INTERVENTO DI DANILO QUINTO ALLA GIORNATA DI RADIO SPADA DI REGGIO EMILIA – 25 APRILE ‘15
Vorrei iniziare subito a mettere – come si dice – i piedi nel piatto in questa giornata di negazionisti e antisemiti.
Il Verbo che si è fatto carne ha rivolto - e rivolge ogni giorno, attraverso l’Eucarestia - un invito a ogni uomo e a ogni donna che vogliono essere Suoi. È contenuto nel Vangelo (Mt 10,26-33):
In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli: «Non abbiate paura degli uomini, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto. Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze. E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo. Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri! Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli».
Sono legato in maniera particolare a queste parole. Dieci anni fa ero ancora il Tesoriere del Partito Radicale. Mi ero sposato da un anno e mezzo con Lydia – così si chiama mia moglie – e nostro figlio aveva sei mesi. La mia conversione era già iniziata. Grazie all’incontro con Lydia, mi ero confessato e avevo ricevuto la Comunione dopo quasi 40 anni. Sapevo che quello non poteva essere più il mio mondo, ma non avevo la forza di abbandonarlo, sia per le paure del futuro che mi opprimevano sia per l’attrazione che ancora nutrivo per quel mondo. Il male affascina e seduce. L’ira di Pannella, intanto, si scatenava contro di me. Mi scriveva ogni giorno, più volte al giorno – durò per settimane – email che contenevano domande sulla gestione economica (tenete conto che gestivo un bilancio di 5 milioni di euro all’anno, solo per quanto riguarda il Partito Radicale, ho raccolto in 10 anni 25 milioni di euro di autofinanziamento, ho valorizzato i beni dell’area per altri 20 milioni, oltre ad aver gestito decine di milioni di euro per le campagne elettorali e referendarie), inviandole per conoscenza non solo al gruppo dirigente, ma anche ad una pletora di persone – anche parlamentari - che ignoravano le questioni che poneva. Rispondevo in maniera documentata e ogni volta che rispondevo l’email successiva non teneva conto della mia risposta. Anzi, Pannella mi scriveva che non leggeva nemmeno le mie risposte. Era un evidente tentativo di delegittimazione.
Una sera Pannella mi chiede informazioni su 200mila euro che la Lista Pannella aveva prestato mesi prima al Partito Radicale. Gli inviai, lo stesso giorno, solo per dovere d’ufficio - tanto sapevo che non le avrebbe neanche lette - le schede contabili che documentavano l’importo che era stato pagato con il prestito da lui erogato e il nuovo ammontare del debito che nel periodo successivo si era prodotto. Dissi a Lydia: “Gli ho risposto, ma non servirà a nulla. Ci vorrebbe un altro tipo di risposta ed io non ho più parole per rispondere”. “Prova a rispondere con le parole che avrebbe usato Gesù Cristo”, mi rispose. “E come si fa?”, le chiesi. “È semplice. Apriamo a caso il Vangelo”, disse Lydia. Il Vangelo si aprì alla pagina che vi ho letto prima. Mi commossi. Scoprii, dentro di me, di avere solo timore di Dio, che si accorgeva di un povero suo figlio che aveva bisogno d’aiuto. Scrissi questo testo a Pannella: “’A torto o a ragione’, alla mia età, consapevole della verità - ‘Nulla v’è di coperto che non debba essere svelato e di nascosto che non debba essere conosciuto’, Matteo, 10-22 - ho imparato ad essere timorato solo di Dio”. Professavo a lui, miscredente, la mia fede, il mio ancoraggio ai principi che avevo riscoperto e che mi avrebbero obbligato - come feci e sto facendo tuttora - a pregare anche per lui. Mi sentivo pronto ad affrontarlo ora, ma prima dell’incontro, Dio volle mandarmi un altro segno. Quando Lydia lesse il passo del Vangelo di Matteo, era venerdì. La domenica successiva, con nostro figlio, ci recammo a Messa alla Chiesa di Sant’Andrea della Valle. Presi il foglietto delle letture e lessi proprio quel passo del Vangelo di Matteo. Piansi per tutto il tempo. Sentivo dentro di me che Dio, con quel segno che mi stava dando, mi era accanto e ripetei, a lungo, silenziosamente, quel che dice il buon ladrone: Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno.
Pensate che una persona che ha vissuto queste cose non sia in grado di riconoscere – ora, nella mia identità attuale - i comportamenti di una larga parte del cosiddetto mondo cattolico, che sono opposti alle parole di Gesù e al Suo invito di annunciare dalle terrazze la Verità?
La moralità – che esiste e che è perversa - del male, io l’ho conosciuta e non ha nulla da invidiare al silenzio, all’ignavia, all’ipocrisia, alla menzogna, all’ambiguità, alla tiepidezza, alla pavidità, alla complicità con il male che molti cattolici praticano in maniera disinvolta. Pur di occultare la Verità, alcuni sarebbero disposti ad affermare che Gesù è morto di freddo e non per le percosse, le sevizie e la messa in Croce (dirò a breve qualcosa su questo).
