IL GESUITA FRANCESCO E IL PAPA BERGOGLIO
Abbiamo trovato un articolo davvero interessante su ilsismografo-blog – vedi qui –
L’autore dell’articolo, a firma di Luis Badilla, indica dei punti convergenti essenziali a determinare sia la figura del Pontefice regnante (è il Papa), quanto il carattere che sottolinea la sua specificità nel regnare (è gesuita-latinoamericano).
In questo quadro Luis sottolinea che: “Far diventare però questi due connotati del Papa (è un gesuita e latinoamericano, ndr) una specie di “assoluti” da sbandierare a ogni piè sospinto sta diventando controproducente e forse sarebbe il caso di riflettere su alcune osservazioni che si sentono sempre più spesso…”
In linea generale siamo d’accordo con quanto evidenziato da Badilla, dove però non possiamo convergere sono ulteriori appunti che riteniamo utili riportare e che Luis non menziona nel suo articolo.
1) È vero, il Papa è un ruolo ed una istituzione “universale” e quando un cardinale viene eletto a quel Soglio solitamente si “DISTINGUE” (non separare o dividere, usiamo bene i termini)… si distingue da ciò che era (cardinale Bergoglio) per assumere il nuovo ruolo (Papa Francesco) che è di Vescovo di Roma senza alcun dubbio e Pontefice della Chiesa universale (=cattolica), “Servus Servorum Dei”, servo dei servi di Dio, uno dei titoli propri del Papa.
Questo è quanto accade “solitamente” appunto, quanto è accaduto in questi duemila anni. Ma oggi non è più così.
E quando Luis scrive: “Francesco resta e resterà per sempre “gesuita e latinoamericano”, ma se questo viene presentato, enfatizzato, sbandierato come una litania da formulario finisce per ingabbiare proprio chi – appunto, il Pontefice – non può né deve essere mai ingabbiato…”,
- egli dimentica che è stato Bergoglio a non voler fare questa “distinzione” con ciò che era prima…. (che poi lo scettro del potere lo ha preso e lo usa eccome!);
- è Bergoglio che ha voluto enfatizzare questa realtà e dalla quale non vuole affatto “essere distinto” da ciò che era.
Tanto per citare qualche sua espressione chiara:
- sull’aereo di ritorno dal Brasile – ne abbiamo parlato qui – quando il giornalista gli chiese quanto si sentisse FRANCESCANO, Bergoglio quasi risentito rispose d’impeto:
“Francesco francescano? No! sono gesuita, la penso come gesuita….”
Per fare un altro esempio concreto (non un paragone, mi raccomando, erano anche epoche diverse), storico e reale: quando fu eletto Papa Michele Ghilsieri che era un frate domenicano, nel diventare Pio V divenne davvero “universale” seppur scelse di rimanere con la bianca tonaca che portava.
Quindi come vediamo, un Papa eletto da un Ordine religioso mantiene – giustamente – sempre qualcosa di identificativo all’Ordine che lo ha formato. Ma oggi pochi sanno che il famoso San Pio V era un domenicano e tutti lo ricordano per la Messa il cui Messale da lui confermato porta ancora il suo nome ed è usato nella Messa – erroneamente detta – tridentina, quella che Benedetto XVI ha fatto diventare, riabilitandola, forma “straordinaria”; inoltre è ricordato per la Battaglia di Lepanto, per il Rosario, ecc..
Insomma, non erano certo questioni di cui san Pio V avesse preparato prima gli scenari e promosso come programma, qui sta la differenza di quanto sta avvenendo invece con il primo Papa gesuita della Chiesa.
Quando nella prima intervista ufficiale a padre Spadaro di Civiltà Cattolica disse: «Io vedo con chiarezza che la cosa di cui la Chiesa ha più bisogno oggi è la capacità di curare le ferite e di riscaldare il cuore dei fedeli, la vicinanza, la prossimità. Io vedo la Chiesa come un ospedale da campo dopo una battaglia. È inutile chiedere a un ferito grave se ha il colesterolo e gli zuccheri alti! Si devono curare le sue ferite. Poi potremo parlare di tutto il resto. Curare le ferite, curare le ferite… E bisogna cominciare dal basso»,
Tutto ciò è vero, bello e pure poetico, ma si dimentica il detto che il medico pietoso fa imputridire la piaga!
