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(Salvatore Izzo) Papa Francesco e' consapevole di avere intorno a se' persone che non sono d’accordo con quello che fa e dice, ma questo non lo preoccupa perche', spiega, "ascoltare le persone, a me, non ha mai fatto male". "Ogni volta che le ho ascoltate - dice nell'intervista a Cracova News, il giornale autogestito dai ragazzi di una parrocchia di periferia di Buenos Aires - mi e' sempre andata bene. Le volte che non le ho ascoltate mi e' andata male. Perche' anche se non sei d'accordo con loro, sempre ti danno qualcosa o ti mettono in una situazione che ti spinge a ripensare le tue posizioni. E questo ti arricchisce".
Nell'intervista tradotta in italiano dal sito specializzato "Vatican insider", Papa Francesco dice di se stesso: "io ho vissuto molto tempo inutilmente. In quei momenti la vita non e' stata tanto intensa e tanto ricca. Io sono un peccatore come qualunque altro. Solamente che il Signore mi fa fare cose che si vedono; ma quante volte c'e' gente che fa il bene, tanto bene, e non si vede".
estratto da
Tutte le ramanzine di Bergoglio in due anni di papato
Marco Politi sul Fatto Quotidiano ha parlato di “pugno di Francesco” dato a Comunione e Liberazione, durante l’udienza che s’è tenuta sabato scorso in piazza san Pietro. “Il mite Francesco, con l’eleganza antica di chi sa maneggiare la penna e la parola nella Compagnia di Gesù, ha stilato l’elenco dei vizi ciellini. Madamini, il catalogo è questo!
‘Quando io metto al centro il mio metodo spirituale, io esco di strada – ha spiegato – Quando siamo schiavi dell’autoreferenzialità finiamo per coltivare una spiritualità di etichetta: ‘Io sono Cl’ e poi cadiamo nelle mille trappole che ci offre il compiacimento…quel guardarci allo specchio che ci porta a trasformarci in meri impresari di una ong”.
PER SOCCI “BERGOGLIO BASTONA LE PECORE PIU’ FEDELI”
Ma era davvero un attacco al movimento? Antonio Socci, su Libero, pensa di sì: “Ieri (sabato 8 marzo, ndr) si è reso omaggio all’uomo Giussani, ma trasformato in un santino e isolato dalla sua storia. Tentando di delegittimare e archiviare l’opera che da lui è nata, il popolo di Comunione e liberazione e la sua formidabile presenza sociale e culturale, la sua originale creatività che dagli anni Settanta ha incontrato e coinvolto tantissimi giovani e molti non credenti. Bergoglio – aggiunge Socci – dice il contrario di quanto hanno affermato Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e don Giussani”. Il titolo dell’articolo chiarisce già il concetto: “Bergoglio bastona le pecore più fedeli alla Chiesa”.
LA FRASE SUI “CRISTIANI PIPISTRELLI”
Se però si decontestualizza e si vanno a rileggere tutti i discorsi che il Papa ha pronunciato in questi due anni di pontificato, si scopre che richiami di questo genere, di certo, non sono un’eccezione, anzi. Tante volte il Pontefice ha parlato “della malattia dei cristiani, l’aver paura della gioia. Cristiani che Preferiscono la tristezza e non la gioia. Si muovono meglio non nella luce della gioia, ma nelle ombre, come quegli animali che soltanto riescono ad uscire nella notte, ma alla luce del giorno no, non vedono niente. Come i pipistrelli. E con un po’ di senso dell’umorismo possiamo dire che ci sono cristiani pipistrelli che preferiscono le ombre alla luce della presenza del Signore”.
LA RAMANZINA AI NEOCATECUMENALI
Un anno fa fece rumore quanto disse ricevendo in udienza il Movimento neocatecumenale: “Vorrei proporvi alcune semplici raccomandazioni. La prima è quella di avere la massima cura per costruire e conservare la comunione all’interno delle Chiese particolari nelle quali andrete ad operare. (…) La comunione è essenziale: a volte può essere meglio rinunciare a vivere in tutti i dettagli ciò che il vostro itinerario esigerebbe, pur di garantire l’unità tra i fratelli che formano l’unica comunità ecclesiale, della quale dovete sempre sentirvi parte”. E in ogni caso, “la libertà di ciascuno non deve essere forzata, e si deve rispettare anche la eventuale scelta di chi decidesse di cercare, fuori dal Cammino, altre forme di vita cristiana che lo aiutino a crescere nella risposta alla chiamata del Signore”.
“VESCOVI NON SIANO MONDANI”
Che dire, poi dei più che frequenti rimbrotti ai vescovi? Si prenda come esempiol’udienza generale dello scorso 5 novembre: “I vescovi sono garanti della fede delle comunità cristiane e come segno vivo della presenza del Signore in mezzo a loro. Non si tratta di una posizione di prestigio, di una carica onorifica. L’episcopato non è una onorificenza, è un servizio. Non dev’esserci posto nella Chiesa per la mentalità mondana. L’episcopato è un servizio, non un’onorificenza per vantarsi”.
