ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 13 ottobre 2015

Brucian le code di paglia..e strillano: ah pirati!

L'attacco a Francesco: la lettera dei tredici (e non solo)

La vicenda della lettera dei cardinali a Francesco, resa nota nella giornata di lunedì 12 ottobre 2015, va considerata per quello che è. Non è una questione di merito o di metodo circa i lavori del Sinodo, ma un attacco alla legittimità della direzione impressa alla Chiesa da Papa Francesco e quindi un attacco al Papa stesso.
Pubblicata (in circostanze ancora da chiarire) dal vaticanista dell'Espresso Sandro Magister, la lettera è stata firmata da una dozzina circa di prelati di primo piano della Chiesa mondiale. Al momento la lista dei firmatari oscilla: la lista pubblicata lunedì sera (ora americana) dal settimanale dei gesuiti statunitensi America riportava i nomi di Caffarra (Bologna), Collins (Toronto), DiNardo (Houston), Dolan (New York), Eijk (Utrecht), Müller (prefetto della Congregazione della dottrina della fede in Vaticano), Napier (Durban, Sudafrica), Niue (Nairobi, Kenia), Pell (prefetto del Segretariato per l'economia in Vaticano), Rivera Carrera (Città del Messico), Sarah (prefetto della Congregazione per la liturgia e i sacramenti in Vaticano), Sgreccia (già prefetto della Pontificia Accademia per la vita in Vaticano), e Urosa Savino (Caracas, Venezuela).
Ma è possibile che vi siano lettere in parte diverse o versioni diverse della stessa lettera, altri firmatari, e perfino (non è da escludere) firmatari a loro insaputa (quattro altri firmatari - i cardinali Erdö, Scola, Piacenza, e Vingt-Trois - hanno smentito ieri).
Questo è il momento più visibile e temerario nella lotta condotta da parte dell'establishment ecclesiastico contro Papa Francesco.
Fin dal marzo 2013 si era percepito il montare della resistenza al pontificato, e si sapeva che il Sinodo dei Vescovi era il punto chiave. Il fatto che la lettera sia stata consegnata al Papa il 5 ottobre, primo giorno del Sinodo, è prova che si tratta di un'iniziativa coordinata ben prima dell'inizio dell'assemblea a Roma (ed è a questa iniziativa che Francesco rispose col discorso sulla "ermeneutica cospirativa" del 6 ottobre in aula sinodale). È anche chiaro che mentre Francesco era in visita in America, alcuni vescovi americani, tra un abbraccio e l'altro al Papa, stavano preparando contro Bergoglio un attacco che non si sarebbero mai sognati di fare contro i sinodi per finta di Papa Wojtyla e Papa Ratzinger.
Da quello che si sa e non è stato smentito, la lettera dei cardinali critica la gestione dei lavori dell'assemblea sinodale sia per una supposta inadeguatezza dottrinale dell'Instrumentum Laboris (il documento base per la discussione inviato ai vescovi mesi fa), sia per le regole del Sinodo fissare da Francesco, che secondo i firmatari condurrebbero ad una conclusione già predeterminata in partenza, ovvero in un senso che i firmatari vedono evolvere in un senso liberale e lassista rispetto alla dottrina fissata dai predecessori di Francesco.
Il problema evidentemente non è il fatto che dei cardinali non siano d'accordo col Papa, ma il fatto che lo accusino di manipolare l'assemblea di vescovi. Non tanto il linguaggio della lettera, ma il linguaggio usato nelle ultime 24 ore dai firmatari che non hanno smentito (tra cui i cardinali Pell e Napier) ha un tono intimidatorio nei confronti del Papa: le minacce di scisma rivolte a Paolo VI durante il Vaticano II erano almeno condite di un savoir faire ecclesiastico che oggi è finito nel dimenticatoio insieme ad una sana teologia delle istituzioni del governo della Chiesa (di cui questi cardinali non sanno molto oppure non si curano molto).
La lettera (di cui al momento vi sono solo trascrizioni, chissà quanto fedeli e accurate) tradisce le ipocrisie dei firmatari, per una serie di motivi. Il primo punto è che la critica a un Sinodo che sarebbe già predeterminato si poteva rivolgere ai Sinodi precedenti, quelli di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI, ma non a quello di Francesco. La vera critica della lettera è in realtà a una teologia che su alcuni punti è legittimamente diversa da quella di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, ai quali i firmatari della lettera riconoscono legittimità teologica al contrario di quello che fanno per Papa Francesco.
Il secondo punto è che la critica alle regole del Sinodo di Papa Francesco ignora (oppure spera che tutti noi ignoriamo) che il Sinodo dei Vescovi ha degli elementi fissi (per esempio, il tipo di membership del Sinodo) e degli elementi che possono cambiare (in particolare, circa i documenti finali). Infatti il Sinodo è per definizione, dalla sua fondazione nel 1965 ad oggi, uno strumento del primato pontificio, in cui la collegialità dei vescovi si esprime ma senza mai varcare la funzione consultiva (almeno fino ad oggi: in futuro potrebbe cambiare). Basta leggere il motu proprio Apostolica sollicitudo di Paolo VI (15 settembre 1965) per rendersene conto: "Al Sinodo dei Vescovi spetta per sua natura il compito di dare informazioni e consigli [...] Il Sinodo dei Vescovi è sottomesso direttamente ed immediatamente all'autorità del Romano Pontefice". Questo dei cardinali è un pronunciamiento di vago tenore golpista che vorrebbe mettere sotto ipoteca il primato papale.
Papa Francesco ha avuto a che fare coi golpisti veri in Argentina e c'è da dubitare che si faccia intimorire. La storia della Chiesa è bimillenaria, i vescovi hanno sempre discusso aspramente nei concili, e nell'antichità anche in modi anche molto più violenti di questo. Ma nella storia recente non si ricorda di cardinali che accusassero il Papa di manipolare le regole del gioco al fine di spingersi oltre i limiti della cattolicità della dottrina. Il vero problema è che Francesco ha riaperto su molte questioni di disciplina e di vita della Chiesa (come la comunione ai divorziati risposati, ma anche l'omosessualità) un dibattito che i firmatari della lettera consideravano chiuso per sempre.
La vicenda della lettera va inquadrata nell'ambito dello sforzo di vari ambienti di chiudere le porte aperte da Papa Francesco: vanno ricordate qui le iniziative dei vescovi polacchi volte a fare pressione sull'assemblea, come, in senso analogo, la lettera inviata ai tutti i membri del Sinodo dal cardinale Ouellet (non come vescovo ma come prefetto della Congregazione dei Vescovi della Curia Romana) in un tentativo di limitare la libertà dei partecipanti al Sinodo.
La lettera dei cardinali dice molto dello smarrimento che attraversa lo schieramento anti-bergogliano, ma evidenzia anche il pressapochismo dell'iniziativa - pressapochismo sia teologico che strategico - e il suo estremismo. Accusare di parzialità (ovvero di liberalismo teologico) un uomo di Chiesa profondamente moderato e centrista come il cardinale di Washington, Wuerl, come fa la lettera quando accusa il Papa di aver formato a sua immagine la commissione per la relazione finale, significa che lo schieramento anti-bergogliano si è consegnato a un'ideologia religiosa estremista che è lontana parente del cattolicesimo.

