ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 18 marzo 2015

Cardinali cattolici trovansi (ancora per quanto?)

Il Card. Zen: "Coloro che amano la Forma Straordinaria devono avere la possibilità di seguirla"


di Paix Liturgique, lettera 64 

Nella nostra lettera francese n°174, aprile 2009, ci siamo soffermati sulla scelta fatta dal Cardinale Joseph Zen Ze-Kiun, S.D.B. (Salesiano di don Bosco), allora Vescovo di Hong-Kong, di celebrare la sua ultima messa pontificale secondo la forma straordinaria del rito romano. Il Cardinale in quell'occasione aveva dichiarato che desiderava consacrare ai fedeli legati alla liturgia tradizionale della Chiesa, una parte del proprio tempo di prelato emerito.

Cinque anni dopo, possiamo osservare che il Cardinale Zen, tenendo fede alla sua parola, ha accompagnato la vita spirituale e sacramentale della comunità tradizionale dell'ex colonia britannica, celebrando spesso secondo il messale di San Giovanni XXIII, dando le cresime, tenendo conferenze, assistendo all'ordinazione diaconale di uno dei membri del suo ordine, ecc.
Alla fine del 2014, in occasione di una conferenza sulla missione in Asia presso l'università pontificale urbaniana di Roma, il traduttore della nostra lettera tedesca si è potuto intrattenere qualche momento con Sua Eminenza ed ha potuto rivolgergli alcune domande alle quali siamo grati abbia risposto con grande benevolenza ed estrema carità.


INTERVISTA CON IL CARDINALE JOSEPH ZEN ZE-KIUN


1) Qual'è il posto della liturgia nella sua vita, Eminenza?

Cardinale Zen: E' il momento più importante della mia giornata. Io sono un religioso e, a questo titolo, apprezzo molto la nostra preghiera in comunità. A Hong-Kong, la nostra comunità, tra l'altro, ha pure dei bellissimi arredamenti sacri.

2) Lei è stato uno dei primi sacerdoti cinesi a celebrare il Novus Ordo come segno di unità con Roma. In seguito, Benedetto XVI ha permesso che la messa tradizionale fosse di nuovo celebrata, cosa che lei fa ben volentieri, in particolare a Hong-Kong...

Cardinale Zen: Personalmente, io ho ben accolto la decisione del Papa, ormai emerito, Benedetto XVI. Ha avuto perfettamente ragione nel dire che la messa tradizionale non era mai stata abolita. E se i fedeli la trovano più propizia per nutrire la loro devozione, noi dobbiamo dargli la possibilità di beneficiarne. Nel passato io ho avuto l'occasione di introdurre la messa del dopo-concilio ai seminaristi cinesi [dal 1989 al 1996, il Cardinale Zen ha insegnato nei seminari cinesi, finora chiusi ai sacerdoti romani] e ne sono stato felice. Tuttavia, già all'epoca ricordavo loro che non c'era niente di male a celebrare la liturgia antica. La nostra fede, la nostra vocazione, i nostri santi, tutto viene da quella liturgia, da quella preghiera.

3) Lei apprezza il latino?

Cardinale Zen: Sì, molto. Amo i canti gregoriani, e ne so molti a memoria. Li recito nelle mie preghiere del mattino e li trovo ammirevoli! Mi piacerebbe inoltre vedere più spesso la liturgia ordinaria celebrata in latino, come prevedeva il concilio.

4) In Europa gli oppositori della messa antica dicono che riguarda uno sparuto gruppo di fedeli. Lei che ne pensa?

Cardinale Zen: Non vedo il problema. Anche a Hong-Kong il gruppo non è poi troppo numeroso. Coloro che amano la forma straordinaria devono poterla avere. E' un loro diritto. Non è necessario obbligare i fedeli a raggrupparsi in modo artificioso. Un piccolo numero di loro è già sufficiente.

5) La forma straordinaria costituisce una minaccia per l'unità della Chiesa?

Cardinale Zen: No, assolutamente no. Perché dovrebbe? Ci sono molte liturgie diverse nella Chiesa Cattolica, come per esempio quelle delle chiese d'Oriente. La diversità dei riti non è un problema.

6) Eminenza, ha qualche messaggio da comunicare ai fedeli legati alla forma straordinaria?

