ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 1 ottobre 2015

Ma fanno finta di non sapere.

Papa Francesco, San Francesco e i francescani sulla questione dei “migranti”

I miei Cinque Lettori conoscono bene la mia tesi sulla questione dei “migranti”. Non pretendo nessuna originalità o copyright giacché ritengo che si tratti di comune buon senso, allo stesso mondo di quando si osserva la pioggia e si dice: “piove”. Se una soluzione al problema la si deve trovare, occorre porre subito fine alla guerra e alle rapine. È anche un menar il can per l’aia la distinzione fra migranti “regolari” o “profughi”, che avrebbero “diritto” a differenza di chi il diritto non lo ha e dovrebbe essere per questo “rimpatriato”. Poco importa se spinti da guerra o miseria, vengono tutti perché i nostri governi hanno portato la guerra e la devastazione in quei paesi: meglio sarebbe parlare non di “profughi”, ma di prigionieri di guerra, provenienti da paesi che abbiamo invaso e di cui abbiamo devastato le economie, unicamente preoccupati di rapinare risorse altrui.
Ed in questa azione criminale i media sono stati parte integrante. Gli stessi media che adesso in buona parte tentano di produrre nella coscienza dei comuni cittadini un senso di colpa, perché “non accolgono”, o non vogliono accogliere frotte di stranieri per i quali si spendono singolarmente 38 euro al giorno, mentre i nostri giovani e i nostri pensionati sono alla fame, o versano comunque in stato di crescente povertà. Non credo alle statistiche trionfalistiche che ogni giorno vengono comunicate dai telegiornali di regime. Io ho un mio infallibile servizio statistico: mi affaccio dalla finestra e guardo le persone che rovistano nei cassonetti della spazzatura e mi regolo se la crisi sia passato o meno a seconda dell’affluenza nei cassonetti della spazzatura, i quali certificano che la crisi non solo non è passato, ma va crescendo.

Orbene, mi è capitato l’altro ieri di trovarmi ad una specie di seminario dove un importante e stimabile uomo di chiesa leggeva e commentava l’ultima enciclica di Papa Francesco, la prima che porta un titolo italiano, Laudati sii, con chiaro riferimento al Cantico delle Creature di San Francesco. Sull’Enciclica vi era già stata da qualche parte una presentazione nientemeno che di Stefano Rodotà, il cui cavallo di battaglia è da sempre la “dignità” e i “diritti”. Non so se lui pensa che vi sia un “diritto/dovere” all’«accoglienza». Io penso di no... senza però voler intendere che nessuna pietà e umana comprensione si debba ai tanti disgraziati che loro malgrado ci stanno “invadendo”.

È difficile far capire questo concetto dell’«invasione» e della legittima difesa da parte di un popolo a buona parte dell’assistenzialismo cattolico che si avvale pure dei 38 euro per migrante. Vengo al punto. Con tutta la dolcezza e il rispetto possibile sono intervenuto nella discussione concessa sul commento all’Enciclica papale. Ho fatto presente che i comuni fedeli possono forse essere una forza politica in quanto siano un “gregge” che si lascia docilmente condurre dal “pastore”, ma individualmente in quanto comuni cittadini, non necessariamente legati a un credo religioso, contano assai poco e non è simpatico caricare sulla generale peccaminosità dell’uomo ciò che è precisa responsabilità di pochi e particolari uomini, di lobbies, di “strutture” congegnate in modo tale da superare e trascendere qualsiasi responsabilità umana e individuale.

Concludo, dicendo che del tutto casualmente, ho potuto citare come opinione a sostegno non un impenitente laico, magari ateo o esterno alla stessa chiesa e al gregge, ma addirittura il Vescovo di Aleppo, la cui intervista del tutto casualmente avevo letto uscendo di casa, per recarmi al commentario dell’Enciclica papale. Eccone di seguito il testo, tratto dal blog di Beppe Grillo, che ben mi son guardato dal citare in una riunione di persone pie, religiose, tante devote di Papa Francesco. Non volevo stonare con una propaganda che sempre mi ripugna in qualsiasi forma.

CIVIUM LIBERTAS 

* * *

Passaparola: 
L’Isis è una creazione dell’Occidente, 
del Monsignor George Abou-Khazen 

(Fonte)

Il Monsignor George Abou-Khazen, francescano della Custodia di Terra Santa è vescovo della città siriana di Aleppo. Vive da 11 anni in Siria ed è la testimonianza diretta di una delle più sanguinose guerre dell’ultimo secolo. "Noi lo sappiamo bene. Tutti quanti lo sanno e tutti quanti ne sono consapevoli ma tutti quanti fanno finta di non sapere: l’Isis è stato creato dalle potenze occidentali". Monsignor George Abou-Khazen

Blog- Cosa succede in Siria?