Questi comportamenti appartengono a Satana, una realtà fisica e spirituale che esiste e che non è un’invenzione dei tradizionalisti o intellettualisti, eredi – l’ha detto colui che attualmente dovrebbe essere il difensor fidei - degli zelanti, degli scrupolosi, dei premurosi di un tempo.
Io non mi sento e non sono tradizionalista. Né sono e neppure mi sento conciliare o anti-conciliare o intellettuale - dopo la morte di Pasolini e Sciascia, in Italia non sono più esistiti gli intellettuali - o, peggio ancora, un maître à penser di ambienti dell’estrema destra, come mi ha definito la Gazzetta di Reggio. Meglio ascoltare Giorgio Gaber che canta Destra-Sinistra che commentare quel che fanno o dicono la destra o la sinistra, italiana ed europea, che non sanno opporsi da decenni – come invece hanno fatto i nostri antenati, Santi e martiri – all’islamizzazione del continente europeo.
Questo Paese in putrefazione - dominato da comportamenti di carattere delinquenziale di buona parte della classe politica e della cosiddetta società civile, che alla prima si allinea - celebra oggi i 70 anni della sua Liberazione, che la cultura dominante ha raccontato, come ha fatto con il Risorgimento, occultando le sue responsabilità, fatte di crimini e violenze. Una cultura dominante catto-comunista che ha distrutto la cività cristiana del nostro Paese.
Vi devo confessare che l’unica liberazione a cui tengo è quella mia personale.
Non mi sento servitore di nessuno. Ho servito per trent’anni un’ideologia e mi è bastato. Mi sento e mi considero un servo inutile di Dio. Solo di Dio. Tento di vivere amando una Persona – questo è il Cristianesimo – nella Libertà e nella Verità.
Il servo inutile (Lu, 17,10 – 22,27; Mt 20,28) – è invitato da Gesù a riconoscersi come tale anche quando ha adempiuto bene il proprio dovere. È collaboratore di Dio, come lo chiama San Paolo (1Cor. 3,3-11) ed ha una sola parte dove poter stare. Non può barcamenarsi tra il bene e il male, tra il giusto e l’ingiusto, tra il divino e l’umano. La sua appartenenza non è terrena. Non può far parte di nessun sodalizio o consorteria o setta, di potere o di sottopotere (massonica o di altro tipo). Né dovrebbe indossare la maschera pirandelliana dell’ipocrisia e del piacere al mondo.
Il mondo non può amare l’uomo che sta dalla parte della Verità e quindi di Dio. L’ha già preannunciato Gesù: «Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo, per questo il mondo vi odia» (Gv 15, 18-19). Le glorie e le lusinghe di questo mondo non appartengono al servo inutile. Egli ha abbracciato la Croce e il suo cammino in questo mondo si svolge ai piedi di quella Croce. È un cammino sofferente, segnato dalla gioiosa attesa di incontrare – un giorno – l’unico e vero Dio che si è fatto Uomo e che è risorto.
Io mi sento così. Sofferente.
Non perché ho rinunciato al potere, al denaro, alla vita agiata, al ruolo sociale, per abbracciare la Croce.
Non perché sono un pregiudicato per la giustizia terrena, condannato con sentenza definitiva a 10 mesi con pena sospesa e non menzione, per aver pagato anche le tasse sui miei stipendi documentati e approvati da congressi di 1.000 persone, con relazioni dei revisori dei conti.
Non perché ho perso sia in primo grado che in appello la causa di 20 anni di lavoro, senza avere quindi liquidazione, pensione e quant’altro.
Non perché Pannella dice di me che sono oggi un ladro, un millantatore, un estorsore. Non perché la giustizia terrena si guarda bene dal punirlo.
Non perché sono costretto, per sopravvivere, a umiliarmi.
Non perché non riesco a garantire la sopravvivenza alla mia famiglia e, prima o poi – se Dio lo vorrà – sarò pronto ad imparare le tecniche di come chiedere l’elemosina in mezzo alla strada.
Non perché mi sento solo e, se parlo e dico la verità, sono tollerato e isolato. Sentirsi soli non è piacevole, ma le sofferenze di un momento sono ampiamente compensate dalla gioia che ti possono dare le persone che ami e che ti amano e dalla consapevolezza che Dio non abbandona mai i suoi figli. Li forgia nel dolore, ma non li lascia mai soli. Anzi, quando meno te lo aspetti, depone la mano sul tuo viso e ti fa una carezza. Come quella che ho immeritatamente ricevuto. Uno per trent’anni serve Bonino e Pannella e poi si ritrova a scrivere un libro sulla Chiesa e sul Papa. Queste sono le meraviglie di Dio, che suscitano lacrime, Da asciugare. E ad asciugarle ci può pensare solo Dio, come ricorda il profeta Isaia (25, 6-10).
Spesso ci penso. Che titolo ho io – impenitente peccatore per tanta parte della mia vita, immersa nel male – per occuparmi delle cose di Dio?
Che cosa chiede a me Dio?Di farmi gli affari miei?
Di badare alla mia vita terrena e alle sue miserie?
Di prostituirmi al mondo?
Di non usare la libertà che mi sono conquistato?
Di non dare giudizi sul bene e sul male?