Cardinale Zen: Sì. La messa straordinaria resterà certamente importante nel futuro. Le persone che lo desiderano devono potervi assistere, sempre che non si schierino poi contro quella moderna. A Hong-Kong, coloro che partecipano alla messa tradizionale, vanno anche a quella moderna e non hanno nulla in contrario. Come tutti i fedeli nel mondo, anche i Cinesi traggono un gran profitto dalla tradizione della Chiesa.

I COMMENTI DI PAIX LITURGIQUE

1) Ricordiamo che, in seguito alla vittoria di Mao, la Chiesa è presente in Cina in modo ufficiale, attraverso un'associazione patriottica controllata dal potere politico, ma anche in modo clandestino, attraverso una chiesa martire fedele a Roma. Questa situazione particolare ha fatto sì che il cattolicesimo riconosciuto dallo Stato, fino all'apertura permessa da Den Xiaoping negli anni '80, abbia completamente ignorato il concilio Vaticano II, e, dunque, la liturgia moderna. E' nel quadro di quest'apertura che il futuro Cardinale Zen è potuto andare ad insegnare nei seminari della chiesa patriottica alla fine degli anni '80 e contribuire alla diffusione del Novus Ordo. In ogni caso, e questa è una riflessione che ha voluto aggiungere durante la nostra intervista, sin d'allora era convinto della legittimità della liturgia tradizionale e non si esimeva dal precisare ai propri studenti che il messale antico rimaneva comunque valido.

2) Quest'anno 2014 è stato un anno di grazia per la comunità tradizionale di Hong-Kong: due dei suoi membri, tra cui uno dei fondatori, sono stati ordinati sacerdoti (uno per la Fraternità San Pietro e l'altro per la diocesi), mentre un terzo, Salesiano come il Cardinale Zen, è stato ordinato diacono. Un religioso, un Ecclesia Dei e un diocesano: anche in capo al mondo, la liturgia tradizionale, vissuta e celebrata in un contesto di pace e di crescita spirituale, è sorgente feconda di vocazioni sacerdotali, partecipando così allo slancio della nuova evangelizzazione.

3) "Coloro che amano la forma straordinaria devono potervi partecipare. E' un loro diritto." Preghiamo perché questa saggezza elementare venuta dall'estremo Oriente rassereni le nostre comunità e i nostri pastori, e li incoraggi a crescere in carità e generosità all'incontro con coloro che chiedono la forma straordinaria del rito romano.