Ossia, se in questo ospedale da campo ti viene un diabetico con una crisi di insulina, non è affatto inutile chiedergli “come sta la glicemia”? e non è inutile misurare gli zuccheri, e devi intervenire subito altrimenti lo perdi, ti muore tra le braccia.
Ci sono ferite e ferite: con alcuni feriti hai il tempo di amoreggiare, hai il tempo per mettergli due cerotti, ma in altri casi devi intervenire con il bisturi o con le iniezioni pesanti, anche con le flebo, e persino con drenaggi o le dialisi, altrimenti lo perdi.
Se san Pio V avesse ragionato come Francesco oggi, nel fronteggiare la battaglia di Lepanto, probabilmente, oggi, saremo stati tutti musulmani!
E non è un caso se abbiamo portato come esempio storico proprio San Pio V.
Quindi è Papa Francesco che ha deciso di “ingabbiarsi” e di rimanere ciò che era spostandosi solo di diocesi.
E qui andiamo al punto due dell’articolo di Louis.
2) Scrive Luis: “il Papa non guida la Chiesa in quanto gesuita e latinoamericano. Non sono i gesuiti e tantomeno l’America Latina a guidare la Chiesa. Dare quest’immagine non solo non è esatto ma è anche dannoso per la vita della Chiesa e dello stesso pontificato…”
ah! no?! In questo Sinodo doveva scegliere un superiore religioso per rappresentare gli Ordini religiosi e ne aveva tanti tra cui scegliere, senza consultarsi ha scelto il generale dei gesuiti…. una coincidenza?
Il suo fiduciario per le comunicazione è un gesuita, altra coincidenza
Latino-americani e gesuiti sono entrati in massa nei Dicasteri e nelle Congregazioni, e nella Curia romana e a Santa Marta, altra coincidenza?
Il Papa, quello “universale”, vanta due teologi detti della “Casa Pontificia” che per tradizione sono un francescano e un domenicano e che attualmente sono gli stessi dai tempi di Giovanni Paolo II, lui, Bergoglio, si è portato il suo teologo personale, naturalmente argentino… altra coincidenza?
Non è solo una immagine o una coincidenza dietro l’altra, è molto di più…. sono fatti reali e concreti che fanno dire senza dubbio che il Papa sta governando come gesuita e come latino-americano.
A un anno dalla elezione qualche vaticanista oltreoceano faceva notare che Bergoglio stava trasformando la Curia romana in una succursale di Buenos Aires e che il Papa dimostrava di trattare le periferie romane come le favelas argentine…. e fa quello che faceva in Argentina: andava a far visita, ma senza cambiare nulla.
Andiamo al punto tre.
3) Dice Luis: “È chiaro, e vi sono molti momenti del pontificato che lo evidenziano, che Francesco ci tiene al suo essere gesuita e latinoamericano, come altri Papi ci tenevano ad essere europei…”
Verissimo, gli diamo ragione, basti ricordare il pontificato di Wojtyla, Giovanni Paolo II, intessuto per molti anni sui problemi della sua Polonia, la nascita stessa di Solidarność ci rammenta questo e tuttavia gli interessi di questi Pontefici non erano legati alla loro immagine o ad una loro personale “immagine di chiesa”. Ciò che separa questo pontificato dagli altri è proprio il progetto e il programma di una “nuova immagine di Chiesa” costruita sulle proprie aspirazioni e progettazioni.
Quando alla prima udienza pubblica ai giornalisti disse con tono laconico: “”quanto vorrei una Chiesa povera e per i poveri”, aveva davanti a se probabilmente la chiesa di Buenos Aires, o comunque aveva una immagine falsata della Chiesa di Cristo la quale è sempre stata “povera”, o almeno avrebbe dovuto specificare di quale “chiesa” parlava. E invece no!
