Il Sinodo parla, il Papa decide.
Al Sinodo ci sono quelli che propongono di studiare teologicamente la possibilità di affidare tutto a chi ha il potere di legare e di sciogliere, “un tesoro che non è stato ancora sviscerato a pieno”. Tradotto: lasciare mano libera al Papa di fare quello che gli pare e gli piace, senza curarsi di voti e assemblee . Il Sinodo parla, il Papa decide…
Mettiamo un po’ di punti in fila, uno dietro l’altro. Il primo, fondamentale, è che il Sinodo non decide nulla; è consultivo, e serve al Papa, di norma, a preparare un documento che si chiama “Esortazione Apostolica”.
A questo scopo si raccolgono durante i lavori idee e proposte che sono poi presentate al Papa in una Relazione Finale. Che deve essere votata con la maggioranza dei due terzi. Così è stato negli ultimi decenni.
Il Sinodo era anche un momento di partecipazione globale della Chiesa. Sia gli interventi in aula, durante le assemblee generali, sia quelli dei gruppi ristretti, i “Circuli Minores” erano resi noti dall’organizzazione della macchina informativa vaticana. Dall’anno scorso non è più così, ed è un peccato.
Anzi peggio, potrebbe essere un errore, perché siamo tutti maliziosi e se ci nascondono qualche cosa in genere sospettiamo, invece di dire che bello, lo fanno di sicuro per il nostro bene.
La sessione straordinaria del Sinodo, l’anno scorso, aveva visto momenti di confronto fra i paladini di cose nuove nel campo dei divorziati risposati civilmente e delle coppie non sposate, o composte da persone dello stesso sesso, e chi invece teme che si tradisca la Scrittura e il messaggio evangelico.
Tanto è vero che due articoli del documento finale che toccavano i temi scottanti non avevano ottenuto il numero di voti necessari per essere inseriti nel documento finale. Il Papa ha compiuto un atto di forza e li ha inseriti.
Anche questo Sinodo si svolge in immersione, mediaticamente; anche se qua e là emergono oggetti disparati. Per esempio abbiamo saputo da un invitato al Sinodo, non dal suo portavoce, che il Papa aveva esortato a non cedere all’ermeneutica dei complotti. Strano.
Al Sinodo in corso sono state invitate dal Papa 45 persone. Un numero molto alto (l’anno scorso erano 26) e salvo poche eccezioni sembrano appartenere più al campo dei novatori che a quello della tradizione. Forse si pensava che l’equilibrio fra gli uni e gli altri non fosse bilanciato. E anche se il Sinodo è solo consultivo, è sempre preferibile che ci sia una maggioranza, se si vogliono portare avanti mosse delicate e probabilmente controverse.
La commissione incaricata di stendere la Relazione Finale, cioè il bouquet di proposte e idee da consegnare al Papa, è composta quasi integralmente da novatori; di nomina pontificia.
Ma forse – lo hanno ipotizzato sia il cardinale filippino Tagle, vicino al Papa, e padre Federico Lombardi, Direttore della Sala Stampa della Santa Sede, la Relazione non ci sarà. “Sulla conclusione non c'è ancora totale chiarezza dentro al Sinodo. Vedremo se il Papa darà indicazioni precise, riguardo alle votazioni i circoli minori approvano un modo a maggioranza assoluta, i modi sono poi sottoposti al lavoro della commissione. La maggioranza dei due terzi si pone solo nella relazione finale. Ovviamente se ci sarà”. E ha aggiunto: “non sappiamo ancora come si concluderà il processo sinodale e se il Papa fornirà altre indicazioni più precise”.
La relazione, come abbiamo detto, ha bisogno dei due terzi dei voti per essere approvata. E forse una relazione troppo sbilanciata nel senso dei novatori potrebbe non ottenerli. E di conseguenza si impedirebbe che l’eventuale documento successivo ne risultasse troppo influenzato.
E allora? Secondo quello che ci è stato riferito, non mancano quelli che propongono di studiare teologicamente la possibilità di affidare tutto a chi ha il potere di legare e di sciogliere, “un tesoro che non è stato ancora sviscerato a pieno”. Tradotto: lasciare mano libera al Papa di fare quello che gli pare e gli piace, senza curarsi di voti e assemblee . Il Sinodo parla, il Papa decide…
Nozze gay, c'entra il Diavolo. Tempesta....
Un prete in Irlanda ha detto che dietro la legalizzazione del matrimonio fra persone dello stesso sesso c’è il diavolo. Il suo vescovo si scusa. Purtroppo non c’è nessuna registrazione della frase, pronunciata, sembra, durante un’omelia.
Un prete in Irlanda ha detto che dietro la legalizzazione del matrimonio fra persone dello stesso sesso c’è il diavolo. Il suo vescovo si scusa. Purtroppo non c’è nessuna registrazione della frase, pronunciata, sembra, durante un’omelia.