Fonte: Messainlatino, 18 marzo 2015

Omelia del Cardinal Burke a Ramsgate

Redazione
Dall’originale inglese [qui]. Omelia del cardinale Raymond Leo Burke a Ramsgate il 9 marzo scorso, in occasione del Pontificale al trono – Feria II post Dom. Tertiam in Quadragesima, che è anche una stupenda catechesi con riferimenti inequivocabili all’ora presente.
Testo integrale dell’Omelia del Cardinal Burke a Ramsgate, in occasione della celebrazione della messa pontificale
zzbrk1Messa votiva a Sant’Agostino, Vescovo, Apostolo dell’Inghilterra
Santuario di Sant’Agostino
Chiesa cattolica di Ramsgate e Minster
Ramsgate, Inghilterra – 9 marzo 2015
1 Tes 2, 2-9
Lc 10, 1-9
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OMELIA
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Sia lodato Gesù Cristo, ora e sempre. Amen.
È una grande grazia poter offrire il Santo Sacrificio della Messa nel Santuario di Sant’Agostino, Apostolo dell’Inghilterra, così vicino al luogo in cui egli arrivò, nel 597, insieme a una quarantina di monaci, per svolgere una missione affidatagli dal Romano Pontefice, Papa Gregorio Magno: la seconda evangelizzazione delle Isole Britanniche. Qui ci è data la diretta testimonianza dell’infaticabile attività di Cristo glorioso nella Sua Chiesa. Sant’Agostino e i suoi compagni, in modo analogo ai 72 discepoli del Vangelo, sono stati inviati dal Vicario di Cristo in terra per portare il Cristo, che è vivo nella Chiesa, in una terra lontana. Venerando la tomba di Sant’Agostino riceviamo la grazia dello zelo missionario, che si esprime pienamente e in modo perfetto nell’offerta della Santa Messa.
Le fonti storiche riportano che Papa San Gregorio Magno desiderava ardentemente portare la verità e l’amore di Cristo alla nazione inglese. Aveva visto molti giovani inglesi mandati a Roma come schiavi, e il suo cuore era pieno di compassione per loro e per i loro compatrioti. Sentiva nel suo cuore l’intenzione del Signore che esortò i settantadue discepoli ad andare in missione con queste parole:
La messe è molta, ma gli operai sono pochi; pregate dunque il padrone della messe perché mandi operai per la sua messe. (1)
Così, egli chiese ai monaci del Monastero Romano di Sant’Andrea – da cui era stato chiamato per salire al Soglio di Pietro e di cui Sant’Agostino era il priore – di intraprendere il lungo e difficile viaggio in Inghilterra e predicare il Vangelo in un luogo a loro completamente sconosciuto. (2)
Possiamo immaginare che le sue istruzioni a Sant’Agostino e agli altri monaci siano state sostanzialmente le stesse che il Signore dette ai discepoli:
Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà messo dinanzi, curate i malati che vi si trovano, e dite loro: “Si è avvicinato a voi il regno di Dio”. (3)
Grazie a Dio, Sant’Agostino e i suoi compagni hanno compiuto la loro missione con obbedienza assoluta. L’integrità con cui essi hanno realizzato la loro opera sacerdotale è ben descritta dalle parole di San Paolo nell’Epistola odierna:
E il nostro appello non è stato mosso da volontà di inganno, né da torbidi motivi, né abbiamo usato frode alcuna; ma come Dio ci ha trovati degni di affidarci il Vangelo così lo predichiamo, non cercando di piacere agli uomini, ma a Dio, che prova i nostri cuori. (4)
Non hanno mai messo in discussione il fatto che la loro opera fosse quella del Cristo e non la propria. La misura del loro ministero era infatti solamente Cristo, la Sua verità e il Suo amore. Così, la loro predicazione del Vangelo e il loro amministrare i sacramenti ha portato frutto incessantemente, durante i secoli, nelle Isole Britanniche e ben al di là di esse.
Prosper Guéranger, nel suo commento alla festa di Sant’Agostino, riflette sui frutti durevoli della loro opera missionaria con queste parole:
E così, la nuova razza che abitò allora l’isola ricevette la fede come l’avevano ricevuta i Britanni precedentemente: dalle mani di un Papa; i monaci furono i loro maestri nella scienza della salvezza. La parola di Agostino e dei suoi compagni rese frutto in questo suolo privilegiato. Ovviamente, ci volle tempo prima che egli potesse istruire l’intera isola, ma né Roma né i Benedettini abbandonarono l’opera iniziata. I membri superstiti dell’antica cristianità britannica si unirono ai nuovi convertiti e l’Inghilterra meritò il suo appellativo plurisecolare di “Isola dei Santi”. (5)
Si pensi, per esempio, a illustri figure come quelle di Beda il Venerabile e di San Tommaso Becket.
zzbrk2
Contemplando i santi che sono stati il frutto del ministero apostolico di Sant’Agostino e dei suoi compagni, ricordiamo anche quanti hanno sofferto fino a spargere il loro sangue per essere fedeli alla fede apostolica loro tramandata in linea ininterrotta a partire dagli apostoli e, in particolare, a partire da Papa San Gregorio Magno, eroico Successore di San Pietro, e da Sant’Agostino di Canterbury, illustre successore degli apostoli. In modo eminente, ricordiamo le figure di San Tommaso Moro e San Giovanni Fisher, che hanno aderito tenacemente alla tradizione della fede ricevuta dal Vicario di Cristo sulla terra in un’epoca in cui tanti tradivano e abbandonavano la fede apostolica. Nel suo processo del 1 luglio 1535, San Tommaso Moro rimase fermamente fedele alla viva Tradizione della Chiesa, che gli proibiva, in coscienza, di riconoscere Re Enrico VIII come Capo Supremo della Chiesa. Quando il Cancelliere lo riprese citandogli l’accettazione del titolo da parte di tanti vescovi e nobili della nazione, Tommaso Moro replicò: “Milord, per ogni vescovo che condivide la vostra opinione, io ho cento santi che stanno dalla mia parte; e a cambio del vostro parlamento – Dio solo sa di che sorta – io ho tutti i Concili Generali di mille anni di storia…”. (6) I martiri inglesi hanno preferito dare le loro vite in martirio piuttosto che rinunciare al loro tesoro più grande e duraturo, la vita del Cristo vivo per noi nella Sua santa Chiesa. Molti altri – siano essi santi canonizzati o eroi sconosciuti della fede – hanno professato con abnegazione e costanza la fede cattolica che è stata portata nelle Isole Britanniche da Sant’Agostino e dai suoi compagni.
Siamo sicuramente coscienti delle grandi sfide inerenti al vivere la fede apostolica ai nostri giorni. Certamente, Satana – che è “un assassino sin dal principio” e “il padre di ogni menzogna” (7) – non può sopportare che la verità e l’amore di Cristo risplendano nella Sua santa Chiesa. Non riposa mai dalla sua opera d’odio e d’inganno. Cerca sempre di corrompere la verità, la bellezza e la bontà che Cristo non cessa di infondere nelle nostre anime cristiane dal Suo glorioso Cuore trafitto. Le insinuanti confusioni e i gravi errori sulle verità più fondamentali, sulle realtà più belle e sul bene durevole della vita umana e del suo nucleo, la famiglia umana, così come ci viene dato da Dio, sono i tragici segni della presenza di Satana tra di noi. Quando osserviamo fino a che punto sia riuscito a corrompere una cultura un tempo cristiana e a spargere i semi della confusione e dell’errore persino all’interno della stessa Chiesa, possiamo facilmente spaventarci e scoraggiarci.
Ma, come Sant’Agostino e i suoi compagni sapevano ed hanno predicato, c’è un’altra presenza che sconfigge sempre Satana. È la presenza di Nostro Signore Gesù Cristo nella Sua santa Chiesa e – nel modo più pieno e perfetto – nel Santissimo Sacramento: la Sua Presenza Reale. Se aderiamo strettamente a Cristo, alla Sua verità e al Suo amore, anche di fronte alla persecuzione, la vittoria sul peccato, la vittoria della vita eterna sarà certamente nostra. Proprio Nostro Signore, quando ha collocato la Sua Chiesa sulle solide fondamenta dell’Ufficio Petrino, ci ha promesso che le forze del male non prevarranno contro di essa. (8) L’ultimo capitolo della storia della Chiesa è già scritto. È la storia della vittoria di Cristo, quando tornerà nella gloria per portare a termine la Sua opera di salvezza, per inaugurare “cieli nuovi e una terra nuova”. (9) Sta a noi scrivere i capitoli intermedi, insieme a Cristo e ai Suoi fedeli e generosi discepoli. Narreranno certamente la storia delle sofferenze per la verità e l’amore di Cristo, ma narreranno anche sempre la storia della grazia divina che opera in ogni anima cristiana, colmandola di gioia e pace anche di fronte a grandi sofferenze e alla stessa morte. Non ci lasciamo prendere dalla paura o dallo scoraggiamento, bensì rallegriamoci, insieme a San Paolo, di completare nella nostra epoca le sofferenze di Cristo per la gloria di Dio e per la salvezza del mondo. (10)
Venendo in pellegrinaggio a questo tempio, non posso mancare di far notare l’esempio dell’architetto cattolico Augustus Welby Northmore Pugin, che ha progettato questa bella chiesa in cui è anche sepolto. Augustus Pugin venne attratto alla verità della fede cattolica dalle sue riflessioni sulla bellezza delle grandiose architetture delle chiese medievali, e cercò a sua volta di esprimere e ispirare, tramite la sua architettura, la nobiltà e la bellezza della cultura cristiana in un’epoca in cui i fondamenti cristiani della società erano già seriamente minacciati dal secolarismo radicale del pensiero del cosiddetto Illuminismo. Celebrando la Santa Messa in questa chiesa, che a giusto titolo può essere definita sua, rendiamo grazie a Dio per lui e per il grande tesoro della bellezza della fede che ci ha dato.
Cristo fa ora presente sacramentalmente il Suo Sacrificio sul Calvario. Cristo ci offre ora il grande frutto del Suo Sacrificio, che ha offerto in primo luogo agli apostoli nell’ultima cena e che Sant’Agostino ha introdotto in Inghilterra nel 597: il Corpo, il Sangue, l’Anima e la Divinità di Cristo, unico Salvatore del mondo. Mentre Cristo glorioso discende sull’altare di questo grande santuario, innalziamo i nostri cuori al Suo glorioso Cuore trafitto. Mentre Egli offre la Sua vita per noi nel Sacrificio Eucaristico, offriamo le nostre vite insieme a Lui come un’oblazione d’amore a Dio Padre per la salvezza di tutti i nostri fratelli e sorelle. Con la Vergine Maria, Maria dell’Annunciazione venerata come Nostra Signora di Walsingham su quest’amata isola, formiamo un solo cuore con il Cuore Eucaristico di Gesù. Nel Cuore di Gesù i nostri cuori troveranno il coraggio e al forza di rimanere fedeli alla fede apostolica, per la gloria di Dio e per la salvezza dell’Inghilterra e di tutto il mondo.
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Cuore di Gesù, salvezza di quanti hanno fede in Te, abbi pietà di noi.

