ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 6 maggio 2015

Arrieccoci?




LA VERITA’, VI PREGO, SUL CASO ORLANDI - LA PROCURA CHIEDE L’ARCHIVIAZIONE MA SPUNTA UNA TESTIMONE: “HO INCONTRATO EMANUELA NEL 2012 IN FRANCIA” - MIRELLA GREGORI? FU PORTATA IN SVIZZERA

Una studentessa di 33 anni, compagna dell’indagato Marco Fassoni Accetti, l’uomo che si è autoaccusato di aver preso parte al rapimento della ragazza con la fascetta, ha dichiarato ai magistrati di aver visto la sequestrata solo tre anni fa - Questa rivelazione era finita nell’istruttoria del procuratore aggiunto Capaldo, che si è rifiutato di firmare l’atto di archiviazione «in dissenso» con il suo capo Pignatone...

EMANUELA ORLANDIEMANUELA ORLANDI
1. ORLANDI, SPUNTA UNA NUOVA TESTIMONE:«INCONTRAI EMANUELA NEL 2012»
Fabrizio Peronaci per “corriere.it”

Caso Orlandi-Gregori,all’indomani della notizia della richiesta di archiviazione dell’inchiesta, dalle stesse carte firmate dal procuratore di Roma Giuseppe Pignatone spunta una novità tenuta segreta, e per molti aspetti sorprendente. «Incontrai una persona che riconobbi in Emanuela Orlandi. Era il 2012, mi trovavo in Francia...». Questa rivelazione, mai emersa in passato, era finita nell’istruttoria del procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo, che è stato poi estromesso dall’indagine, e alla fine si è rifiutato di firmare l’atto di archiviazione «in dissenso» con il suo capo.

La nuova superteste: «Dovevo consegnare una lettera»
È stata Dany Astro, nata in Argentina 33 anni fa, compagna dell’indagato e reo confesso Marco Fassoni Accetti, l’uomo che ha fatto ritrovare un flauto forse appartenuto alla “ragazza con la fascetta” e che si è autoaccusato di aver preso parte al rapimento nell’ambito di una guerra tra fazioni ecclesiastiche al tempo della Guerra Fredda, a riferire quanto la riguardava a Palazzo di giustizia.
DANNY ASTRODANNY ASTRO

«Sono legata sentimentalmente a Marco Accetti dal 2001, dopo averlo conosciuto durante una visita a scopo turistico in Italia - ha messo a verbale la giovane, laureanda in Storia dell’arte alla Sapienza -. Intendo riferire un fatto di cui sono a conoscenza per averlo vissuto personalmente. Nel 2012, in seguito alla morte di un importante uomo politico, Marco mi incaricò di recarmi a Parigi per consegnare una lettera a un personaggio arabo, presso la moschea centrale della capitale francese«.

emanuela orlandiEMANUELA ORLANDI
Fin qui, la notizia era in parte trapelata: Fassoni Accetti aveva infatti indicato il paese transalpino come possibile rifugio della Orlandi, ma limitatamente al 1984, pochi mesi dopo il sequestro. Nessuno degli investigatori aveva mai immaginato che potesse essere ancora lì, in tempi recenti. E invece... «Dopo aver consegnato la lettera alla moschea parigina - ha aggiunto Dany Astro, agli atti identificata con il nome completo di Daniela Silvana, nata a Rio Tersero il 19 maggio 1982 - incontrai tre donne, che misi in contatto con Marco. Una delle tre la riconobbi come Emanuela Orlandi».

«Mirella Gregori fu portata in Svizzera»
La novità non mancherà di alimentare spaccature in seno alla Procura di Roma. Perché Pignatone, nonostante tali risultanze, ha deciso di avocare a sé l’indagine e archiviare?
mirella gregoriMIRELLA GREGORI

Come si spiega lo schiaffo al suo vice Capaldo, magistrato esperto e di lungo corso? Dany Astro, tra l’altro, abita con Marco Fassoni Accetti in via Tripoli, sulla Nomentana, ed è facilmente raggiungibile: conduce una vita normale, ha una cerchia di amici, è presente sui social network con un suo profilo, non mostra disturbi della personalità.