A quanto pare il sacerdote avrebbe detto, a proposito del referendum sul matrimonio nell'isola, che c’è “evidenza che il demonio sta lavorando in Irlanda”. Così, almen,o sono state riportate le sue parole. E tanto è bastato perché padre Joseph Okere si sia trovato al centro di una tempesta mediatica montata dagli attivisti LGBT.
Il vescovo di Ardagh, Francis Duffy, invece di difendere il suo sacerdote si è espresso così: “Sono stati fatti dei commenti sul referendum recente sul matrimonio mentre si rfiletteva sulla Lettura delle Scritture del giorno, che avevano al loro centro il tema del matrimonio. Il linguaggio usato ha fatto sì che qualcuno si sentisse offeso. Padre Joseph non intendeva ferire nessuno ed è spiacente per questo. Anch’io mi scuso se c’è stata insensibilità”.
Non è il solo caso del genere: anche un altro sacerdote, ordinato di recente, padre Tom Doherty, si è trovato di fronte a una situazione analoga, e ha dovuto fronteggiare attacchi molto forti per avere espresso opinioni analoghe a quelle di Oreke.
Ma la cosa che colpisce, nelle scuse del vescovo, è che in realtà padre Oreke esprimeva lo stesso concetto pronunciato da papa Francesco, che parlando di matrimonio omosessuale prima di diventare Papa scriveva: “Non è semplicemente una lotta politica, ma il tentativo di distruggere il disegno di Dio”, e definiva il deisegno di legge poi approvato in Argentina una “mossa del padre della menzogna, che cerca di confondere e ingannare i figli di Dio”.
Se anche i vescovi si dimenticano del Papa (e lasciamo perdere le Scritture) la Chiesa è messa proprio bene….
http://www.lastampa.it/2015/10/10/blogs/san-pietro-e-dintorni/nozze-gay-centra-il-diavolo-tempesta-D9J6h7UTEZjegqN2KNW8gP/pagina.html
Scandalo gay nei carmelitani:negata la chiesa per appello al Papae sul sagrato scoppia la rissa
Scandalo gay nei carmelitani:negata la chiesa per appello al Papae sul sagrato scoppia la rissa
Il portavoce ha letto la lettera-denuncia sul sagrato: «Santità, riporti pulizia e giustizia in questo ordine benemerito». Un parrocchiano in dissenso gli si è scagliato contro ed è stato travolto. Nuovi retroscena: un prostituto di Villa Borghese fu massacrato di botte
La rissa tra parrocchiani all’uscita della messa
«Santità, intervenga per riportare serenità, pulizia e giustizia in questo ordine benemerito e nella parrocchia di Santa Teresa d’Avila». Scandalo dei carmelitani scalzi, è l’ora della speranza: i fedeli tornano a rivolgersi a papa Francesco, dopo la lettera spedita a Casa Santa Marta lo scorso luglio. Il testo, una trentina di righe accorate, è stato letto dopo la messa domenicale delle 10.30, in forma di «appello pubblico», sul sagrato. Ristabilire la pace nella chiesa di corso d’Italia e soprattutto nell’edificio attiguo, la Curia generalizia dove è scoppiato il caso degli incontri gay, poi finito in un esplosivo dossier consegnato al cardinale vicario Agostino Vallini, non sarà però facile.
I TAFFERUGLI SULLE SCALE
E se ne ha avuta conferma proprio in occasione dell’appello. I vertici dell’Ordine carmelitano, infatti, proprio all’ultimo momento hanno negato a Giuseppe Del Ninno, il portavoce della richiesta di moralità e trasparenza, il permesso di leggerlo dal pulpito, al termine della liturgia, nella chiesa stracolma. Un rifiuto che ha acceso gli animi. Fuori, dopo la lettura, non sono mancati tafferugli e contestazioni da parte di alcuni parrocchiani in dissenso con i «moralizzatori», infuriati «perché tante voci infondate infangano la Chiesa». Un signore, Bruno D’Alessio, si è scagliato contro il portavoce urlando, ed è stato scaraventato sui gradini in una selva di calci e pugni. Per qualche istante si è temuto il peggio.
