1. DA TEMPO CHE I RAPPORTI TRA BERGOGLIO E MARINO SONO FINITI NELLA ZONA DEL “VAFFA”
2. QUALCHE MESE FA, IN UN IMPETO DI GENEROSITÀ CRISTIANA, IL PAPA HA CONCESSO AL MARZIANO IL NUMERO PRIVATISSIMO DEL SUO CELLULARE. IN MANO A CASTRO, PUTIN E OBAMA
3. L’INCONTENIBILE MARINO HA INIZIATO A CHIAMARE IL SANTO PADRE A QUALUNQUE ORA DEL GIORNO E DELLA NOTTE. SEMPRE LA STESSA DOMANDA: “SANTITÀ, COME VA LA SALUTE? STA BENE?”. BERGOGLIO, DOPO GLI SCONGIURI DI RITO, HA CAPITO BEN PRESTO CHE L’ALLEGRO CHIRURGO ACCAREZZAVA IL SOGNO DI DIVENTARE IL MEDICO CURANTE DEL VESCOVO DI ROMA
4. AL LIMITE DEL CALVARIO TELEFONICO, IL PAPA VOLEVA CAMBIARE IL NUMERO DI TELEFONINO!
5. LA “LETTERA ALLA CITTÀ” DEL PAPA MOSTRA LA VOLONTÀ DELLA CHIESA DI SMARCARSI DA MARINO E LA SUA GIUNTA. IN VATICANO, ACCUSANO RATZINGER DI COLLUSIONE CON ALEMANNO
1. DAGONEWS
Lo sputtanamento papale-papale di Marino sul volo di ritorno dagli Stati uniti è stato la solita, immancabile goccia che ha fatto traboccare il vasino della pazienza di Bergoglio. Essì, è da tempo che i rapporti tra i nostri Eroi romani sono finiti nella zona del “vaffa”. Qualche mese fa, in un impeto di disumana generosità cristiana, il Papa argentino ha concesso a “Disgrazio” Marino nientemeno che il numero privatissimo del suo cellulare. Quello - per capirci - che hanno solo i big della terra come Castro, Putin e Obama.
L’incontenibile Marino ha iniziato – ogni giorno che Dio manda in terra - a chiamare il Santo Padre a qualunque ora del giorno e della notte. Il sindaco marziano, con la sua voce querula, sparava al Pontefice sempre la stessa domanda: “Santità, come va la salute? Sta bene?”. Bergoglio, dopo gli scongiuri di rito, ha capito ben presto che le premure del Marziano non erano proprio disinteressate: l’allegro chirurgo accarezzava il sogno di diventare il medico curante del vescovo di Roma.
Giunto al limite del calvario telefonico, il Papa ha convocato d’urgenza il Segretario di Stato, Parolin, chiedendo - disperato - di provvedere a cambiare il suo numero di telefonino pur di evitare le insistenti attenzioni dello “stalker” del Campidoglio. Il povero Parolin si è limitato a spiegare che il desiderio non poteva essere realizzato: quel numero doveva essere conservato perché, da un momento all’altro, avrebbero potuto chiamare gli uomini più potenti della terra. Anche se l’unico a chiamare era Ignazio Disgrazio.
2. IL VATICANO AVVERTE: VIA IGNAZIO E POI SAREMO NEUTRALI
Paolo Rodari per “la Repubblica”
La “Lettera alla città” resa nota ieri dal “fiduciario” del Papa per la capitale, il cardinale vicario Agostino Vallini, impietosa nei confronti della classe dirigente politica romana, anche se programmata da mesi e non riferita soltanto alla crisi di questi giorni, mostra la volontà della Chiesa di smarcarsi da chi ha governato fino a oggi Roma, Marino e la sua giunta.
La «scossa» che Vallini chiede a Roma non contraddice la linea di Francesco della non ingerenza con le vicende politiche del Paese. Ma, anzi, la fa propria alzando per quanto possibile l’asticella di questa decisa presa di distanza. Il vicariato mostra non soltanto di voler restare un passo indietro ma di più, di non volersi fare tirare per la tonaca da nessuno anche in riferimento alla futura campagna elettorale della capitale: a scanso di equivoci la Chiesa non appoggerà nessuno.
Che serva «una nuova classe dirigente», come ha scritto Vallini, è soltanto il risultato di un’analisi che non vuole indicare quale strada politica la città deve prendere, quanto auspicare un cambio di passo oggi ritenuto necessario. In Vaticano, fra l’altro, non pochi ritengono che la Chiesa sia stata eccessivamente cordiale nei confronti della precedente gestione romana, quella di Gianni Alemanno. E che il medesimo errore non vada ripetuto oggi, davanti alle notizie di Mafia Capitale e a scandali che sono arrivati a coinvolgere anche il Pd. Il nuovo tempo è il tempo di Bergoglio: neutralità.
Certo, Vallini, coadiuvato da un team che ha lavorato per un anno e mezzo, ha scritto la Lettera a prescindere dalle ultime vicissitudini del sindaco Marino: l’analisi – «non si tratta di una denuncia», ha detto il porporato sul settimanale diocesano Roma Sette – arriva in scia ad uscite analoghe mosse su scala nazionale anche dal cardinale Angelo Bagnasco durante i suoi interventi ai vari consigli permanenti della Cei.