Mons. George – La situazione è molto difficile, come tutti sanno, e purtroppo questa situazione drammatica sta spingendo la gente a fuggire e a scappare. Ci sono varie ragioni per cui queste persone scappano e fuggono, come la sofferenza o il pericolo della morte. Ci sono molte aree (in Siria, ndr) dove è impossibile vivere a causa di questa guerra civile e intestina. Purtroppo la Siria si sta ormai svuotando della sua popolazione. E chi parte? Partono i giovani, quindi una nazione senza giovani è anche una nazione senza un futuro. Parte la gente istruita, qualificata.

Blog– Cosa sta facendo l’Europa?

Mons. George – Noi ringraziamo l’Europa per il suo senso umano e per l’accoglienza di questi profughi, però siamo di questo avviso: "Perché invece di curare gli effetti non si va subito alla radice, ovvero alla causa?" E’ risolvendo il problema alla radice che si risolve il problema dei profughi. Invece di armare i vari gruppi, addestrarli e incitarli a combattere l’uno contro l’altro, perché non obbligarli a stare insieme, a dialogare, a fare la pace? Certo, è un po’ difficile, ma non impossibile.

Blog– Molti analisti parlano della guerra siriana come una “guerra per procura”...

Mons. George – Purtroppo anche noi pensiamo sia una guerra per procura. Ognuno di questi gruppi armati fa capo a un Paese esterno che lo arma e lo finanzia. Quindi, volendo, questa guerra si può arrestare.

Blog – Gli Usa chiedono le dimissioni di Assad, Mosca vuole che resti al potere per aprire una transizione pacifica. Chi ha ragione dei due?

Un feroce criminale?
Mons. George – Gli americani dicono che per risolvere tutto Assad deve lasciare, ma lasciare che cosa? E il vuoto che si creerà? I russi invece dicono che Assad è un presidente di una nazione libera e indipendente, rieletto dalla sua stessa popolazione, lasciate che sia la sua popolazione a decidere se deve rimanere o deve andar via. E credo che questa sia la posizione più giusta.

Blog– Crede che un intervento militare della Nato possa essere la soluzione?

Mons. George – Noi siamo contrari a qualsiasi intervento militare. La guerra non ha mai risolto questioni. Noi siamo convinti al 100% che quello che loro credono di fare con un intervento militare si può fare in modo pacifico. Basta chiudere il rubinetto e le cose andranno bene.

Blog – La Germania ha annunciato di voler accogliere i rifugiati siriani, ma poi ci ha ripensato. Anche gli Usa si sono aperti all'accoglienza. Secondo lei perché?

Mons. George – L'Europa del Nord e gli Stati Uniti si sono detti pronti ad accogliere questi siriani, è vero, ma io credo che lo abbiano fatto per ripulirsi un po' la coscienza, perché non ce l'hanno tanto pulita.

Blog – A cosa si riferisce?

Mons. George – Vedete, oggi la comunità internazionale si trova nella difficoltà di voler mettere pace, ma continua a vendere armi e queste armi sono mescolate col sangue degli innocenti. Quindi, per favore, il mio appello è questo: non vendete più armi. Tra l'altro, noi sappiamo anche che l’Isis oggi è in possesso di giacimenti di petrolio e di gas, e che lo sta vendendo. Ma chi lo sta comprando?

Blog – La Turchia?

Mons. George – Sì la Turchia e qualche altro Paese tramite la Turchia. La cosa più pericolosa però è che stanno vendendo tutto il tesoro artistico e archeologico dell’Iraq e della Siria. Ciò che non possono vendere, invece, lo stanno distruggendo. Stiamo parlando di un giro di miliardi per queste opere artistiche.

Blog – Eppure, nonostante gli stalli, i negoziati di adesione di Ankara all’Ue sono ancora aperti…

Mons. George – La Unione Europea aveva cominciato un processo che per noi era logico: a chi voleva essere membro o avere delle relazioni con l’Unione Europea aveva imposto delle regole, come i diritti dell’uomo, la libertà religiosa, eccetera. E speriamo che l’Europa continui su questo percorso, perché con quello che stiamo vedendo, anche nella stessa Turchia ad esempio, dove c'è un radicalismo religioso che pian piano sta nascendo. Prima era un Paese laico, mentre oggi i governanti non sono più laici, bensì islamici. E poi noi abbiamo una esperienza poco felice (con la Turchia, ndr), perché molti di questi combattenti stranieri provengono proprio da lì. Insomma, io credo che aprire gli occhi non faccia mai male.