Aveva le idee chiarissime, non parlava della Chiesa-Sposa di Cristo, ma della Chiesa militante (per lui sono due cose separate: la prima è quella gerarchica e santa e non si tocca, la seconda è quella fatta dalla PASTORALE e dalla dottrina).
Tanto è vero che la maggioranza dei giornalisti presenti solo dopo qualche tempo capirono di aver capito male e che il Papa non intendeva affatto “svendere i tesori della Chiesa” nella sua esteriorità monumentale e storica, ma povera nella dottrina e nella pastorale semplice… spogliarsi della magistralità della Chiesa bimillenaria per presentarsi come poveri preti di strada, tutti missionari semplici e pronti a curare le ferite, senza medicarle ovviamente, e questo è sempre stato un pensiero gesuitico che molti non hanno ancora capito.
È Papa Francesco che si “colloca” in una posizione ridotta, o meglio, orizzontale andando ad annullare poco a poco, il tratto verticale, trascendente infatti, basta vedere le cronistorie dei suoi ultimi viaggi, è sparita l’Adorazione Eucaristica negli incontri con i giovani durante le Visite apostoliche del Papa, è scomparsa la visita del Papa in ginocchio davanti al Santissimo, è sparita anche la presenza stessa del Papa nell’unica Processione pubblica rimasta, quella del Corpus Domini… più spoliazione di questa e più riduzionismo di questo, che si cerca?
Infine il punto quattro.
4) Dice Luis: “Il Papa è una forza gigantesca di fede, libertà e parresia, riconosciuta dai suoi critici più feroci, come non si vedeva da molti anni non solo nella Chiesa cattolica….”
Verissimo e concordiamo, ma riflettiamo un attimo.
Se i critici più agguerriti dei Papi precedenti, riconosco a questo Papa ” libertà e parresia (parresia: ciò che viene detto), come non si vedeva da molti anni nella Chiesa cattolica…”, e non si sono convertiti ma anzi vanno dicendo che questo Papa appoggia le unioni gay, anzi li vede e li abbraccia tranquillizzandoli nel loro stato di peccato mortale, è evidente che qualcosa non funziona e che i conti non tornano!
È vero che i Media fanno trapelare quel che vogliono, ed è vero che fanno dire al Papa ciò che non ha detto, ma è anche vero che ogni menzogna mantiene sempre un fondamento di verità o che comunque dai fatti reali si scatenano poi anche delle menzogne.
Ad ogni modo se questo Papa “piace” ai nemici della Dottrina di Cristo e del Vangelo, nemici dei dieci comandamenti, nemici della Famiglia naturalmente intesa, è evidente che è il Papa – volente o non volente – a seminare confusioni ed ambiguità.
Se questo Papa “è una forza gigantesca di fede, libertà e parresia riconosciuta dai suoi critici più feroci….” perché non ha funzionato anche con San Giovanni Paolo II e con Benedetto XVI? Perché non ha funzionato con il beato Paolo VI?
Forse che gli altri Papi non erano di una “forza gigantesca di fede, libertà e parresia…”?
Che questo Papa abbia in sè un “carisma” eccezionale come lo descrive Luis: ” di farsi ascoltare da tutti senza intermediari…” occorre chiedersi perché la Chiesa continua a precipitare nel baratro anziché risollevarsi da quella gravissima apostasia denunciata già da Paolo VI, e poi da Giovanni Paolo II e poi da Benedetto XVI.
Certo, questo Papa “carismatico” potrebbe senza dubbio esser stato già utile per far emergere del tutto l’apostasia e i vescovi e cardinali apostati che fino a tre anni fa tacevano delle loro idee pervertite ed ora sono usciti allo scoperto, ma non è un problema che viene dai ragionamenti avanzati da Luis, quanto proviene proprio da ciò che è Bergoglio, un mistero anche per se stesso, un Vescovo che chiamato ad essere Papa non gradisce che da Simone venga chiamato Pietro…
Lui vuole continuare ad essere “Simone”, ha accettato di essere “Pietro” ma rimanendo Simone.