Tuttavia, al di là del riferimento alla situazione generale, in essa ha un suo peso il biennio di Marino al Campidoglio. Come ha un suo peso il rapporto, fattosi via via sempre più logoro, tra Francesco e lo stesso sindaco. Marino ha sbagliato parecchio con un Papa che troppo frettolosamente ha ritenuto amico. Beninteso, Bergoglio è aperto e disponibile verso tutti, ma se si sente in qualche modo usato - «mi sono sentito usato da falsi amici», ha detto poco prima di partire per gli Stati Uniti - , non ci sta.
Tutto è iniziato alla chiusura della prima sessione del Sinodo sulla famiglia dello scorso anno. Marino, a lavori appena chiusisi, ha annunciato la volontà di riconoscere i matrimoni gay contratti all’estero. L’enfasi e il clamore dato dal Campidoglio alla cosa, con tanto di sindaco in festa con le coppie a stappare bottiglie di spumante a beneficio delle telecamere, ha infastidito il Papa e i suoi più stretti collaboratori.
A cominciare dal segretario di stato vaticano Pietro Parolin che, diplomatico di lungo corso, tiene particolarmente alla sobrietà e alla serietà nei comportamenti e negli atti di governo.
Marino non ha mostrato serietà quando ha dichiarato di aver offerto la cena «per motivi istituzionali ad alcuni rappresentanti della comunità di Sant’Egidio» e a «don Damiano Modena, incontrato ad Alessandria in occasione della presentazione del suo libro su Carlo Maria Martini». E, ancora, quando, non invitato alla giornata mondiale della famiglia di Filadelfia, ha insistito per salutare Francesco: «Deve avere delle cose da farsi perdonare, sta cercando appoggi – ha detto in proposito monsignor Vincenzo Paglia - . Queste cose fanno infuriare il Pontefice. E mettono un bel freno al rapporto».
Le parrocchie romane il rapporto con il sindaco di Roma l’hanno chiuso da tempo. I parroci da mesi lanciano messaggi di aiuto che nessuno riesce a recepire. Soprattutto nelle periferie sono a contatto con una popolazione che si sente abbandonata. Il Giubileo, paradossalmente, come ha di fatto confermato ieri Parolin quando ha detto di non credere che le dimissioni di Marino possano mettere «a rischio i lavori per l’Anno Santo», è l’ultimo dei problemi.
Le preoccupazioni per Vallini e il suo clero sono altre: le nuove povertà, le questioni dell’accoglienza e dell’integrazione, le tensioni sociali dei mesi scorsi nelle periferie romane, il dramma dei profughi. A conti fatti, la Chiesa romana e la sua base, non soltanto il Papa, non ce la fanno più.
http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/tempo-che-rapporti-bergoglio-marino-sono-finiti-zona-110379.htm
http://www.ilgiornale.it/news/politica/marino-stalker-papa-1181543.html
Marino stalker del Papa
Bergoglio
dà a Marino il numero (privato) di cellulare. E il sindaco inizia a
chiamarlo tutti i giorni. Il motivo? Vuole diventare il suo medico di
base
Bergoglio
dà a Marino il numero (privato) di cellulare. E il sindaco inizia a
chiamarlo tutti i giorni. Il motivo? Vuole diventare il suo medico di
base
Il numero di papa Francesco è il più digitato da Ignazio Marino.
Secondo Dagospia, sarebbe stato lo stesso Bergoglio a concedere all'allora sindaco di Roma il numero privato del suo cellulare. "Quello
- si legge sul sito di Roberto D'Agostino - che hanno solo i big della
terra come Fidel Castro, Vladimir Putin e Barack Obama". Una
concessione che Marino non ha saputo usare in modo parsimonioso. Tanto
che avrebbe iniziato a telefonare al Pontefice ogni giorno chiedendo: "Santità, come va la salute? Sta bene?".
Secondo fonti vicine al Vaticano, che Dagospia ha raccolto e pubblicato, le premure di Marino sarebbero state finalizzare a diventare il medico curante del Santo Padre. Papa Francesco, invece, ha convocato d’urgenza il segretario di Stato, Pietro Parolin, chiedendo di provvedere a cambiare al più presto il numero di cellulare pur di sfuggire a Marino. "Parolin si è limitato a spiegare che il desiderio non poteva essere realizzato - spiega Dagospia - quel numero doveva essere conservato perché, da un momento all’altro, avrebbero potuto chiamare gli uomini più potenti della terra".
Secondo fonti vicine al Vaticano, che Dagospia ha raccolto e pubblicato, le premure di Marino sarebbero state finalizzare a diventare il medico curante del Santo Padre. Papa Francesco, invece, ha convocato d’urgenza il segretario di Stato, Pietro Parolin, chiedendo di provvedere a cambiare al più presto il numero di cellulare pur di sfuggire a Marino. "Parolin si è limitato a spiegare che il desiderio non poteva essere realizzato - spiega Dagospia - quel numero doveva essere conservato perché, da un momento all’altro, avrebbero potuto chiamare gli uomini più potenti della terra".
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