Di non insegnare a mio figlio da che parte stare?
Di essere tiepido?
Di avere paura?
Di essere rassegnato a vedere che il mondo va in malora e non fare niente?
Di nascondere la mia conversione?
Di badare alle angosce quotidiane che ti sovrastano?
Di non farmi dei nemici?
Di non isolarmi e di tacere?
Di essere accomodante?
Di non dare alla vita un senso?
Se Dio volesse tutto questo, avrei potuto rimanere con Bonino e Pannella. Sarei rimasto tranquillo. La mia vita si sarebbe svolta nell’ignoranza di Dio o, peggio, nell’utilizzarlo per fini mondani. L’avrei seguito ancora oggi, Pannella, quando del Papa dice «Viva il Papa, che rispetto a Ruini è un convertito!» (come ha detto l’altro giorno in un’intervista sul canale 33 del digitale terrestre), «Noi radicali lo amiamo molto», «Vorrei diventare un cittadino del Vaticano», «I veri cattolici sono con noi». Avrei gioito con lui di questo tempo infame e inverecondo che lo descrive come un convertito. Per e con una telefonata, poi!
Dio vuole da me altre cose. L’abbandono alla Sua volontà, la docilità alla Sua Parola e determinazione nelle scelte da compiere e nei comportamenti da tenere. Dio non fa sconti su questo. È come un padre che sa fare il padre: non educa i suoi figli al libertinaggio, ma al rigore, non li induce al laissez-faire, ma detta delle regole e punisce chi le trasgredisce. Dio è esigente. Non vuole la restituzione del talento che Egli ha donato. Vuole che esso porti frutto, si moltiplichi. Al dono della Grazia bisogna dare un valore, bisogna coltivarla, renderla viva, creativa di nuove cose. Se la si rifiuta, non la si può riprendere. La si perde per sempre. Essa andrà per altri lidi, riscalderà altri cuori, non si perderà mai e porterà frutti per altri. È la Grazia che muove il mondo e umilmente riconosco che è stata Lei la vera protagonista, nascosta, ma assoluta e luminosa, della mia conversione. Essa è il primum movens dell’intera vicenda: la Gratia gratis data o Gratia Prima, una iniziativa libera di Dio che precede qualunque nostro merito, giacché Egli ci ha amati per primo quando ancora noi non lo amavamo. In questo sta l'amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati. È questo irresistibile richiamo che mi ha condotto per mano, a riconoscere la mia identità, la mia natura, sepolta dai miei peccati. Come insegna il Dottore Angelico: «La grazia presuppone la natura e poi la perfeziona. La Grazia non supera la natura, ma la compie». Alla Grazia ho tentato di corrispondere, esercitando il dono più grande che Dio ci ha dato: il libero arbitrio. Si è rinnovato, così – per l’ultimo degli uomini quale io sono - lo strepitoso miracolo che da due millenni non cessa di ripetersi nella Chiesa e di stupire il mondo e che si rinnoverà fino alla fine dei tempi.
Il mistero di un figlio lontano che ritorna da suo Padre, attraverso Gesù, nella sua casa, la Chiesa Cattolica, con la sua Mamma, la Santissima Vergine Maria. Quando questo accade, dalla creatura vecchia, nasce una creatura nuova, che attraverso la Fede e, quindi, la ragione, riconosce la Verità di Dio, che precede il Suo amore. Come insegnano San Giovanni Apostolo e San Paolo – e, poi, Sant’Agostino – in Dio all’essere seguono prima l’intelligenza e poi l’amore e non viceversa. Con la Fede e grazie all’azione e ai doni dello Spirito Santo, si riconosce Gesù, che non è solo Persona. È Persona Dogma, che per Sua Grazia e libera iniziativa decide d’incontrare gli uomini e di insegnare loro se stesso: il Dogma. Questa è l’unica certezza del cattolico: Instaurare Omnia in Cristo, come indicava San Paolo e come ripetette nel suo motto San Pio X. Ricapitolare in Cristo tutte le cose, significa, per me, agire da uomo libero e tentare di seguire la strada che mi è stata indicata e che ho accolto: quella del Vangelo.
Devo la mia conversione a Dio, che ha voluto accarezzare la mia anima. Alla volontà di Dio mi sono abbandonato. Alle Sue prove mi sono sottomesso, le Sue percosse ho riconosciuto, consapevole di quanto scrive San Paolo nella Lettera agli Ebrei (Ebrei 12,5-7.11-13): «Fratelli, avete dimenticato l’esortazione a voi rivolta come a figli: "Figlio mio, non disprezzare la correzione del Signore e non ti perdere d’animo quando sei ripreso da lui; perché il Signore corregge colui che egli ama e sferza chiunque riconosce come figlio". È per la vostra correzione che voi soffrite! Dio vi tratta come figli; e qual è il figlio che non è corretto dal padre? (…) Certo, ogni correzione, sul momento, non sembra causa di gioia, ma di tristezza; dopo però arreca un frutto di pace e di giustizia a quelli che per suo mezzo sono stati addestrati. Perciò rinfrancate le mani cadenti e le ginocchia infiacchite e raddrizzate le vie storte per i vostri passi, perché il piede zoppicante non abbia a storpiarsi, ma piuttosto a guarire». Il cristiano è libero di pensare e di poter soffrire in questo mondo. E tutte le cose che ho detto sopra, non sono ragioni della mia sofferenza e non mi sorprendono. Le avevo messe nel conto. Non avevo messo nel conto un’altra cosa, che racconto in questo libro. Il dolore che provoca in me questo Papa.
