Padre Manelli e il Sannio
Si sa che un comune denominatore nella vita dei santi è quello di sopportare prove inaudite, fra cui ci sono anche le calunnie. Spesso orchestrate da persone a cui si è fatto del bene e da quelle più care, più vicine. Sono calunnie, queste, che fanno ancora più male. Dicevo, si sa che questo avviene nella vita dei santi e nella vita di tutte quelle belle anime che si prodigano per la gloria di Dio seminando bene e soprattutto togliendo “spazio” all’Avversario.
Tutto questo si sa. Ma è innegabile che ogni qual volta vengono fuori storie di questo tipo e di questo tenore, la meraviglia è sempre sollecitata. Io non ho mai fatto parte della MIM (Missione Immacolata Mediatrice), ramo laicale di quello che era (ormai il passato è d’obbligo) il fiorente ordine dei Francescani dell’Immacolata, ma molti sanno che conosco uno dei suoi fondatori padre Stefano Maria Manelli (l’altro fondatore è padre Gabriele Maria Pellettieri) da quando questi era ancora all’interno dei Francescani Conventuali. L’ho conosciuto quando era nel convento di Benevento e io mi onoravo di farmi guidare spiritualmente da un altro “grande” di quell’Ordine, il compianto padre Antonio Maria Di Monda.
Ho conosciuto padre Manelli e mi ha subito colpito il suo grande amore per la Verità di sempre del Cattolicesimo, il suo grande amore per l’Immacolata, la dolcezza e la persuasività della sua parola. Ma non solo. Anche quel tipico spirito kolbiano, condiviso con padre Di Monda, per cui tutto deve essere utilizzato per fare apostolato, per conquistare il mondo intero all’Immacolata. Uno zelo di evangelizzazione non comune che conquistava, perché rispondente al desiderio che ogni cattolico dovrebbe avere dentro di sé: lo spirito di servizio e di cavalierato nei confronti delle anime, soprattutto le più lontane e quindi quelle in maggior pericolo.
Ora, padre Di Monda non è più su questa terra (ci guida con le sue preghiere dal Paradiso), padre Stefano è massacrato da calunnie indicibili e il suo Ordine, che cresceva a vista d’occhio non derogando sui principi perenni della Verità Cattolica, è letteralmente distrutto. A questo si aggiunge che la Chiesa intera è ancora più affossata nella crisi post-conciliare… in cui solo gli stolti o chi è in cattiva fede può dire che tutto va bene. Ed è inutile negarlo, ma in questo quadro generale la nostra fede (la mia povera fede) è provata sempre più.
Mi rincuorano le parole di San Pio da Pietrelcina che fu maestro di padre Manelli, nonché amatissimo da padre Di Monda, e un profetico dono che la Provvidenza ha voluto donare in quello che sarebbe stato il tenebroso periodo di crisi del sacerdozio e della liturgia. Il Santo Cappuccino scrisse ad una figlia spirituale: «Le tribolazioni, le croci sono state sempre le eredità e la porzione delle anime elette. Quanto più Gesù vuole un’anima sollevarla alla perfezione, tanto più le accresce la croce della tribolazione».
Fatemelo dire (e non lo faccio per campanilismo, il che comunque non guasterebbe), ma un ruolo la mia città (Benevento) in questo frangente della storia ce l’ha. Già lo disse in maniera molto arguta Vittorio Messori chiedendosi nel 1999, in occasione della beatificazione di Padre Pio, perché mai la Provvidenza avesse suscitato un così grande santo dal Sannio. Lui si diede questa risposta interessante. Ponzio Pilato era sannita. I governatori del tempo solevano portare con loro soldati della terra di origine, per cui non è azzardato pensare che coloro che flagellarono e crocifissero Gesù furono dei sanniti. Ecco dunque che un altro sannita (Padre Pio, unico sacerdote stimmatizzato) dovesse riparare ciò che altri sanniti avevano compiuto.
In questa ottica aver incontrato nella mia città due santi sacerdoti come padre Di Monda e padre Manelli non mi sembra casuale.
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