ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

domenica 4 gennaio 2015

FRAMMENTI E SCHEGGE DI FOLLĺA

La parte finale del 2014 e l’inizio del 2015 si sono caratterizzati per taluni eventi, relativi all’attuale situazione ecclesiale, che hanno suscitato in noi il desiderio impellente, anzi il dovere, di dedicarvi alcuni commenti.
Li presentiamo, con la speranza di destare nei lettori sensi di responsabilità che, nella misura a ciascuno congrua, li stimoli a scendere in campo, ad opporsi contro una degenerazione dottrinaria ed etica che non risparmia il dogma e che rischia di sommergere le coscienze in un mare di relativismo spicciolo e viscoso.
Il pontificato, la gestione magisteriale e pastorale di Papa Bergoglio si è da subito incanalata nella direzione del mondo col quale, rapportandosi alla pari e talora in condizione di timida e vile subordinazione, va stipulando patti di coesistenza pacifica in cui, rinunciando alla Verità affidatale da Gesù, modificando e stravolgendo la stessa Scrittura e rinnegando la propria identità divina, accoglie e sancisce, nell’ottica di una prassi che prevarica sul dogma, comportamenti e norme contrarie alla Legge di Dio.
Sia nostra l’invocazione del salmista “Exsurge Domine!” (Ps. 43, 23).

SANTA BRIGIDA SMENTITA




Chi si volesse attardare sul sito “Suore Brigidine – Ordine del Santissimo Salvatore di Santa Brigida” troverà, nella schermata relativa alla pratica devota delle “15 orazioni” da recitarsi nel corso di un anno, un’abrogazione di non lieve gravità all’interno della XII orazione, diremmo di tipo “eversivo”.
   
La santa regina (1303 – 1373), nel periodo in cui sperimentò e visse un alto misticismo (1344 – 1346), ispirata da Gesù compose due complessi di preghiere: Sette, da recitarsi nel corso di 12 anni e quindici, come sopra si è detto, nel corso di un anno. Per quello che diremo, è necessario premettere che queste  raccolte  non si configurano quale pia pratica che la santa regina si inventò tanto per passare il tempo, ma quali devote meditazioni che, nel corso degli anni ricevettero il riconoscimento – nell’àmbito delle rivelazioni private – dal Papa Urbano V ( 1362 – 1370) che, tra l’altro, approvò anche il Rosario brigidino, dal cardinale Giraud de Cambrai (1840), da Mons. Florian arcivescovo di Tolosa (1863), da Pio IX che concesse la benedizione apostolica alla collezione dei libri devoti, dal vescovo di Otranto, Mons. L. Muscari (1918),  financo da Papa Giovanni Paolo II che riconobbe l’autenticità dell’esperienza interiore della santa.
Questo per segnalare quanto tali devozioni siano di estesa pratica e diffuse per l’ecumene cattolico.

Orbene, si diceva della preghiera XII inserita nel complesso delle quindici.

Nell’edizione corrente delle Suore Brigidine, visibile nel sito, così come nella raccolta eucologica “Pregate, pregate, pregate” – ed. Shalom 2007, imprimatur del 07 maggio 2007 del Vescovo di Ancona – Osimo, S. E. Mons. E. Menichelli – pag. 420 si legge:
O Gesù, specchio di verità, segno di unità e legame di  carità, ricòrdati delle innumerevoli ferite di cui fu ricoperto il tuo Corpo, lacerato e imporporato dal tuo stesso preziosissimo Sangue.” 

Giorni or sono la nostra sorella, costante come noi nella giornaliera suddetta pratica, leggeva la XII preghiera e, poiché la recitava a voce sufficientemente udibile, percepimmo uno periodo della prima parte, quella che sopra abbiamo riportato in corsivo, che risultava alla nostra conoscenza  senza dubbio amputato. Ci permettemmo di interromperla chiedendole di poter visionare il libretto su cui leggeva, quello della editrice Shalom  nella cui pagina 420, come sopra abbiamo specificato, notammo che la dizione vocale della nostra congiunta rispettava quanto vi era scritto.
Una sorpresa che, lì per lì, ci lasciò alquanto disorientati, perché il testo che noi giornalmente seguiamo è quello della Edizioni Il Segno – 2007, testo che riporta un’indicazione assai importante e pertinente al contesto, e cioè:
O Gesù Cristo, specchio di verità, segno di unità e legame di carità, abbi in mente le innumerevoli ferite di cui fu ricoperto il tuo Corpo, lacerato  < dagli empî Giudei > e imporporato del tuo stesso preziosissimo Sangue”.

