Padova. L’attacco a Don Giovanni Ferrara. Si gioca sempre più a carte scoperte
Per chi lavora la curia di Padova, sparando su un parroco cattolico? Le omissioni maliziose sulla chiusura della scuola materna. Un articolo velenoso contro Don Ferrara. Una strana e goffa mail arrivata in redazione.
di Paolo Deotto
La prima domanda del sommario è volutamente retorica. Il documento del 18 agosto u.s. della curia di Padova sulla “questione del gender” (clicca qui) è di una chiarezza sconfortante. Mentre per un’analisi approfondita di questo documento (e per gli errori, ovviamente non voluti, contenuti nello stesso), rimandiamo all’articolo di Patrizia Fermani, pubblicato ieri (clicca qui), qui ci preme ribadire quanto già abbiamo detto: questo documento è una dichiarazione di resa totale e incondizionata al potere mondano, che si dichiara bravo, bello, buono e affidabile in base alle dichiarazioni di una ministra che, guarda caso, difende la legge da lei stessa voluta. È una rinuncia ufficiale al dovere dell’apostolato e dell’educazione cattolica.
Quando si afferma (riportiamo le testuali parole): “Ciò a dire che, per affrontare correttamente queste tematiche, superando posizioni preconcette e barricate ideologiche, è indispensabile anzitutto un’educazione delle coscienze e un’apertura dell’intelligenza alla comprensione della realtà, attraverso una corretta informazione e formazione culturale, così da poterci anche confrontare con chi propugna modelli interpretativi dell’umano diversi da quelli che il Vangelo propone”, ci si propone come uno dei “tanti” interlocutori nel grande supermarket ideologico, dove tutti hanno spazio (salvo, come è ovvio, chi dissente).
Di fronte a queste dichiarazioni, mi sento di dire che non abbiamo più a che fare con dei Pastori. Non so con chi abbiamo a che fare, ma di sicuro non con dei Pastori, ovvero con delle guide per il popolo. Chi sono io per giudicare? Sono un laico qualunque, che non ha ancora rinunciato all’uso della testa e che soprattutto vuole testardamente restare cattolico. Se qualcuno “propugna modelli interpretativi dell’umano diversi da quelli che il Vangelo propone” può essere solo nell’errore. E con chi è nell’errore, anziché correggerlo, si avvia il “confronto”? ma per piacere, cerchiamo di essere seri.
Il vantaggio di queste dichiarazioni è però quello di fare chiarezza. L’attacco, ora, a Don Giovanni Ferrara, è partito perché, con il progetto di scuola parentale, si è toccato il punto, troppo importante, del controllo della gioventù. È questa una delle tappe assolutamente irrinunciabili nel piano, a più lungo termine, di scristianizzazione totale della società. Nell’ubriacatura del dialogo, del confronto, la chiesa ufficiale si accoda al mondo e ne accetta, umile e supina, i piani. E spara impietosamente contro chi vuole affermare il diritto/dovere di educare i giovani secondo la Dottrina cattolica.
E così leggiamo, non su un comunicato della curia, ma sul Mattino di Padova, un articolo velenoso (riportato per intero alla fine di questo articolo) contro il parroco di Sant’Ignazio. In apertura il progetto di scuola parentale è preso in giro (scuola fatta dei “cari insegnamenti del passato”) e poi la notizia ad effetto: con l’anno scolastico 2016-17 la curia prevede di riaprire la scuola materna. Nel modo in cui è presentata la notizia si continua ad alimentare l’equivoco della scuola parentale che avrebbe “scacciato” la scuola materna.
È singolare che adesso la curia abbia deciso di riaprire la scuola materna: per dare la notizia completa avrebbe dovuto specificare che la decisione di chiudere la scuola è stata presa dal Parroco su indicazioni precise della FISM-federazione italiana scuole materna (che tiene la contabilità della scuola e le offre consulenza su qualsiasi settore) e con l’autorizzazione scritta della Curia di Padova.
Quindi ora si è creata questa curiosa situazione: la scuola materna non c’è più – peraltro chiusa col placet della curia – e forse riaprirà per l’anno scolastico 2016/17. In compenso la scuola parentale rischia di non poter iniziare l’attività, perché, come informa Don Lorenzo Celi tramite il Mattino di Padova, non c’è nessuna autorizzazione all’apertura di una “scuola parentale”.
