Il primo giubilato del Giubileo della misericordia
di Alessandro Gnocchi
E così, il primo giubilato dal “Giubileo della misericordia” è il “quasi ex” sindaco di Roma Ignazio Marino. Il “quasi ex” è d’obbligo perché il protagonista dell’edificante vicenda dice che si dimette, ma che entro venti giorni potrebbe anche ripensarci. Niente di nuovo sotto il sole. Anche il prode Marino, come ogni sincero cattolico democratico entrato in politica canticchiando la solita tiritera del servizio alla comunità, dei valori civili, degli ideali laici e, naturalmente, della Co-Sti-Tu-Zio-Ne farcita di maiuscole, alla fine si è affezionato al calduccio della poltrona più che al bene della città.
Ma la farsa delle dimissioni con riserva è un dettaglio insignificante, perché la condanna a morte è già stata pronunciata ed eseguita, anche se il condannato, un chirurgo cattolico prestato alla politica democratica in virtù del suo credo anticattolico, si ostina a pensare di essere vivo.
Lo avevamo detto non più tardi di martedì scorso (clicca qui) suscitando qualche perplessità. Ma ora pare chiaro che l’intemerata antimariniana di Bergoglio, vescovo della città di cui Marino è “quasi ex” sindaco, era il colpo sparato alla nuca del condannato a morte che non vuole morire. Secondo il sito Dagospia, sempre molto ben informato sulle cose romane di qua e di là dal Tevere, il Segretario di Stato vaticano Roberto Parolin avrebbe chiesto esplicitamente la testa di Marino sul piatto d’argento. Con un’esplicita telefonata a Graziano Delrio, il ministro almeno un po’ cattolico che siede nel governo Renzi, avrebbe ingiunto senza tanti giri di parole: “Provvedete a mandare via il sindaco”.
Tutto questo mentre ci si presenta sul proscenio ossequiando la prassi democratica, i valori civili, gli ideali della Co-Sti-Tu-Zio-Ne e pure menando vanto di essere caduti così in basso. Intanto, dietro le quinte si chiede a un governo, il cui capo non è stato eletto dai cittadini, di giubilare il sindaco di una città che invece il favore dei cittadini lo ha avuto nelle urne. Però misericordiosamente.
Misericordiosamente nel senso che, pur gradito per le sue aperture super-liberal, il povero Marino era troppo ingombrante in vista dell’imminente celebrazione universale della misericordia. Come avrebbe fatto, il vescovo di Roma, ad andarci a braccetto ora che la macchina propagandistica ha mostrato che quel furbetto del sindaco non pratica virtuosamente la legalità? Fin che si faceva fotografare mentre andava in ufficio in bicicletta andava bene, anzi. Poteva persino venire considerato uno degli ispiratori della Laudato si’. Ma adesso come si fa? “Provvedete a mandare via il sindaco”.
Nessuno dei misericordiosi cattolici fulminati sulla via di Buenos Aires ha mai avuto da dire sulle tremende idee di Marino in tema di morale o di dottrina. Su quelle è stato steso un velo di pastorale misericordia, anche perché sono diventate moneta comune dentro la Chiesa-di-Francesco. Ma sugli scontrini dei ristoranti che non tornano, sul cappuccino e brioche pagati al reduce dei lager con i soldi dell’amministrazione non si può transigere. E non bisogna stupirsene perché quello della legalità laica e democratica è uno dei nuovi dogmi della Chiesa-di-Francesco.
D’altra parte non potrebbe andare diversamente. Una Chiesa che manda in soffitta Gesù Cristo e si fa beffe della sua Regalità Sociale finisce inevitabilmente per adottare i criteri e i metodi del mondo. Quando si rinuncia al ruolo di guida della politica praticato in nome di Cristo giudicando idee e valori, si finisce sempre per esercitare il piccolo cabotaggio del potere umano. Che è miseramente piccolo anche quando si tratta di governare il mondo, figuriamoci quando si tratta di guidare una città, fosse anche il Caput Mundi. E lo si fa proclamando ipocritamente di non occuparsi di politica, come invece faceva la nefasta Chiesa costantiniana e trionfalista, per dedicarsi alle cose dello spirito come invece vorrebbero i dettami del martinismo più puro. Chi parla troppo di spirito finisce sempre per occuparsi soltanto della carne. E siccome la carne è debole ci si sente in diritto di usare qualsiasi mezzo per addentarla, specialmente quella altrui. È la solita vecchia gnosi che non passa mai di moda.