Non valeva la pena tentare di accertare la verità in un pubblico dibattimento, mandando il fotografo a processo, per verificare e approfondire il racconto della giovane e i numerosi altri elementi emersi? «Non posso escludere che le ragazze siano ancora vive.
mirella gregoriMIRELLA GREGORI

Lo erano fino all’inizio del 1984 e poi mi fu detto che erano state fatte riparare all’estero, la Orlandi in Francia e la Gregori in Svizzera, insieme con un ragazzo di cui si era innamorata», dichiarò Fassoni Accetti, nel primo interrogatorio di fronte a Capaldo, nel 2013.

Adesso emerge che un anno prima la sua compagna avrebbe creduto di riconoscere la figlia del messo pontificio, ormai donna adulta, di 44 anni, a Parigi. Ma chi era il politico la cui morte avrebbe suscitato la “missione” in Francia? Tra quelli chiamati in causa nel caso Orlandi-Gregori, Giulio Andreotti va scartato in quanto defunto nel 2013, mentre, un anno prima, morì il presidente emerito della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, che aveva lo studio nello stesso complesso di S. Apollinare in cui Emanuela andava a scuola di musica.

emanuela orlandi ppEMANUELA ORLANDI PP
2. SERVIZI SEGRETI, MALAVITA E VATICANO: IL MISTERO ORLANDI LUNGO 23 ANNI
Massimo Lugli per “la Repubblica - Roma”

LA RAGAZZA con la fascia nera sulla fronte e il sorriso solare. La ragazza col flauto e gli occhiali da astigmatica. La ragazza che per 32 anni è stata al centro di una delle più complesse indagini del dopoguerra, probabilmente, resterà l’icona di un mistero mai risolto, di un intreccio internazionale che ha coinvolto i servizi segreti bulgari, i Lupi Grigi, la Banda della Magliana, Cosa Nostra e un piccolo esercito di faccendieri, mitomani, pentiti, collaboratori di giustizia, investigatori professionisti e dilettanti.

Il caso di Emanuela Orlandi sembra fatto apposta per riassumere le trame più insondabili della prima repubblica e ha ispirato decine di registi, sceneggiatori e romanzieri. L’ultima, in ordine di apparizione, Letizia Triches che, col suo avvincente “Quel brutto delitto di Campo de’ Fiori”, ci regala una soluzione a sorpresa che non vedremo mai nella realtà.
genitori emanuela orlandiGENITORI EMANUELA ORLANDI

I manifesti che annunciavano la scomparsa della quindicenne, figlia di Ercole, dipendente del Vaticano, comparvero sui muri di Roma pochi giorni dopo quel maledetto 22 giugno 83 e pochissimi ci fecero caso. Polizia, carabinieri e spioni, a quell’epoca, avevano ben altro di cui occuparsi: terrorismo rosso e nero, sequestri di persona a catena, cosche di mafia, camorra e n’drangheta che si contendevano il territorio a raffiche di kalashnikov e una paranza di rapinatori da strada che stava sterminando metodicamente la vecchia mala capitolina decisa a soppiantare i Marsigliesi nel predominio sul mercato dell’eroina nella capitale.

La bomba mediatica esplose il 3 luglio, con l’appello di Papa Giovanni Paolo II e da allora è stato tutto un crescendo di ipotesi, supposizioni, piste investigative che sembravano promettenti e che si sono rivelate, puntualmente, dei vicoli ciechi. Le ultime rivelazioni dell’esorcista Gabriele Amorth (“Emanuela è morta per overdose durante un festino di pedofili in Vaticano”) potrebbero contenere qualche brandello di verità ma, anche stavolta, nemmeno uno straccio di prova.
Il fratello di Emanuela OrlandiIL FRATELLO DI EMANUELA ORLANDI

Eppure molti anni prima che uno scoop di “Chi l’ha visto” riaccendesse i riflettori sulla scomparsa di Emanuela, con la telefonata di Carlo De Tomasi, figlio di Giuseppe, alias “Sergione” in diretta tv, gli investigatori erano arrivati a un passo dal chiudere la rete. Un retroscena che pochissimi conoscono e che vale la pena di ricordare.
Siamo alla fine di luglio e la squadra mobile di Nicola Cavaliere sta tentando di individuare l’uomo che ha telefonato quindici volte alla famiglia Orlandi, l’uomo subentrato ai primi, maldestri, portavoce dei rapitori, quei “Mario” e “Pierluigi” mai identificati, l’uomo che parla un buon italiano, con un impercettibile inflessione anglosassone, ottima cultura e probabile formazione classica secondo gli analisti dei servizi, l’uomo che la stampa soprannominò “L’Amerikano” e che molti hanno identificato in monsignor Paul Marcinkus, allora presidente dello Ior.

