(di Mauro Faverzani) A chi è andato, quest’anno, il Premio Umanista? Ad Alain Simoneau. E chi è Alain Simoneau? Per tutti è un cittadino qualsiasi, residente a Saguenay, in Québec. Sfuggono ai più i motivi che gli siano valsi tale riconoscimento, tutt’altro che una semplice targa formale: tradotto in moneta, significa 5 mila dollari sonanti, una bella cifretta.
Cosa può aver fatto, dunque, questo «cittadino qualsiasi» per meritare tanta attenzione e tanti soldi? In realtà, ha avuto un “merito” grandioso, secondo i vertici della Fondazione Umanista, promotrice del premio: quello d’aver convinto la Corte Suprema canadese, oltre tutto all’unanimità, a cancellare una significativa tradizione municipale ovvero recitare una preghiera prima di ogni seduta del locale Consiglio.
Al Sindaco, Jean Tremblay, d’ora in poi è stato impedito di pregare, ritenendo ciò, paradossalmente, in contrasto con la «libertà religiosa» dei concittadini, nonché con la «neutralità religiosa» dello Stato, principi nefandi, da sempre impensabili, eppure divenuti “diritti” nell’immaginario collettivo, grazie proprio al diffondersi dello spirito massonico.
A nulla è valso far notare come gli amministratori, che non lo volessero, potessero benissimo entrare in aula immediatamente dopo l’orazione: questo è stato ritenuto «discriminatorio» dai giudici. Che hanno anche condannato il Comune di Saguenay a versare 30 mila dollari ad Alain Simoneau in «risarcimento danni» (quali, poi?). Il Vescovo della Diocesi competente, quella di Chicoutimi, mons. André Rivest, si è detto deluso della decisione, che – a suo avviso ‒ non tiene conto del parere «della maggioranza della popolazione», fondamentalmente «cristiana», benché i suoi «diritti non siano stati tenuti» in alcun conto.
Ciò nonostante, il prelato ha anche aggiunto di non aver alcuna intenzione di sfidare la legge e quindi ha dichiarato di accettare questa sentenza, essendo, lui, «al contempo anche un cittadino», senza che risulti chiaro cosa ciò significhi e cosa questo comporti. Questo semplice episodio, sconosciuto ai più, ci spalanca un mondo che pochi conoscono. Quel che accade in Québec è un ottimo osservatorio, per comprendere meglio cosa sia avvenuto da secoli ed ancora oggi avvenga in Europa: più nello specifico, dinamiche, strategie, metodi, risorse ed obiettivi della massoneria, una presenza evanescente ed impercettibile, tanto da sfuggire all’occhio profano o inesperto, riuscendo tuttavia in questo modo ad agire ogni giorno, pervicacemente, coerentemente con i propri fini.
Di facciata, la Gran Loggia del Québec potrebbe sembrare una sorta di comitato d’affari, dedito oltre tutto ad una munifica filantropia: nell’anno fiscale 2013 ha effettuato donazioni per 122.275 dollari, erogati ad oltre 100 organismi di beneficenza. Per capire esattamente cosa avvenga, è necessario però scavare più in profondità, cogliendo non solo e non tanto la presenza di una massoneria esplicita, bensì soprattutto l’influenza ben più pericolosa, nell’immediato, di uno spirito massonico, utilizzato a fini di propaganda.
Raramente i “liberi muratori” si sono sbilanciati sino a sferrare un attacco frontale e diretto contro la Chiesa Cattolica; piuttosto, han sempre preferito lasciar fare lo stesso “lavoro sporco” alle tante sigle controllate, più “neutre”, benché presiedute o guidate con maestria e discrezione dai propri adepti, affinché svolgessero un’azione anticlericale o incentivassero la corruzione morale, contando sull’indifferenza, sull’apatia, quando non sulla compiacenza e sulla complicità dei propri affiliati, credenti compresi.
Nel Québec, in questi ultimi vent’anni, hanno operato come “testa d’ariete” due organizzazioni, in particolare: la citata Fondazione Umanista ed il Movimento Laico del Québec. A loro è stato assegnato il compito di esprimere, a livello culturale, un umanismo laicista all’apparenza inoffensivo, tollerante, moderato. Di fatto, però ‒ come denunciato con forza dall’agenziaMédias-Presse-Info ‒ si sono mosse per lo più contro la morale e contro la religione, promuovendo un’attiva, benché dissimulata militanza anticristiana in una società, come quella franco-canadese, rimasta sostanzialmente tradizionale. Almeno per ora.