  Professore di Storia del Cristianesimo, University of St Thomas

http://www.huffingtonpost.it/massimo-faggioli/lattacco-a-francesco-la-lettera-dei-tredici-e-non-solo_b_8283532.html?utm_hp_ref=italy
(a cura Redazione "Il sismografo")
(Stefania Falasca) «State attenti, non prendete sempre per buono ciò che viene pubblicato, prima verificate». Con queste parole padre Lombardi si è rivolto ieri ai giornalisti nel corso del consueto briefing sull’andamento dei lavori sinodali. Il direttore della Sala Stampa vaticana ha ritenuto necessario fornire alcune puntuali precisazioni su due questioni che interessano il metodo pratico e sostanziale del Sinodo e che sono state oggetto di equivoci e misere operazioni mediatiche.
La prima riguarda la Relatio finalis, il documento che verrà redatto a conclusione delle tre settimane di Sinodo. La seconda in merito ad una lettera privata indirizzata al Papa che sarebbe stata firmata da tredici cardinali per criticare il metodo di procedimento dell’assemblea sinodale.
“La Relazione finale c’è, non è scomparsa da nessuna parte.  Verrà compilata e conclusa, sottoposta al suffragio dell’assemblea e poi consegnata nelle mani del Papa, il quale deciderà cosa farne. Questa è la prassi». Così ha ribadito padre Federico Lombardi, riferendosi ad alcune manipolate informazioni circolate su una presunta “sparizione” del documento. Lombardi ha quindi ricordato l’iter con il quale si arriverà alla redazione finale del testo, già ampiamente illustrato dal cardinale Baldisseri: «I Circoli minori danno i loro “modi”, e i “modi” vengono utilizzati e integrati sulla base dell’Instrumentum laboris e così si arriva a comporre la Relatio finalis, che verrà ripresentata ai padri e da loro discussa». «La Relatio – ha affermato padre Lombardi – verrà presentata la mattina di sabato 24 ottobre in aula, per essere sottoposta nel pomeriggio al suffragio dell’assemblea. E quindi «conformemente alla natura del Sinodo, tale Relatio, frutto dei lavori sinodali, sarà consegnato al Santo Padre al quale compete ogni decisione in merito». Questo conformemente all’Ordo Synodi, dove si specifica che «il consenso dei padri si esprime in “proposizioni” oppure in altri documenti, che sono sottoposti a votazioni e poi offerti al Santo Padre per una sua valutazione». L’anno scorso, ad esempio – ha ricordato il portavoce vaticano – il Papa ha comunicato il pomeriggio del sabato che voleva rendere pubblica la Relatio finale della prima fase del Sinodo. Ma non esiste una norma stabilita circa l’uso che di questa ne deve fare il Papa e quindi sul documento finale risultante dall’assemblea sinodale. Alla fine delle prime tre assemblee sinodali ordinarie del 1967 e 1971 e straordinaria del 1969, le conclusioni furono sottoposte all’attenzione di Paolo VI unitamente a delle raccomandazioni in risposta ai problemi presentati. Dopo il terzo Sinodo del 1974, il Papa stesso, tenendo in considerazione le proposizioni sinodali e le relazioni finali, scrisse l’Esortazione Apostolica Evangelii nuntiandi. Lo stesso processo è stato poi seguito nelle altre Assemblee sinodali ordinarie (1977, 1980, 1983, 1987, 1990, 1994, 2001, 2005 e 2008), alle quali furono associate le Esortazioni apostoliche seguenti, tra le quale la Familiaris consortio. Ed è proprio alla storia di questi processi faceva allusione anche il cardinale di Manila, Luis Tagle, nel corso del briefing del 9 ottobre affermando che «per il documento conclusivo si deve attendere ciò che in merito il Papa deciderà di fare».
