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martedì 18 agosto 2015

Non c’è più posto per Dio

Il cardinale Robert Sarah: “Basta con l’intrattenimento nelle liturgie, così non c’è più posto per Dio”

Il cardinale Robert Sarah
Il cardinale Robert Sarah
Il cardinale Robert Sarah, prefetto della Congregazione del Culto Divino e della Disciplina dei Sacramenti, nel corso di un intervento sull’Osservatore Romano, si è espresso in maniera dura nei confronti delle modifiche liturgiche che in molte chiese vengono introdotte dai sacerdoti: “Su questi punti – scrive – l’insegnamento del Concilio Vaticano II è stato spesso distorto.
” In particolare, Sarah ha affermato che “il celebrante non è il conduttore di uno spettacolo” riprendendo il pensiero di papa Francesco. “Non deve cercare il sostegno dell’assemblea, stando di fronte a loro come se le persone dovessero primariamente entrare in dialogo con lui. Al contrario, entrare nello spirito del Concilio significa stare nel nascondimento, rinunciare alle luci della ribalta.”
Il cardinale Sarah chiede che si torni ad uno stile liturgico più tradizionale, in cui il prete, invece di rivolgersi all’assemblea, si rivolga verso est, “ad orientem”, la direzione da cui Cristo arriverà durante la sua seconda venuta. “Contrariamente a quanto dicono alcuni talvolta, è in piena conformità con la costituzione conciliare che tutti, prete ed assemblea, si girino insieme verso est durante il rito penitenziale, il canto del Gloria, le orazioni e la preghiera eucaristica, per esprimere il desiderio di partecipare all’opera di redenzione compiuta da Cristo. Questa pratica potrebbe essere reintrodotta innanzitutto nelle cattedrali, dove la vita liturgica dovrebbe essere di esempio per tutti.” Inoltre, per Sarah, il secolarismo ha infettato la liturgia: “Una lettura troppo umana ha portato alla conclusione che il fedele deve essere costantemente occupato.”
Sarah nota che troppo spesso il sacerdote cerca di tenere alta l’attenzione dell’assemblea con modalità per nulla ortodosse. “Il modo di pensare occidentale, infarcito dalla tecnologia e deviato dai media, vorrebbe trasformare la liturgia in una vera e propria produzione da spettacolo. In questo spirito, molti hanno cercato di rendere le celebrazioni delle feste. A volte i sacerdoti introducono nelle celebrazioni elementi di intrattenimento. Non abbiamo forse visto la proliferazione di testimonianze, scenette, applausi? Immaginano di allargare la partecipazione dei fedeli, mentre, nei fatti, riducono la liturgia ad una cosa del tutto umana. Corriamo il reale rischio di non lasciare spazio per Dio nelle nostre celebrazioni.”
Sinodo, s'incrina il fronte africanoNon è la posizione del cardinale Kasper, ma in una intervista il neo-cardinale etiope Souraphiel propone la "flessibilità" culturale in fatto di morale familiare, affidando le decisioni alle singole conferenze episcopali. Una posizione che stona con la netta chiusura fin qui dimostrata dai vescovi africani alle tesi kasperiane.
«Le conferenze episcopali sono state mandate al Sinodo non per rimpiazzare o cambiare l’insegnamento di Nostro Signore Gesù Cristo o l’insegnamento della Chiesa, ma per vedere che l’insegnamento del Vangelo è inculturato, è inserito nella situazione di vita del singolo paese o della singola società. In merito alle questioni morali riguardanti la famiglia, probabilmente il prossimo Sinodo dirà ‘andiamole a vedere nel contesto. Facciamo in modo che le conferenze episcopali portino i loro suggerimenti’. Si potrebbe fare in questo modo».
 A dirlo in un’intervista al Catholic Register è l’arcivescovo di Addis Abeba, mons. Berhanyesus Souraphiel, uno dei due presuli africani creati cardinali da Papa Francesco nel corso dell’ultimo concistoro, nel febbraio di quest’anno.
Souraphiel – che al momento non farà parte dell’assise sinodale, in attesa dell’elenco dei padri scelti personalmente dal Pontefice – è convinto che alla fine a prevalere sarà la scelta di introdurre «una nuova flessibilità» nella Chiesa. Una flessibilità che dovrà tener conto dei particolari contesti culturali, economici e politici delle diverse aree geografiche. «La Chiesa cattolica è un’istituzione universale, umana e divina. Non c’è una Chiesa europea, non c’è una Chiesa canadese o americana. È qualcosa di diverso. I problemi che le famiglie devono affrontare in alcune parti del mondo possono essere diversi rispetto a quelli da affrontare in zone diverse».
Il porporato porta l’esempio della sua terra: «Per noi la questione principale è la povertà. Se non si dispone della stabilità economica di base, potrebbe crearsi una situazione in cui il marito lavora da qualche parte, la moglie da un’altra parte. E così la famiglia si separa e i bambini soffrono». Non a caso, il Catholic Register sottolinea come – a giudizio di Souraphiel – «le conferenze episcopali dovrebbero giocare un ruolo nell’aiutare i singoli vescovi ad adattare l’insegnamento del Sinodo alle peculiarità del proprio paese o regione».