Blog – L’Isis cos’è?

Mons. George – C’è questa organizzazione dello Stato Islamico che occupa gran parte della Siria, dicono più del 50% del territorio, quello dove c’è la ricchezza nel sottosuolo, ovviamente, e dove ci sono poche persone. Il punto è che noi lo sappiamo bene. Tutti quanti lo sanno e tutti quanti ne sono consapevoli, ma fanno finta di non sapere. La nostra lettura è questa: dalle potenze occidentali è stato creato l’Isis, che oggi è sostenuto anche da altri Stati come quelli del Golfo.

Blog – Torniamo ai rifugiati: come fermare gli sbarchi?

Mons. George – Mi domando perché l’Europa e l’Occidente, che stanno sfruttando quest’Africa per cercare oro e petrolio, non pensano di fare un piano di sviluppo per questa povera gente. Cioè, creategli nel loro Paese delle opportunità di lavoro, portate fabbriche, istruzione, conoscenza. Questo si può fare ed è un bene economico sia per il Paese che esporta, sia per quello che importa, dove vengono realizzati questi piani di sviluppo. C’è una buona parte della comunità cristiana e delle minoranze della Siria che lasciano le loro terre, sono gruppi storici come i Caldei, gli Assiri, i Siriaci, che hanno migliaia di anni di storia, lingue e tradizioni che perdono quando sono costretti ad abbandonare le proprie città. E’ un peccato, un impoverimento per tutti. Perché non li si aiuta con lo sviluppo affinché questa gente possa restare nel proprio Paese? Costerebbe all’Europa e all’Occidente molto meno di quanto costa l'accoglienza dei migranti.
http://civiumlibertas.blogspot.it/2015/10/papa-francesco-san-francesco-e-i.html

Siria: un rovescio geopolitico Usa. Che avrà conseguenze.


Le bombe russe non avevano ancora toccato il suolo, che già tv e altri media occidentali urlavano la propaganda americana: “Hanno ammazzato dei bambini!”, “Hanno colpito non l’ISIS ma l’opposizione moderata”, (cioè Al Qaeda…). “Hanno sbagliato bersaglio! Usato bombe non guidate, sono schiappe!” (The Aviationist). Praticamente tutti i media americani, dovendo citare Assad, lo fanno precedere da sereni appellativi come: “Il boia di Damasco”, il “Mostro”, colui che “ha gassato il suo popolo” (accusa comprovata falsa già da due anni: nel 2013 furono i ‘ribelli moderati’ a gettare il gas nervino, apposta per provocare l’intervento occidentale).

