ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 10 febbraio 2015

Salvate la gatta Ipazia *, ammalata di audience (si legge odiens o odium?)

Necessarie precisazioni  –  una lettera di Roberto de Mattei

Dopo la pubblicazione, su Riscossa Cristiana di sabato 8, dell’articolo “Riscossa Cristiana e Fondazione Lepanto – Precisazioni necessarie”, il prof. Roberto de Mattei ha inviato questa lettera in redazione:
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Caro Direttore
Riguardo alle esternazioni del sacerdote di cui per carità cristiana tacciamo il nome, confermo quanto scrivi sulla assoluta indipendenza di “Riscossa Cristiana” dalla Fondazione Lepanto, al di là della cara amicizia che ci lega.
Inoltre, poiché vengo accusato di scrivere su “Il Foglio” e di avere al contempo criticato l’intervista di Papa Francesco a Eugenio Scalfari, osservo che Giuliano Ferrara è un liberale coerente che ha ospitato sul giornale da lui diretto quegli articoli di Francesco Agnoli, Alessandro Gnocchi, Mario Palmaro e del sottoscritto, che mai avrebbero potuto essere pubblicati su “Avvenire” o su altri giornali cattolici. Non posso che essergliene grato. Peraltro l’intervista a Papa Francesco è censurabile non per il contenitore che l’ha ospitata (“La Repubblica”) ma, purtroppo, per il suo contenuto.
Del tutto ingenerose sono le accuse a Cristina Siccardi,  una valorosa scrittrice cattolica che gode non solo della mia stima, ma, ciò che è ben più importante, di quella del cardinale Raymond Leo Burke, che ha prefato, con lusinghiere parole, il suo ultimo libro San Pio X Vita del Papa che ha ordinato e riformato la Chiesa. Lo stesso dicasi di Maria Guarini, che mons. Brunero Gherardini nella prefazione a La Chiesa e la sua continuità. Ermeneutica e istanza dogmatica dopo il Vaticano II, ha giustamente definito “una donna di Fede e di scienza”.
Infine, se le allusioni a lussuose riviste e siti che fruirebbero di  oscuri finanziamenti internazionali si riferiscono alle pubblicazioni da me dirette, “Radici Cristiane” e “Corrispondenza Romana”, preciso che esse non ricevono un centesimo né dagli Stati Uniti, né dal Brasile, né dalla Russia, né da Israele, né da altri, ma vivono degli abbonamenti e del sacrificio, in tempo e danaro, di tanti fedeli amici, offesi da questi calunniosi attacchi che squalificano solo il loro autore.
Roberto de Mattei

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Ipazia gatta romana risponde a Roberto de Mattei

IPAZIA GATTA ROMANA RISPONDE A ROBERTO DE MATTEI


Ipazia gatta romana [vedere biografia in redazionequi] offre una risposta analitica al messaggio di Roberto de Mattei pubblicato e diffuso da Riscossa Cristiana [testo integrale qui]