“I CORROTTI NON TORNANO INDIETRO, SONO SEPOLCRI IMBIANCATI”
Tanti malesseri creò anche l’omelia di un anno fa dinanzi ai parlamentari italiani: “E’ tanto difficile che un corrotto riesca a tornare indietro. Il peccatore, sì, perché il Signore è misericordioso e ci aspetta tutti. Ma il corrotto è fissato nelle sue cose, e questi erano corrotti. E per questo si giustificano, perché Gesù, con la sua semplicità, ma con la sua forza di Dio, dava loro fastidio”. Francesco li bollò come “uomini di buone maniere ma di cattive abitudini. Gesù li chiama ‘sepolcri imbiancati’”.
“NO AI PRETI TRISTI COLLEZIONISTI DI ANTICHITA’”
Sui preti, poco giorni dopo l’elezione, durante la Messa del Crisma in San Pietro, disse che spesso “finiscono per essere tristi, preti tristi, e trasformati in una sorta di collezionisti di antichità oppure di novità, invece di essere pastori con l’odore delle pecore”.
A questo papa CL non piace. Ma con sei eccezioni
Con i carismatici va a mille, siano o no cattolici. Con i focolarini altrettanto, li ha incitati a proseguire nel solco della fondatrice Chiara Lubich e nel dialogo ecumenico e interreligioso. Persino con i neocatecumenali è ora più caloroso che mai: ha messo da parte i rimproveri che ha loro rivolto un anno fa e ne ha benedetto il carisma, specie quello missionario.
È con Comunione e liberazione, invece, l’ultimo dei movimenti a cui ha dato udienza, che papa Francesco si è mostrato freddo e burbero. Don Luigi Giussani, con i suoi libri, l’ha riposto in biblioteca. Il carisma delle origini, invece di benedirlo, l’ha messo all’indice. Contro l’autoreferenzialità di chi dice “Io sono CL” ha speso i passaggi più corrosivi del suo discorso, sabato 7 marzo, davanti a una piazza San Pietro gremita e festosa, ma incerta su come interpretare il duro rimbrotto papale.
Perché è vero che Jorge Mario Bergoglio ha letto – e l’ha ricordato – alcuni libri di Giussani. Ma di Comunione e liberazione ha sempre conosciuto una parte, non il tutto. I suoi amici, di ieri e di oggi, appartengono tutti e soltanto a quel nucleo ciellino di Roma che traeva ispirazione da don Giacomo Tantardini e che pubblicava il mensile internazionale “30 Giorni”, mai riconosciuto come proprio dall’ufficialità di CL.
Oggi don Tantardini è in cielo e “30 Giorni” non c’è più. Ma il reticolo degli amici ciellini di Bergoglio è più vivo che mai. Ed è impegnatissimo, nel circuito dei media, a sostenere a spada tratta il pontefice regnante, qualunque cosa dica o faccia.
Stefania Falasca, alla quale Francesco dedicò la sua prima telefonata da papa la sera stessa della sua elezione, è diventata editorialista principe di “Avvenire”, il quotidiano della conferenza episcopale italiana. Mentre suo marito Gianni Valente, in servizio all’agenzia vaticana “Fides”, si distingue per le sue iniziative di diplomazia parallela sul fronte dei rapporti tra Vaticano e Cina (iniziative criticatissime dal cardinale Joseph Zen) ed è una delle firme di punta di “Vatican Insider”, portale d’informazione religiosa tra i più letti al mondo.
Creatore e regista di “Vatican Insider” è Andrea Tornielli, vaticanista e saggista di vasta risonanza con in più il privilegio di un accesso personale e frequente al papa. Mentre Lucio Brunelli, di cui si ricorda la pubblicazione nel 2005 del diario anonimo di un cardinale del conclave con i retroscena dei 40 voti rastrellati allora da Bergoglio, è passato da vaticanista della tv italiana di Stato a direttore del telegiornale di TV 2000, l’emittente dei vescovi.
Il cognato di Brunelli, Massimo Borghesi, professore di filosofia all’Università di Perugia, continua ad essere l’intellettuale del gruppo, ultrabergogliano anche lui, anche a costo di andare fuori misura nel prendere le distanze dal pensiero di Joseph Ratzinger. Una sua riflessione su papa Francesco e i movimenti ecclesiali, pubblicata il 3 marzo su “Terre d’America“, ha curiosamente anticipato il tono del discorso di pochi giorni dopo del papa a CL.
