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mercoledì 2 settembre 2015

“Call of Galantinoo”?

Abbaiare in chiesa

Che cosa c’è in ballo nello scontro fattosi totale (letale?) tra Salvini e Galantino, e cosa rischia la Lega

Matteo Salvini (foto LaPresse)

Milano. Gianluca Buonanno, eurodeputato leghista, è molto arrabbiato con il creatore di “Call of Salveenee”, un videogioco-parodia in cui l’eponimo “Eroe padano” combatte a suon di ruspe contro orribili nemici che si chiamano “Zingherello”, “Terrone” e “Azziz”. “E’ un incitamento all’odio verso il nostro segretario generale”, ha detto l’ingenuo. Ma se alla Conferenza episcopale avessero un po’ di senso del marketing politico, correrebbero da un ragazzino malato di Playstation e si farebbero sviluppare un “Call of Galantinoo”, con protagonista il fumantino vescovo-segretario che salva i profughi in mezzo al mare e prende a calcioni Matteo Salvini e i suoi “piazzisti da quattro soldi”.
Perché la faccenda è questa: la polarizzazione ideologica dello scontro tra la Lega e la chiesa fa bene a tutti e due. Anzi, probabilmente, fa meglio a mons. Galantino. E’ la novità politica dell’estate e può avere delle conseguenze. Le cose stanno così. Sul numero di Panorama in uscita giovedì Matteo Salvini, dopo giorni di sputazzi, apre all’alleanza con Berlusconi: “Non possiamo fare più errori: serve l’unità del centrodestra”. E del centrodestra forza-leghista che per vent’anni ha battuto la sinistra ha sempre fatto parte, con una buona quota capitale, anche il mondo cattolico moderato. Però mercoledì, dopo che il popolo ciellino ha applaudito Matteo Renzi anche proprio per i suoi attacchi al “provinicialismo della paura” anti-immigrati della Lega, Giorgio Vittadini ha dichiarato che Cl “non è più di centrodestra” e “da tempo il Pd non è più un partito non votabile”.

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Cl non è tutta la chiesa e forse conta nelle urne meno di quanto si creda, ma se i ciellini non sono disposti a votare un lega-forzismo a trazione salviniana, i sondaggisti potrebbero cominciare a domandarsi da che parte voterà pure il resto del mondo cattolico moderato. Si chiama polarizzazione del conflitto, ed è un fenomeno nuovo nei rapporti Lega-chiesa. Salvini lo sa, Galantino forse no (o non gli interessa) ma poiché è furbo lo fiuta. Lo scenario è noto. Nella settimana di Ferragosto, Galantino (a ruota di Papa Francesco che aveva definito “atti di guerra” i respingimenti dei migranti) aveva attaccato a testa bassa le posizioni di Salvini (e Grillo). Salvini ha replicato a modo suo: “Conosco di uomini di chiesa che non la pensano come questo vescovo comunista… Non si tratta di essere cattolici o no, si tratta di buonsenso. Sono felice del sostegno che arriva, a me e alla Lega, da tante donne e uomini di chiesa senza le fette di salame sugli occhi e le tasche piene”. Ilvo Diamanti, su Repubblica, ha notato che la Lega si considera “la vera difesa della Croce contro i nuovi barbari”.

Nel rapporto trentennale tra la Lega e la chiesa (l’elettorato cattolico) c’è sempre stata una conflittualità latente, ma anche una chiara rincorsa. Mino Martinazzoli raccontava che, già alle prime elezioni con la Lega, i vecchi dc fecero i conti,  sezione per sezione: a ogni voto leghista corrispondeva un voto “bianco” perso. Più chiaro di così. Ma era una Lega diversa, pur nelle sue punte razziste (allora c’erano più che altro i “teròn”), che faceva della territorialità, della difesa del presepio e del campanile contro il minareto, le sue bandiere. Il tentativo spesso molto riuscito fu annettersi l’elettorato moderato cattolico del nord. Nell’episcopato si alternavano scandalo e approvazione. Ora la questione si è radicalizzata. L’estremismo più fascistoide che identitario (“padano”, dicevano un tempo) di Salvini irrita di più e piace di meno. Soprattutto nel momento in cui la questione migratoria, da battaglia folcloristica s’è fatta emergenza globale. E nel momento in cui l’islamismo lascia poco spazio alle fanfaluche dell“aiutiamoli a casa loro”. Salvini insiste sui “cattolici che la pensano com me”, la legittima scommessa è che il suo identitarismo terra terra prevalga nell’attrarre il voto cattolico popolare, quello non “militante”. In occasione della morte del card. Biffi, non ha esitato a elogiare “l’uomo di fede e di coraggio” che disse “o l’Europa ridiventerà cristiana, o l’islam vincerà”. Ma le parole d’ordine sull’immigrazione che vengono oggi dalla Cei sono più secche di un tempo. Il nuovo interventismo ruspante di Galantino si espone di certo a rischi d’ingerenza (lo ha notato Pietro Ichino sul suo blog), ma sono i rischi del conflitto. In palio c’è l’influenza reale sulla opinione pubblica. Salvini è avvisato.
di Maurizio Crippa | 26 Agosto 2015

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