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venerdì 29 maggio 2015

Che clima !?

Aborto e clima, in Vaticano c'è chi dà i numeri


Gentile monsignor Marcelo Sanchez Sorondo,
leggo con sconcerto l’intervista che lei ha rilasciato al sito americano C-Fam (clicca qui), in cui risponde a critiche e domande piovute sulle Pontificie Accademie di cui lei è cancelliere (Scienze e Scienze sociali) dopo il convegno su cambiamenti climatici e sviluppo sostenibile di due settimane fa. Critiche e domande, lo ricordiamo, che si concentrano soprattutto sulla presenza come relatori di Jeffrey Sachs e del segretario generale dell’ONU Ban Ki-moon, entrambi ben noti neo-malthusiani per cui è addirittura doveroso tagliare i numeri degli abitanti della terra.

Stando alle sue parole chi nega o mette in dubbio la teoria del Riscaldamento globale antropogenico (ciòè causato dall’uomo) è al soldo dell’industria del petrolio. In altre parole, secondo lei, l’unico motivo per cui scienziati ed esperti cercano di dimostrare l’inconsistenza di tale teoria, è la loro personale corruzione. 
Siccome il sottoscritto è fra costoro, oltretutto avendo scritto diversi libri e innumerevoli articoli sulle “Bugie degli ambientalisti”, mi sento personalmente offeso dalle sue parole calunniose e la sfido pubblicamente a dimostrare le sue affermazioni, portando prove concrete dei miei legami con una qualsiasi industria petrolifera, che non sia la mia abituale visita al distributore per il pieno della mia auto. Un conto è che certe ridicole accuse siano pronunciate da eco-militanti che cercano di imporre le politiche ecologiste screditando chiunque non si allinei al pensiero unico, un conto che un vescovo cattolico che presiede un’importante accademia pontificia le faccia proprie così a cuor leggero.

Con queste sue parole lei sta offendendo anche centinaia di onesti scienziati che hanno dedicato la vita a studiare fenomeni di cui in gran parte sappiamo ancora pochissimo. Al contrario lei dovrebbe cominciare a prendere sul serio l’ipotesi che siano invece i suoi “amici” ecologisti i migliori alleati dell’industria petrolifera. Perché, tanto per fare un esempio, le campagne contro l’energia nucleare e l’imposizione delle energie rinnovabili (costose e scarsamente efficienti) sono la migliore garanzia per chi ricava profitti dai combustibili fossili. 
Ma a provocare ancora più sconcerto sono alcune delle affermazioni che lei fa. Ad esempio, quando le viene chiesto se eravate al corrente che Sachs è pubblicamente a favore dell’aborto, lei risponde che «non c’è solo il dramma dell’aborto», ma ci sono anche le tante forme di schiavitù moderna: il traffico degli esseri umani, il lavoro forzato, la prostituzione, il traffico di organi, che sarebbero tutti legati. E spiega: «La crisi climatica provoca la povertà e la povertà conduce a nuove forme di schiavitù e alla migrazione forzata e alla droga, e tutto questo può portare all’aborto». Dunque l’aborto, in ultima analisi, sarebbe causato dai cambiamenti climatici e a ricorrervi quindi dovrebbero essere le donne ridotte in povertà proprio a causa del clima. 
Ebbene, con tutto il rispetto, però devo dirle che delle tante idiozie sul clima lette in questi anni, questa le supera tutte, e ci sarebbe da ridere se non fosse tragico. Cinquanta milioni di aborti l’anno, una strage che non ha eguali nella storia, che alcuni – tra cui il suo “amico” Sachs – reclamano come diritto umano fondamentale e lei lo fa addirittura diventare come una delle conseguenze dei cambiamenti climatici. Certo che nel mondo purtroppo si commettono tanti crimini – e casomai la radice è il peccato originale non i cambiamenti climatici – ma l’aborto resta il peggiore di tutti, sia per le dimensioni del fenomeno sia per la sua natura: l’eliminazione consapevole della creatura più vulnerabile, più indifesa. «Delitto abominevole» l’ha definito il Concilio Vaticano II, espressione ripresa anche da papa Francesco. Il che non toglie nulla alla gravità degli altri crimini contro la persona, ma tutto nasce da qui, dalla soppressione del figlio nel grembo della madre, altro che cambiamento del clima.
Poi lei afferma che è grazie al dialogo serrato che avete avuto con Sachs e Ban, che nella bozza degli Obiettivi dello Sviluppo sostenibile non si fa riferimento ad aborto o controllo della popolazione; si parla invece di «pianificazione familiare e sessuale e di salute riproduttiva e diritti riproduttivi», formule che – secondo lei – alcuni governi «possono interpretare come Paolo VI, nei termini di paternità e maternità responsabile».

