ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 6 maggio 2015

Dalle teologia in ginocchio a quella sotto i piedi?

Francesco anche oggi torna sulla famiglia. E Kasper? In caduta libera
A distanza di una settimana Papa Francesco torna a parlare della bellezza del matrimonio e della responsabilità dell’essere sposi
Lo ha fatto nell’udienza generale di oggi proseguendo con quella che appare a tutti gli effetti una catechesi sulla famiglia. Francesco paragona il matrimonio all’unione fra Cristo e la Chiesa, un legame indissolubile che resta intatto nonostante le difficoltà e i fallimenti. 

Il Papa punta l’attenzione sull’importanza del vincolo nuziale, dimostrando chiaramente come il matrimonio non debba essere inteso soltanto come una festa ma come uno strumento al servizio della Chiesa per far crescere la Chiesa attraverso la costituzione di una nuova comunità familiare. Sembrano lontane anni luce le discussioni del recente sinodo straordinario della Famiglia, quando tutto sembrava ruotare intorno a temi come la comunione ai divorziati risposati e l’accoglienza delle coppie di fatto.
E’ sembrato in quei giorni che la priorità non fosse più quella di tutelare e preservare il matrimonio, quanto di riconoscere legittimità ai diversi legami affettivi. Da tempo invece Francesco non fa che parlare di famiglia e matrimonio con riferimento unicamente alla necessità di salvaguardare la sacralità del sacramento e soprattutto la necessità di renderlo indissolubile. Un cambio di prospettiva che sembra preludere anche ad un diverso approccio in vista del sinodo ordinario sulla famiglia che si terrà il prossimo mese di ottobre. Non è un mistero che ormai da tempo si siano spenti i riflettori sul cardinale Walter Kasper, il teologo di fiducia del Papa, nonché il porporato che ha impostato la relazione sinodale, aprendo alla prospettiva di discutere senza pregiudizi e con benevolenza tanto della riammissione dei divorziati risposati all’Eucaristia che di accoglienza delle coppie gay. 

Dopo la brusca frenata arrivata nell’ambito del Sinodo straordinario dell’ottobre 2014 dove i documenti impostati da Kasper e dai suoi fedelissimi sono stati approvati a semplice maggioranza e senza l’ampio consenso che si sarebbe atteso il Pontefice, la stella del cardinale austriaco pare abbia smesso di brillare al punto che nei sacri palazzi si è iniziato a vociferare di un cambio di strategia da parte di Francesco; il quale dopo essersi reso conto di quanto le posizioni progressiste di Kasper incontrino forti resistenze in ampi settori della Chiesa avrebbe deciso di affidarsi, in vista del prossimo Sinodo ordinario sulla famiglia dove dovrà essere impostata la nuova pastorale, all’arcivescovo emerito di Bologna Carlo Caffarra capofila dei conservatori. Sta di fatto che da tempo gli interventi di Francesco sulla famiglia sembrano orientati soprattutto alla difesa del matrimonio più che sull’accoglienza e la misericordia per divorziati, coppie gay ecc. 

Ciò non significa che queste tematiche saranno cancellate dall’agenda della discussione ma è evidente come per la Chiesa la priorità non possa non restare quella di difendere la specificità del vincolo matrimoniale fra un uomo ed una donna e l’indissolubilità dei legami di coppia. 

 Ancora di più dopo che in Italia è stata approvata la legge sul divorzio breve che ha semplificato notevolmente le procedure per ottenere l’annullamento dei matrimoni. Non a caso proprio a ridosso dell’approvazione della legge, Francesco è tornato a tuonare contro la “cultura del provvisorio” ribadendo come il matrimonio non possa essere trattato come un qualsiasi rapporto a tempo determinato.

 Sarà stata una coincidenza il fatto che certe dichiarazioni siano giunte in concomitanza con il via libera alla contestata legge? Forse no, se si considera che dure critiche al Governo e al Parlamento sono giunte dai vescovi italiani e dalla stampa cattolica. 