Giuseppe Del Ninno, portavoce dei parrocchiani di Santa Teresa |
QUEGLI ADULTI «VULNERABILI»
Eppure la lettera-appello non aveva caratteri «barricaderi». I 110 fedeli firmatari si sono rivolti al pontefice con tono turbato. «Santo Padre, le rivolgiamo un appello, affinché vengano ascoltate le nostre voci preoccupate per la situazione della parrocchia. Non Le saranno sfuggite le notizie a proposito di uno scandalo sessuale verificatosi nella Curia dei carmelitani scalzi, adiacente alla basilica di Santa Teresa di Avila. Da oltre un anno, noi fedeli, appreso che uno dei frati della parrocchia aveva denunciato ai superiori i rapporti illeciti tra un alto esponente della Curia e alcuni ‘adulti vulnerabili’, abbiamo interessato il Padre Generale; per tutta risposta, è stato disposto il trasferimento in blocco del presbiterio di S. Teresa e di alcuni frati della Curia». Eccolo, il passaggio-chiave all’origine dello scandalo: il «repulisti» da molti è stato interpretato come un tentativo di «copertura del reo» e di «insabbiamento» dei fatti scabrosi. «Sono stati così accomunati nel provvedimento, giustificato come ordinario avvicendamento, innocenti e colpevoli - prosegue la lettera - Ora, Santo Padre, La preghiamo di intervenire, non senza permetterci di ricordarLe che i fatti sono riportati in un documento consegnato a S.E. Vallini e da noi riepilogati in una lettera del luglio scorso, indirizzata anche a Lei, Santo Padre». Conclusione: «Ci uniamo a Lei nelle preghiere al Signore allo scopo di armonizzare misericordia e giustizia».
I TRASFERIMENTI CONTESTATI
Padre Saverio Cannistrà, Preposito generale dei carmelitani, firmatario degli spostamenti di sede |
Riportare «serenità, pulizia e giustizia», però, sarà arduo. Anche perché, giorno dopo giorno, continuano a emergere retroscena e fatti inquietanti. Rapporti sessuali continuativi, facilitati dall’abuso di alcol e sostanze eccitanti (il prickly poppy), con prostituti contattati nella vicina Villa Borghese: tutto era cominciato da qui, dalle voci, suffragate da un paio di testimonianze, riguardanti un «alto esponente» della Curia generalizia. Poi, nell’ultima settimana, la situazione è precipitata: la decisione di 110 parrocchiani di rendere pubblica la lettera inviata in estate ai vertici della Santa Sede per denunciare l’imminente trasferimento di tutti i religiosi, della Curia ma anche della confinante parrocchia, compresi quelli estranei e sconvolti dall’accaduto, ha scatenato una tempesta di dubbi. Sia nel quartiere, sia ai piani alti vaticani. Cosa sta succedendo nelle mura consacrate alla mistica spagnola? Perché tanti silenzi? Cos’è questa storia dell’ingresso «laterale» su via Aniene adibito a «scappatelle» notturne? E ancora: il dossier nelle mani del cardinale vicario contiene forse elementi aggiuntivi - penalmente rilevanti - rispetto ai già gravi e acclarati incontri mercenari?
FASCICOLO APERTO IN PROCURA
A Piazzale Clodio prevale la cautela: la Procura si sarebbe limitata ad aprire un fascicolo contenente atti che non costituiscono notizia di reato (il cosiddetto modello 45), in attesa di eventuali sviluppi. Ma le voci, in taluni casi riscontrate, non si fermano. Quella più sconvolgente, che al termine della messa teneva banco sul marciapiede di fronte a Santa Teresa, dove i capannelli di fedeli in cerca di novità sono ormai ininterrotti, riguarda un pestaggio avvenuto l’11 dicembre 2006 a Villa Borghese. Si tratta di un fatto di cronaca rimasto inspiegato: un cinquantenne senza fissa dimora, conosciuto come prostituto dai «marchettari» più giovani gravitanti verso Valle Giulia, era stato massacrato da una gang verso l’una di notte. I carabinieri avevano messo a verbale l’aggressione e ipotizzato una bravata, un gesto estemporaneo. Macché. Oggi emerge tutt’altro. La vittima del tentato omicidio, pestata mentre dormiva su una panchina e condotta in ospedale in condizioni gravissime, era in realtà colui che, mesi prima, aveva portato alla luce la relazione, durata anni, con l’alto prelato carmelitano. In conseguenza della confessione, resa a un altro padre, il rapporto s’era interrotto.
LE PAROLE DEL TESTIMONE
É lui stesso, Sebastiano F., originario della Sicilia, a raccontare: «Certo che c’entra la mia storia con il prete, lo so per certo. Abbiamo avuto rapporti sessuali a lungo, lo incontravo all’aperto, a Villa Borghese. Poi, quando la vicenda fu conosciuta, io sono stato l’unico a pagare: mi spaccarono la mandibola con il tirapugni, da un occhio non vedo ancora. Finii in coma, restai mesi in ospedale». Quell’agguato fu causato da ragioni di «concorrenza» nei giri a luci rosse della prostituzione maschile? Oppure fu una vendetta per i segreti inconfessabili fatti filtrare all’esterno? La risposta quasi certamente si trova nel blindatissimo dossier, all’attenzione in queste ore dei vertici della Santa Sede, in vista dell’auspicato intervento del pontefice.
Fabrizio Peronaci
Fabrizio Peronaci
E certo, quando il Papa era cattolico volevano la collegialità, mo' che il sedicente papa è modernista fino al midollo vogliono riaffermare in tutta la sua potenza il Primato Petrino, mica scemi eh?!?
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