ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 16 gennaio 2015

Boxing pope

La battuta di Francesco sul pugno spiazza laici e fedeli


Card. De Paolis
(©Imagoeconomica)
(©IMAGOECONOMICA) CARD. DE PAOLIS

Commentano le parole del Papa sul volo dallo Sri Lanka alle Filippine De Paolis, Lajolo, Cacciari, Tarquinio e De Masi. «Ha posto un limite». «È poco cristiano»


Il «pugno» del Papa scuote il Sacro Collegio, gli intellettuali laici, i media cattolici. «Quella del Pontefice è una constatazione: nella vita di ogni giorno accade così - afferma il cardinale canonista Velasio De Paolis -. Se offendo qualcuno devo attendermi una contro-offesa. Purtroppo, infatti, la quotidianità non segue lo spirito del Vangelo e viene disatteso il monito di Gesù a porgere l’altra guancia». Ma «la reazione a una offesa verbale dovrebbe, quantomeno, essere un’altra offesa verbale e non un atto di violenza fisica». Comunque «chi ha realizzato quelle vignette avrebbe dovuto trattenersi dal farlo nella consapevolezza delle prevedibili conseguenze», aggiunge De Paolis. Il porporato di Curia Giovanni Lajolo ribadisce che «il male si vince solo con il bene», però riconosce che «esiste la libertà di opinione, non quella di insulto», altrimenti «vivremmo in un mondo di rissa continua».



Il quinto comandamento

In ogni modo, sottolinea Lajolo, «è lo spirito che fa la musica» e «un pugno morale può essere più duro di quello fisico». Certo, precisa Lajolo, «niente giustifica la reazione estrema e vile alle vignette messa in atto dagli attentatori di Parigi» che «non combattono faccia a faccia ma aggrediscono alle spalle persone disarmate». Parimenti «non va calpestato il quinto comandamento: non uccidere, non offendere», avverte il cardinale.


A Milano l’arcivescovo Angelo Scola non commenta le parole del Pontefice ma rimanda alla giornata di preghiera contro la violenza del 18 gennaio. «È una battuta non proprio cristiana, ma simpatica - osserva il filosofo Massimo Cacciari -. Francesco esprime l’impossibilità in questo secolo di porgere l’altra guancia e di rispettare le Beatitudini evangeliche che chiedono di amare il proprio nemico. Il Papa ha cercato l’effetto umano, forse anche troppo umano». Per il sociologo Domenico De Masi «il pugno viene poco prima del colpo di kalashnikov». Inoltre «non è vero che la satira può dire tutto: nulla è svincolato dalla legge», però, avverte De Masi, «serve un principio di proporzionalità tra offesa e difesa: a chi insulta Allah o la Madonna si risponde con una querela, non con una revolverata e neppure con un cazzotto».


Sacralità intima

Quella del pugno la trova, invece, «un’immagine geniale» Marco Taquinio, direttore del quotidiano dei vescovi Avvenire, secondo cui il Pontefice indicando la figura della madre rimanda a una sacralità intima, valida sul piano umano sia per i credenti in qualunque fede sia per gli atei: «Anche tra amici può accadere di superare il senso del limite e di provocare una reazione violenta. Ma se niente è rispettato, precipitiamo in una condizione di scontro permamente e la trivialità è cieca».

Indifferenza e presunzione

Secondo Taquinio quando chiudiamo gli occhi su qualunque persecuzione verso chiunque ovunque sia perpetrata, prepariamo l’irruzione dell’odio e della violenza anche nelle nostre città, nei luoghi simbolo delle nostre libertà, nelle nostre stesse case. «Il male si nutre di indifferenza e di presunzione». E solo una scelta limpida e chiara per la pace nella giustizia e nella libertà possono sventare i piani di dominio e di morte dei terroristi che osano agire «in nome di Dio». E «le nostre società aperte sono vulnerabili», quindi «l’uscita del Papa è una sintesi perfetta del rifiuto della logica di morte».

