Il cardinale Rai: "Le tenebre ci avvolgono, ma non ci rassegneremo alla catastrofe"
Il cardinale Béchara Boutros Rai, Patriarca di Antiochia dei Maroniti
Sabato scorso, il Patriarca di Antiochia dei Maroniti, il cardinale Béchara Boutros Rai, ha parlato all'assemblea dell'Unesco, a Parigi. Un discorso lungo (qui il testo completo, in francese), che ha ruotato attorno a tre cardini: la storia della presenza bimillenaria dei cristiani in medio oriente, gli spazi per la promozione della cultura della pace, i mezzi per salvaguardare la presenza cristiana.
Al termine, con la voce rotta dall'emozione, il cardinale Rai ha detto: "Sono venuto qui a dar voce a quanti sono stati privati della voce; sono venuto qui a testimoniare la sofferenza di milioni di rifugiati, sfollati, bambini, anziani, donne e uomini che hanno perduto la patria, i beni e cui è stato distrutto l'avvenire. Sono venuto qui a testimoniare davanti a voi l'immenso e indicibile dolore di quanti sono perseguitati per la fede, di quanti si sono visti insultare l'identità in nome di Dio, ragione invocata da assassini implacabili; sono venuto qui a dare voce, gridando, alla causa di quanti attendono la fine della notte e sperano che la loro salvezza giunga da una comunità internazionale che tarda, purtroppo, a fermare l'opera di assassini senza fede e senza frontiere".
"Dal cuore della notte che ci copre", ha aggiunto il Patriarca, "con le tenebre che ci avvolgono, lancio un appello angosciato a tutte le sentinelle dell'aurora d'oriente e d'occidente, d'Europa, del mondo arabo e del mondo intero, della cristianistà e dell'islam, affinché ci aiutino a rinnovare la speranza e confortare le popolazioni abbandonate, sconvolte, perseguitate, nella loro chiara volontà di non rassegnarsi alla catastrofe".
di Matteo Matzuzzi | 27 Aprile 2015 ore 10:57
http://www.ilfoglio.it/chiesa/2015/04/27/chiesa-islam-cristiani-libano-rai___1-v-128192-blog_c303.htm
Il patriarca maronita è in questi giorni in Francia: oggi incontrerà Hollande, sabato 25 aprile ha pronunciato un discorso veemente davanti all’assemblea dell’Unesco in difesa dei cristiani e di tutti i perseguitati del Medio Oriente. La comunità internazionale deve agire, fermare le guerre; le potenze regionali e mondiali blocchino la fornitura di armi e di denaro ai belligeranti, non proteggano più le organizzazioni terroristiche. Tornino i profughi in patria e siano loro restituiti i beni e i diritti.
Reduce dalla canonizzazione di 1,5 milioni di martiri a Etchmiadzin e dalla commemorazione ufficiale a Erevan del centenario dell’inizio del genocidio degli armeni (dove ha rappresentato i patriarchi d’Oriente), il cardinale Béchara Raï è per alcuni giorni ( fino a martedì 28 aprile) sulle rive della Senna. Oggi incontrerà tra gli altri François Hollande, presidente di quella Francia che storicamente si è posta come ‘protettrice’ del Libano. Con lui parlerà sia del perdurante disaccordo sull’elezione del nuovo presidente libanese (che dev’essere secondo il “Patto nazionale” un cristiano maronita) sia della situazione dei cristiani -specie in quella Siria di cui si è voluta distruggere scelleratamente l’unità nel pluralismo delle etnie e delle fedi - e in genere dei milioni di rifugiati causati dalle guerre tanto dissennate quanto sanguinose che scuotono la regione mediorientale.
Sabato 25 aprile invece il patriarca Raï è stato in visita all’Unesco, dove ha pronunciato un discorso molto lucido, vigoroso e nel contempo accorato sulla “presenza cristiana nel Medio Oriente e sul suo ruolo nel promuovere la pace”. Dapprima ha incontrato il direttore generale dell’agenzia onusiana per l’educazione, la scienza e la cultura Irina Bokova, che ha salutato osservando come “la cultura divenga sempre più un’arma di guerra, in nome di un’interpretazione deviata della religione”; con lei ha anche evidenziato come tra i problemi più urgenti del Libano (su quattro milioni di abitanti, due milioni di rifugiati) ci sia quello di far sì che ”i profughi possano ritornare degnamente alle loro terre”.