Dice Pannella: “Anno Santo della misericordia? Mi pare che l’intenzione in termini di efficacia sia molto debole. Mi auguravo che papa Francesco accogliesse una nostra proposta che evidentemente non sono riuscito, non siamo riusciti a fargli conoscere. Lo dico da settimane, mesi: ‘Spes contra spem’, essere speranza, non limitarsi ad averla. Questo mi auguravo e ho sperato che papa Francesco avesse questo punto di riferimento. L’invito a essere misericordiosi…per carità: a livello teologico sicuramente può essere anche di affascinante interesse, ma a livello lessicale, a livello di vita, credo si debba dire quello che cerco di dire quando vado in visita nelle carceri: ‘Non cedete alla vostra disperazione, non siate rassegnati, voi siete speranza, per coloro che vi amano e che amate. Se non comprendete questo e vi lasciate andare alla di-speranza, alla disperazione, colpite proprio coloro che vi amano: coloro per i quali voi siete speranza’. È questo che dico ai detenuti, ogni volta che li incontro ed è questo che mi auguravo dicesse papa Francesco durante questo Anno Santo appena proclamato. Così avrebbe parlato al mondo intero, anche ai credenti in altro che nel magistero della Chiesa e credo sarebbe stato enormemente efficace. Questo invito a essere misericordiosi c’è sempre nell’insegnamento e nella vita della Chiesa e dunque non comprendo lo specifico di questo momento. Sì dice che questo sia un momento particolarmente infelice e cattivo e proprio in questo momento c’è bisogno di misericordia. Io sono convinto che proprio in questo momento ci sia bisogno di essere speranza, di diventarlo; di rendersi conto che se non lo si fa, facciamo disperare coloro che sperano in noi, coloro che ci amano, coloro che amiamo”.
Pannella fa intendere – come fa Eugenio Scalfari, del resto – che tra lui e il Papa vi sia una corrispondenza di sentimenti e d’intenti. Pannella dice che ognuno di noi è speranza o dovrebbe diventarlo e lo suggerisce al Papa. Questa è una menzogna per i cattolici. L’uomo non ha in sé né la speranza né la vittoria sul male, l’acquisisce solo in Gesù per merito dei sacramenti.
Com’è possibile che di fronte a mistificazioni di questo tipo – che vogliono mettere al centro della vita della Chiesa, l’uomo – il Papa non solo non prenda pubblicamente le distanze, ma dedichi il suo tempo a conversazioni private con coloro che stravolgono il messaggio perenne e immutabile di Gesù?
Quali conseguenze hanno queste conversazioni private?
Perché il Papa – proprio per atto di misericordia – non sente il dovere di dire la verità a quest’anima?
Quando Gesù incontrava le persone, non dialogava. Chiedeva pentimento dei loro peccati. Può il Papa stravolgere in maniera così palese ed evidente il mandato che ha ricevuto da Gesù come successore di Pietro, la conversione delle anime?
Il tema di oggi è: qual è la situazione della Chiesa – e quindi della Cristianità – oggi?
Vorrei aggiungere una domanda: chi sono i cattolici, oggi?
Ho avuto il privilegio di conoscere Mario Palmaro, al quale ho dedicato il libro che è appena uscito. Ne ho conosciuti molti altri di cattolici. Per molti di loro vale quello che ha insegnato Gesù: occorre praticare la correzione fraterna. Come ha detto qualche mese fa l’attuale pontefice – una delle poche cose su cui sono d’accordo – “La vera correzione fraterna è dolorosa perché è fatta con amore, in verità e con umiltà”. Facciamola, allora, questa correzione fraterna. Diciamo come stanno le cose.
Gianni Baget Bozzo diceva di Pannella: «È una figura interna alla cristianità italiana. Non è un politico. È un profeta. Pannella è un impolitico, non guarda al governo: vuole, attraverso la politica, riformare l’orizzonte spirituale degli uomini. La visione di Pannella non è solo politica. È una visione religiosa. È stato lui a introdurre il digiuno, la nonviolenza e tutto l’universo di Gandhi in Italia. Pannella trascende la politica: castiga il corpo per elevare l’‟anima”».
Don Andrea Gallo sosteneva: «Pannella è l’unico profeta laico disarmato che testimonia in difesa dei diritti civili».
Luigi Amicone, direttore di Tempi, nel 2013 dà la sua disponibilità a candidarsi nella lista Amnistia, Giustizia e Libertà, promossa da Pannella.