Non ne traiamo alcuna conclusione, solo il tempo potrà dare risposta a certe domande rimaste insolute. Noi naturalmente continueremo a rimanere con Pietro, anche se gli piace essere Simone, gli vogliamo bene e proprio per questo è bene non mentire e non nascondere i reali problemi che si celano dietro tanti suoi gesti, oggi, incomprensibili.
testo integrale di Luis
(Luis Badilla) Ricordare ed enfatizzare che Papa Francesco è “gesuita e latinoamericano”, in particolare durante i primi mesi del pontificato, non solo era giusto e opportuno ma era anche necessario. Si trattava di “raccontare” al Popolo di Dio e al mondo chi era il nuovo Successore di Pietro. Far diventare però queste due connotati del Papa una specie di “assoluti” da sbandierare a ogni piè sospinto sta diventando controproducente e forse sarebbe il caso di riflettere su alcune osservazioni che si sentono sempre più spesso.
1) La prima, piuttosto scontata, ricorda che il Papa in definitiva è “universale”, e che dal momento della sua elezione, in un certo modo si “separa”, in quanto Vescovo di Roma e per servire la Chiesa chiamata a guidare, da ogni sua connotazione pregressa. Certo, Francesco resta e resterà per sempre “gesuita e latinoamericano”, ma se questo viene presentato, enfatizzato, sbandierato come una litania da formulario finisce per ingabbiare proprio chi – appunto, il Pontefice – non può né deve essere mai ingabbiato. Ingabbiare il Papa è il modo peggiore di mettersi al servizio della sua missione anche se le intenzioni sono buone.
2) Sottolineare che il Papa è gesuita/ignaziano o latinoamericano/sudamericano può aiutare a capire determinati passaggi del pontificato (gesti, decisioni e magistero), ma in nessun modo questi connotati esauriscono l’intero, complesso e multiforme ministero petrino. Insistere nell’uso e nella proposizione di questi connotati, spesso senza che sia necessario, finisce per creare la sensazione di stare davanti a rivendicazioni indebite sul ministero universale del Santo Padre; rivendicazioni che poi nulla hanno a che vedere con la realtà poiché il Papa non guida la Chiesa in quanto gesuita e latinoamericano. Non sono i gesuiti e tantomeno l’America Latina a guidare la Chiesa. Dare quest’immagine non solo non è esatto ma è anche dannoso per la vita della Chiesa e dello stesso pontificato.
3) E’ chiaro, e vi sono molti momenti del pontificato che lo evidenziano, che Francesco ci tiene al suo essere gesuita e latinoamericano, come altri Papi ci tenevano ad essere europei; ma è anche palese che per lui – come per i suoi Predecessori – tali definizioni biografiche non sono un qualcosa che condiziona l’esercizio del proprio ministero in un modo riduttivo ed escludente. Chi invece presenta continuamente il Papa come “gesuita e latinoamericano” e lo fa oltre le misure del senso comune, e del oggettivamente necessario, “colloca” Papa Francesco in una posizione ridotta ed escludente, privando la realtà del pontificato da altri connotati singolari e importanti.
4) Meno definizioni, meno interpretazioni e meno ermeneutiche si propongono di Papa Francesco, più efficace è il servizio che ogni cattolico può offrire al suo ministero. Il Papa è una forza gigantesca di fede, libertà e parresia, riconosciuta dai suoi critici più feroci, come non si vedeva da molti anni non solo nella Chiesa cattolica. Ogni “narrazione” o “interpretazione” di parte del Papa, seppure autorevole, finisce per intrappolare questa forza della quale sia la Chiesa sia il mondo hanno bisogno. Insistere in fare il contrario porterà a una percezione drammatica e falsa: che il Papa è, appunto, di parte. Non solo. Finirà anche per oscurare un suo carisma eccezionale: farsi ascoltare da tutti senza intermediari. Francesco non è un oracolo e dunque non occorrono le pizie. Prendiamo atto tutti di questa verità.
Ah siamo ben messi. Finché si continua a "voler bene" a un anticristo come Bergoglio, la cancrena continuerà a espandersi! Del resto che attendersi da dei poveri tapini che sanno al massimo nascondersi dietro al baciator di corani e nume tutelare di Assisi '86?
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