergoglio la facciano giornali anticristiani, come Repubblica e Il Corriere della Sera, a me può anche star bene. Rientra in un quadro tutto sommato logico. Ma Jesus, Edizioni San Paolo?
    A me sembra, in tutta onestà, un’operazione di straordinaria ipocrisia intellettuale e disinformazione artefatta, al fine di presentare chi vuole restare fedele a Cristo come un becero fariseo ostruzionista. Bella la rivista Jesus, bella scelta del font, ottimo il profumo della carta, mi piace. Se fosse anche apertamente e totalmente cattolica la comprerei.
    P.S.: Papà, la prossima volta compra 4,50 euro di caramelle per i tuoi nipoti, fanno meno male.
    © Campari & De Maistre (24/11/2014)

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