Eugenia Roccella, commemorando la figura di Sergio Stanzani alla Camera dei Deputati il 21 gennaio 2014, dice del Partito Radicale: «un partito laico e libertario, che ha svolto un ruolo fondamentale non solo nell'ambito dei diritti civili, in particolare negli anni Settanta, ed è stato una grande scuola per molti di noi». Insieme a decine di parlamentari cattolici firma appelli perché Radio Radicale riceva 10 milioni di euro dallo Stato per trasmettere le sedute parlamentari.
Mons. Agostino Superbo, vicepresidente della CEI e Vescovo di Potenza: che insieme a tutti i Vescovi della Basilicata dichiara che «l’impegno per l’Amnistia, la Giustizia e la libertà rappresenta un fatto che va nella direzione di una possibile e necessaria riconciliazione».
Mons. Domenico Pompili, direttore dell’Ufficio Comunicazioni Sociali e Portavoce della Conferenza Episcopale Italiana, che nel mese di ottobre del 2012 aderisce ufficialmente, a nome della Cei, alla proposta di amnistia dei radicali e chiede che il Parlamento se ne occupi urgentemente. Per rendere questa dichiarazione non sceglie Il Corriere della Sera o Repubblica, ma si fa intervistare da Radio Radicale.
Mons. Agostino Marchetto, segretario emerito del Pontificio consiglio della pastorale dei migranti e gli itineranti, che dialoga piacevolmente con Pannella, presso la sede del Partito Radicale, nel corso di un dibattito dal titolo Un anno di Francesco.
Padre Federico Lombardi, portavoce del Papa, riceve ufficialmente Pannella nell’aprile 2013, nella sede di Radio Vaticana - nelle stesse ore in cui i radicali depositano in Cassazione il quesito referendario sull’abrogazione di una parte della legge sull’8 per mille - in un colloquio definito «storico» dal leader radicale.
Assuntina Morresi e Eugenio Roccella: intervengono a Radio Radicale, rispettivamente l’8 e il 22 febbraio ’14, per dialogare con i rappresentanti dell’Associazione Luca Coscioni sulla legge 40 sulla fecondazione assistita, già fatta a pezzi proprio dall’azione dei radicali.
Flaminio Piccoli, segretario della Democrazia Cristiana nel 1981, mentre viene attaccato dai radicali in Parlamento sulla questione del sequestro del consigliere regionale campano Ciro Cirillo, accompagna per le strade di Roma per le marce contro la fame nel mondo.
Giovanni Maria Vian, direttore de L’Osservatore Romano, il 23 dicembre 2010 va a Radio Radicale per celebrare, con una lunga intervista, i 150 anni del giornale del Papa – nel corso della quale afferma che «vi possono essere battaglie culturali che sono comuni o possono esserlo» e conferma la simpatia, più volte evocata da Pannella, che Giovanni Paolo II nutriva nei confronti del leader radicale - e il 15 marzo ‘13 dialoga con Pannella, sempre a Radio Radicale, sul nome scelto «non dal nuovo Papa» - «ma da un Papa nuovo». Gli incontri si infittiscono. Il 25 febbraio ’14, Vian si reca, insieme a Lucetta Scaraffia (1948), presso la sede del Partito Radicale, per partecipare con Pannella al dibattito La crisi giuridica ovvero l’ingiustizia legale. Vian torna a Radio Radicale, insieme a Pannella il 16 aprile 2014.
Mons. Vincenzo Paglia, Presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, il 26 aprile 2014 incontra nella sua stanza d’ospedale Pannella, appena operato e alla fine di un dialogo mano nella mano, gli dice: «Ti do un abbraccio, di cuore e ricordati che tutti, tutti abbiamo bisogno di te».
Gaetano Quagliariello, coordinatore del Nuovo Centro Destra, che mi spiegò tempo fa perché Berlusconi – così come aveva fatto D’Alema e tutti Governi da oltre vent’anni a questa parte – concedeva a Pannella 10 milioni di euro all’anno per la sua radio. Disse: «Lo facciamo per farlo divertire».
La cultura anti-umana dei radicali ha utilizzato e utilizza in maniera straordinariamente intelligente le posizioni dialoganti e compromissorie, che per loro natura sono ipocrite, oltre che stupide. Diventa seduttiva e ammaliante, proprio quando, solida com’è nei suoi principi – a differenza dell’altra - incontra il pensiero debosciato, mediocre, remissivo, pronto a fare da scendiletto ai suoi disegni. Pezzo dopo pezzo, tappa dopo tappa, scava una tana, s’insinua nelle coscienze, striscia silenziosamente, lancia esche e si ritrae, poi torna ancora alla carica, si avvinghia, penetra nella mente e nelle viscere, le domina, le fa sue. E vince.