Qui è evidente che lei ignora totalmente la storia delle Conferenze internazionali dell’ONU e l’origine di quelle formule. Né probabilmente ha mai letto nulla della Conferenza del Cairo su popolazione e sviluppo (1994), né ha mai seguito recentemente le furiose battaglie che si combattono in ogni commissione dell’Onu, ma anche dell’Unione Europea proprio attorno a “salute e diritti riproduttivi”. Quindi lei non sa che il concetto di salute riproduttiva è stato introdotto proprio per diffondere contraccezione e aborto, facendoli rientrare nei programmi sanitari di base. È evidente che lei ignora che i diritti riproduttivi hanno a che fare con l’autodeterminazione della donna nel decidere della vita che ha in grembo.

Lei dunque ignora tutto questo e molto altro, ed è quasi incredibile data la posizione che lei occupa. Ma proprio per questo nel suo caso l’ignoranza – se di questo si tratta – non è certo un’attenuante, anzi è un’aggravante. Peraltro le sarei grato se mi indicasse quali sono i governi che interpretano “salute riproduttiva” nel senso di “paternità e maternità responsabile”, così colmerei una mia lacuna.
C’è un altro elemento nelle sue risposte che vale la pena riprendere: lei dà per scontato che siano i cambiamenti climatici a provocare la povertà e si aspetta una soluzione da un accordo globale sulle politiche climatiche. Ma le cose non stanno così: la vulnerabilità nei confronti dei fenomeni metereologici estremi – che ci sono sempre stati – diminuisce con il miglioramento delle condizioni economiche, igieniche e sanitarie. Imporre politiche che, con la scusa del clima, impediscono lo sviluppo significa mantenere interi popoli nella povertà e farcene sprofondare altri. Non è un caso che dai rapporti del WWF risulta che i paesi con il migliore equilibrio ecologico siano Cuba e Corea del Nord.
In conclusione un piccolo dubbio: in un precedente articolo (clicca qui) sostenevo che la Chiesa si avviasse inconsapevolmente a favorire il controllo delle nascite inseguendo la moda ecologista e non rendendosi conto che proprio questo è l’obiettivo dei “Signori del clima”. Non che questo non sia comunque grave, ma devo dire che leggendo le sue risposte mi è sorto l’atroce dubbio che in effetti l’adesione alle politiche di controllo delle nascite non sia proprio inconsapevole. Spero proprio di essere smentito.
di Riccardo Cascioli