Ottimo. Mentre rinnoviamo i nostri auguri a Don Giovanni Ferrara e alle famiglie che si sono adoperate per questo progetto,invitiamo tutti a chiedersi di chi sarà la responsabilità se intanto le famiglie non avranno più né una scuola – la materna chiusa e che “forse” riaprirà – né la parentale progettata.
Insomma, per contrastare Don Giovanni Ferrara non si esita a distruggere un progetto e “forse” a farne rinascere un altro. Le famiglie sanno chi ringraziare.
Del resto, come già abbiamo avuto occasione di notare, il bersaglio vero è un parroco contro cui si arrivò a formulare l’accusa (che sarebbe comica, ma è tragica, perché è un chiaro indice della follia in cui si sta vivendo) di pregare e far pregare troppo. Chiaro, no? Un parroco retrivo, non pronto a “dialogare “ col mondo, naturalmente chiarendo prima di non aver nulla da insegnare, anzi, di essere in rispettoso ascolto di tutte le istanze per avviare un confronto, ovviamente democratico, con chi ha posizioni “diverse” da quelle del Vangelo. A che serve il Vangelo se la chiesa “ufficiale” è ansiosa di celebrare le sue nozze col potere mondano? È solo un impiccio…
Mi permetto quindi, mi si scusi la monotonia, di ribadire per l’ennesima volta ciò che scrissi sul primo articolo pubblicato su questa vicenda, ossia che un parroco rischia grosso quando vuole essere un prete cattolico. Questa è la realtà della chiesa di oggi. È dolorosissima, ma non possiamo ignorarla.
E prima di lasciarvi alla lettura dell’articolo del Mattino di Padova, riferisco, a titolo di curiosità, di una strana e goffa mail arrivata in redazione.
Lasciamo perdere il nome del mittente, affinché poi nessuno strepiti su violazione della privacy et similia. In questa mail, arrivata ieri l’altro, alle ore 17.49, un zelante personaggio mi spiega – e lo ringrazio sentitamente – come fare il mio mestiere, perché mi prescrive di convocare subito un “un incontro “pubblico” del Direttore (sarei io – NdR) con chi per primo ha sollevato lecite richieste di spiegazioni sulla chiusura della Scuola d’Infanzia Sant’Ignazio (i genitori di 50 bambini), con Don Giovanni Ferrara stesso, il consiglio Pastorale e degli Affari Economici della Parrocchia medesima, al fine di chiarire le fumose affermazioni riportate”. E ribadisce: “La invito fermamente ad un incontro come dicevo “pubblico” con le parti, al fine di chiarire correttamente le posizioni e, perché no, fornire una visione più completa della vicenda”.
Ora, a parte il fatto che non mi risulta che su Riscossa Cristiana siano state pubblicate affermazioni “fumose”, secondo questo zelante personaggio sarebbe “primo dovere di un organo di informazione” partecipare a pubblici dibattiti, confronti e così via. A fine settembre Riscossa Cristiana compirà i primi sei anni di attività. Non so di quante questioni ci siamo occupati in questi anni. Orbene, apprendo ora che non è nostro diritto e dovere riportare fatti ed esprimere opinioni (i lettori giudicheranno se siamo o no dei cialtroni, e se dare peso o no alle posizioni che esprimiamo). No. Dobbiamo subito partecipare a incontri e pubblici dibattiti. Se così fosse, chiunque si occupa di informazione dovrebbe passare la sua vita in giro per l’Italia e per il mondo, impegnato senza fine in dibattiti, confronti e compagnia bella.
Il tono perentorio della mail dà un curioso e divertente sapore di tentativo di intimidazione. Ne ho parlato solo per curiosità e per far sapere allo zelante personaggio che ha sbagliato indirizzo. Dulcis in fundo: lo zelante personaggio comunica di aver fatto parte per anni del Comitato di Gestione della Scuola Materna Sant’Ignazio, ma si guarda bene dal parlare dei motivi e delle modalità di chiusura della scuola materna, che sopra abbiamo specificato. Ha scritto di sua iniziativa? È stato imbeccato da qualcuno? Chi lo sa! E, tutto sommato, cosa me ne frega?
E qui chiudiamo, non senza ribadire a Don Giovanni Ferrara la nostra stima e la nostra vicinanza nella preghiera. Sta subendo una prova dura e dolorosa, ma si può esser certi che sarà, ancora una volta, un esempio di Fede per tutti.