C’è una frase che Pannella sovente recita, richiamandosi ad una lettera che Arthur Rimbaud (1854-1891), il poeta maledetto francese, scrisse nel 1871 a Paul Demeny (1844-1918): «Occorre operare e lavorare» – dice Pannella - «per arrivare a un ragionevole sregolamento della ragione e dei sensi». In queste parole è racchiuso il senso dell’esistenza di colui che in tanti definiscono eroe della libertàe che i cattolici scelgono come loro interlocutore: superati i vincoli naturali e i legami umani, ci si abbandona al nulla e alla desolazione, ammantati da auspici come quello rivolto a Papa Francesco: «I suoi comportamenti» - sostiene il leader radicale - «sono tali da sperare in una rivoluzione non violenta di diritto e libertà». Che attenda una telefonata? Con queste parole, si concludeva l’articolo che scrissi il 25 aprile per Radio Spada. S’intitolava Prove generali di morte e si riferiva alla situazione del leader radicale, che aveva superato un intervento molto impegnativo e si trovava nel suo letto d’ospedale. Lo lessi a mia moglie, come faccio sempre per le cose importanti e lo inviai. Dopo un pò di tempo la sentii singhiozzare: «Danilo» – mi disse – «il Papa ha telefonato davvero a Pannella». Rimasi impietrito. Pur avendolo previsto, non volevo persuadermene. Se c’è qualcuno che nella Chiesa deve sempre tenere presente e predicare i principi, questi è proprio il Vicario di Cristo.
Se il Vicario di Cristo sceglie di avere «rapporti personali», nella dinamica di questi rapporti non si può comportare come si comportano di solito gli uomini. Non può consumare «vizi privati», lasciando spazio ad un’altra sede per esercitare le «pubbliche virtù». Non può agire in base ad una doppia verità o a una doppia morale, come candidamente (e maldestramente) lascia intendere il suo portavoce nella sua dichiarazione successiva alla telefonata del Papa a Pannella. Non può suggerire alla donna argentina divorziata di recarsi a ricevere da un altro sacerdote l’Eucaristia e non può piacevolmente intrattenersi con il leader radicale solo perché questi nutre una «grande stima» per lui, senza proporre loro la Verità, di cui è testimone e custode, in quanto primo Defensor fidei. Il Papa – non solo questo Papa, ma il Papa – può avvicinare le persone solo come faceva Gesù: per convertirle. Il Papa deve annunciare il Vangelo e confermare la fede e la dottrina tramandata da duemila anni dalla Chiesa Cattolica. Può fare solo questo e deve farlo nel rispetto della fede e della dottrina. Altrimenti, si tratta di apostasia.
Dice San Paolo (1Cor 14, 6-9): «E ora, fratelli, supponiamo che io venga da voi parlando con il dono delle lingue; in che cosa potrei esservi utile, se non vi parlassi in rivelazione o in scienza o in profezia o in dottrina? È quanto accade per gli oggetti inanimati che emettono un suono, come il flauto o la cetra; se non si distinguono con chiarezza i suoni, come si potrà distinguere ciò che si suona col flauto da ciò che si suona con la cetra? E se la tromba emette un suono confuso, chi si preparerà al combattimento? Così anche voi, se non pronunziate parole chiare con la lingua, come si potrà comprendere ciò che andate dicendo? Parlerete al vento!».
È da escludere che Padre Lombardi non conosca San Paolo, così come è da escludere che il Papa non sappia cosa vogliano dire le parole che usa San Paolo: chiarezza, confusione, combattimento, vento. Per il Papa, chiarezza significa annunciare il Vangelo e confermare la fede. Il Papa non può assolvere questo suo compito primario a compartimenti stagni e in maniera diversa, privata e pubblica. Deve farlo sempre, in ogni momento. Il Papa non può creare confusione rispetto alla Verità rivelata. Non può avvicinare nessuno se non con l’obiettivo di avvicinare alla Verità, alla persona di Gesù, al nostro Dio, che è Uno e Trino. Se non fa questo, il Papa parla al vento e non prepara al combattimento, perchè tradisce la Verità e rende inautentica la sua persona e la sua missione. Lascia il gregge di Gesù disarmato nella sua lotta contro il principe di questo mondo, perché laddove, per ingraziarsi il mondo, non si proclama la Verità – ci ha ammonito Gesù - lì vince Satana. Sempre. In ogni tempo e luogo.
«Coraggio, eh! Le starò vicino in questa sua lotta all’ingiustizia», dice il Papa a chi ha voluto leggi di morte, a chi ha distrutto la famiglia naturale, a chi concorre a diffondere la cultura omosessualista ed eutanasica. Così, si legittimano sia il personaggio sia l’intera cultura che questi esprime. Si attenta alla Verità. La telefonata al leader radicale del Papa – ringraziato perfino dal Presidente della Repubblica e preparata da una sponda e dall’altra, da molti personaggi che si sono mobilitati perché avvenisse, la stessa Emma Bonino ha ammesso, il 27 novembre 2014, che è stata lei a telefonare al Papa perché a sua volta chiamasse il leader radicale - s’inserisce nel contesto dell’accondiscendenza alla cultura della morte espressa in decenni di attività politica e pubblica dal leader radicale in questo contesto ed è un bene che vi sia stata. Perché chiarisce in modo definitivo ed inequivoco, la situazione attuale della Chiesa Cattolica fondata da Gesù. Viene tradita la Verità, quella di cui il Vicario di Cristo deve essere depositario e si mettono sullo stesso piano i carnefici (che vengono esaltati) e le vittime (che vengono ignorate). Diventano orpelli a confronto di quello che è avvenuto, le posizioni di coloro che da cattolici – insieme ai loro interessati corifei - esaltano e divulgano la piena applicazione della 194: sono solo i battitori di una strada che porta direttamente all’Inferno.