La storia della Chiesa cattolica, quella apostolica e romana, fondata da Nostro Signore, invece, è illuminata da una lunga teoria di Papi, di vescovi, di martiri che si sono opposti al potere iniquo in nome della Sovranità di Cristo: Leone Magno ad Attila, Gregorio VII a Enrico IV, Bonifacio VIII a Filippo il bello, solo per citare alcuni esempi. Ora, invece, abbiamo Bergoglio che dà un gettone del telefono a Parolin e lo manda alla cabina telefonica per dire a Delrio di dire a Renzi di cacciare Marino.
Povero Marino, povero Renzi, povero Delrio, povero Parolin, Povero Bergoglio. E di tutti questi potrebbe anche importarci poco. Ma povera Chiesa…
E così, il primo giubilato dal “Giubileo della misericordia” è il “quasi ex” sindaco di Roma Ignazio Marino. Il “quasi ex” è d’obbligo perché il protagonista dell’edificante vicenda dice che si dimette, ma che entro venti giorni potrebbe anche ripensarci. Niente di nuovo sotto il sole. Anche il prode Marino, come ogni sincero cattolico democratico entrato in politica canticchiando la solita tiritera del servizio alla comunità, dei valori civili, degli ideali laici e, naturalmente, della Co-Sti-Tu-Zio-Ne farcita di maiuscole, alla fine si è affezionato al calduccio della poltrona più che al bene della città.
Ma la farsa delle dimissioni con riserva è un dettaglio insignificante, perché la condanna a morte è già stata pronunciata ed eseguita, anche se il condannato, un chirurgo cattolico prestato alla politica democratica in virtù del suo credo anticattolico, si ostina a pensare di essere vivo.
Lo avevamo detto non più tardi di martedì scorso (clicca qui) suscitando qualche perplessità. Ma ora pare chiaro che l’intemerata antimariniana di Bergoglio, vescovo della città di cui Marino è “quasi ex” sindaco, era il colpo sparato alla nuca del condannato a morte che non vuole morire. Secondo il sito Dagospia, sempre molto ben informato sulle cose romane di qua e di là dal Tevere, il Segretario di Stato vaticano Roberto Parolin avrebbe chiesto esplicitamente la testa di Marino sul piatto d’argento. Con un’esplicita telefonata a Graziano Delrio, il ministro almeno un po’ cattolico che siede nel governo Renzi, avrebbe ingiunto senza tanti giri di parole: “Provvedete a mandare via il sindaco”.
Tutto questo mentre ci si presenta sul proscenio ossequiando la prassi democratica, i valori civili, gli ideali della Co-Sti-Tu-Zio-Ne e pure menando vanto di essere caduti così in basso. Intanto, dietro le quinte si chiede a un governo, il cui capo non è stato eletto dai cittadini, di giubilare il sindaco di una città che invece il favore dei cittadini lo ha avuto nelle urne. Però misericordiosamente.
Misericordiosamente nel senso che, pur gradito per le sue aperture super-liberal, il povero Marino era troppo ingombrante in vista dell’imminente celebrazione universale della misericordia. Come avrebbe fatto, il vescovo di Roma, ad andarci a braccetto ora che la macchina propagandistica ha mostrato che quel furbetto del sindaco non pratica virtuosamente la legalità? Fin che si faceva fotografare mentre andava in ufficio in bicicletta andava bene, anzi. Poteva persino venire considerato uno degli ispiratori della Laudato si’. Ma adesso come si fa? “Provvedete a mandare via il sindaco”.
Nessuno dei misericordiosi cattolici fulminati sulla via di Buenos Aires ha mai avuto da dire sulle tremende idee di Marino in tema di morale o di dottrina. Su quelle è stato steso un velo di pastorale misericordia, anche perché sono diventate moneta comune dentro la Chiesa-di-Francesco. Ma sugli scontrini dei ristoranti che non tornano, sul cappuccino e brioche pagati al reduce dei lager con i soldi dell’amministrazione non si può transigere. E non bisogna stupirsene perché quello della legalità laica e democratica è uno dei nuovi dogmi della Chiesa-di-Francesco.
D’altra parte non potrebbe andare diversamente. Una Chiesa che manda in soffitta Gesù Cristo e si fa beffe della sua Regalità Sociale finisce inevitabilmente per adottare i criteri e i metodi del mondo. Quando si rinuncia al ruolo di guida della politica praticato in nome di Cristo giudicando idee e valori, si finisce sempre per esercitare il piccolo cabotaggio del potere umano. Che è miseramente piccolo anche quando si tratta di governare il mondo, figuriamoci quando si tratta di guidare una città, fosse anche il Caput Mundi. E lo si fa proclamando ipocritamente di non occuparsi di politica, come invece faceva la nefasta Chiesa costantiniana e trionfalista, per dedicarsi alle cose dello spirito come invece vorrebbero i dettami del martinismo più puro. Chi parla troppo di spirito finisce sempre per occuparsi soltanto della carne. E siccome la carne è debole ci si sente in diritto di usare qualsiasi mezzo per addentarla, specialmente quella altrui. È la solita vecchia gnosi che non passa mai di moda.