A dirlo in un’intervista al
La posizione di un prelato di rango come mons. Behranyesus Souraphiel rompe quello che appariva un monolite, e cioè la netta chiusura dei vescovi africani rispetto alle tesi portate prima in Concistoro e poi nel Sinodo straordinario del 2014 dal cardinale tedesco Walter Kasper, votate al superamento della rigida distinzione tra dottrina e pastorale. Se fino a oggi, infatti, molti vescovi africani (ma non tutti, come dimostrano le dichiarazioni del vescovo ghanese di Accra, mons. Gabriel Palmer-Buckle e di quello di Orano, mons. Jean-Paul Vesco, loro sì presenti al Sinodo prossimo venturo) portavano come esempio anche per gli altri continenti la salute della Chiesa a sud del Sahara, con vocazioni in crescita e quantità di credenti da far impallidire la vecchia e stanca Europa, il capo della diocesi di Addis Abeba invita a guardare alle singole aree culturali, adattando a esse quel che stabilirà il Papa dopo l’assise del prossimo ottobre. Flessibilità, appunto. Una parola che farebbe immediatamente breccia nei cuori delle Chiese del nord Europa, ad esempio, che da decenni invocano meno rigore quanto al rispetto dei cardini su cui poggia l’insegnamento cattolico in fatto di morale familiare. 
Una posizione sfumata resa ancor più chiara dalla frase con cui conclude l’intervista, dove indica le priorità dei vescovi africani rispetto all’assemblea ordinaria che aprirà i battenti a inizio ottobre: «Il messaggio africano per il Sinodo è che la famiglia è la vita. Cerchiamo quindi di dare importanza alla vita. Vita e valori sono legati. Le cose cambieranno, molte cose stanno cambiando. Ma devono esserci anche valori che devono rimanere. L’amore tra marito e moglie, il rispetto tra i figli e i genitori, il rispetto per gli anziani».

Toni ben diversi da quelli uditi nei mesi scorsi dalla grande maggioranza dei vescovi africani, considerati a ragione – visto il peso che hanno avuto nel Sinodo di un anno fa, al punto che uno di loro, il cardinale Wilfrid Fox Napier, è stato nominato presidente delegato in aggiunta ai tre che avevano occupato la carica nel 2014 – i capofila dell’opposizione a ogni cambiamento riguardo famiglia e matrimonio.

di Matteo Matzuzzi 18-08-2015
http://www.lanuovabq.it/it/articoli-sinodo-sincrina-il-fronte-africano-13569.htm


PORPORELLE IN MOVIMENTO - DITE A BERGOGLIO CHE LE SCARAMUCCE CONTRO LA CEI E GALANTINO NASCONDONO LA GUERRA SUL SINODO, IN VISTA DEL QUALE SI MUOVE RUINI CHE STAREBBE PREPARANDO UN LIBRO CON GLI INTERVENTI DI 11 CARDINALI SUI “MATRIMONIO E FAMIGLIA”

Si tratta di proposte “cattoliche” per rispondere alle domande su una pastorale adeguata alla situazione familiare odierna - Tra le firme quelle di Ruini e Caffarra. Un libro che, se davvero uscirà, è destinato a creare, probabilmente, lo stesso rumore toccato l' anno scorso a Permanere nella verità di Cristo…

Caterina Maniaci per “Libero Quotidiano”

NUNZIO GALANTINO 3NUNZIO GALANTINO 3
Lo hanno definito in molti modi, ma soprattutto lo indicano come il braccio operativo di papa Francesco all' interno della Cei. Certo monsignor Nunzio Galantino, segretario della Conferenza episcopale italiana e vescovo di Cassano allo Ionio, Calabria, di sintonia con il Pontefice ne ha molta, ma non sembra averne altrettanta con il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei e arcivescovo di Genova.