Ecco l’articolo del Mattino di Padova:
La prima domanda del sommario è volutamente retorica. Il documento del 18 agosto u.s. della curia di Padova sulla “questione del gender” (clicca qui) è di una chiarezza sconfortante. Mentre per un’analisi approfondita di questo documento (e per gli errori, ovviamente non voluti, contenuti nello stesso), rimandiamo all’articolo di Patrizia Fermani, pubblicato ieri (clicca qui), qui ci preme ribadire quanto già abbiamo detto: questo documento è una dichiarazione di resa totale e incondizionata al potere mondano, che si dichiara bravo, bello, buono e affidabile in base alle dichiarazioni di una ministra che, guarda caso, difende la legge da lei stessa voluta. È una rinuncia ufficiale al dovere dell’apostolato e dell’educazione cattolica.
Quando si afferma (riportiamo le testuali parole): “Ciò a dire che, per affrontare correttamente queste tematiche, superando posizioni preconcette e barricate ideologiche, è indispensabile anzitutto un’educazione delle coscienze e un’apertura dell’intelligenza alla comprensione della realtà, attraverso una corretta informazione e formazione culturale, così da poterci anche confrontare con chi propugna modelli interpretativi dell’umano diversi da quelli che il Vangelo propone”, ci si propone come uno dei “tanti” interlocutori nel grande supermarket ideologico, dove tutti hanno spazio (salvo, come è ovvio, chi dissente).
Di fronte a queste dichiarazioni, mi sento di dire che non abbiamo più a che fare con dei Pastori. Non so con chi abbiamo a che fare, ma di sicuro non con dei Pastori, ovvero con delle guide per il popolo. Chi sono io per giudicare? Sono un laico qualunque, che non ha ancora rinunciato all’uso della testa e che soprattutto vuole testardamente restare cattolico. Se qualcuno “propugna modelli interpretativi dell’umano diversi da quelli che il Vangelo propone” può essere solo nell’errore. E con chi è nell’errore, anziché correggerlo, si avvia il “confronto”? ma per piacere, cerchiamo di essere seri.
Il vantaggio di queste dichiarazioni è però quello di fare chiarezza. L’attacco, ora, a Don Giovanni Ferrara, è partito perché, con il progetto di scuola parentale, si è toccato il punto, troppo importante, del controllo della gioventù. È questa una delle tappe assolutamente irrinunciabili nel piano, a più lungo termine, di scristianizzazione totale della società. Nell’ubriacatura del dialogo, del confronto, la chiesa ufficiale si accoda al mondo e ne accetta, umile e supina, i piani. E spara impietosamente contro chi vuole affermare il diritto/dovere di educare i giovani secondo la Dottrina cattolica.
E così leggiamo, non su un comunicato della curia, ma sul Mattino di Padova, un articolo velenoso (riportato per intero alla fine di questo articolo) contro il parroco di Sant’Ignazio. In apertura il progetto di scuola parentale è preso in giro (scuola fatta dei “cari insegnamenti del passato”) e poi la notizia ad effetto: con l’anno scolastico 2016-17 la curia prevede di riaprire la scuola materna. Nel modo in cui è presentata la notizia si continua ad alimentare l’equivoco della scuola parentale che avrebbe “scacciato” la scuola materna.
È singolare che adesso la curia abbia deciso di riaprire la scuola materna: per dare la notizia completa avrebbe dovuto specificare che la decisione di chiudere la scuola è stata presa dal Parroco su indicazioni precise della FISM-federazione italiana scuole materna (che tiene la contabilità della scuola e le offre consulenza su qualsiasi settore) e con l’autorizzazione scritta della Curia di Padova.
Quindi ora si è creata questa curiosa situazione: la scuola materna non c’è più – peraltro chiusa col placet della curia – e forse riaprirà per l’anno scolastico 2016/17. In compenso la scuola parentale rischia di non poter iniziare l’attività, perché, come informa Don Lorenzo Celi tramite il Mattino di Padova, non c’è nessuna autorizzazione all’apertura di una “scuola parentale”.