Dunque Francesco sta correggendo il tiro rispetto alle posizioni del passato che tanto fervore hanno acceso nella stampa italiana laica ed anticlericale? Si è reso conto forse di quanto le sue buone intenzioni abbiano prestato il fianco a strumentalizzazioni e manipolazioni? Può darsi. 

Di certo il Francesco che anche oggi è tornato a parlare di matrimonio e famiglia non è certamente il Papa progressista e rivoluzionario che era sembrato essere nei giorni caldi del Sinodo. Se proprio non è un’inversione di marcia, chiamatela come volete, ma una certa sconfessione della linea Kasper non può non apparire evidente.

06 maggio 2015, Americo Mascarucci


http://www.intelligonews.it/articoli/6-maggio-2015/26188/francesco-anche-oggi-torna-sulla-famiglia-e-kasper-in-caduta-libera
La famiglia è sacra, e la donna ne è il fulcro 
(di Cristina Siccardi) «Perché si dà per scontato che le donne debbano guadagnare di meno degli uomini?», se lo è chiesto Papa Francesco nella catechesi all’Udienza Generale del 30 aprile u.s., nella quale ha affermato che «la disparità tra i sessi è un puro scandalo».
Le “ingiustizie” del maschilismo e i valori della famiglia sono stati al centro dell’omelia del Pontefice. Ventimila fedeli radunati in piazza San Pietro hanno sentito che «la disparità di retribuzione tra uomo e donna» è uno scandalo. «Serve uguale retribuzione per uguale lavoro». Papa Bergoglio ha ancora domandato: «Perché si dà per scontato che le donne devono essere pagate di meno?» «Il cristianesimo non può essere maschilista»; ma non può essere nemmeno femminista, perché il Cristianesimo è per antonomasia non contrapposizione, ma unione e completamento fra gli opposti, così opera il cosmo, tale è il Creato nella sua bellezza e nella sua armonia. Quando l’armonia è spezzata l’esistenza diventa greve, violenta e inquieta. L’ideologia femminista, come altre ideologie politiche e mondane, è entrata nella Chiesa in una forma, filosoficamente e teologicamente, allarmante.
Papa Francesco ha poi denunciato i danni che compie il pensiero maschilista nella società occidentale, pensiero che ritiene l’emancipazione femminile causa della diminuzione dei matrimoni. «Questa», ha scandito il Pontefice, «è anche un’ingiuria, ed è una forma di maschilismo: l’uomo che sempre vuol dominare». «Cosìfacciamo la brutta figura di Adamo, che per giustificarsi di aver mangiato la mela ha risposto al Signore: “Lei me l’ha data”». Allora «Dobbiamo difendere le donne!». Quante verità esistono in queste affermazioni, attinte da una sociologia metropolitana? È chiaro che oggi le riflessioni ecclesiastiche si concentrano maggiormente sui luoghi comuni dettati dal pensiero dominante, conformato e omologato. Ma che cosa è veramente la donna? È ciò che hanno detto le suffragette e le loro eredi, oppure ciò che ha detto e stabilito Dio?
Il Dottore della Chiesa santa Ildegarda di Bingen (1098-1179), alla quale furono concessi doni, meriti, privilegi straordinari, fino ad essere resa degna di divenire portavoce di Dio, afferma che la bellezza umana si manifesta particolarmente nella donna, formata dalle ossa di Adamo e non «con polvere del suolo» (Gn 2, 7), come aveva fatto il Signore con Adamo stesso. Ildegarda pone la figura femminile in alto, la eleva e la nobilita (proprio come farà Dante, che nascerà 86 anni dopo la morte di Ildegarda), dichiarando che è la creatura fra tutte più compiuta, più delicata, più capace istintivamente di assurgere alla dimensione celeste (da qui la dote dell’intuizione femminile, che non necessita di molti passaggi logici per giungere al dunque).
Ildegarda ben comprese il ruolo della figura femminile nella storia e nel creato: la donna è raffinatezza, eleganza, edificazione del prossimo, aspirazione alle altezze, vicinanza alle realtà celesti, carità operante ed è, intrinsecamente, madre, sempre: sia con la maternità carnale (con la vocazione matrimoniale), sia con la maternità spirituale (con la vocazione religiosa) e proprio nella maternità risiede la sua piena realizzazione.