Davanti all’assemblea il patriarca ha poi svolto un intervento (molti i richiami storici e quelli riguardanti le istituzioni educative e sociali delle Chiese d’Oriente) protrattosi per circa mezz’ora e che nell’ultima parte si è trasformato in un vero e proprio appello veemente. “Bisogna smetterla di sostenere i belligeranti con armi e denaro e di proteggere politicamente loro e le organizzazioni terroristiche”, ha detto Béchara Raï, rilevando che oggi “solo nel Libano i cristiani hanno una presenza politica rispettata in patria e nel mondo arabo”. Del resto proprio “il Libano, grazie alla sua cultura conviviale, resta la sola speranza per la convivenza tra cristiani, musulmani e altri”.
Ha poi proseguito il patriarca maronita, riferendosi alla condizione drammatica dei cristiani in Medio Oriente: “Questa situazione non troverà soluzione se non con la solidarietà della comunità internazionale e con i suoi interventi incisivi per fermare le guerre e per imporre il ritorno degli sfollati nei loro Paesi ma in modo tale che essi possano recuperare i loro beni e i loro diritti”. Con voce incrinata Béchara Raï ha poi affermato davanti all’assemblea: “Io sono venuto qui per dar voce a chi la voce è stata rubata, sono venuto qui per attestare le sofferenze di milioni di rifugiati, di sfollati, di bambini, di anziani, di donne e di uomini cui si sono rubati la propria patria, i propri beni e si è distrutto l’avvenire. Sono venuto qui per testimoniare davanti a voi l’immenso e indicibile dolore di chi è stato perseguitato per la sua fede, di chi si è insultata l’identità in nome di un Dio, ragione invocata da assassini implacabili. Sono venuto qui per sostenere gridando la causa di coloro che attendono la fine della notte e che sperano la loro salvezza da una comunità internazionale che purtroppo tarda a porre fine all’azione di morte di omicidi senza fede e senza frontiere”.
Perciò, prima di congedarsi con un richiamo accorato a “Cristo, principe della pace”, il patriarca Raï ha di nuovo scosso visibilmente l’assemblea: “Dal cuore della notte che ci copre, con le tenebre che ci avvolgono, lancio un appello angosciato a tutte le sentinelle dell’aurora d’Oriente come d’Occidente, d’Europa, del mondo arabo e del mondo intero, della Cristianità come dell’Islam, perché ci aiutino a suscitare la speranza e a confortare popoli abbandonati, sconvolti, perseguitati nella loro tenace volontà di non rassegnarsi alla sventura”.
P.S. In questo stesso sito (rubrica: Intervista a cardinali) vedi anche: “Bechara Raï: No a intervento in Siria, strategia perversa in Libano, inverno arabo” e “Il patriarca Béchara Raï su Sinodo, Medio Oriente e Libano”
BECHARA RAI: LA BUIA NOTTE D’ORIENTE E LE SENTINELLE DELL’AURORA – di GIUSEPPE RUSCONI –www.rossoporpora.org – 27 aprile 2015
http://www.rossoporpora.org/rubriche/vaticano/484-bechara-rai-la-buia-notte-d-oriente-e-le-sentinelle-dell-aurora.html
"L’Arabia Saudita ha fondato l’Isis e appoggia Al Qaeda".
Se ve lo dice lui ci dovete credere per forza...
"L’Arabia Saudita continua ancora oggi con la politica di sostegno al terrorismo armando Al Qaeda in Yemen"
da al manar
L’ex ambasciatore Usa in Siria, Robert Ford, ha pubblicato un articolo sulla rivista Foreign Policy in relazione al fallimento della politica degli Stati Uniti nei confronti della Siria e ha rivelato il ruolo dell’Arabia Saudita come fondatore dell’Isis nella regione per destabilizzare i governi di Siria e Iraq, due alleati dell’Iran.
Ford ha spiegato che l’Isis è il risultato delle azioni della ex capo dell’intelligence saudita, il principe Bandar bin Sultan, aggiungendo che tale piano ha avuto il consenso degli Stati Uniti.
Ford ha precisato che l’Isis è stato costituito al fine di unificare i vari gruppi estremisti e i resti del partito Baath in Iraq, fedeli a Saddam Hussein, definendo questa azione come un errore storico.
L’ex Ambasciatore USA in Siria ha aggiunto che l’Arabia Saudita è stata negli ultimi tre decenni la fonte del terrorismo e dell’estremismo che si estendono in tutto il Medio Oriente e che hanno avuto gravi conseguenze non solo per la regione, ma anche per l’Europa.
Infine, il diplomatico ha affermato che l’Arabia Saudita continua ancora oggi con la politica di sostegno al terrorismo armando Al Qaeda in Yemen per contrastare i sostenitori di Ansarulá e l’esercito yemenita.
Gli assassini sono proprio formati sfamati stipendiati e addestrati dalla comunità internazionale. Mi sa che il cardinale dovrà attendere ancora un bel po... Se non si comincerà a dire la verità ancor più buia sarà la notte. Saluti. Alessio.
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