Come ben si può osservare, le Brigidine e le Edizioni Shalom hanno, scartavetrando “dagli empî Giudei”, purgato l’edizione originale da un oggettivo e inamovibile riscontro storico.
Ma l’attuale  e conciliare dialogo con l’ebraismo e l’appiattimento che oramai impera nella cultura cattolica, hanno portato a cassare  non solo il famoso “oremus pro perfidis judaeis”  del Venerdì santo  - ed era più che comprensibile data l’atmosfera del “volémose bene”  – ma anche la preghiera della santa regina, ispirata da Gesù stesso.

Insomma, gli uomini di Chiesa e  il magistero preferiscono l’accordo con l’attuale ebraismo talmudista piuttosto che obbedire e rispettare Cristo, fondatore della Chiesa, il quale ha ordinato di riportare le pecore smarrite di Israele nel Suo ovile, l’unico, notificando, però, la responsabilità di coloro che lo condannarono alla Croce.
Ma non ci meravigliamo:
Non fu Paolo VI che indossò, per lunghi anni, fino alla morte, l’efod, il gioiello che Caifa teneva appeso quando comminò la morte a Gesù?
Non fu il cardinal A. Bagnasco che, nell’incontro con i rabbini G. Laras e R. Di Segni – 22 settembre 2009 -  riportando il pensiero dell’emerito papa, affermò che “non c’è, nel modo più assoluto, alcun cambiamento nell’atteggiamento che la Chiesa Cattolica ha sviluppato verso gli Ebrei, soprattutto a partire dal Concilio Vaticano II. A tale riguardo la CEI ribadisce che non è intenzione della Chiesa Cattolica operare attivamente per la conversione degli Ebrei”? Non è forse papa Bergoglio che, ancora cardinale a Buenos Aires teneva, e tiene ancora oggi come capo della Cattolicità, stretti legami fraterni con il rabbino Abraham Skorka, ammesso come  famiglio e privilegiato consigliere?
E non è sempre papa Bergoglio che nella visita “apostolica” in Israele – 24/26 maggio 2014 – in occasione di un incontro con le autorità civili e religiose, si premurò di occultare il Crocefisso pettorale nella sericea fascia della talare, naturalmente per un gesto di sensibilità verso i rabbini talmudisti che lo circondavano? Temeva, forse, che costoro provassero, alla vista del segno cristiano  della Croce, qualche pur minimo rimorso per il delitto dei loro antenati?.
(Avesse rammentato il monito di Gesù: “Chi si vergognerà di Me e delle Mie parole, di lui si vergognerà il Figlio dell’uomo quando verrà nella gloria Sua, del Padre e degli angeli santi” (Lc. 9, 26), sarebbe stato, almeno per timor di Dio, più franco).

Tornando all’emerito papa, già Benedetto XVI, l’attuale cardinal J. Ratzinger credeva, per bocca del cardinale Bagnasco, di poter far aggio, con la propria cultura teologica, (1) sulla parola di Gesù che aveva bollato i Giudei come figli del demonio (Gv. 8, 43/44) e che ne aveva ulteriormente dichiarato la colpevole responsabilità della sua morte (Gv. 19, 11), e non meno sulla aperta denuncia di san Pietro che li chiama rinnegatori ed omicidi: “Voi avete rinnegato il Santo e il Giusto. . .avete ucciso il Figlio di Dio. . .fate penitenza e convertitevi. .” (Atti, 3, 14/19).

Sulla scorta di questi elementi abbiamo chiesto – ingenuamente, s’intende -  alla Generale delle Suore Brigidine, con qual termine si dovrebbero definire coloro che – ed erano giudei, su questo siamo d’accordo! – uccisero il Figlio di Dio. Forse con “galantuomini”?
Siamo ancora in fiduciosa attesa di una risposta.