Quanto al presunto testo di una lettera privata velinata all’eminente vaticanista Sandro Magister – già incorso nella sospensione dalla Sala Stampa della Santa Sede per aver diffuso prima dell’uscita ufficiale il testo dell’enciclica Laudato sì – e pubblicato sul suo sito con la lista dei tredici presunti cardinali firmatari, padre Lombardi ha riferito che alcuni di essi avevano già cominciato a smentire di averlo sottoscritto. In una lettera privata – consegnata il primo giorno dei lavori del Sinodo e della quale si sapeva già l’esistenza – tredici padri sinodali avevano espresso che il Sinodo fosse in qualche modo «pilotato» dalla Segreteria generale, e quindi dal Papa, per ottenere «risultati predeterminati» per «mettere a rischio» la «dottrina tradizionale» sul matrimonio. Nel concreto due le insinuazioni contenute nella lettera: l’ipotesi che i moderatori e i relatori dei circoli minori venissero designati dalla Segreteria, cioè dall’alto, con scelte in grado di indirizzare il dibattito, e la mancata elezione dei membri della commissione incaricata di scrivere il documento finale. Considerazioni che appaiono fatalmente appaiate alle griglie pregiudiziali e battagliere di un certo pressing mediatico concentratosi su i “travolgimenti della dottrina” e “i cambiamenti dei metodi di lavoro”. Le subdole insinuazioni avevano determinato la puntuale risposta, il giorno successivo in aula, del Segretario generale del Sinodo, il cardinale Lorenzo Baldisseri, e l’intervento dello stesso Papa Francesco. Il quale aveva parlato di un’«ermeneutica cospirativa», definendola «sociologicamente debole» e «teologicamente» divisiva. Ossia l’esatto opposto di ciò «a cui siamo chiamati». Il Papa aveva anche ribadito che «la dottrina cattolica sul matrimonio non è mai stata toccata», e nessuno l’ha messa mai in questione già nell’assemblea straordinaria, e quindi l’invito a non lasciarsi condizionare dalle strategie mondane delle cospirazioni che riducono e snaturano «l’orizzonte del Sinodo». Intervento che aveva trovato consenso nell’assemblea e dato serenità al proseguimento dei lavori.
Il testo presunto di questa lettera indirizzata al Papa, dopo una settimana, è stato pubblicato ieri mattina dal vaticanista Sandro Magister sul suo sito insieme ad un suo commento e all’elenco in ordine alfabetico dei tredici porporati presunti firmatari. Ma già ieri quattro di coloro che erano citati nell’elenco fornito dal vaticanista – i cardinali Angelo Scola, André Vingt-Trois, Mauro Piacenza e Péter Erdö – hanno ufficialmente smentito di averla firmata, mentre i cardinali George Pell e Wilfrid Fox Napier hanno indirettamente confermato di avervi aderito.
La vicenda nella sua gravità se da un lato è prova di misere complicità tra la macchina del “Sinodo mediatico” e certe basse consorterie fiorite all’ombra di San Pietro e dimostri come in queste operazioni inciampi la “macchina da guerra” di alcuni dei suoi soldati, dall’altra attesta l’importanza delle parole di Francesco pronunciate il secondo giorno dei lavori sinodali riguardo all’«ermeneutica cospirativa». Evidentemente il diavolo fa le pentole ma non i coperchi.


1 commento:

  1. Ma dico io, come si permettono quei tredici Faccia-da-forca di dubitare di Sua Simpatia Misericorde, Papabergoglio in arte Sanfrancesco? Non sanno che Egli è perfettissimo, onnisciente e forse persin divino? Chi sono loro per giudicare? Si comportano come dei mafiosi complottisti: sono scomunicati. Disdicano le camere d'albergo e tornino a casa loro, invece di intralciare la via alla Nuova Chiesa delle Meraviglie. Cattivoni!

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