Autore Ipazia di Alessandria gatta romana
Autore
Ipazia gatta romana 

Chiarissimo Professore Dott. Roberto de Mattei.
Il Sacerdote Innominato di cui «per carità cristiana» ella tace il nome, sappiamo tutti che è Ariel Stefano Levi di Gualdo. Ora, essendo io filosofa, cercherò di risponderle con una certa coerenza logica.
Nessuno l’ha accusata di scrivere sul quotidiano Il Foglio,tutt’altro, il Reverendo Innominato le ha posto un quesito che lei non ha evaso: le ha domandato se esiste un ateismo cattivo, quello di Eugenio Scalfari, intellettuale di sinistra; ed uno buono, quello di Giuliano Ferrara, intellettuale di destra, sul cui giornale sono stati ripetutamente pubblicati vostri articoli cosiddetti “anti-bergogliani”, non solo la critica all’intervista del Santo Padre.
Il fatto che lei affermi che «l’intervista di Papa Francesco è censurabile per il suo contenuto», è una dichiarazione che la porta fuori dal suo mestiere di storico avvezzo da tempo a usare lo strumento della storia per arrivare a conclusioni teologiche e contestazioni dottrinarie, che sono del tutto legittime, ma a loro volta contestabili, specie se lei presume, come devoto cattolico, di poter «censurare» il Santo Padre per quello che fa e che afferma.
Gli articoli ai quali lei fa riferimento, a partire da alcuni duri articoli sulla persona del Santo Padre firmati da Alessandro Gnocchi — al quale di recente il Reverendo Innominato ha dato dell’eretico [vedere qui] — e dal compianto Mario Palmaro di benedetta memoria [vedere qui], non potevano essere pubblicati su Avvenire perché come lei sa questo quotidiano è l’organo ufficiale dei vescovi italiani. O forse solo Riscossa Cristiana e Corrispondenza Romana possono beneficiare del diritto a non pubblicare articoli che sollevassero solo indirettamente pertinenti riserve sui vostri amici lefebvriani? Pertanto, se vuole essere logico e coerente, non dica che né Avvenire né altri giornali cattolici avrebbero mai pubblicato quei vostri articoli, quando i primi a censurare siete voi, ed a livelli ai quali neppure la vecchia Pravda sarebbe forse giunta.
Le «accuse» a Cristina Siccardi non sono «ingenerose», anche perché non sono accuse ma critiche. E qui verrebbe da domandarle qual è il suo criterio di “critica scientifica”, visto che lei è un accademico di lungo corso. Nessuno ha infatti attaccato la deliziosa Signora ma solo i suoi libri e le sue idee bislacche, in base alle quali può essere definita a pieno e meritato titolo come scrittrice — come lei giustamente la definisce — non però con l’aggettivo di «cattolica». E chi ha contestato le idee cattolicamente errate della Signora Siccardi, che le piaccia o no è di fatto un rispettabile pastore in cura d’anime ed un teologo sul cui nome ella tace per quella che chiama stizzosamente «carità cristiana». Ora, se per caso lei volesse sprezzare qualcuno, lo faccia pure, anche questo è un suo diritto, non invochi però la «carità cristiana», se al cattolico vuol giocare, perché la carità non è un semplice modo popolare di dire, è cosa molto seria, perché … Deus caritas est.
Il Reverendo Innominato è quindi un sacerdote che di fronte al Popolo di Dio è investito di quella grave responsabilità che lei e la Signora Siccardi non avete né per grazia di stato sacramentale né per sacro ministero, ossia l’obbligo morale di dire ai fedeli cosa è giusto e cosa è sbagliato. Pertanto, con serietà pastorale, il Reverendo Innominato ha invitato i fedeli cattolici che vivono spesso con comprensibile ansia questi momenti di smarrimento intra ed extraecclesiale, a non cercare risposte e linee guida di percorso nelle righe di questa deliziosa Signora che in modo maldestro ha abusato la figura del Beato Paolo VI per legittimare il Vescovo Marcel Lefebvre impudentemente paragonato a Sant’Atanasio di Alessandria e presentando Paolo VI come figura attraverso la quale giungere a Lefebvre [vedere qui]. Pertanto, la Signora Siccardi, a fronte di queste sue pubbliche dichiarazioni strampalate sul piano storico, teologico ed ecclesiologico, o è un’ignorante — nel senso etimologico del termine di ignorare — oppure è una mistificatrice della storia della Chiesa, perché il Beato Paolo VI, riguardo il quale costei afferma di propria viva vice accurati studi di ricerca svolti [vedere qui], nella sua lettera indirizzata il 29 giugno 1975 a Marcel Lefebvre fece questa chiara e inequivocabile affermazione:
Vous laissez invoquer en votre faveur le cas de saint Athanase. Il est vrai que ce grand évêque demeura pratiquement seul à défendre la vraie foi, dans les contradictions qui lui venaient de toute part. Mais, précisément, il s’agissait de la défense de la foi du récent concile de Nicée. Le concile fut la norme qui inspira sa fidélité, comme du reste chez saint Ambroise. Comment aujourd’hui quelqu’un pourrait-il se comparer à saint Athanase, en osant combattre un concile comme le deuxième concile du Vatican, qui ne fait pas moins autorité, qui est même sous certains aspects plus important encore que celui de Nicée?
«È vero che Sant’Atanasio restò praticamente il solo a difendere la vera fede, pur nelle opposizioni che gli giungevano da ogni parte. Ma si trattava precisamente della fede del recente Concilio di Nicea. Oggi, come potrebbe qualcuno paragonarsi a Sant’Atanasio, osando combattere un Concilio come il Vaticano II, che non è meno autorevole, che è addirittura sotto certi aspetti più importante di quello di Nicea?». [testo integrale della lettera del Beato Paolo VI, qui]
Può una studiosa seria eludere questo scritto così chiaro del Beato Paolo VI, sino ad ignorare del tutto che proprio dinanzi ad esso, pochi anni dopo, preso amaramente atto della chiusa pervicacia di questo vescovo, San Giovanni Paolo II decise di comminargli la scomunica, dopo che questi aveva posto in essere un atto scismatico, tale di fatto è la consacrazione di quattro vescovi senza il mandato della Sede Apostolica?
Il fatto che il Cardinale Raymond Leonard Burke abbia scritto una prefazione ad un libro di questa autrice, non è né una garanzia né una patente di legittimazione dei suoi contenuti, anche perché, se come voi c’insegnate è legittimo criticare ad ogni piè sospinto l’operato dei pontefici che si sono succeduti dal 1958 a oggi e quindi l’autorità ed i documenti di un intero concilio ecumenico — cosa nella quale siete ormai da tempo specializzati attraverso libri, conferenze ed attività pubblicistiche — a maggior ragione, si possono all’occorrenza criticare le scelte più o meno opportune di un singolo cardinale?
Per quanto riguarda la Signora Maria Guarini, sulla cui amabilità e impegno nessuno ha mai sollevato alcuna questione, il fatto che Brunero Gherardini l’abbia definita «una donna di Fede e di scienza», non è una garanzia, pur essendo la Signora una donna d’indubbia fede e una studiosa che cerca d’imparare la scienza. Quando infatti la Signora presentò tempo fa al Reverendo Innomitato la bozza di un suo libro su tematiche liturgiche, egli rimase sconcertato nel riscontrare in essa tutta una serie di errori di carattere storico e teologico, uniti ad una precaria conoscenza della dogmatica sacramentaria, coronati infine da una generosa prefazione di Brunero Gherardini. Questo il motivo per il quale il Reverendo Innominato non accettò di pubblicare quel libro nella collana teologica da lui diretta: per evitare ad un eminente confratello anziano della caratura di Brunero Gherardini l’ennesima brutta figura da consegnare alla storia, tanto evidenti erano certi errori della Guarini quanto inopportuna dinanzi ad essi la prefazione del Gherardini.
Ci fa piacere, Chiarissimo Professore, che voi riusciate a tenere in piedi fondazioni, agenzie stampa, riviste, siti, pubblicazioni di libri a pagamento, organizzazioni di conferenze, marce per la vita e via dicendo, il tutto con gli abbonamenti ed il sacrificio di tanti fedeli amici che collaborano con voi. Pertanto, se anziché dichiararsi offeso per certo «attacchi calunniosi» che tali non sono, avesse la carità cristiana di insegnare anche a noi come raccogliere cifre consistenti di danaro per tenere in piedi le nostre attività per il bene della Chiesa fondata da Cristo su Pietro, le saremmo grati da ora e per sempre, assicurando un ricordo speciale per lei e la Fondazione Lepanto durante una Santa Messa celebrata per voi — di rigore col vetus ordo — nel giorno della festa della Cattedra di San Pietro.
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Post Scriptum
Il Dottor Paolo Deotto, direttore di Riscossa Cristiana, riferendosi anch’esso al Reverendo Innominato, ha colto l’occasione per fare allusione agli esiti della Legge Basaglia che ha lasciato a piede libero molti soggetti problematici dopo la chiusura dei manicomi [vedere articolo integrale qui]. Il Dottor Deotto, col suo pudibondo vetero democristianese basato sul dire e non dire — lessico e stile ormai morto agli albori degli anni Settanta −, pare molto sensibile a certi problemi politico-sociali, sicché vorremmo invitarlo a valutare anche un altro dramma, sul quale potrebbe scrivere qualche perla di saggezza: l’Italia è un paese sempre più vecchio e con un numero di anziani problematici sempre più elevato, molti dei quali restano purtroppo tagliati fuori dai reparti di geriatria per mancanza di posti disponibili, cosa che costituisce in parte un dramma umano, in parte una emergenza che meriterebbe di essere approfondita.