(1) Quanto alla conclamata  e raffinata scienza teologica del papa emerito, è da ricordare che il suo studio, presentato per la licentia docendi, fu dal famoso e grande teologo Heinrich Schmaus prima respinto in quanto “non rispondeva a criterî di rigore scientifico”, poi di nuovo rinviato “perché fosse corretto” (essendo sospettato di modernismo), accettato infine nel 1957 ma ridotto di molte pagine. Fra i molti riferimenti che, sulla tanto propagandata ortodossìa del “pastore tedesco”, potremmo tirar in abbondanza, sia sufficiente ricordare il suo rifiuto a partecipare ad Assisi ’86 smentito, poi, dall’altro del 2011 regnando come Benedetto XVI.
Ermeneutica della continuità?
Uno dei tanti strafalcioni del teologo, passato come sottigliezza intellettuale.


PIAZZE PIENE E CHIESE VUOTE





La più parte della stampa ha, in fine anno 2014, steso un ampio consuntivo della “popolarità” di Papa Francesco I, con termini che definire entusiastici o bombastici è dir men che poco. Fra tutti si è distinto Il Giornale – per definizione  laico ma con forte presenza di  redattori in quota CL - che, in data 30 dicembre 2014, a firma Serena Sartini, ha riempito mezzo paginone in cui faceva mostra di sé un titolo “PAPA FRANCESCO «ROCKSTAR» - RECORD DI FAN IN VATICANO”, degno della rivista “Rolling Stones”.

Ci vien comunicato che in un anno e mezzo Bergoglio ha radunato il doppio dei fedeli rispetto a quelli di Benedetto XVI. Sei milioni e mezzo nel 2014. “Un Pontefice da boom. I dati sull’anno e mezzo di pontificato di Bergoglio – scrive la notista – sono stati diffusi dalla Prefettura della Casa Pontificia e le cifre dimostrano chiaramente che l’attuale Papa ha un grandissimo seguito”.
E ancora sull’onda dell’apoteosi:
La «rockstar» Papa Francesco spopola anche su Twitter: nel giro di un anno i followers (ovvero coloro che seguono il profilo @Pontifex) sono aumentati di 6 milioni, “sfondando”(sic) la cifra di 16 milioni di utenti totali, suddivisi nelle sei lingue del profilo”.
Sembra di ascoltare ancora padre F. Lombardi che, in occasione della copertina di Time, 11 dicembre 2013 – rivista di proprietà massonica – dedicata a papa Bergoglio “uomo dell’anno”, non seppe contenersi nel dichiarare come a Wojtyla fossero stati necessarî anni e anni per essere insignito di quel nobel mediatico, mentre a papa Bergoglio sufficienti soltanto nove mesi!. Una specie di bilancio economico. Mancava, all’articolo, quali e quanti gli utili di questo incremento e quale il dividendo da spartire ai soci e tutto avrebbe preso fisionomia di un rendiconto di Borsa.

Insomma, un santo delirio che si è ripetuto giovedì, 1 gennaio, con una Piazza San Pietro gremita all’inverosimile. I servizî tv hanno dato il senso della folla da stadio vivacizzata da un multicolore garrire di bandiere, di sciarpe e di fazzoletti, striato da  un frenetico balenìo di smartphone, con cori da curva.

Abbiamo chiesto alla giornalista se fosse, prima di tutto, il caso di uscire con un titolo da bar dello sport e così spettacolare dacché un minimo di rispetto per  la Chiesa Cattolica, prima, e poi per il “vescovo di Roma” – se non per il “Vicario di Cristo” -  avrebbe evitato di intrupparlo nel sistema divistico ollivudiano e, inoltre, le chiedevamo se fosse ancora il caso per lei, e perché no? anche per  il papa, andarsi a leggere l’ammonimento di Cristo che, in proposito, non ci va tanto diplomatico, quando avvisa: “Guai quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i falsi profeti” (Lc. 6, 26). Attendiamo ancora una risposta.

E, tanto per raccordare a tutto ciò l’argomento di cui al titolo:
noi, mercoledì 31 dicembre 2014, sera di San Silvestro, abbiamo assistito al rito del Te Deum, cantando in latino l’inno di ringraziamento. La Chiesa di San Giuseppe in Santa Marinella è una vasta e capiente chiesa, ma non essendo un’arena o una piazza o uno stadio siamo, con facilità, riusciti a contare non oltre 40 persone presenti  così come, la mattina seguente di Capodanno, alla Santa Messa delle ore 8,00 con un semplice colpo d’occhio ne abbiamo visti  9, mentre  in quell’ora Piazza San Pietro già gremiva e s’agitava di folla nell’attesa che scendesse non il Vicario di Cristo, né il Successore di san Pietro ma il “Vescovo di Roma”, la “rockstar” pronto ad esordire già con un accattivante “Buon giorno”.