La Francia “apre un’inchiesta contro Assad per crimini contro l’umanità”. Ha le prove. Come no:   un “fotografo del regime”, nome in codice Cesar, incaricato dal regime medesimo di fotografare i morti e torturati dal suddetto e medesimo regime, è fuggito a Parigi con 55 mila foto di cadaveri straziati. Proprio adesso. Tutto vero: il Corriere lo mette a pagina 2.
Maria Zakharova, la portavoce di Lavrov, Ministro degli Esteri di Mosca, s’è stupita coi giornalisti della rapidità con cui sono comparse foto dei civili feriti. “Sappiamo come si fanno queste foto”, ha detto ricordando “Wag the Dog”, il film del ’97 con De Niro e Dustin Hoffman (in Italia, “Sesso e Potere”) che narra della fabbricazione di una guerra degli Usa contro l’Albania, tutta fatta al photoshop e con effetti speciali elettronici tv.
E’ tutto un gran dispiacere perché, come ha   ammesso un think tank di Londra, “la Russia sta danneggiando Al Qaeda, il che è una brutta cosa” (a bad thing). Il think tank che s’è lasciato sfuggire il disappunto è il Royal United Services Institute (RUSI), una emanazione dei servizi. Al Qaeda (oggi Al Nusrah) è adesso “l’opposizione moderata”. Il noto generale Petraeus, solo due mesi fa’ ha apertamente spiegato al Senato che Al Qaeda è oggi l’alleato migliore degli Usa per  “ debellare l’ISIS” (leggi: cacciare Assad) e va’   quindi armata ben bene.
Cosa un po’ difficile da far ingollare all’opinione pubblica americana, per quanto manipolata: scusate, ma non è Al Qaeda che – come ci avete detto voi – ha ucciso 3 mila americani nelle Twin Towers l’11 Settembre? E adesso dovremmo allearci con questi? Ma qualcuno l’ha pur ingollata: per esempio Radio Radicale, che mai come oggi s’è rivelato un asset neocon americanista, leggendo religiosamente solo i giudizi del New York Times, del Washington Post, ma soprattutto del Wall Street Journal, senza dimenticare l’organo francese dei Rotschild, Libération, il più scatenato (si sa, Putin è omofobo..).
La tesi generale della propaganda è: Putin, bombardando Al Qaeda, “aiuta l’ISIS” invece di combatterlo. “Getta benzina sul fuoco della guerra civile”, ha lamentato Washington (che ha gettato benzina sul fuoco di tutte le guerre civili che le piacciono, dall’Ucraina alla Libia, dall’Irak alla Somalia…).
In realtà, la ragione tattica delle  prime azioni russe è trasparente: anzitutto,  ha “ripulito gli angolini” attorno alla propria base aerea, l’aeroporto di Jableh. La prima ondata ha neutralizzato centri di comando, depositi di carburante e munizioni, nidi d’artiglieria e blindati di Al Qaeda (diciamo Cia) a Ghmam e Deir Hana, due città del governatorato di Latakia, a 25-30 chilometri da Jableh. La seconda ondata ha centrato Latamneh et Kafr Zita, nel governatorato di Hama, a 30-40 chilometri dal “suo” aeroporto. La terza ondata ha colpito bersagli nel governatorato di Homs, a 30-50 chilometri a sud-est diJableh. Così, Al Qaeda (o la Cia, diciamo) non potrà più curiosare o insidiare le seguenti operazioni.
Da qui il dispetto generale. 
Del resto è comprensibile. La decisa azione russa ha denudato l’ipocrisia americana che, a capo di una “coalizione” che comprende i sostenitori dei terroristi takfiri (Sauditi, Katar, Erdogan) “bombarda l’ISIS” da due anni sì, ma  con rifornimenti paracadutati, secondo il governo iracheno che lo sta combattendo davvero. Putin ha visto il bluff, ora ad Obama non resta che in qualche modo accodarsi, a parole, e rassegnarsi alla neutralizzazione dei suoi terroristi; ed accettare in qualche modo una “transizione” che non solo comporta la presenza di Assad (e delle minoranze che garantisce) nella futura sistemazione, ma il mantenimento delle strutture istituzionali. Il tutto, con un prevedibile trionfo non solo militare ma etico e politico di Mosca. In Europa, i tagliagole non hanno acquisito una gran popolarità, con le loro decapitazioni, ed il fatto che Putin li stia cercando di eliminare non può esser fatto passare come una violazione di “diritti umani” o un atto d’inciviltà.
In Medio Oriente, tutti i leader di quell’area hanno visto che Mosca non ha tradito l’alleato pericolante, ma lo sostiene con le sue armi; armi che, si può indovinare, avranno presto una più grossa quota di mercato. L’Iran trionfa, anzi tutto l’asse sciita. La Turchia è mal messa. In Israele si stanno certo chiedendo che fare se Mosca sostituisce Washington come egemone regionale…per fortuna tanti ebrei parlano russo.
Il rovesciamento del dato geopolitico è immenso. Le sue conseguenze si sono appena cominciate a vedere. “Riad non esclude il ricorso alla forza militare per cacciare Assad”, ha proclamato il ministro degli esteri saudita (si chiama Adel al-Jubeir) .


esecuzioni quotidiane
esecuzioni quotidiane

Patetico. L’orribile monarchia saudita che decapita e crocifigge giovani per reato d’opinione (strano che Parigi non apra un dossier per i crimini contro l’umanità per la crocifissione di Ali Al-Nimr:http://rhubarbe.net/blog/2015/09/18/ali-al-nimr-lislam-le-sabre-et-la-croix/) deve guardarsi dal nemico interno.
Anzi più che interno: la rivolta cova nel Palazzo.
Un nipote del fondatore della dinastia Abdulaziz Ibn Soud,  anonimo ma sicuramente influente (e quasi certamente sostenuto dai “servizi” britannici) , ha scritto una lettera pubblica e pubblicata dal Guardian per chiedere la detronizzazione del re in carica, l’ottantenne Salman (“in condizioni instabili”, ossia moribondo) e per colpire il suo successore preferito, il figlio Mohammed ibn Salman, che il vecchio morente ha nominato ministro della difesa e insieme dello sviluppo economico: due cariche che dovrebbero dargli tranquillamente la successione, ma oggi sono invece due pietre al collo.


il principe ed erede
il principe ed erede

E’ infatti lui, come ministro della difesa, il responsabile della vergognosa guerra che la Saudia, lo stato più ricco della zona, ha sferrato contro lo stato più povero, lo Yemen, con grandi stragi (lì sì) di bambini musulmani. La diffusione sul web di foto di cadaverini yemeniti spiaccicati, maciullati, smembrati dalle bombe saudite sta provocando urti di vomito anche nel regno. Strano che La Stampa di Torino, che ha pubblicato la foto del piccolo profugo per commuoverci e  farci accettare i migranti, non pubblichi queste, per farci urlare di indignazione verso la monarchia più mostruosa della storia. Non tutte sono impubblicabili.