Chi veramente vuole difendere le donne – e il Cristianesimo è l’unica religione al mondo a nobilitare la donna (a partire dal Vangelo) – lo potrebbe fare ridando alle donne ciò che è loro congeniale, ciò che realmente a loro appartiene per volontà di Nostro Signore, che è perfetta Giustizia e se la Sua Giustizia viene applicata è perfetta Letizia per tutti, compresi quelli che si affidano all’assurda ideologia del gender. «Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull’uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e rinchiuse la carne al suo posto. Il Signore Dio plasmò con la costola, che aveva tolta all’uomo, una donna e la condusse all’uomo» (Gn 2, 21-22); in questi termini santa Ildegarda spiegò il brano veterotestamentario: le costole sono in prossimità del cuore, centro vitale dell’esistenza umana, e la donna proprio da lì venne tratta.
La Sibilla del Reno lascia scritto che fin dalla sua origine la donna ha, nella creazione, un ruolo aureo, naturalmente trascendente (ovvero che ha maggiore capacità a distaccarsi dalla materia; non a caso, percentualmente parlando, le mistiche della storia della Chiesa sono in numero superiore ai mistici). Proprio per tale ragione Satana insidiò prima Eva che Adamo. Si alzò, quindi, un’aria malefica, che ricoprì tutta la terra e tutto danneggiò. Ma sarà proprio la Donna, «La Donna gentil», come Dante definisce la Madonna, ad annientare il potere di Lucifero e san Giovanni, nell’Apocalisse, ne descrive il traumatico e salvifico processo, dominato dalla Madre di Dio. Dio, infatti, volle per Sé il candido grembo di una Madre, Madre che, nella Sua magnanimità, donò anche, spiritualmente, all’umanità. A nessun uomo sono state assegnate le dignità concesse da Dio alla Prescelta e a lei l’onore di essere incoronata Regina del Cielo e di essere «il Paradiso di Dio» come la definisce san Louis-Marie Grignion de Montfort.
Durante l’Udienza Generale il Papa, parlando della crisi del sacramento del matrimonio, ha dichiarato che le vittime di separazioni e divorzi sono soprattutto i figli, perciò ha invitato ad interrogarsi sul perché i giovani abbiano paura dei legami stabili e subiscano la «cultura del provvisorio». La risposta non è complessa: se le donne scimmiottassero meno gli uomini, riscoprendo ed esaltando le loro qualità, questa nostra civiltà, ormai scardinata e fuori di senno), avrebbe maggiori benefici in equilibrio personale, in ricadute familiari, sociali e religiose (nessuno può negare che la madre cattolica, nella prima infanzia, è la prima catechista). Se le donne cristiane cercassero maggiormente il pudore, la dolcezza, la soavità, la sobrietà, che non inficiano la personalità femminile, ma la esaltano, il mondo sarebbe migliore e anche gli uomini resterebbero più allettati nel cercare la stabilità del matrimonio. Nel matrimonio, come spiega san Paolo, l’uomo è il capo della famiglia, mentre la donna, per sua propria ontologia, ne è il cuore, il perno. Tutto il resto, quando c’è, è contorno.
Se, difatti, in una famiglia la sposa e la madre rimane al suo posto, quella famiglia, benché il padre sia scapestrato e irresponsabile, rimane ugualmente in piedi. La forza fisica degli uomini è direttamente proporzionale alla forza spirituale delle donne: a lei, non a caso, l’incombenza di partorire, di nutrire, di prendersi cura, dentro le mura domestiche, dei suoi cari, dalla nascita alla morte. Se poi tutto ciò, nella modernità, non viene più considerato, non per questo viene cancellata la vera identità femminile.
Che cos’è il focolare domestico se non quel rifugio dove ognuno trova nella madre acqua che spegne tensioni e passioni, ma anche consolazione, protezione, calore, accoglienza, cura alle piaghe fisiche e morali? Quando la donna rinnega questi suoi uffici naturali, esce da ciò che è per essenza e va in cerca di amore come un vagabondo senza meta, in balia di questa società malata di oscenità. La donna è elargitrice di vita per disegno divino. È lei a mettere alla luce le creature ed è lei ad abortire.
È lei, in definitiva, a volere la vita o a negarla, perché, quando un figlio è concepito, nessuno può obbligarla ad ucciderlo. E non esistono eguali sulla terra, per peso ed intensità, paragonabili alla potenza d’amore come quella materna, potenza d’amore che la Madonna rappresenta nel modo più perfetto. La Marcia per la vita del 10 maggio possa essere un provvidenziale evento per focalizzare l’attenzione sul fatto che la vita è sacra e, conseguentemente, la famiglia è sacra; dove Adamo ed Eva siano considerati per quello che furono realmente nel piano della Salvezza e non per quello che potrebbero servire per una politica che ammicca alle femministe, acerrime nemiche dello splendore, della bellezza e dell’utilità di essere donne. (Cristina Siccardi)