La storia della Chiesa cattolica, quella apostolica e romana, fondata da Nostro Signore, invece, è illuminata da una lunga teoria di Papi, di vescovi, di martiri che si sono opposti al potere iniquo in nome della Sovranità di Cristo: Leone Magno ad Attila, Gregorio VII a Enrico IV, Bonifacio VIII a Filippo il bello, solo per citare alcuni esempi. Ora, invece, abbiamo Bergoglio che dà un gettone del telefono a Parolin e lo manda alla cabina telefonica per dire a Delrio di dire a Renzi di cacciare Marino.
Povero Marino, povero Renzi, povero Delrio, povero Parolin, Povero Bergoglio. E di tutti questi potrebbe anche importarci poco. Ma povera Chiesa…
– di Alessandro Gnocchi
Ignazio Marino, l’ascesa con Martini e la caduta con Bergoglio. La carriera del sindaco racchiusa tra due gesuiti
Da Martini a Bergoglio, che al ritorno dal suo viaggio a Cuba e negli Stati Uniti non ha minimamente nascosto la sua irritazione per la presenza del sindaco di Roma con tanto di fascia tricolore in prima fila alla messa conclusiva dell’ottavo Incontro mondiale delle famiglie a Philadelphia. Alla domanda del vaticanista di Sky tg24, Stefano Maria Paci, se fosse stato lui a invitarlo negli Usa, il Papa ha risposto senza giri di parole: “Io non ho invitato il Sindaco Marino. Chiaro? Io non l’ho fatto. Ho chiesto agli organizzatori, e neppure loro l’hanno invitato. Lui è venuto, lui si professa cattolico, è venuto spontaneamente. È stato così”.
Botta e risposta tra il Vaticano e il Campidoglio con il sindaco di Roma che a Uno Mattina, irritando non poco la Santa Sede, arriva perfino a dichiarare che al posto del Papa lui non avrebbe risposto a quella domanda. Di un “sindaco sinvergüenza”, senza vergogna, aggettivo spagnolo molto frequente nel lessico di Bergoglio, parla un anziano arcivescovo che non nasconde, invece, la sua ammirazione per il ministro dell’Interno Angelino Alfano. In quelle che ormai sembrano le ultime ore di Marino alla guida della Capitale, nei sacri palazzi si guarda con attenzione alle prossime mosse del Campidoglio e del premier Matteo Renzi soprattutto in vista del Giubileo che inizierà soltanto tra due mesi.
In Vaticano è sempre stata abbastanza chiara la diffidenza e la difficoltà a organizzare il grande evento con Marino, già subito dopo l’annuncio dell’indizione dell’Anno Santo da parte di Bergoglio. Una preoccupazione che monsignor Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia, ma soprattutto uomo della Comunità di Sant’Egidio fondata dall’ex ministro del governo di Mario Monti, Andrea Riccardi, ha esplicitato in uno scherzo telefonico de La Zanzara parlando con un finto Renzi.
Dalla cabina di regia del Giubileo si guarda con grande attenzione a ciò che sta avvenendo in Campidoglio. Lo scenario più accreditato Oltretevere, dopo le dimissioni di Marino, è il commissariamento del prefetto di Roma Franco Gabrielli, di cui si sottolinea un grande rapporto di stima con il regista dell’Anno Santo, monsignor Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione. Nessuna preoccupazione, dunque, nei sacri palazzi per quello che viene considerato ormai come un naturale e ormai inevitabile epilogo della parabola del primo cittadino di Roma. C’è anche chi si lascia scappare una battuta ricordando che si tratta del “primo caso di un sindaco fatto fuori da un Papa”. Ma c’è anche chi sottolinea il grande lavoro di preparazione all’Anno Santo svolto in questi mesi dall’assessore ai Lavori pubblici, Maurizio Pucci, principale interlocutore del Campidoglio con monsignor Liberio Andreatta, vicepresidente dell’Opera Romana Pellegrinaggi. “Niente andrà perduto”, assicurano in Vaticano, anche perché mancano soltanto due mesi all’apertura della porta santa.
Twitter: @FrancescoGrana
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/10/08/marino-lascesa-con-martini-e-la-caduta-con-bergoglio-la-carriera-del-sindaco-racchiusa-tra-due-gesuiti/2110250/
Dagospia:
"Monsignor Parolin ha chiesto le dimissioni di Marino"
Secondo
il sito di Roberto D'Agostino, il Segretario di Stato Vaticano avrebbe chiesto
le dimissioni del sindaco al ministro Graziano Delrio
Una
voce surreale (e non confermata) è stata riportata da Dagospia. Secondo il sito di Roberto D'Agostino, dietro le dimissioni
di Ignazio Marino ci sarebbe addirittura Papa Francesco.