Sicché, davanti a Cristo Eucaristìa, nella nostra chiesa, pregavano 9 fedeli 9 mentre nella grande piazza migliaia e migliaia di credenti e/o vacanzieri vociavano e si immortalavano con autoscatti commossi e a cascata nell’ondeggiamento di improvvisate e fluttuanti olè.

Piazze piene e chiese vuote. E ci viene a sdegno quando leggiamo del cardinal Angelo Bagnasco – Avvenire, 1 gennaio 2015 – e del suo accoramento per “la timidezza di tanti cristiani che spacciano la viltà per prudenza e la paura per equilibrio”, cristiani che tacciono davanti alle persecuzioni e che disertano le chiese.
Si conforti il cardinale, presidente CEI, perché le piazze sono piene e lo saranno finché papa Bergoglio resterà una “rockstar” e finché ci saranno cardinali come lui che concederanno la Santa Eucaristìa a pubblici sodomiti.


SBAGLIO DI INDIRIZZO


Voi siete il sale della terra, ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà rendere salato? A null’altro serve che ad esser gettato via e calpestato dagli uomini” (Mt.5, 13).

Parole semplici e chiarissime che dicono come la perdita o la rinuncia alla sequela di Cristo tolga valore e grazia ad ogni azione. Parole che Gesù rivolse ai suoi discepoli, in primis, e poi a quanti lo attorniavano sulla collina delle Beatitudini. Parole che la Chiesa ha sempre interpretato come monito diretto al cristiano cattolico a rimanere nel sacro ovile di Cristo, sotto la guida dell’unico pastore, talché quanti se ne fossero usciti per altri territorî, avrebbero perso il sapore della vera fede e la capacità di nutrire,come “pecore remote/e vagabunde.. . . di latte vòte” (Par. XI, 127/129).

I santi han dato splendido e luminoso adempimento a questo monito facendosi sale – nutrimento, sapore, medicina  e antisettico – per la Chiesa tutta, nel vivere l’obbedienza al Magistero indefettibile e nel favorire la diffusione della parola di Dio. Insomma, il sale della terra era, fino al 10 dicembre 2014, la Chiesa cattolica divina nella sua istituzione e indistruttibile.
Perché fino al 30 dicembre 2014?
Perché Papa Bergoglio, in veste di Maestro e sommo Pastore, ha già, in questo ancor breve tratto di pontificato, modificato e corretto, ossequioso  allo spirito del tempo diciamo, molte verità che i Vangeli, la Tradizione e il Magistero bimillenario avevano definito come immutabili. 

Ne ricordiamo, tra le numerose, alcune recenti:
1) quella che ai più è parsa come sentimentale quadretto materno o mozione degli affetti, con cui papa Bergoglio riferisce, con assoluta certezza che, differentemente da san Pietro che di giorno tiene ermeticamente chiuse le porte del Paradiso da aprirsi ai soli in possesso dell’abito nuziale (Mt. 22, 12), di notte la Vergine Maria, Madre misericordiosa, quando tutti dormono, fa entrare “i poveri peccatori” (Il Paese Nuovo – 16 agosto 2013 – omelìa alle Clarisse di Albano);
2) la variante storica al racconto di Matteo e di Luca i quali, in compagnìa dei profeti, indicarono Bethleem quale paese natìo di Gesù mentre, ecco la nuova verità, secondo Papa Bergoglio Gesù è nato a  Nazareth, paese strano e malfamato (Corsera, 17 dicembre 2014);
3) la coscienza individuale quale giudice unico capace di valutare il Bene e il male – come affermò nell’intervista al papa laico E. Scalfari, rottamando così i 10 Comandamenti quale ciarpame nella soffitta delle anticaglie,
4) manipolando San Paolo – II Cor. 12 , 5 – e spacciando il termine greco “eudoko”, cioè “miglorio” in “mi vanto” e “asthenìa” cioè “debolezza” in “peccato”, affermando in pratica come l’Apostolo delle Genti si vantasse dei proprî peccati (O.R. 04/9/2014). Insomma è un papa che sta, con umiltà ed orgoglio – confida a Scalfari – operando quella rivoluzione che i suoi predecessori postconciliari non son riusciti ad attuare. E, infatti ci sta provando, ma non sappiamo fino a che punto Qualcuno glielo consentirà.
Ma perché abbiamo iniziato citando il passo di Matteo? Per quello che stiamo per commentare.