Era una bella bambina yemenita
Pubblica anche questa, direttore Calabresi…



Come ministro “dello sviluppo”, l’erede designato è il colpevole anche delle due stragi di fedeli pellegrini musulmani avvenute a La Mecca in rapida successione. Prima, la caduta della gru (200 morti, si dice) e poi, l ‘inimmaginabile eccidio prodotto, alla Mecca durante la Festa del Sacrificio: ufficialmente quasi 800 morti, secondo l’Iran fino a quattromila.


bulldozer alla mecca
I buldozer alla Mecca


Certo è che i morti sono stati raccolti coi bulldozer. Erano iraniani (almeno 400), nigeriani, pakistani, egiziani , la cui morte diffonde nel mondo islamico la pubblicità meno auspicabile per la monarchia petrolifera e la sua gestione dei luoghi santi.
Tutti ormai sanno in Oriente che la calca dei pellegrini “é stata causata dall’improvviso passaggio del corteo di Mohammed bin salman al-Saoud, Ministro della Difesa di Riyadh, che, accompagnato da un ‘codazzo’ di 200 militari e 150 poliziotti ha ‘tagliato’ la folla dei pellegrini con una carovana di numerose automobili e furgoncini”, ossia lo stupido arrogante erede. E come fece Nerone quando la voce popolare lo accusò di aver incendiato Roma, lui incolpò i cristiani e li crocifisse, l’erede  ha incolpato gli esecutori e i tecnici.  Laddove tutti gli arabi  sanno che la mostruosa e titanica  ristrutturazione-distruzione della Mecca è un enorme affare con mazzette e bustarelle, per cui i fondi stanziati  non arrivano alle  maestranze.  E la famiglia reale  c’è dentro fino al collo.
Si aggiunga che il protettore americano ha stretto il noto accordo con l’Iran, e dunque la sopravvivenza dei Saud non è più una necessità geopolitica primaria per Washington.
Si aggiunga la caduta dei prezzi del barile, inizialmente voluto da Casa Saud contro gli sfruttatori dello shale in Usa e per tagliare le gambe al concorrente Russia, ma oggi inarrestabile – e che ha costretto la monarchia a mettere mano alle riserve, e i cui conti sono in deficit (secondo il FMI) per 107 miliardi di dollari, pari al 20% del Pil. Il che può obbligare la numerosa e dilapidatrice Famiglia a tagliare le “spese sociali” (diciamo) con cui i Saud comprano il consenso della popolazione, distribuendole in parte i benefici dell’introito petrolifero. Siccome nonostante queste regalie il 40 per cento della popolazione del paese più ricco del mondo arabo vive in povertà e il 40 per cento dei 20-24 enni sono dichiarati disoccupati, la rivolta contro i monarchi (e probabili dunmeh) cova. Il boia, con le sue 175 esecuzioni in otto mesi, riesce a raffreddarla. Ma adesso la rivolta è esplosa nella famiglia reale stessa, col pronunciamento dell’anonimo principe pubblicato dal Guardian  – si noti la maligna astuzia – anche in arabo, per il consumo locale e rinfocolare le discordie.


Alla Mecca
Alla Mecca

L’anonimo principe dice che anche i capi tribali stanno dalla sua parte nella critica al re e al suo erede. Notabili vari, e persino elementi della famiglia reale: “un sacco di nipoti, una quantità di seconda generazione sono ansiosi”, ha scritto con scherno. Secondo Khairallah Kairallah, ex direttore del giornale Al Hayat, il sistema di potere saudita non può durare, seduto su questo vulcano, più di un anno o un anno e mezzo. Salvo qualche miracolo come la salita del greggio, che però favorirebbe i nemici (Iran, Russia, gli estrattori del gas da scisto americani).
L’azione di Putin ha ridistribuito le carte in Oriente. Gli americani, a meno che non s’inventino qualcosa, non ne hanno in mano di buone. I mostri sauditi le hanno pessime.

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