Article printed from CR – Agenzia di informazione settimanale: http://www.corrispondenzaromana.it
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Accogliere i fedeli separati e sveltire le pratiche di nullità matrimoniale. Novità dalla curia di Milano

di Matteo Matzuzzi | 06 Maggio 2015 ore 17:26

Il cardinale arcivescovo di Milano, Angelo Scola

Il cardinale arcivescovo di Milano, Angelo Scola, ha deciso l’apertura di un ufficio per l’accoglienza delle persone il cui matrimonio è andato in crisi. Si chiamerà “Ufficio diocesano per l’accoglienza dei fedeli separati”. Nel decreto che istituisce il servizio diocesano, il porporato osserva che “la presenza di molti fedeli che vivono l’esperienza della separazione coniugale e lo specifico dovere del vescovo di provvedere adeguatamente all’accompagnamento di queste situazioni, suggeriscono la costituzione di una nuova e specifica articolazione organizzativa della Curia arcivescovile che offra la sua competenza ai fedeli che vivono la prova della separazione, valorizzando al meglio le numerose risorse già operanti nel territorio diocesano in questo ambito (in primo luogo i Consultori familiari cattolici, i patroni stabili e il Tribunale ecclesiastico)”. La decisione è conseguenza anche della volontà di “approfondire il significato e le conseguenze pratiche dell’affermazione centrale della Relatio Synodi”, il documento che ha concluso il Sinodo straordinario  dello scorso ottobre, che ha individuato nella famiglia il soggetto privilegiato dell’evangelizzazione.

Quanto ai compiti funzionali dell’Ufficio, niente a che vedere con quello per la cura delle anime di Friburgo, che nel settembre del 2013 arrivò a raccomandare il riaccostamento alla comunione dei divorziati e risposati civilmente (con tanto di ammonizione del cardinale prefetto della Dottrina della fede, Müller). Piuttosto, “l’ufficio è pensato come un servizio pastorale per i fedeli che vivono l’esperienza della separazione coniugale agevolando, laddove se ne diano le condizioni, l’accesso ai percorsi canonici per lo scioglimento del matrimonio o per la dichiarazione di nullità”.

Scola, di certo non ascrivibile alla corrente “progressista” che fa proprie le tesi del cardinale Walter Kasper circa la necessità di aggiornare la prassi pastorale della Chiesa in fatto di morale sessuale, mette in pratica quanto già delineato - da ultimo - in un intervento pubblicato sulla rivista Communio della scorsa estate, in cui aveva prospettato proprio la semplificazione del processo di nullità (punto sul quale è stata trovata una convergenza nel corso del dibattito sinodale di ottobre).
http://www.ilfoglio.it/chiesa/2015/05/06/scola-milano-famiglia-sinodo-chiesa___1-v-128499-blog_c154.htm

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