Gender, piazza San Giovanni uno sbaglio. Con Mogavero nasce il "progressimo talare"
Indovinate un po’ chi è che fa certe affermazioni?
Lo stile è quello del vescovo di Mazara del Vallo Domenico Mogavero uno di quelli che per ciò che riguarda le questioni etiche e soprattutto il tema delle unioni civili è già oltre il Sinodo, oltre il contenuto dell’Instrumentum Laboris che sarà la base di discussione della prossima assemblea sinodale in programma nel mese di ottobre.
Lo stile è quello del vescovo di Mazara del Vallo Domenico Mogavero uno di quelli che per ciò che riguarda le questioni etiche e soprattutto il tema delle unioni civili è già oltre il Sinodo, oltre il contenuto dell’Instrumentum Laboris che sarà la base di discussione della prossima assemblea sinodale in programma nel mese di ottobre.
Le considerazioni del vescovo, di tendenze chiaramente progressiste, ricalcano in parte quelle che lo stesso aveva rilasciato durante i giorni del Sinodo straordinario dell’ottobre 2014 in merito all’esigenza di affrontare e dare risposte alle coppie gay che chiedevano di vivere legittimamente il loro rapporto di coppia. Ora però Mogavero sembra spingersi oltre, fino a parlare di dialogo con i fautori della teoria gender, condannata apertamente da Papa Francesco come fattore di disgregazione sociale. Il vescovo di Mazara del Vallo trova anche in questa ideologia, che punta al superamento delle diversità sessuali per affermare il principio che la differenza di genere non imponga necessariamente l’incontro fra i due sessi, le ragioni per dialogare nonostante appaia evidente il tentativo di mettere in discussione anche ciò che sostiene Gesù Cristo a proposito di dottrina del matrimonio. “Maschio e femmina li creò, l’uomo e la donna unendosi diverranno un solo corpo ed una sola carne, l’uomo non separi ciò che Dio ha unito”.
Per carità, Mogavero non dice che l’ideologia gender è giusta, ma nel momento stesso in cui invoca il dialogo con quanti la sostengono sembra riconoscere una certa legittimazione a teorie che, per quanto in linea con lo spirito relativista del tempo, fanno a pugni con l’ordinamento naturale e con la dottrina della Chiesa. E in questo caso non c’entrano nulla i diritti delle coppie gay, perché si possono riconoscere benissimo certi diritti senza bisogno di stravolgere alla radice le identità di genere determinate in natura. Si è iniziato con il cancellare le figure genitoriali, eliminando i termini di padre e madre ad esempio nei moduli di iscrizione delle scuole, indicando indistinte categorie di “genitore uno” e “genitore due”. Adesso si è passati anche all’idea che la distinzione uomo donna sia soltanto un fattore culturale, quindi riformabile, e non un principio sancito in natura e come tale indiscutibile.
Al punto che in certe scuole si insegna ai bambini a superare i concetti sessuali, per favorire un’identità di genere fondata su ciò che l’individuo sente di essere, maschio o femmina indipendentemente dal sesso. Papa Francesco, che pure si è mostrato aperto su certe tematiche fino a poco tempo fa considerate tabù, non ha potuto non condannare questa ideologia come “perversa e pericolosa” capace di portare a lungo andare, non soltanto alla distruzione della famiglia, ma anche e soprattutto all’annientamento del disegno di Dio, un disegno fondato principalmente sulla continuità dell’esistenza umana attraverso la procreazione.
Ma come può continuare questo disegno se si mette in discussione la differenza di genere e la necessità, anzi l’obbligo naturale, che uomo e donna si uniscano per generare figli? Non si capisce proprio dove il vescovo Mogavero possa trovare le ragioni o i pretesti per dialogare con la teoria del gender, a meno che a differenza del Papa non ritenga lui stesso superate le regole della natura. La sua idea di Chiesa basata sul dialogo sempre e comunque e contraria a qualsiasi chiusura di carattere ideologico o dottrinale può reggere fino ad un certo punto se di fronte ci si trova a discutere con chi pretende di mettere in discussione anche il disegno originario di Dio.
Perché si può essere credenti o non credenti, si può anche non credere che il mondo sia opera di Dio, ma nessuno ha mai messo in dubbio che le differenze di genere non sono una moda culturale ma un principio sancito in natura.
Non bisogna credere per forza alla favola di Adamo ed Eva, del serpente tentatore e della mela per rendersi conto di come il mondo possa sopravvivere soltanto sulla capacità procreativa degli individui. “Non bisogna avere paura di confrontarsi con il mondo in tutte le sue molteplici esigenze” sembra volerci dire monsignor Mogavero. Non sarà invece il caso di iniziare ad avere paura di certo “progressismo talare”?
http://www.intelligonews.it/articoli/25-giugno-2015/27971/gender-piazza-san-giovanni-uno-sbaglio-con-mogavero-nasce-il-progressimo-talare
Valdesi, i cristiani ai quali Bergoglio chiede perdono. “Ecco perché aderiamo al Gay Pride”
“Spero che un giorno si possa condividere con la Chiesa cattolica la convinzione che ogni amore è un dono prezioso di Dio e che nessuna forma di amore, se responsabile e reciproco, debba essere oggetto di discriminazione”. Lo afferma Giuseppe Platone, pastore della Chiesa valdese di Milano, che ha aderito ufficialmente al Gay Pride 2015.