E il direttore del sito “Terre d’America” è un altro di questi amici ciellini di Francesco. È Alver Metalli, giornalista e scrittore, una vita tra Argentina, Messico e Uruguay, oggi residente a Buenos Aires, nonché inventore dell’intervista data da Francesco a “La Cárcova News”, il giornale dell’omonima “villa” di periferia della capitale argentina, realizzata a Santa Marta il 7 febbraio e messa in rete il 10 marzo.
http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2015/03/10/a-questo-papa-cl-non-piace-ma-con-sei-eccezioni/
Tutti i borbottii di Comunione e Liberazione su Papa Francesco
11 - 03 - 2015Bonifacio Borruso
Le differenti reazioni di una parte di Cl dopo l'udienza di Bergoglio
Grazie all’autorizzazione del gruppo Class editori pubblichiamo l’articolo di Bonifacio Borruso apparso su Italia Oggi, il quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi.
Diciassette minuti e quattro secondi: tanto è durato il discorso di Papa Francesco agli 80mila aderenti a Comunione e liberazione giunti sabato scorso in piazza S. Pietro per un’udienza speciale, concessa al movimento cattolico nel decennale della morte del fondatore, Luigi Giussani. Un discorso breve, destinato a far parlare, dividendo il movimento cattolico fra entusiasti e critici. Che cosa ha detto Jorge Bergoglio? Ha intessuto un elegio del fondatore, di cui ha ribadito d’essere un estimatore. Fatto certo non nuovo ai lettori di ItaliaOggi, visto che questo giornale, a pochi giorni dalla sua elezione al soglio pontificio, ricordò la frequentazione dell’allora arcivescovo di Buenos Aires con Giacomo Tantardini e la comunità ciellina della Capitale.
Il pontefice ha però riservato la seconda parte del suo discorso a mettere in guardia i ciellini dall’indugiare sul passato e, così facendo, di mal interpretare il carisma stesso di Giussani. Il pontefice ha raccomandato di ricordare che «il centro non è il carisma, il centro è uno solo, è Gesù!» e che «tutta la spiritualità, tutti i carismi nella Chiesa devono essere «decentrati».
Un passaggio che ha fatto sobbalzare più d’uno. Il ciellino Antonio Socci ha parlato di «gaffe bergogliana» nel suo editoriale su Libero e, proprio usando il fondatore del movimento, ha ricordato che il carisma «è il terminale ultimo dell’Incarnazione». Ma non si tratta di una disquisizione teologica, perché il Papa ha anche attaccato i vizi di certi ciellini, cui ha detto che «Il riferimento all’eredità che vi ha lasciato don Giussani non può ridursi a un museo di ricordi, di decisioni prese, di norme di condotta. Comporta certamente fedeltà alla tradizione, ma fedeltà alla tradizione – diceva Mahler – «significa tenere vivo il fuoco e non adorare le ceneri».
Parole che non sono sfuggite a Robi Ronza, ciellino della primissima ora, tra i primi intervistatori di Giussani, e già portavoce del Meeting di Rimini, intervenuto domenica, su sito La Nuova Bussola quotidiana. Ronza ha parlato di un «discorso di ammonimento», da parte di Francesco: «A parte le parole cordiali rivolte a Julian Carron, non si rileva invece in tutto il discorso alcun cenno positivo, anzi alcun cenno in assoluto, alla realtà attuale del movimento e alla sua antica rilevante presenza in quelle periferie del mondo che tanto stanno a cuore a Papa Francesco».
Infatti, al grande impegno sociale ciellino, fiorito in questi sessant’anni, il pontefice non ha fatto riferimento. Non una parola sui malati di Aids ugandesi curati, sui poveri di Lima per i quali si è costruito un ateneo, sui ragazzini dei Quartieri spagnoli a Napoli o sui figli degli immigrati che a Milano frequentano i doposcuola legati al movimento, sull’accoglienza dei minori in difficoltà in tante zone d’Italia e alla grande macchina sfama-poveri del Banco Alimentare, non una parola per quanto le periferie esistenziali fossero state citate nuovamente dal Bergoglio stesso.
Paragonado l’udienza ciellina a quella dei Neocatecumenali, del giorno prima, Ronza ha dovuto rilevare che il Papa «non ha nei confronti di Cl una particolare simpatia». Una sensazione che ha avuto più d’uno, dalla piazza: l’udienza è persa quasi frettolosa, breve come un’omelia di Santa Marta, di fronte a una folla che s’era messa in moto coi pullman la sera precedente, viaggiando tutta la notte. È durato più il passaggio della papamobile in piazza, rallentato dal papismo festoso dei ciellini, che il discorso stesso, cui è seguito il tradizionale saluto ai dirigenti di Cl, fra i quali spiccava l’assenza diGiancarlo Cesana, che negli ultimi anni giussaniani, quando le condizioni del vecchio sacerdote erano peggiorate, era diventato di fatto la guida del movimento.
Non mancava, invece, l’altro grande laico, il fondatore della Compagnia delle Opere,Giorgio Vittadini. E della Cdo, c’era anche l’attuale presidente, il tedesco Bernhard Scholz. Nessun volto della politica, con Maurizio Lupi e Roberto Formigoni in platea, seppure in posizione privilegiata, la figura pubblica più alta in grado, fra quanti hanno incontrato il Papa vis-à-vis, è stata il giudice costituzionale Marta Cartabia.
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