Avvenire – 30 dicembre 2014 – riporta il messaggio che il papa ha indirizzato ai 30 mila giovani presenti a Praga per la 37ma edizione dell’incontro della comunità di Taizé, un evento definito “Pellegrinaggio di fiducia sulla Terra”.
I lettori sanno che il fondatore, lo scomparso Frère Roger Schutz, monaco spurio come spuria la sua comunità, non dissimile da quella di Bose, era e rimase “usque ad mortem” – fino alla morte – protestante calvinista, una derivazione scismatica delle più velenose la cui dottrina pervade ed alimenta la cultura economica del liberismo angloamericano, quello finanziario delle oligarchìe bancarie dedite alla creazione di un Nuovo Ordine Mondiale.

Ad onta del Vaticano II e dei suoi  documenti, lo scismatico, così come ogni confessione non cristiano/cattolica, è un ramo secco privo di linfa, di vita e privo della benché minima presenza dello Spirito Santo, destinato a bruciare nella Geenna. Pertanto, anche la tanto blandita ed ammirata comunità di Taizé altro non è che un tralcio staccato dalla Vite, da Cristo, e pertanto, ogni sua azione anche la migliore possibile non porta frutto.

Voi siete il sale della terra!”, è questo il messaggio che papa Bergoglio ha indirizzato proprio a questa comunità scismatica, insipida ed inefficace, con una leggerezza, una superficialità, una protervia eversiva e una piaggerìa che trova riscontro opposto: nella crudeltà e nell’iniquità con cui perseguita ancora l’Ordine dei Frati Francescani dell’Immacolata; nel mancato intervento a favore di un insegnante di religione deposto dall’arcivescovo Angelo Scola, perché reo di aver  proiettato un filmato sull’aborto ed aver definito simile atto un omicidio; nella paterna perorazione a favore del solito digiunatore, il radicale libero, Giacinto – alias Marco – Pannella, e nell’invito a conservarsi in vita – lui abortista! - augurandogli un felice recupero per la prosecuzione di “buon lavoro”  quello che il Pannella, da decenni conduce, e cioè:  aborto, eutanasìa,  droga libera, omosessualità,  eugenetica, libertà assoluta; nella cameratesca accoglienza al sindaco di Roma, I. Marino  personaggio impegnato, al pari del Pannella, nelle stesse laide e sacrileghe campagne sotto il vessillo dei “diritti dell’uomo”.  Anche costoro sono “il sale della terra”?

Un’osservazione: ma perché mai personaggi come Pannella, Marino, Bonino, Veronesi, Vendola, come mai, cioè, tutti gli abortisti sono . . . nati?


ATEISMO E  IMBECILLITÀ FRA LE STELLE



Nel lontano 12 aprile 1961, la capsula spaziale sovietica Vostok 1 (Oriente 1, evidente allusione alla cifra massonica di cui il marxismo è prodotto), girava intorno alla Terra alla distanza di 302 km, con il pilota Jurij Gagarin primo uomo fuori dello spazio terrestre. Coerentemente alla logica  propagandistica che attribuiva a quest’impresa il primato politico e culturale al sistema comunista sovietico, il suddetto comandante, durante l’evoluzione orbitale si sentì in dovere di trasmettere un messaggio con cui annunciava, spocchiosamente:  “Non vedo quassù nessun Dio”.
Apoteosi dell’ateismo di stato che mandò in solluchero i nostrani compagni trinariciuti e i soloni illuminati delle università che, con questa testimonianza dichiararono  definitiva la morte di Dio annunciata follemente da F. Nietzsche (La gaia scienza – 1882).

23 novembre 2014: l’ingegnera aeronautica, Samantha Cristoforetti – nomen omen? – è la prima donna italiana ad essere stata portata in orbita nella Stazione Spaziale Internazionale ( SSI) in compagnìa di astronauti russi. Le televisioni hanno fornito immagini e notizie dell’evento tra le quali immagini spiccava, con sorpresa, quella di una capsula alle cui pareti interne erano fisse icone ortodosse  e crocifissi dorati.
Era crollata, con la caduta del comunismo sovietico e con la gestione di V. Putin, la cappa dell’ateismo di stato ed era riapparsa l’anima cristiana della Russia.
Quale miglior auspicio per una futura prospettiva di ordine e di pace?