“In Italia c’è ancora un grave deficit di diritti, per questo sosteniamo il cammino della comunità omosessuale e transgender”. Platone, che nel 2011 ha ospitato nel tempio di Milano la prima benedizione di una coppia gay di valdesi, è favorevole non solo ai matrimoni per le coppie same sex, ma anche al diritto all’adozione. La conversazione con lui si svolge a pochi giorni dalla visita di Papa Francesco aTorino: “Mai un Papa aveva messo piede in un tempio valdese, è stato un momento emozionante, un fatto davvero di rilievo storico dopo secoli di massacri e repressione ai danni delle nostre comunità e in generale dei protestanti”, sottolinea. Ma al di là della pubblica richiesta di perdono e della riaffermata cordialità di rapporti, la questione vera è “il riconoscimento dei valdesi come chiesa” e non come semplice comunità religiosa: “La chiesa di Roma si ritiene l’unica vera chiesa, ma questo è inaccettabile, perché un dialogo autentico si basa sulla pari dignità e sul reciproco riconoscimento degli interlocutori” di Piero Ricca, riprese e montaggio Matteo Fiacchino
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2015/06/25/valdesi-i-cristiani-ai-quali-bergoglio-chiede-perdono-ecco-perche-aderiamo-al-gay-pride/388258/
Luci e ombre del 20 giugno – di Marisa Orecchia
di Marisa Orecchia
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Mi permetto, opportune et importune, alcune brevi considerazioni a margine del pomeriggio del 20 giugno, da me vissuto a Piazza san Giovanni, in Roma, confusa in quel milione di folla arrivata da ogni dove.
Gente bella, allegra, tenace e determinata a resistere sotto una pioggia gagliarda, unicamente preoccupata di riparare dal diluvio bambini, passeggini e carrozzelle. Gente che aveva passato la notte in pullman, in treno, che si è mobilitata per difendere i figli dal gender nella scuola – come riportava il tabellone che campeggiava sul palco – che si è entusiasmata per l’eloquenza forte dei relatori che, sul palco, si sono alternati a genitori che hanno testimoniato la loro esperienza contro tentativi di indottrinamento gender messi in atto dalla scuola.
Una manifestazione che ha detto che la gente è ancora capace di muoversi, se ritiene di essere convocata per una buona ragione, se occorre fermare “questo sbaglio della mente umana” che è la teoria del gender, se c’è la famiglia da difendere da leggi quali la Cirinnà e la Scalfarotto che ci pendono sul capo come la spada di Damocle.
Ma dalla piazza San Giovanni mi sono portata a casa soprattutto una grande amarezza: la consapevolezza che ormai l’orrore dell’aborto volontario e della fecondazione artificiale non muove più le piazze. Anni e anni trascorsi a convivere con le leggi inique che li regolamentano, ammaestrati dagli insegnamenti di quanti hanno ripetuto fino alla nausea che nella legge 194 ci sono parti buone che devono essere applicate integralmente e che la legge 40, pur non essendo una legge “cattolica”, tutela l’embrione e la famiglia, hanno portato ad una sorta di metabolizzazione dell’aborto volontario e della fecondazione artificiale. Non ci si mobilita contro di essi. Tali questioni, se poste sul tappeto, avrebbero dato il 20 giugno risultati ben più miseri in termini di partecipazione.
Come hanno dimostrato di sapere bene gli organizzatori e i relatori della manifestazione che su tali argomenti hanno furbescamente ritenuto di sorvolare.
Ci si chiede tuttavia se sia possibile tacere che la teoria del gender altro non è che l’approdo previsto e concertato di un lungo iter che ha come imprescindibile punto di partenza la legalizzazione dell’aborto volontario e della fecondazione artificiale, altamente abortiva, della possibilità cioè di disporre della vita umana, di distruggerla e di produrla a piacimento.
Ha un senso tuonare contro la stepchild adoption prevista dalla legge Cirinnà, come è stato fatto con vigore dal palco, sorvolando sul fatto che è proprio la fecondazione artificiale a renderla possibile? E si può forse commuovere le folle, come ha fatto Adinolfi, con la straziante storia di Zac, figlio legale di Elton Jones, che non conoscerà mai sua madre perché prodotto attraverso una compra-vendita di ovociti e di utero in affitto, e nello stesso tempo tacere che tali pratiche sono il corollario, la naturale deriva della fecondazione artificiale?
No, non si sarebbe riempita piazza San Giovanni, se queste cose fossero state messe sul tappeto dagli organizzatori che hanno quindi preferito su di esse il silenzio. Hanno barattato un po’ di affluenza con la verità. Ma hanno perso l’occasione per dirla, la verità, tutta intera.