Ottimo. Mentre rinnoviamo i nostri auguri a Don Giovanni Ferrara e alle famiglie che si sono adoperate per questo progetto,invitiamo tutti a chiedersi di chi sarà la responsabilità se intanto le famiglie non avranno più né una scuola – la materna chiusa e che “forse” riaprirà – né la parentale progettata.
Insomma, per contrastare Don Giovanni Ferrara non si esita a distruggere un progetto e “forse” a farne rinascere un altro. Le famiglie sanno chi ringraziare.
Del resto, come già abbiamo avuto occasione di notare, il bersaglio vero è un parroco contro cui si arrivò a formulare l’accusa (che sarebbe comica, ma è tragica, perché è un chiaro indice della follia in cui si sta vivendo) di pregare e far pregare troppo. Chiaro, no? Un parroco retrivo, non pronto a “dialogare “ col mondo, naturalmente chiarendo prima di non aver nulla da insegnare, anzi, di essere in rispettoso ascolto di tutte le istanze per avviare un confronto, ovviamente democratico, con chi ha posizioni “diverse” da quelle del Vangelo. A che serve il Vangelo se la chiesa “ufficiale” è ansiosa di celebrare le sue nozze col potere mondano? È solo un impiccio…
Mi permetto quindi, mi si scusi la monotonia, di ribadire per l’ennesima volta ciò che scrissi sul primo articolo pubblicato su questa vicenda, ossia che un parroco rischia grosso quando vuole essere un prete cattolico. Questa è la realtà della chiesa di oggi. È dolorosissima, ma non possiamo ignorarla.
E prima di lasciarvi alla lettura dell’articolo del Mattino di Padova, riferisco, a titolo di curiosità, di una strana e goffa mail arrivata in redazione.
Lasciamo perdere il nome del mittente, affinché poi nessuno strepiti su violazione della privacy et similia. In questa mail, arrivata ieri l’altro, alle ore 17.49, un zelante personaggio mi spiega – e lo ringrazio sentitamente – come fare il mio mestiere, perché mi prescrive di convocare subito un “un incontro “pubblico” del Direttore (sarei io – NdR) con chi per primo ha sollevato lecite richieste di spiegazioni sulla chiusura della Scuola d’Infanzia Sant’Ignazio (i genitori di 50 bambini), con Don Giovanni Ferrara stesso, il consiglio Pastorale e degli Affari Economici della Parrocchia medesima, al fine di chiarire le fumose affermazioni riportate”. E ribadisce: “La invito fermamente ad un incontro come dicevo “pubblico” con le parti, al fine di chiarire correttamente le posizioni e, perché no, fornire una visione più completa della vicenda”.
Ora, a parte il fatto che non mi risulta che su Riscossa Cristiana siano state pubblicate affermazioni “fumose”, secondo questo zelante personaggio sarebbe “primo dovere di un organo di informazione” partecipare a pubblici dibattiti, confronti e così via. A fine settembre Riscossa Cristiana compirà i primi sei anni di attività. Non so di quante questioni ci siamo occupati in questi anni. Orbene, apprendo ora che non è nostro diritto e dovere riportare fatti ed esprimere opinioni (i lettori giudicheranno se siamo o no dei cialtroni, e se dare peso o no alle posizioni che esprimiamo). No. Dobbiamo subito partecipare a incontri e pubblici dibattiti. Se così fosse, chiunque si occupa di informazione dovrebbe passare la sua vita in giro per l’Italia e per il mondo, impegnato senza fine in dibattiti, confronti e compagnia bella.
Il tono perentorio della mail dà un curioso e divertente sapore di tentativo di intimidazione. Ne ho parlato solo per curiosità e per far sapere allo zelante personaggio che ha sbagliato indirizzo. Dulcis in fundo: lo zelante personaggio comunica di aver fatto parte per anni del Comitato di Gestione della Scuola Materna Sant’Ignazio, ma si guarda bene dal parlare dei motivi e delle modalità di chiusura della scuola materna, che sopra abbiamo specificato. Ha scritto di sua iniziativa? È stato imbeccato da qualcuno? Chi lo sa! E, tutto sommato, cosa me ne frega?
E qui chiudiamo, non senza ribadire a Don Giovanni Ferrara la nostra stima e la nostra vicinanza nella preghiera. Sta subendo una prova dura e dolorosa, ma si può esser certi che sarà, ancora una volta, un esempio di Fede per tutti.
Ecco l’articolo del Mattino di Padova:
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