Nostra Signora di Walsingham, prega per noi.
San Giuseppe, Sposo di Maria e Padre Putativo di Gesù, prega per noi.
San Gregorio Magno, prega per noi.
Sant’Agostino, Apostolo dell’Inghilterra, prega per noi.
Raymond Leo Cardinal BURKE
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NOTE
1 – Lc 10, 2.
2 – Cfr. Prosper Guéranger, L’année liturgique, Le temps pascal, Tome III, 19ème éd. (Tours, Maison Alfred Mame et Fils, 1925), p. 571. [Qui sotto citato come Guéranger]. Traduzione inglese: Prosper Guéranger, The Liturgical Year, Paschal Time, Book II, tr. Laurence Shepherd (Fitzwilliam, NH, Loreto Publications, 2000), p. 606. [Qui sotto citato come GuérangerEng].
3 – Lc 10, 8-9.
4 – 1 Tes 2, 3-4.
5 – “Ainsi la nouvelle race qui peuplait cette île recevait à son tour la foi par les mains d’un pape : des moines étaient ses initiateurs à la doctrine du salut. La parole d’Augustin et de ses compagnons germa sur ce sol privilégié. Il lui fallut, sans doute, du temps pour étendre à l’île tout entière ; mais ni Rome, ni l’ordre monastique n’abandonnèrent l’œuvre commencée ; les débris de l’ancien christianisme breton finirent par s’unir aux nouvelles recrues, et l’Angleterre mérita d’être appelée longtemps l’île des saints.” Guéranger, p. 570. Traduzione inglese: GuérangerEng, p. 605.
6 – A cura di Gerard B. Wegemer e Stephen W. Smith, A Thomas More Source Book, Washington, D.C., The Catholic University of America Press, 2004, p. 354.
7 – Gv 8, 44.
8 – Cfr. Mt 16, 18.
9 – Ap 21, 1. Cfr. 2 Pt 3, 13.
10 – Cfr. Col 1, 24-26.
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[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]
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fonte: Chiesa e post-concilio