GIACOMO GALEAZZI
CITTÀ DEL VATICANO

Quel pugno del Papa così simile a Fernandel

di Lorenzo Maria Alvaro

La frase del Pontefice, che parlando con i giornalisti, ha spiegato «se qualcuno dice una parolaccia sulla mia mamma si aspetti un pugno» ricorda da vicino, anche nella mimica, il Don Camillo di Giovannino Guareschi




Ieri Papa Francesco, durante il volo dallo Sri Lanka alle Filippine, rispondendo ai giornalisti ha spiegato: «La religione non può mai uccidere, non si può farlo in nome di Dio. Ma non si può provocare, non si può prendere in giro la religione di un altro. Non va bene. Se il mio amico Gasbarri (il giornalista che gli aveva chiesto fino a che punto si possa spingere la libertà di espressione) dice una parolaccia sulla mia mamma, si aspetti un pugno». (In copertina il video integrale del dialogo)
Una frase che ha provocato le reazioni più scandalizzate, soprattutto in Italia. In tanti si sono detti “sconcertati” dalla dichiarazione. Vittorio Feltri ha sostenuto in radio che «si tratta di un messaggio di una violenza inaudita». Gramellini ha titolato la sua rubrica quotidiana “Porgi l’altra nocca” ironizzando sulla “strana” concezione di perdono del Papa e sottolineando come si tratti di «un paragone infelice» occorso per il «desiderio di riuscire simpatico». Anche Cacciarti parla di «battuta poco cristiana. Francesco esprime l’impossibilità in questo secolo di porgere l’altra guancia». Più duro il sociologo Domenico De Masi che addirittura arriva a dire come «il pugno viene poco prima del kalashnikov. Serve un principio di proporzionalità tra offesa e difesa».
Insomma un polverone in piena regola.
Eppure guardando l’immagine di Francesco che agita il pugno sotto il naso dei giornalisti non può non venire in mente Fernandel e il suo Don Camillo. Il pretone di campagna immaginato da Giovannino Guareschi.
Quello che, tra le tante vicende di cui è protagonista, sentendosi canzonare al grido di “Guarda, guarda, un prete da corsa!” mette fuori gioco 15 “rossi”, con il lancio di un tavolo di legno massello. Una rissa in piena regola, e scatenata senza neanche far riferimento a madri, padri e parenti stretti.



Lo stesso che per sedare una rissa tra Peppone “il rosso” e Cagnola “il nero”, entrambi convinti di aver ucciso un uomo e per questo corsi da lui, prima gira il crocifisso e poi si mette a menare fendenti con un ceppo di legna. Il tutto però dopo aver chiarito che «quando si diventa assassini si ha sempre torto».


Eppure nessuno si è mai sognato di etichettare Guareschi e il suo Don Camillo come violenti e reazionari o buonisti e pavidi. Quello che invece a Bergoglio succede quotidianamente.

1 commento:

  1. Allora penso che il signor bergoglio darebbe un pugno anche alla misericordiosa suora fernanda , dal momento che detta suora ha mancato di rispetto alla Vergine Maria, che , a quanto mi risulta , è la Madre Santissima di tutti i cattolici, quindi anche la madre sua . Comunque cari fratelli prepariamoci a prendere noi un sacco di misericordiosi pugni sul naso, per il motivo che non siamo mussulmani, buddisti , ne' tanto meno pentecostali, e non siamo adoratori di idoli come gli indiusti, non adoriamo la trimutri , neppure i topi , e neanche le scimmie . Adoriamo la Santissima Trinità , ( ma scusate per bergoglio esiste la SS. Trinità o per lui è solo un invenzione della vecchia e poco moderna, e ormai obsoleta casta clericale ? ) e visto il nuovo segno , al posto della croce, che lui e il cardinal bambino hanno fatto , pensate che sarà il nuovo segno identitario per i cattolici della nuova e moderna chiesa bergogliana ? jane Signore vieni presto in nostro in nostro aiuto noi periamo.

    RispondiElimina

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.