Kasper

Proseguono le grandi manovre promosse dall’ala progressista della Chiesa in vista del prossimo Sinodo ordinario. Lo dimostra l’intervista rilasciata nei giorni scorsi al Corriere della Sera dal Card. Walter Kasper in merito al gravissimo esito del referendum pro “nozze” gay, svoltosi in Irlanda lo scorso 22 maggio: «Penso che sia emblematico della situazione nella quale ci troviamo, non soltanto in Europa, ma in tutto l’Occidente – ha dichiarato al quotidiano milanese – E’ una realtà anche il fatto che molti fedeli abbiano votato a favore». Del resto, precisa, «è il momento di discutere su questi temi. Si è taciuto troppo. L’ultima volta la questione è rimasta marginale, ma ora diventa centrale. Il prossimo Sinodo deve dire qualcosa, rispondere a questa sfida». Il Sinodo, si noti, ha a tema la famiglia. La quale ha ben altri problemi da affrontare con urgenza. Problemi che di certo non includono le relazioni tra persone dello stesso sesso.
Ma il Card. Kasper non si è fermato qui: se il Catechismo della Chiesa Cattolica definisce le relazioni omosessuali «come gravi depravazioni, atti intrinsecamente disordinati, contrari alla legge naturale», «in nessun caso» da approvarsi (n. 2357), egli ha consumato lo strappo, chiedendo invece «attenzione a non usare espressioni che possano suonare offensive, senza peraltro dissimulare la verità. Dobbiamo superare la discriminazione, che ha una lunga tradizione nella nostra cultura. Le persone omosessuali devono essere accolte, hanno un posto nella vita della Chiesa, appartengono alla Chiesa». Coppie gay comprese: «Se c’è un’unione stabile, degli elementi di bene esistono senz’altro, li dobbiamo riconoscere», anche – ha affermato tra l’altro – senza equipararli alla famiglia vera e propria, riducendo però il tutto, così facendo, ad una mera distinzione lessicale, non di contenuto.
Il Card. Kasper sembra sempre più un fiume in piena, inarrestabile, ma anche sempre più autoreferenziale, sempre più distante dalla Dottrina. L’agenzia LifeSiteNews ha ricordato quando, lo scorso 17 marzo, ebbe modo di consegnare al Santo Padre, nel corso di un’udienza privata, una copia del suo ultimo libro dal titolo Papa Francesco-La rivoluzione della tenerezza e dell’amore. Radici teologiche e prospettive pastorali. Con lui era presente l’editore, padre Mark-David Janus, presidente delle Paoline Press. Che più tardi, sempre nel corso di un’udienza privata, avrebbe presentato al Papa un film promozionale sui «cattolici Lgbt», intitolato «Possedere la nostra fede», film che lui stesso avrebbe contribuito a realizzare: «Questi fatti – commenta LifeSiteNews parlano da soli», tenendo oltre tutto conto delle tempistiche. Sono, infatti, avvenuti a ridosso della “giornata di studi” a porte chiuse, promossa dai soliti iperprogressisti della Chiesa a Roma presso l’Università Gregoriana. L’autorevole vaticanista Edward Pentin, del National Catholic Register, è riuscito a parlare col Card. Marx alla sua uscita dall’incontro riservato. E questo è quanto ha riferito: «Il Card. Marx ha ribadito che non si sarebbe trattato di un incontro segreto. Ma si è poi alquanto irritato, quando lo si è incalzato, chiedendogli allora perché non fosse stato pubblicizzato». A quel punto avrebbe tagliato corto, sostenendo «di esser venuto a Roma a ‘titolo personale’ e che aveva tutti i diritti di farlo. Vicino a papa Francesco e membro del suo Consiglio formato da nove Cardinali», il Card. Marx figurerebbe tra i più spinti riformatori circa le relazioni omosessuali: in merito, «durante l’omelia di Pentecoste, ha chiesto una ‘cultura dell’accoglienza’, dicendo che ‘non sono le differenze a contare, bensì ciò che ci unisce».
Impossibile anche per i più ingenui illudersi che tutto questo avvenga solo per caso.