NUNZIO GALANTINO E BAGNASCO don nunzioNUNZIO GALANTINO E BAGNASCO DON NUNZIO
La nomina di Galantino ai vertici Cei ha colto di sorpresa ma fino ad un certo punto: in molti hanno scommesso sulla sua rapida salita verso la presidenza, considerando che nel 2013 il mandato di Bagnasco era scaduto e di lì a poco si sarebbe dovuto scegliere il successore. Ma Bagnasco è rimasto al suo posto e il passaggio di consegne è stato rimandato. Le voci che si sono rincorse, a questo punto, parlavano di un probabile raffreddamento dei rapporti tra Bergoglio e Galantino. Perché, nel maggio 2014, il segretario Cei incappa in uno «scivolone».

CAMILLO RUINI SUPERSTARCAMILLO RUINI SUPERSTAR
Critica, con parole che suonano quasi beffarde, le Sentinelle in piedi: «Io non mi identifico con i visi inespressivi di chi recita il rosario fuori dalle cliniche che praticano l' interruzione della gravidanza». Un' uscita che al Papa non è piaciuta. «Chi si raduna per pregare non va mai preso in giro», è il commento della Santa Sede. Ma il rapporto tra i due rimane saldo e intatta la sintonia su molti temi cruciali.

Questioni di nomine e gerarchie a parte, tra la presidenza e la segreteria della Conferenza episcopale una distanza esiste, secondo l' opinione di molti «osservatori». Basterebbe confrontare il tono, il contenuto e il senso profondo degli interventi di Galantino e Bagnasco di queste ultime quarantott'ore. Qualcuno ha visto nell' intervento del presidente dei vescovi un indiretto sostegno al segretario.

ratzinger caffarraRATZINGER CAFFARRA
Però le parole di Bagnasco sono rivolte contro l'Onu, quelle di Galantino contro governo e politici nostrani (in primis leghisti e grillini). Il cardinale si domanda «se questi organismi internazionali, come l' Onu in modo particolare che raccoglie il potere politico ma anche il potere finanziario, hanno mai affrontato in modo serio e deciso questa tragedia umana».

Significativo il fatto che queste dichiarazioni abbiano trovato una sponda tra i governatori leghisti: Luca Zaia e Roberto Maroni hanno apprezzato la posizione del presidente della Cei. Il dito puntato verso Palazzo Chigi di Galantino, inoltre, indica molte altre cose. I movimenti, le prese di posizione, le «alleanze» Oltrevere si delineano sempre più nettamente anche in vista del fondamentale Sinodo sulla famiglia.

SINODO DEI VESCOVISINODO DEI VESCOVI
Gli schieramenti si definiscono e al confronto interno si alterna la battaglia contro chi attacca la famiglia tradizionale e la missione educativa della Chiesa. Lo stesso Galantino, nel luglio scorso, ha parlato senza mezzi termini di una «sentenza pericolosa» che limita fortemente «la garanzia di libertà sull'educazione che tanto richiede anche l'Europa», in riferimento alla sentenza della Cassazione sugli istituti scolastici religiosi di Livorno che dovranno pagare l'Ici. L' affondo, indirettamente, è anche contro il governo, «reo» di stare a guardare e di non trovare un modo per tutelare le scuole paritarie, colonne portanti del mondo cattolico.

SINODO DEI VESCOVISINODO DEI VESCOVI
Grandi manovre pre Sinodo, si diceva. E il ritorno in primo piano del cardinale Camillo Ruini. Secondo indiscrezioni, sarebbe in uscita un libro con interventi di undici cardinali, da ogni parte del mondo, su «Matrimonio e famiglia». Proposte «cattoliche» per rispondere alle domande su una pastorale adeguata alla situazione familiare odierna. Tra le firme quelle di Ruini e Caffarra. Un libro che, se davvero uscirà, è destinato a creare, probabilmente, lo stesso rumore toccato l' anno scorso a Permanere nella verità di Cristo.

Negli ultimi due mesi anche importanti figure del capitalismo cattolico sono tornate alla ribalta. Non tanto quella mediatica, ma dei salotti che contano. Si è tornato a parlare di Cesare Geronzi, uomo forte ai tempi di Capitalia erroneamente dato per pensionato. Sarebbe dovuto diventare presidente di Impregilo. Non ha ricevuto l' incarico.

BERGOGLIO E GLI ESERCIZI SPIRITUALI INSIEME AI CARDINALIBERGOGLIO E GLI ESERCIZI SPIRITUALI INSIEME AI CARDINALI
Forse non è ancora il momento. Il suo storico portavoce però sarebbe in corsa per un importante ruolo in una controllata dello Stato. Anche Luigi Bisignani non è certo scomparso dalla scena. Il tutto a indicare che una parte del capitalismo italiano, non proprio contigua a Renzi, si sta riaffacciando nelle stanze che contano.


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