Ancor più esplicita, aggressiva e sfacciata l’attività svolta dal Movimento Laico del Québec. In questo caso, il suo premio annuale è stato intitolato ad un noto massone dei tempi della Rivoluzione francese, Nicolas de Condorcet: nel 1993 il riconoscimento è andato a Micheline Trudel, promotrice di corsi di morale e di sostegni speciali per tutti quegli alunni, che decidessero di non avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica; nel 1994 è andato al dottor Henry Morgentaler, fautore spinto dell’aborto; nel 1995 alla Centrale de l’enseignement du Québec, per aver preso posizione a favore della secolarizzazione del sistema scolastico; lo stesso dicasi l’anno successivo, il 1996, quando fu assegnato a Louise Laurin, portavoce della Coalizione per la laicizzazione della scuola; nel 1997 è andato, postumo, all’Institut Canadien de Montréal, società d’ispirazione massonica dell’800; nel 1998, ai firmatari del Rifiuto Globale, manifesto politico ed artistico pubblicato in Québec nel 1948, profondamente anticristiano e programmaticamente contrario ai valori tradizionali; nel 1999 fu dato agli Orphelins de Duplessis, per aver denunciato a suo tempo l’alleanza stretta tra Stato e Chiesa sotto il governo dell’Unione Nazionale.
Ma tali organismi – tanto la Fondazione Umanista quanto il Movimento Laico del Québec – non sono che due esempi di una rete, quella massonica, molto più estesa e ramificata, capace di un “collateralismo” con chiunque le sia organico: vi orbitano sodalizi filantropici, organizzazioni marxiste, enti per la «liberazione sessuale», sigle anche interne alla Chiesa.
L’agenzia Médias-Presse-Info cita come esempio l’Institut Père Irénée Beaubien: è una delle tante realtà orbitanti nell’area gesuitica canadese, tutta votata all’ecumenismo spinto, al dialogo ed al pluralismo interreligioso (ritenuto un valore in sé). Tra le proprie figure ispiratrici indica il Card. Carlo Maria Martini e mons. Oscar Romero. Il Mouvement Tradition Québec, in merito, è stato molto chiaro: tale istituto, a suo giudizio, «corrompe la Chiesa Cattolica del Canada dall’interno – afferma ‒ dopo decenni trascorsi a favorire il dialogo con la massoneria e le false religioni». Parole dure, gravi. A sollevar più di semplici perplessità, in particolare, sarebbero state iniziative quali il «Comitato misto di ricerca sulle relazioni tra massoni e cattolici» in Québec, promosso dall’Institut Père Beaubien nel 1973-75.
Tale «Comitato» ha analizzato le 109 logge locali, che costituiscono la Gran Loggia del Québec, giungendo alla conclusione che nulla, nelle Costituzioni dei “liberi muratori”, possa «legittimamente permettere di credere o di dire ch’essi complottino contro la Chiesa Cattolica», ritenendo pertanto inopportuno mantenere la scomunica per chi ne faccia parte ed auspicando anzi che i reciproci «valori» possano essere vicendevolmente accettati. Ovvero esattamente l’opposto di quanto proclamano la Storia, i fatti e la Chiesa.
Aveva allora ragione mons. Henry Delassus, Vescovo antimassonico, quando, nella sua opera,La congiura anticristiana, lamentava come le logge avessero creato attorno a sé, senza che nessuno se ne accorgesse, «migliaia di sigle, nelle quali diffondere le proprie suggestioni», rendendole «eserciti» in grado di coprire, nascondere e mimetizzare il vero «potere occulto», affinché questo potesse giungere «ad annientare completamente la facoltà di pensiero di una Nazione».
Una sola, ultima avvertenza. Basta sostituire ai nomi citati quelli di sigle e di personalità europee od anche italiane, per notare come le modalità e gli obiettivi, anche da noi, siano gli stessi. E quanti danni abbiano prodotto, già oggi. (Mauro Faverzani)
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.