ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 22 aprile 2015

La felicità ?

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Bergoglio, hai torto

Certo che sono uomini e donne come noi, e guai a chi non mostra pietà (ce n'è, di gente inumana), ma questo non significa che la loro ricerca di felicità corrisponda ad una felicità reale QUI.
Qui da noi non c'è alcuna felicità. C'è solo un po' meno fame, e molta più alienazione sociale e angoscia esistenziale. Il problema non è tanto la buona fede e la legittima volontà di chi reagisce all’impoverimento emigrando. E’ la logica schiavistica di cui i disperati si fanno strumento.
DI  - 21 APRILE 2015
Papa Bergoglio, hai torto. Hai detto che i 700 cadaveri finiti in fondo al Mediterraneo «sono uomini e donne come noi, fratelli nostri in cerca di una 21vita migliore, affamati, perseguitati, sfruttati, feriti, vittime di guerre. Cercavano la felicità». Anzitutto, secondo Carlotta Sami portavoce dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite (Unhcr), chi fugge dalle guerra è una piccola minoranza: «le persone in fuga da guerre e terrorismo (Siria, Iraq, Corno d’Africa, Nigeria etc) sono 51 milioni. Solo una minima parte di loro si muove verso Paesi industrializzati: 200 mila arrivati nell’Unione Europea l’anno scorso. 170 mila sono passati per l’Italia, ma si sono fermati nel nostro Paese solo per pochi giorni», Il Fatto Quotidiano, 18 aprile). La maggior parte dei desperados sono migranti economici, convinti che da noi esista ancora un benessere alla portata di tutti. Da noi in Italia, manco per idea. Va già meglio in Germania, dove il mercato del lavoro tira di più, e in Nord Europa, meta gettonatissima per il welfare state particolarmente di manica larga anche per gli stranieri lavoratori (ma anche lì, ad esempio in Svezia e Danimarca, qualche ripensamento comincia a farsi strada).
Secondo, sono affamati perché sono entrati, ormai da tempo, nel nostro modello di economia, sfruttatrice e affamatrice. Siamo in piena “Quarta Guerra Mondiale”, come la chiamava il Subcomandante Marcos, che«con il suo processo di distruzione/spopolamento e ricostruzione/riordinamento provoca lo spostamento di milioni di persone», per cui «in ogni parte del processo capitalista il “nuovo ordine mondiale” organizza il flusso di forza lavoro, specializzata e no, fin dove ne ha bisogno. Ben lontani dal subire la “libera concorrenza” tanto vantata dal neoliberismo, i mercati del lavoro sono sempre più condizionati dai flussi migratori» (“La quarta guerra mondiale è cominciata”, Edizioni Il Manifesto, Roma, 1997).
Terzo: certo che sono uomini e donne come noi, e guai a chi non mostra pietà (ce n’è, di gente inumana), ma questo non significa che la loro ricerca di felicità corrisponda ad una felicità reale QUI. Qui da noi non c’è alcuna felicità. C’è solo un po’ meno fame, e molta più alienazione sociale e angoscia esistenziale. Il problema non è tanto la buona fede e la legittima volontà di chi reagisce all’impoverimento emigrando. E’ la logica schiavistica di cui i disperati si fanno strumento, non intravedendo altro modo per uscire dal vicolo cieco in cui li ha condotti il neo-colonialismo soft, imposto con le baionette della penetrazione commerciale, con le Onlus importatrici di bisogni prima ignoti, e con l’immaginario diffuso via televisione e Internet, riducendoli alla fame e scatenandone l’ansia da “cittadinanza globale”. E’ stato scritto che questa logica di sfruttamento permette ai Paesi ricchi di saccheggiare il capitale umano di quelli poveri. Esatto: gli Usa, l’Europa e le nazioni d’immigrazione arruolano un marxiano “esercito industriale di riserva” che fornisce un serbatoio di schiavi salariati a buon mercato. Altro che felicità. Se non muoiono in mare, completano la disumanizzazione – inziata già in patria, dove il blob dell’immaginario global e delle multinazionali sommerge ed erode le identità – venendo a fare la miseria qui. Miseria umana morale e politica, prima che economica.
http://www.lintellettualedissidente.it/italia-2/bergoglio-hai-torto/