Nessuno nel mondo cattolico – tranne isolatissime e nobili eccezioni – ha speso una parola per stigmatizzarla. Questa volta, neanche coloro che ogni giorno provano a spiegare – utilizzando bizzarri e inquietanti contorsionismi - quel che dice o quel che fa questo Papa, hanno aperto bocca. L’assordante silenzio che si è manifestato di fronte ad un fatto di questa portata – anche il silenzio ha una sua convenienza - è un bene perché si chiariscono le parti tra chi sta con il bene e chi con il male.
Si può davvero credere che se Emma Bonino e Marco Pannella non avessero trovato in questi decenni un’opposizione del tutto inconsistente alle loro battaglie anti-umane, avrebbero potuto conseguire le loro vittorie? Il leader radicale oggi non ha neanche più bisogno di evocare i diritti cosiddetti civili, che sono divenuti “patrimonio della coscienza di tanti”, un “fiume carsico”, come lui sostiene, perché all’interno del mondo cattolico vi sono state connivenze e complicità. Verrebbe da dire che se i militanti dello Stato Islamico – quelli definiti terroristi, perché è proibito pronunciare il termine Islam - davvero conoscessero il mondo cattolico, risparmierebbero il denaro per l’acquisto di kalashnikov, pallottole e bombe con il proposito di annientarlo, perchè i cattolici sono fuggiti da molto tempo dal campo di battaglia e si sono già eliminati da soli.
Se fosse esistita negli ultimi 50 anni unità nel mondo cattolico – unità che può esistere solo se vi è condivisione nei principi della Verità - non vi sarebbero stati complici consapevoli – e, quindi, non ignari - dell’articolata strategia della Rivoluzione liberale, o, se vogliamo, per restare in Italia, del regime laico e relativista, condotta, nella cultura e nella legislazione, via via contro tutti i fondamenti ed i capisaldi della legge divina, attaccati in progressione graduale ed in specie contro la famiglia e la società. Finora: rivoluzione sessuale; divorzio; contraccezione; aborto; fecondazione assistita; ideologia omosessualista; eutanasia; antiproibizionismo in materia di droga. Domani - magari - pedofilia, incesto, infanticidio: sempre, beninteso, in nome dei diritti umani ed in vista del Governo Mondiale per imporre la dittatura della Felicità Universale promessa dal principe di questo mondo.
La maggior parte dei cattolici di questo Paese - laici ed ecclesiastici - rispetto alla Verità si sono comportati e si comportano il Presidente della Repubblica, il Presidente del Consiglio e i Ministri dell’Anno Domini 1978. Tutti democristiani e cattolici, dopo aver omesso di salvare Aldo Moro, approvarono e promulgarono – in ossequio al male minore, come scrisse con coraggio Mario Palmaro - la legge omicidiaria sull’aborto, che ha concorso fino ad oggi allo sterminio di 6 milioni di vite. Per costoro, la Verità non è un bene da custodire e da praticare. Costi quel che costi. Se esistesse un male e quel male fosse funzionale ai loro disegni, alle loro trame e ai loro legami da preservare, costoro non sarebbero dalla parte del Bene. Si alleerebbero con il male e diverrebbero carnefici del bene. Senza pensarci un solo istante.
Il dominatore di entrambi questi mondi – in base alle parole di Gesù non potrebbe essere diversamente - è Mammona, che con le sue fauci divora le coscienze e le fa sue. Il monito di Gesù («Nessuno può servire a due padroni: o odierà l’uno e amerà l’altro, o preferirà l’uno e disprezzerà l’altro: non potete servire a Dio e a Mammona» – Mt 6, 24) non significa che si può servire il mondo e poi, per quel che resta, un poco Dio o far credere di servirLo. Poiché si tratta di Dio, Lo si deve servire con la totalità della nostra vita, completamente, senza limiti, senza nessun tipo di compromesso e senza riservare nulla ai nostri fatui, interessati e biechi desideri mondani. Anche la più piccola macchia di omissione – e quindi di peccato – sarà valutata nell’ora del Giudizio, che precede quella della Misericordia.
Quale macchia più grande vi può essere, agli occhi di Dio, di quella di tacere – per convenienza, calcolo o pusillanimità - la Verità e di assecondare, nella vita di tutti i giorni, l’avanzata insinuante dell’avversario di Gesù?
I termini dell’epilogo in atto non sono quelli relative alle leggi che uno Stato colabrodo e un Paese cialtrone come quello italiano si appresta a varare. Quelli leggi sono la conseguenza dell’omissione nell’azione e nella testimonianza dei cattolici in questi anni e non possono più essere fermate. Grazie al silenzio complice di tanti Sacerdoti, Vescovi e Cardinali, l’epilogo in atto – quello vero - riguarda il Sinodo del prossimo ottobre, i cui contenuti sono noti e già anticipati dalla Chiesa con una serie di domande scritte in questionari rivolti ai fedeli delle Diocesi di tutto il mondo.
Rivolgere domande o proclamare la Verità?
Gesù che cosa faceva?
Proponeva domande o definiva la Verità?