Ma la bischerata, la scivolata culturale era all’angolo, eh sì, perché uno dei componenti l’equipaggio, l’italiana – e te pareva! – ha pensato di dedicare un pensiero natalizio (Il Corriere della Sera online 1/1/2015) all’UNICEF, il braccio massonico onusiano che “lavora” per l’infanzia – vedi l’aborto! – cantando in diretta una canzone becera come testo, zeppa di luoghi comunardi, zuccherosa  ma  velenosa e  tossica come il suo autore, blasfema e sacrilega, in netto  contrasto con l’ambiente “sacralizzato” della navicella sovietica.
Costei ha cantato, nell’assenza di gravità - che pensiamo avrà avuto una certa influenza sul suo cervello  - la cantilena del beatle John Lennon: Imagine. Poiché non tutti conoscono la vera connotazione  di questo melenso brodino all’ateismo, dacché la si sente cantare nella sola lingua originale, l’inglese, riteniamo  necessario, allegare, a questa nostra nota, la traduzione italiana. I lettori ne traggano le debite valutazioni.

Immagina.
Immagina non esista il paradiso – è facile se provi. – Nessun inferno sotto di noi – sopra solo il cielo. – immagina che tutta la gente – viva solo per l’oggi .
Immagina non ci siano nazioni – non è difficile da fare – niente per cui uccidere o morire – e nessuna religione – Immagina tutta la gente – che viva in pace.
Puoi dire che sono un sognatore – ma non sono il solo – Spero che ti unirai a noi anche tu un giorno – e il mondo vivrà in armonìa.
Immagina un mondo senza proprietà – mi chiedo se ci riesci – senza bisogno di avidità e di fama – una fratellanza tra gli uomini – immagina tutta la gente – che condivide il mondo.
Puoi dire che sono un sognatore – ma non sono il solo – Spero che ti unirai a noi anche tu un giorno – e il mondo vivrà in armonìa.

Considerato, brevemente, che il defunto autore ci teneva alla fama, alla proprietà e ai diritti d’autore, eccome! che tale fumisteria ideologica e tale melassa parolaia sono intrise di droga e di edonismo – carpe diem! - non sfugge ad alcuno che il messaggio che la Samantha ha trasmesso cantandolo, era agli antipodi di un ambiente – la cabina spaziale – ove figuravano, e ci auguriamo che figurino ancora, sacre icone e Crocifissi, il testo  più dissacrante che si potesse “immaginare”.
Che cosa avrà pensato quando, tutta compresa del suo ruolo di “messaggera di pace”, se ne stava davanti al grande Crocifisso dorato mentre  beotamente snocciolava le squallide strofe nichiliste di uno squallido figuro. Almeno, per dovere di ospitalità e di galateo, quello che tanto piace a papa Bergoglio, un senso di rispetto per i compagni russi che, pare, respirino la nuova atmosfera culturale e politica del ritorno della religione, doveva pur trattenere l’ingegnera da una così becera prestazione. Ma si sa, c’è sempre qualcuno per cui pregare “Signore perdona a lei che non sa quello che canta”.
 
Pertanto, è pur vero che chi sale verso le stelle è “puro e disposto”. (Purg. XXXIII, 145), ma talora può succedere che ci provi anche l’imbecille.
 c.v.d.
Buon anno ai lettori nel nome del Signore.
   
di L. P. 

1 commento:

  1. Con grande tristezza stiamo assistendo alla notte tenebrosa dei nemici di Cristo Gesù . Ogni giorno tradimenti da parte dei suoi consacrati/e . E' appena nato il Nostro Signore, e ancora adesso come duemila anni fa c'è gia chi pensa di ucciderlo. Dolce e immenso e grande Gesù, non ti vuole più nessuno, dai fastidio perfino a coloro che più ami . Ti vogliamo bene , noi poveri peccatori, perchè sappiamo che Tu non ci tradisci e ci vuoi tutti con Te in paradiso.Accetta il nostro amore Gesù, accetta la nostra consolazione Gesù, accetta i nostri baci, non abbiamo altro da offrirti, solo le nostre lacrime. jane

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