La Chiesa cattolica e i “migranti”: a chi volete darla a bere?

di Spectator
Roma - Papa Francesco al Centro AstalliQuando una voce è “autorevole” può tranquillamente affermare qualsiasi cosa. Tutto e il contrario di tutto, senza curarsi affatto delle patenti contraddizioni nelle quali cade.
A livello ufficiale riscuote sono solo scrosci di applausi ed una plebiscitaria approvazione. Condita da sbrodolate su quanto è saggio, bello e buono chi ha proferito una sequela di banalità da far paura.
È il caso di tutti quelli che si pronunciano sul “dramma dell’immigrazione” mostrandosi partecipi ed empatici – senza alcuna riserva – verso “le sofferenze dei migranti”.
Nessuno osa esprimere commenti discordanti.
Nessuno si azzarda a far rilevare il benché minimo “problema” in ragionamenti che fanno acqua da tutte le parti come i famosi “barconi”.
“Papa Francesco” (il virgolettato sta a sottolineare come ormai non si dica più “il Pontefice”, o anche semplicemente “il Papa”), s’è complimentato col presidente della Repubblica, esprimendo “gratitudine per l’impegno che l’Italia sta profondendo per accogliere numerosi migranti che a rischio della vita chiedono accoglienza”.
Poi, subito dopo – secondo quando riferisce l’Ansa – ha affermato: “La carenza di lavoro per i giovani diventa un grido di dolore che interpella i pubblici poteri, le organizzazioni intermedie, gli imprenditori privati e la comunità ecclesiale, perché si compia ogni sforzo per porvi rimedio, dando alla soluzione di questo problema la giusta priorità”.
Come sia possibile, contemporaneamente, auspicare tutta questa “accoglienza” verso gente disposta a lavorare a qualsiasi condizione e “preoccuparsi” per i giovani italiani senza lavoro resta un profondo mistero.
Addirittura più profondo di quello “della fede”, che in ogni Santa messa il sacerdote invita a meditare…
Ma forse il “mistero” è tutto qui: alla Chiesa, e cioè alla sua gerarchia che dal Vaticano fa a tutti gli effetti politica, dell’Italia e degli Italiani non interessa un emerito piffero.
papa_lampedusaLa sua preoccupazione prioritaria, malamente nascosta dietro interpretazioni “sociali” e “progressiste” della Parola di Dio, è quella di far arrivare in Italia quanti più “migranti” possibili.
Ci riflettano quanti vedono solo la metà del problema, afflitti da partigianeria religiosa.
Costoro, infatti, tremano all’idea delle donne musulmane che fanno più figli (basta solo che le cristiane si sveglino e smettano d’inseguire futili modelli edonistici), e vengono colti da timor panico al pensiero che tra i richiedenti “accoglienza” si mimetizzino dei “jihadisti”. Ci manca solo il “ritorno del feroce Saladino” a rendere questa storiella più parziale che mai.
Ma non sono affatto disposti a riconoscere che più che “l’Islam”, una specie di “Signor Islam” con una sua malefica e perfida volontà, al centro dei loro strali polemici dovrebbe stare proprio la Chiesa Cattolica, nella persona dei suoi massimi vertici. La quale alimenta e sostiene, in tutto e per tutto, in nome di un buonismo quanto mai lontano da una dottrina ben compresa, quella “invasione” (islamica!) che toglie il sonno a tutti gli “occidentalisti” d’ogni ordine e grado, compresi quelli vanno in estasi al solo pensiero di una nuova “crociata”.

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