Per
Dagospia, la fortuna del sindaco sarebbe "tramontata
definitivamente dopo il micidiale infortunio con papa Bergoglio e a sbloccare
la situazione è stato il cardinale Pietro Parolin in persona. Il
segretario di Stato vaticano si è rivolto al ministro più cattolico che c’è, Graziano
Delrio, e gli ha detto senza mezzi termini: 'Provvedete a mandare via il
sindaco'. Parole decisive, perché finora Renzi aveva pensato che Marino dovesse
restare al suo posto ancora per un anno solo e unicamente per via del Giubileo
e per evitare frizioni con il Vaticano". Delrio, sempre secondo quanto
riporta Dago, avrebbe risposto: "Eminenza, noi non lo possiamo
dimettere".
Anche
il direttore della Caritas di Roma, monsignor Enrico Feroci, ieri sera,
ha apprezzato le dimissioni di Marino: "più che doverose" perchè
"bisognava sbloccare una situazione che sembrava essere, a questo punto,
più negativa che positiva per la città".
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/dagospia-monsignor-parolin-ha-chiesto-dimissioni-marino-1180686.html
Torriero: "Caro Marino, l'arcobaleno virtuale ti ha fottuto: era solo una lobby mediatica"
09 ottobre 2015, Fabio Torriero
Caro Marino,
Se Roma faceva
(come fa) schifo, Lei non sembrava preoccuparsene, stava in un altro
mondo: non si accorgeva di mafia-capitale, non si accorgeva del partito
sotterraneo del malaffare che univa destra e Pd, non si accorgeva che lo
avevano commissariato, indebolito, con l’"Arcangelo Gabrielli", e non
si accorgeva che la Chiesa l’aveva mollato da tempo (dal famoso no di
papa Francesco).
Era bello per Lei vivere nelle due Rome. La
Roma “vera”, ridotta a rango di una qualsiasi metropoli africana, e la
“Roma virtuale”, dell’amore, dei matrimoni gay e degli ipotizzati
quartieri a luci rosse.
Lei era bravissimo
a vivere in un’altra realtà, in un’altra legge (anzi, contro la legge),
in una dimensione onirica, e intanto celebrava i matrimoni gay
(operazione marketing a costo zero). Lei così inclusivo, sempre pronto a
guidare manifestazioni arcobaleno, sempre assente invece, nelle
manifestazioni di segno contrario, come la famosa piazza anti-gender del
20 giugno scorso. Lei così anti-discriminatorio verso qualsiasi
desiderio e ambizione di felicità e così discriminatorio nei confronti
dei cattolici, che come primo cittadino “di tutti” avrebbe dovuto
garantire. Lei così inflessibile sulla moralità, la corruzione, così
giustizialista contro i motorini al centro, e così garantista, lassista
con se stesso (il caso della Panda rossa).
E poi, la storia delle spese, delle ricevute, dei ristoranti.
Lei si è totalmente incartato e avvitato nella sua maschera,
diventandone la prima vittima. Del resto, “chi incarna il bene” (è la
sindrome di Voltaire che affligge storicamente e ideologicamente la
sinistra, da cui discende la sua superiorità morale, la pretesa di
incarnare religiosamente l’etica, la verità, la democrazia etc), per
definizione non può dire bugie, sarebbe di destra. E’ noto, infatti, che
la destra è il male.
E allora cosa ha fatto caro Marino? Si è inventato bugie “ideologicamente e politicamente corrette”:
non cene con le escort o con la famiglia (questo sarebbe stato
familismo o berlusconismo), ma cene con Sant’Egidio, con sacerdoti e
giornalisti. Ovviamente per il bene (e le tasche) di tutti.
Insomma,
ora caro Marino avrà tanto tempo per viaggiare (a spese sue), anche se
non sarà invitato da nessuno. E magari stavolta si inviterà da solo. Ma
una cosa mi sento di dirla: ha visto che con la fuffa non si governa, né
si conquista il cuore dei propri cittadini?
Adesso ha fatto
solo un favore al vecchio Pd, vero responsabile del silenzio “su” e “di”
Roma, e alla lobby gay che usa e getta, non comanda davvero, ma ha solo
un potere mediatico. Anche lei virtuale. http://www.intelligonews.it/articoli/9-ottobre-2015/31518/torriero-caro-marino-l-arcobaleno-virtuale-ti-ha-fottuto-era-solo-una-lobby-mediatica
Marini dry ? Yes. L' hanno fatto secco !!!!!!
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