Accoglieva tutti con la sua misericordia o solo coloro che si pentivano dei loro peccati e amavano il Padre Suo?
Che cosa raccomandava Gesù a coloro che si pentivano: di compiere ancora peccati o di non commetterne più?
Le ha enunciate o no Gesù le conseguenze dei peccati?Che cosa diceva Gesù, di essere giusti davanti agli uomini o giusti davanti a Dio?
Gesù ha chiesto prima l’amore per Suo Padre e poi – di conseguenza – l’amore per il prossimo. La Chiesa di Gesù non accoglie tutti, ma solo coloro che amano Dio e le sue leggi. Gli altri, coloro che non amano Dio, sono e restano in peccato mortale e alla fine dei loro giorni conosceranno il fuoco dell’Inferno. Peccato mortale, Inferno. Cose vecchie. Inattuali. Inadatte a comprendere le esigenze della modernità del nostro mondo, dove si vogliono abolire la parole peccato e pentimento e della morte e dell’Inferno non si deve parlare, perché i bambini si spaventano. I bambini non si spaventano affatto. Comprendono la distinzione tra il bene e il male, se viene loro insegnata. Comprendono che cosa voglia dire peccato, se viene loro fatto intendere. Comprendono che se si infrange la legge delle Dodici Tavole e quella che a suo perfezionamento ha proclamato Gesù, vi saranno conseguenze nell’eternità e per l’eternità.
Il Papa invita a «pregare per il Sinodo e a non fare chiacchiere» e contemporaneamente a Eugenio Scalfari che il primo ottobre 2013 gli chiede «Santità, esiste una visione del Bene unica? E chi la stabilisce?», risponde: «Ciascuno di noi ha una sua visione del Bene e anche del Male. Noi dobbiamo incitarlo a procedere verso quello che lui pensa sia il Bene» e aggiunge «Ciascuno ha una sua idea del Bene e del Male e deve scegliere di seguire il Bene e combattere il Male come lui li concepisce. Basterebbe questo per migliorare il mondo».
Così, la scristianizzazione e la secolarizzazione non sono fatti esterni subiti dalla Chiesa – come le leggi prodotte dagli uomini - ma fatti prodotti dalla Chiesa stessa, rispetto ai quali, secondo molti, converrebbe tacere.
Si potranno fare migliaia di convegni, marce, letture in piazza, riviste, giornali, siti internet, manifestazioni in palazzetti dello sport (in Italia o a Las Vegas), ma non serviranno a nulla fino a quando i Pastori non assolveranno la più grande missione che Gesù ha affidato alla Sua Chiesa: quella profetica. Il tratto distintivo della profezia non è la conferma di quello che vuole il mondo, ma quello della contraddizione. Gesù non è venuto sulla terra per assecondare o per servire o per migliorare il mondo, ma per salvarlo. Questo deve fare il Buon Pastore. Se non lo fa – e procede per ambiguità e per convenienza – è in peccato mortale e non rappresenta la pietra sulla quale Gesù ha edificato la Sua Chiesa. Gli avversari dei cattolici non sono Scalfarotto o la Cirinnà, Pannella o la Bonino. Questi sono strumenti della schiera di Potenze e Potentati che minacciano il Trono di Dio.
Il Papa deve essere il condottiero del combattimento spirituale che delinea San Paolo nella Lettera agli Efesini:
«Per il resto, attingete forza nel Signore e nel vigore della sua potenza. Rivestitevi dell'armatura di Dio, per poter resistere alle insidie del diavolo. La nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti. Prendete perciò l'armatura di Dio, perché possiate resistere nel giorno malvagio e restare in piedi dopo aver superato tutte le prove. State dunque ben fermi, cinti i fianchi con la verità, rivestiti con la corazza della giustizia e avendo come calzatura ai piedi lo zelo per propagare il vangelo della pace. Tenete sempre in mano lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutti i dardi infuocati del maligno; prendete anche l'elmo della salvezza e la spada dello Spirito, cioè la parola di Dio. Pregate inoltre incessantemente con ogni sorta di preghiere e di suppliche nello Spirito, vigilando a questo scopo con ogni perseveranza e pregando per tutti i santi e anche per me, perché quando apro la bocca mi sia data una parola franca, per far conoscere il mistero del vangelo, del quale sono ambasciatore in catene, e io possa annunziarlo con franchezza come è mio dovere».
Non importa se questo combattimento sia fatto da pochi. Quel che importa è che quei pochi – che possono divenire anche martiri, come dimostra la storia del Cristianesimo – lo facciano. Senza paura.
Danilo Quinto
Caro Signor Danilo spero un giorno di avere l' onore di conoscere Lei e la sua famiglia. Lei è una gioia per gli occhi del Signore. Dio la benedica e la protegga . jane
RispondiEliminaCon la sua Testimonianza di fede, lei signor Danilo dimostra che il fuoco dello Spirito della Chiesa Cattolica non é spento, e con l'aiuto di Nostro Signore Gesù Cristo e di sua Madre Santissima non dobbiamo davvero mai perdere la Speranza . Che il Signore aiuti lei la sua famiglia.
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