http://www.lanuovabq.it/it/articoli-aborto-e-climain-vaticanoce-chi-da-i-numeri-12779.htm
Caro Papa, non può insegnarci la morale chi ha provocato la crisi ambientale
di Ettore Gotti Tedeschi28-05-2015Lettera aperta a Papa Francesco. "Credo sia importante dire con chiarezza che la responsabilità degli squilibri socioeconomici che hanno prodotto povertà diffusa e la conclamata crisi ambientale, si trova nelle tesi dei cosiddetti neomalthusiani, che oggi sembrano venir proposti per contribuire persino a dare indirizzi morali per affrontare il problema ambientale ed economico".
Papa Francesco con gli indios in Brasile
Beatissimo Santo Padre,
mi permetta di rivolgermi direttamente a Lei dopo aver seguito il dibattito e tante dichiarazioni - anche di uomini di Chiesa - riguardo alle tematiche ambientali e dello sviluppo.
Credo sia importante fugare ogni ambiguità e dire con chiarezza che la vera responsabilità degli squilibri socioeconomici che hanno prodotto povertà diffusa e la conclamata crisi ambientale, si trova nelle tesi dei cosiddetti neomalthusiani e affini, che oggi sembrano venir proposti per contribuire persino a dare indirizzi morali per affrontare il problema ambientale ed economico. Poiché sappiamo bene che se una diagnosi è sbagliata o falsata, la prognosi sarà altrettanto sbagliata.
La crisi economica in corso e gli squilibri ambientali verificatisi negli ultimi decenni, sono stati originati dalla applicazione delle teorie neomalthusiane (divulgate all’inizio in più università americane negli anni 1970-80) che hanno ispirato e “forzato” il crollo delle nascite nel mondo occidentale.
Ma come può crescere realmente e sostenibilmente il Pil (Prodotto interno lordo), se la popolazione non cresce? In realtà (illusioni a parte) può accadere solo facendo crescere i consumi individuali. Perciò per correggere e compensare i rischi del conseguente crollo della crescita del Pil, fu adottato il cosiddetto “modello consumistico”. In una società matura e con morale relativizzata (nichilista) non è stato difficile proporre all’uomo occidentale, quale vera e principale soddisfazione, quella materiale–consumistica. Ma per soddisfare l’esigenza di consumismo diffuso, si sono anche creati i presupposti di povertà e di sfruttamento dell’ambiente. Ciò è avvenuto deindustrializzando i paesi occidentali, troppo costosi produttivamente, e delocalizzando: trasferendo cioè produzioni in paesi a basso costo di mano d’opera, ancora impreparati alla tecnologia protettiva dell’ambiente.
Per far consumare di più si è anche stimolata la trasformazione del risparmio in consumo, sottraendo al sistema bancario una base monetaria per il credito e soprattutto privando le famiglie di autoprotezione. La crescita zero della popolazione, auspicata dai neomalthusiani (due figli a coppia) ha poi determinato il fenomeno dell’invecchiamento della popolazione, con conseguente crescita dei costi fissi (sanità e pensioni) compensati da equivalente crescita delle tasse, che han prodotto riduzione dei redditi, degli investimenti e crescita del debito.
Per evitare il collasso conseguente nella crescita economica si è forzata sempre di più la crescita dei consumi, e sempre più a debito. Ma si è forzata anche la crescita della produzione delocalizzata, meno attenta allo sfruttamento dell’ambiente. L’origine della crisi economica, della povertà incombente e degli squilibri ambientali, sono conseguenza di questa dottrina neomalthusiana.
Come potrebbe essere ora questa stessa dottrina a risolvere i problemi che ha creato? Il rischio è che questa si preoccupi invece di far mancare il sostegno alla vera crescita economica: quello alla famiglia e alla crescita equilibrata e consapevole del numero di figli. Così mancheranno ancor più le risorse per riequilibrare le strategie produttive globali e investire in tecnologia pro-ambiente. Mancheranno sempre più le risorse per mantenere i vecchi, creare lavoro per i giovani e proteggere i più deboli.  
Ma come si può pensare che una cultura neomalthusiana e abortista che nega la sacralità della vita umana e considera l’uomo animale intelligente, frutto dell’evoluzione di un bacillo, ma cancro della natura e orientato solo a consumare, possa elaborare progetti per l’ambiente e per l’uomo? Come si può pensare di riferirsi a soluzioni per l’ambiente proposte da chi vede una pseudo soluzione ambientale-economica prioritaria verso la vera soluzione di consapevolizzazione morale dell’uomo attraverso una maturazione spirituale ed intellettuale?  
Ciò che in più stiamo rischiando, tollerando soluzioni malthusiano-ambientaliste, è permettere all’ambientalismo di affermarsi quale religione universale nel mondo globale dove coesistono diverse culture religiose. Questo ambientalismo malthusiano rischierà di creare maggiore povertà, maggiori squilibri socioeconomici e minor tutela vera dell’ambiente.
San Francesco amava le creature e l’ambiente, quali opere del suo amato Creatore, secondo il fine da Lui previsto.  
Perciò confido in Lei, Beatissimo Padre, con filiale devozione.
Ettore Gotti Tedeschi

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