Usa Today: "La Messa in latino risorge dopo il CVII: interesse in continua crescita".

(foto: Alessandra Tarantino, AP)

Un articolo uscito su Usa Today a firma del giornalista Enric Lyman, il quale, pur con qualche imprecisione e svista, dà la conferma che l'interesse per la liturgia antica è sempre in maggior crescita: e per prova adduce il grande numero di giovani (che, pur non avendola mai conosciuta, ne sono attratti e interessati), e l'aumento dei gruppi stabili che nascono ogni anno in tutto il mondo e delle organizzazioni che chiedono di aderire alla F.I.U.V. Foederatio Internationalis Una Voce

Sono però doverose alcune precisazioni all'articolo di Lyman: 

1. la ricorrenza che cade quest'anno è il 50° della prima Messa celebrata con alcune parti in italiano da Paolo VI con il Messale edito 1965 (ma ancora con il rito antico!!) nella parrocchia romana di Ognissanti. La Costituzione ApostolicaSacrosanctum Concilium (in cui veniva autorizzata la lingua nazionale per alcune parti delle celebrazioni -n. 36, § 2-, con raccomandazione però che si conservasse il latino; cfr. n. 36 § 1) invece è del 1963; 

2. Il Concilio nulla aveva disposto circa il "volgere" gli altari ad populum: sappiamo bene che tale possibiltà (funesta, a nostro avviso, l'effetto di appiattimento spirituale che produsse: la direzione della preghiera e del Sacrificio Eucaristico è per propria natura "verticale", trascendentale, rivolto ad Deum per il tramite del ministro consacrato) fu presa solo dopo il Concilio, in ambito della riforma liturgica. 

3. Non è bello il termine "coreografie" riferito ai riti della Messa... ma siamo indulgenti con gli americani... che fanno di tutto uno show. 