Emanuela OrlandiEMANUELA ORLANDI
“L’Amerikano”, di sicuro, qualcosa sa, conosce troppi dettagli sulla vita della ragazza e sembra molto più attendibile di “Mario” e “Pierluigi” che pure, quasi certamente, hanno almeno visto Emanuela. Le telefonate arrivano sempre da cabine telefoniche sparpagliate intorno alla zona di via Veneto. Per stringere il cerchio, gli investigatori chiedono alla Sip di imbavagliare i due terzi dei telefoni pubblici di Roma ma localizzare una telefonata, con la tecnologia di allora, è una faccenda complicata, bisogna tenere d’occhio un enorme tabellone su cui si accende una lucetta, prolungare la conversazione per almeno tre o quattro minuti, capire da dove parte la chiamata e correre sul posto.
Emanuela Orlandi a sinistra scomparsa a anni e De Pedis depedisEMANUELA ORLANDI A SINISTRA SCOMPARSA A ANNI E DE PEDIS DEPEDIS

Quel giorno, “L’Amerikano” parla proprio da via Veneto. Le moto della polizia sono tutte impegnate altrove, un’auto civetta schizza sul Muro Torto e si ritrova imbrigliata in un traffico spaventoso, i poliziotti scendono al volo, corrono a perdifiato verso la cabina ma riescono solo a intravedere una figura alta, magra, un po’ curva, con un berretto a visiera, che si dilegua tra la gente. Da allora, dopo la sedicesima telefonata, “L’Amerikano” scompare nel nulla.

EMANUELA ORLANDI CERCASIEMANUELA ORLANDI CERCASI
Il resto è storia. I comunicati dei “Lupi Grigi”, i deliri di Alì Mehmet Agca, l’attentatore del papa, gli intrighi dei servizi segreti bulgari, le “rivelazioni” strampalate di Sabrina Minardi, donna di mala e cocaina, compagna di Enrico De Pedis e Danilo Abbruciati, fino alla patetica autoaccusa del fotografo Marco Fassoni Accetti, uno dei tanti che, presumibilmente, ha orecchiato qualcosa, ha tentato di farsi un po’ di pubblicità e ora si ritrova indagato.
EMANUELA ORLANDIEMANUELA ORLANDI

Attorno alla quindicenne con la fascia nera sulla fronte si è scatenata, in sei lustri abbondanti, una vera babele di soffiate a scoppio ritardato: perfino un nome di spicco di Cosa Nostra come il pentito Vincenzo Calcara ha voluto dire la sua. Niente da fare: la svolta, mille volte annunciata, non si è mai vista e l’ultimo, titanico sforzo della procura di Roma, che ha coinvolto tre personaggi minori della Magliana ed è arrivata al punto di passare al setaccio tutti i reperti dell’ossario della Basilica di Sant’Apollinare (dove fu sepolto il corpo di “Renatino” De Pedis) è apparso senza speranza a chi ha seguito il caso fin dall’inizio.

Quanto a Mirella Gregori, l’altra quindicenne scomparsa un mese prima di Emanuela e mai ritrovata, nulla ha mai provato che tra le due vicende ci fosse mai stato un collegamento.
IN PIAZZA SAN PIETRO CHIEDONO CHE IL PAPA PARLI DI EMANUELA ORLANDIIN PIAZZA SAN PIETRO CHIEDONO CHE IL PAPA PARLI DI EMANUELA ORLANDI

La realtà, come avviene spesso nella cronaca nera, probabilmente è molto più semplice: un rapimento da dilettanti che non conoscevano ne’ rispettavano le rigide procedure operative dell’Anonima Sequestri, un decesso accidentale (quasi certamente questione di giorni se non di ore) e un immenso meccanismo di depistaggio e ricatti imbastito da organizzazioni criminali e servizi deviati che si sono buttati a pesce su una storia che prometteva denaro e soprattutto credibilità.

Nella mala, qualunque mala, la conoscenza è potere e quando non c’è una notizia sicura basta inventarla. Di autentico resta solo una famiglia che, da 32 anni, aspetta la verità.
mirella gregoriMIRELLA GREGORIEMANUELA ORLANDIEMANUELA ORLANDI


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