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mercoledì 10 giugno 2015

Fede e secolarismo

Nozze gay: il Patriarcato ortodosso ‘rompe’ con il mondo protestante

ortodossiCon un comunicato emesso lo scorso 3 giugno, il dipartimento delle relazioni estere del Patriarcato Ortodosso di Mosca ha annunciato la rottura delle relazioni con la comunità protestante unita di Francia e con i presbiteriani di Scozia, per la loro recente decisione di benedire le unioni omosessuali, decisione definita con estrema chiarezza e senza tanti giri di parole dagli ortodossi «incompatibile con la morale cristiana».
Esclusa anche qualsiasi prospettiva di nuovi contatti ufficiali, almeno non nell’immediato futuro, ne è possibile o pensabile parlare di «compromessi», dopo la decisione assunta nel 2008 dal Concilio dei Vescovi, decisioni per la quale «le relazioni con le comunità protestanti» sarebbero dipese «dalla loro fedeltà alle norme morali dell’Evangelo».
Già nel 2003 la chiesa ortodossa russa assunse tale decisione e per gli stessi motivi nei confronti degli episcopaliani statunitensi, quando consacrarono «vescovo» Gene Robinson, dichiaratamente omosessuale. E nel 2005 altrettanto fecero con la comunità luterana di Svezia, avendo anche questa a sua volta aperto alle “nozze” gay, benedicendole.
Si badi come i rapporti degli ortodossi con i protestanti fossero anche più stretti di quelli della Chiesa Cattolica, in quanto gli ortodossi e le altre chiese orientali (etiope, copta, armena, siriaca ed assira) facevan parte con protestanti e anglicani del Consiglio Mondiale delle Chiesa, organismo di cui il Vaticano è invece semplice «osservatore».
Si acuisce la distanza tra ortodossi russi e protestanti. Fede e secolarismo
L'Osservatore Romano
(Giovanni Zavatta) Si acuisce la distanza fra la Chiesa ortodossa russa e il mondo protestante dopo la decisione del Dipartimento per le relazioni esterne del patriarcato di Mosca di interrompere i contatti ufficiali con la Chiesa di Scozia e la Chiesa protestante unita di Francia. La prima, in occasione della recente assemblea generale, ha votato a favore dell’ordinazione di pastori o diaconi impegnati in un’unione civile con una persona dello stesso sesso; la seconda, durante il sinodo, ha approvato la benedizione delle unioni omosessuali. La Chiesa ortodossa russa — si legge in una nota — ha accolto queste decisioni «con profonda delusione, in quanto esse sono incompatibili con le norme della morale cristiana. 
Constatiamo che nuove divisioni sono intervenute nel mondo cristiano, non solo sul piano teologico ma anche della morale». Ricordando gli insegnamenti contenuti nella sacra Scrittura, il patriarcato di Mosca ribadisce «l’inammissibilità» di tali novità nel campo della dottrina morale ed «è costretto a riesaminare il tipo di rapporto con le Chiese e le comunità che violano i principi della morale cristiana tradizionale».
Nel 2003, il dipartimento oggi guidato dal metropolita di Volokolamsk, Hilarion, ha sospeso i contatti ufficiali con la Chiesa episcopale degli Stati Uniti che aveva consacrato vescovo un omosessuale. L’autorizzazione a benedire le unioni omosessuali aveva invece portato, nel 2005, a rompere le relazioni con la Chiesa di Svezia. Dialogo interrotto, nel 2014, anche con la Chiesa evangelica luterana di Finlandia a causa di disaccordi «sulla situazione delle minoranze sessuali e di genere»; in pratica, i protestanti finlandesi, secondo Mosca, «non erano pronti a discutere di tali argomenti nel linguaggio della teologia, né in termini di praticità, a partire dalla tradizione comune della Chiesa e della dottrina cristiana della moralità». Nel 2013 Hilarion inviò una lettera alla Chiesa di Scozia esprimendo allarme e delusione in seguito all’autorizzazione data dall’assemblea generale all’ordinazione di omosessuali, con la speranza che la soluzione di tale questione fosse trovata attraverso il ritorno alla tradizione apostolica. «Purtroppo — sottolinea il comunicato — la speranza è stata vana e l’avvertimento non è stato inteso». Anzi, nella recente assemblea generale, la Chiesa di Scozia ha deciso di istruire un dibattito (che si concluderà alla fine dell’anno) teso a estendere gli stessi diritti delle unioni civili ai ministri che avessero contratto “matrimonio” con persone dello stesso sesso. Di conseguenza, basandosi su decreti del Consiglio episcopale del 2008 che affermano che «il futuro delle relazioni con numerose comunità protestanti dipende dalla loro fedeltà alle norme della morale evangelica e apostolica, conservata dai cristiani durante i secoli», e su documenti del Consiglio episcopale del 2013 che reputano «impossibile il dialogo con le confessioni che violano apertamente le norme morali bibliche», il Dipartimento per le relazioni esterne della Chiesa ortodossa russa «non vede più prospettive per proseguire ulteriori contatti ufficiali con la Chiesa di Scozia e la Chiesa protestante unita di Francia», la prima di orientamento calvinista-presbiteriano, la seconda nata dall’unione tra riformati ed evangelici-luterani.
A spiegare tale posizione è stato lo stesso metropolita presidente (più volte intervenuto su questo argomento) in una recente conferenza tenuta alla Facoltà teologica dell’Università di Winchester, in Inghilterra. Dopo aver suddiviso i cristiani contemporanei fra “tradizionalisti” e “liberali”, cioè fra chi difende le norme cristiane generali fondamentali (comprese quelle morali) e chi punta a un riconoscimento ufficiale di comportamenti alternativi, Hilarion ha affermato che per la Chiesa ortodossa russa «non si tratta solo di “tradizionalismo” ma di fedeltà stessa alla rivelazione divina, contenuta nella sacra Scrittura, e di mantenere l’autenticità del messaggio cristiano». Sotto l’influenza dell’ideologia laica, infatti, alcune comunità protestanti «si stanno allontanando dalle norme morali fondamentali sancite nelle pagine del Nuovo Testamento, nella predicazione di Cristo e nelle lettere dell’apostolo Paolo». E se i cosiddetti cristiani liberali — prosegue — rifiutano la tradizionale comprensione delle norme morali, «significa che siamo di fronte a un grave problema: non siamo divisi solo su questioni che, dal punto di vista del mondo esterno, possono essere considerate di natura “tecnica” e legate esclusivamente al dialogo interno tra cristiani; oggi siamo divisi nell’essenza stessa della testimonianza che siamo chiamati a portare al mondo esterno».
Sia il metropolita di Volokolamsk sia il patriarca di Mosca, Kirill, hanno spesso fatto riferimento al difficile dialogo con le comunità protestanti che continuano sulla strada della liberalizzazione in ambito ecclesiologico e della dottrina morale, evidenziando invece la sintonia con la Chiesa cattolica in difesa dei valori cristiani tradizionali e contro un secolarismo aggressivo che minaccia le basi morali della vita privata e sociale.
L'Osservatore Romano, 10 giugno 2015.
http://ilsismografo.blogspot.it/2015/06/russia-si-acuisce-la-distanza-tra.html

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