La Messa in latino risorge 50 anni dopo il Vaticano II



di Enric Lyman, da Usa Today, del 13.03.2015
(traduzione di MiL, grazie anche a Gregory DiPippo di New Liturgical Movement)

CITTA 'DEL VATICANO - Cinquant'anni dopo in cui la Messa tradizionale in latino è stata messa da parte dalla Chiesa cattolica romana, ora assistiamo ad un ritorno.
Il Concilio Vaticano, giusto un mezzo secolo fa questo mese, aveva autorizzato che la Messa si sarebbe potuta celebrare nelle lingue locali, e che il sacerdote fosse rivolto ai fedeli. La Messa in latino, più lunga, aveva una "coerografia" complicata, e il sacerdote "volge la la schiena al popolo"
Nel 2007, Papa Benedetto XVI ha formalmente autorizzato la maestosa Messa in latino affinché essa fosse più accessibile ai fedeli. Da allora, la partecipazione si è moltiplicata.
"I cattolici interessati ora si rendono conto che la Messa in latino non è una cosa strana, nascosta in un angolo", ha detto Joseph Shaw, presidente della Società messa in latino con sede nel Regno Unito. "Una volta che i fedeli entrano in chiesa, la Messa parla da sé."
Molti fedeli interessati alla Messa in latino sono troppo giovani per ricordare quando essa era la norma nelle chiese cattoliche.

"C'è un movimento tra i giovani cattolici che vuole conoscere, scoprire e preservare la propria eredità cattolica, e la Messa tradizionale in latino è in esatta sintonia con questo intento" ha detto padre Joseph Kramer, un sacerdote con sede a Roma e sostenitore da lunga data della Messa in latino. "Penso che i giovani siano attratti alla ricchezza liturgica del passato ".
Anche se i dati sulla partecipazione alle messe in latino non sono disponibili, è evidente che l'interesse è in crescita. La Federazione Internazional "Una Voce" (gruppo di laici interessati alla Messa in latino), ha detto che le varie organizzazioni (che fanno parte della federazione) sono in crescita in tutte le parti del mondo.
"Penso che le persone siano attratte dalla bellezza, dalla profondità e dalla coerenza intima della Messa antica", ha detto James Bogle, presidente della Federazione.
I fedeli che frequentano la messa in latino dicono infatti che la serietà del servizio è coinvolgente.
"Nella mia chiesa a Miami, la gente viene con indosso pantaloni corti e guarda sempre il proprio cellulare durante la funzione" ha detto Antonia Martinez, 33, un impiegato di una scuola cattolica e che ha partecipato ad un recente servizio a Roma. "La Messa in latino ha invece un tono più riverente che sembra più opportuno per adorare Dio."



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IN ENGLISH


VATICAN CITY — Fifty years after the traditional Latin Mass was abandoned by the Roman Catholic Church, it is making a comeback.
The Second Vatican Council ruled a half-century ago this month that the Mass could be said in local languages while the priest faced the congregation. The longer Latin Mass involved elaborate choreography, and the priest's back was toward the pews.

In 2007, Pope Benedict XVI formally allowed the majestic Latin Mass to be more accessible to congregations. Since then, participation has mushroomed.
"Interested Catholics now realize it's not some peculiar thing tucked away in an embarrassed corner," said Joseph Shaw, chairman of the Latin Mass Society based in the United Kingdom. "Once they're in the door, the Mass speaks for itself."
Many enthusiasts of the Latin Mass are too young to recall when it was the standard for Catholic churches.
"There is a movement among young Catholics to know, discover and preserve their Catholic heritage, and the traditional Latin Mass fits in with that," said Joseph Kramer, a Rome-based priest and longtime advocate of the Latin Mass. "I think they are drawn to the liturgical richness of the past."
Though figures on attendance at Latin Masses are not available, there is evidence interest is growing. The International Una Voce Federation, lay groups associated with the Latin Mass, said member organizations are growing in all parts of the world.
"I think people are drawn to the Mass' beauty and depth and its internal coherence," said James Bogle, president of the federation.
Churchgoers who attend the Latin Mass say the seriousness of the service is appealing.
"In my church in Miami, people come wearing short pants and checking their cellular phones during the service," said Antonia Martinez, 33, a Catholic school administrator who attended a recent service in Rome. "This Mass has a more reverent tone that seems more appropriate for worshiping God."

Fonte: Messainlatino, 18 marzo 2015

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