Combattiamo oggi giustamente l’incalzare della teoria del gender contro cui sabato scorso abbiamo vinto una battaglia. Ma rischiamo di perdere la guerra se non siamo consapevoli che, anche a rischio di perdere una fetta di consenso, la verità non consente giochi di equilibrio, silenzi strategici, ”compromessi alti” e via dicendo. Se non ripartiamo dalla forza della verità, tutta intera, anche le manifestazioni come quella del 20 giugno, perderanno senso e vigore. Il martellante regime massmediatico che tutto macina e uniforma finirà con l’avere ragione e dettare la sua legge.
E allora non basterà neppure la chitarra di Arguello a riempire la piazza.
http://www.riscossacristiana.it/luci-e-ombre-del-20-giugno-di-marisa-orecchia/
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Mi permetto, opportune et importune, alcune brevi considerazioni a margine del pomeriggio del 20 giugno, da me vissuto a Piazza san Giovanni, in Roma, confusa in quel milione di folla arrivata da ogni dove.
Gente bella, allegra, tenace e determinata a resistere sotto una pioggia gagliarda, unicamente preoccupata di riparare dal diluvio bambini, passeggini e carrozzelle. Gente che aveva passato la notte in pullman, in treno, che si è mobilitata per difendere i figli dal gender nella scuola – come riportava il tabellone che campeggiava sul palco – che si è entusiasmata per l’eloquenza forte dei relatori che, sul palco, si sono alternati a genitori che hanno testimoniato la loro esperienza contro tentativi di indottrinamento gender messi in atto dalla scuola.
Una manifestazione che ha detto che la gente è ancora capace di muoversi, se ritiene di essere convocata per una buona ragione, se occorre fermare “questo sbaglio della mente umana” che è la teoria del gender, se c’è la famiglia da difendere da leggi quali la Cirinnà e la Scalfarotto che ci pendono sul capo come la spada di Damocle.
Ma dalla piazza San Giovanni mi sono portata a casa soprattutto una grande amarezza: la consapevolezza che ormai l’orrore dell’aborto volontario e della fecondazione artificiale non muove più le piazze. Anni e anni trascorsi a convivere con le leggi inique che li regolamentano, ammaestrati dagli insegnamenti di quanti hanno ripetuto fino alla nausea che nella legge 194 ci sono parti buone che devono essere applicate integralmente e che la legge 40, pur non essendo una legge “cattolica”, tutela l’embrione e la famiglia, hanno portato ad una sorta di metabolizzazione dell’aborto volontario e della fecondazione artificiale. Non ci si mobilita contro di essi. Tali questioni, se poste sul tappeto, avrebbero dato il 20 giugno risultati ben più miseri in termini di partecipazione.
Come hanno dimostrato di sapere bene gli organizzatori e i relatori della manifestazione che su tali argomenti hanno furbescamente ritenuto di sorvolare.
Ci si chiede tuttavia se sia possibile tacere che la teoria del gender altro non è che l’approdo previsto e concertato di un lungo iter che ha come imprescindibile punto di partenza la legalizzazione dell’aborto volontario e della fecondazione artificiale, altamente abortiva, della possibilità cioè di disporre della vita umana, di distruggerla e di produrla a piacimento.
Ha un senso tuonare contro la stepchild adoption prevista dalla legge Cirinnà, come è stato fatto con vigore dal palco, sorvolando sul fatto che è proprio la fecondazione artificiale a renderla possibile? E si può forse commuovere le folle, come ha fatto Adinolfi, con la straziante storia di Zac, figlio legale di Elton Jones, che non conoscerà mai sua madre perché prodotto attraverso una compra-vendita di ovociti e di utero in affitto, e nello stesso tempo tacere che tali pratiche sono il corollario, la naturale deriva della fecondazione artificiale?
No, non si sarebbe riempita piazza San Giovanni, se queste cose fossero state messe sul tappeto dagli organizzatori che hanno quindi preferito su di esse il silenzio. Hanno barattato un po’ di affluenza con la verità. Ma hanno perso l’occasione per dirla, la verità, tutta intera.
Combattiamo oggi giustamente l’incalzare della teoria del gender contro cui sabato scorso abbiamo vinto una battaglia. Ma rischiamo di perdere la guerra se non siamo consapevoli che, anche a rischio di perdere una fetta di consenso, la verità non consente giochi di equilibrio, silenzi strategici, ”compromessi alti” e via dicendo. Se non ripartiamo dalla forza della verità, tutta intera, anche le manifestazioni come quella del 20 giugno, perderanno senso e vigore. Il martellante regime massmediatico che tutto macina e uniforma finirà con l’avere ragione e dettare la sua legge.
E allora non basterà neppure la chitarra di Arguello a riempire la piazza.
http://www.riscossacristiana.it/luci-e-ombre-del-20-giugno-di-marisa-orecchia/
Dio ha creato l'uomo e la donna.......il demonio ha inventato la teoria del gender trans gay son tutti suoi figli.....io preferisco essere figlia di Dio.....ciascuno è libero da che parte schierarsi armata di Dio o .....
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