4 commenti:

  1. Cara Ipazia dovresti dire al tuo amico, " l' innominato " da parte mia, anche se io non sono teologa, non sono investita sacerdota, non conto niente per il motivo che sono attempatella, un po' ciccciottina, moglie non divorziata, non bella come la sua amica del cuore Bellucci, sono fedele a mio marito che mi ama e che amo , ho figli belli bravi e buoni, dicevo dovresti dire che di teologi come Lui ne abbiamo piene le tasche. La teologia santa e buona si fa con l' umiltà, con le ginocchia, con il nascondimento e con il silenzio. Cose che al tuo padrone e consimile sono totalmente sconosciute. e non salutarmelo nemmeno che come uomo mi è cordialmente antipatico. jane

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  2. Ce ne vorrebbero tanto professori come de Mattei, e tanti Paolo Deotto e tante Cristina Siccardi e tante Maria Guarini e un po' meno gatte come Ipazia , che oltre a miagolare e a graffiare e dire stupidate non sa fare altro. Miaur miaur . jhon

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  3. Già, e i gatti, che silenti vanno dentro e fuori le case soprattutto di notte, parlando il gattese, magari potranno dirci cosa faceva di notte, nei parchi milanesi, il gran capintesta del Concilione. O magari chiedere ai poliziotti che l'avevano fermato...

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  4. Quando uno scrive "san giovanni paolo II" si è già squalificato da solo, quando miagola e graffia non ne parliamo. Ma si sa codesto strano figuro ha dei seri problemi da risolvere. primo fra tutti la superbia e la non conoscenza della Dottrina Cattolica, giacchè definire "santo" una persona che ne ha fatte di tutti i colori e che ha rovinato grana parte della Chiesa Cattolica, ha baciato il corano, ha promosso e partecipato agli eretici incontri di Assisi, ci ha riempito di extracomunitari, ha firmato i "patti lateranensi" eliminando la religione cattolica come religione di stato, ecc...ecc... significa ignorare ed essere in perfetta malafede.
    Solo su una cosa, posso essere d'accordo. Mi ha molto stupito il fatto che la Guarini sia stata definita da Mons. Gherardini una donna di scienza. E' decisamente troppo. Per il resto l'estensore dell'articolaccio merita una sonora pernacchia.

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