ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 9 ottobre 2015

Nuntio vobis : non è il diavolo!

Perché l'Occidente non capisce più la Russia. Una lettura critica

La Mosca preferita dagli Stati Uniti? Quella che non aveva politica estera e la cui identità nazionale era in crisi. La svolta di Vladimir Putin e il ruolo della Cecenia

Boris Yeltsin con Vladimir Putin in una foto di qualche tempo fa (foto LaPresse)
Quando la Russia era amica degli Stati Uniti, Pavel Grachev era ministro della Difesa, dal 1992 al 1996. Erano gli anni della transizione post sovietica. Il Presidente Yeltsin e i suoi giovani riformatori traghettavano un paese lacero e miserabile verso un futuro di libertà stracciona, di occidentalismo predatorio, di privatizzazione da Far West. Una Russia società aperta, che danzava ubriaca sulla fune sopra il baratro. E senza rete di salvataggio. Era, quella, la Russia degli americani. In nessun periodo storico fu Mosca più vezzeggiata, lusingata e accarezzata dall'affabile alleato transatlantico. Nel momento in cui rinunciò a qualunque politica estera, a qualunque sfera di influenza, all'interesse nazionale e alla geopolitica, i sorrisi della politica americana si sprecarono per anni, promettendo ai russi integrazione, sviluppo, benessere. E consegnando invece, tutt'al più, una copia vintage e involgarita delle luci di New York sulle cupole zariste e i condomini khruscioviani lungo la Moscova.

ARTICOLI CORRELATI I vescovi mediorentali schierati con Putin. Un problema per il Vaticano L’America non lasci più spazio alla Russia e torni a combattere Ricordiamoci con chi ci alleiamo se ci alleiamo con PutinPochi russi ammassavano fortune d'altri tempi sulle ceneri di una superpotenza in saldo. Una generazione di giovani vedeva scomparire l'istruzione, la sanità, la sicurezza di uno stipendio povero ma in grado di assicurare la spesa quotidiana e un tetto. Milioni di ragazze scoprivano che i loro corpi avevano un mercato, per le strade di Mosca invase dai turisti o nelle città d'Europa finalmente accessibili per una schiavitù diversa dalla solita, e più brutale. Gli orfanotrofi traboccavano di creature malnutrite rifiutate da famiglie scomparse e abbandonate da uno stato in bancarotta. La droga, il collasso dei servizi pubblici e l'anomia sociale mietevano un numero incalcolabile di giovani vittime ai quattro angoli di un impero arrugginito, venduto pezzo per pezzo come metallo di scarto sui mercati mondiali della corruzione e del malaffare. Mosca e San Pietroburgo, di notte, facevano paura. Crimine fuori controllo, omicidi spiccioli ed esecuzioni mafiose in grande stile terrorizzavano città senza più legge, dove la polizia sopravviveva grazie alle mazzette e all'estorsione e i malviventi regnavano come mai i Corleone e i Riina avrebbero potuto sognare nella loro terra. La Russia di Yeltsin non era più orso. Era semmai un elefante mutilato e sanguinante, cui bracconieri indigeni e stranieri somministravano stupefacenti per tenerlo in vita, mentre gli rubavano avorio, organi, e anima.

E poi c'era l'esercito. L'istituzione che aveva, sin dalla rivoluzione d'ottobre, rappresentato la gloria e la potenza, il vanto e l'orgoglio, il blasone e il sigillo della leadership mondiale della Russia dei Soviet. Non più Armata Rossa ma Russa, l'esercito era allora sotto la guida di Grachev. Una figura dimenticata ma preziosa, per capire la storia. Non la storia dei summit e delle dichiarazioni diplomatiche, no. La storia di uomini e donne, di carne e di sangue, di vita e di morte. La storia dei russi, contro la storia dei think tank e delle accademie e dei fondi monetari. Era il dicembre 1994 e Grachev aveva dichiarato con boria mediatica che l'esercito russo avrebbe potuto conquistare Grozny in 24 ore con un solo reggimento di paracadutisti. Perché oltre che dissanguata, derelitta e derubata, la Russia di Yeltsin era anche a un passo dalla disintegrazione. Regioni ribelli guidate da delinquenti e corrotti premevano per la secessione da un potere centrale che non aveva più potere, ne' centralità. E se il corpo rischiava la metastasi, il cancro da cui questo minacciava di diffondersi era la Cecenia. Dicono i pettegolezzi, che sono un po' anche cronaca, che Grachev avesse dato l'ordine di invadere Grozny di notte, ubriaco. E così la mattina di capodanno del 1995 la capitale caucasica fu svegliata dalle bombe e dai carri armati. Era la prima volta che l'Armata Russa combatteva. E fu un disastro che nemmeno gli analisti più cinici avrebbero previsto. Lungi dall'impiegare un solo battaglione di paracadutisti, Grachev riversò su Grozny tutto quello che aveva. Tank, artiglieria, aviazione. E lungi dall'ottenere la rapida vittoria che aveva promesso, si risvegliò dalla supposta sbronza con le notizie di una catastrofe nazionale. L'Armata rossa non solo aveva cambiato nome. Non esisteva neanche più.

C'era, al suo posto, l'esercito di Yeltsin. Della nuova Russia occidentale, prediletta discepola degli amici d'America. Un'armata brancaleone di ragazzini adolescenti strappati alle famiglie e scaraventati al fronte. Mezzi antiquati e colonne sbandate. Strategie militari da prima guerra mondiale. Se un simbolo della rovina materiale, morale e umana in cui la transizione benedetta dall'America aveva gettato la Russia esiste, questo e' senz'altro la campagna cecena di Pavel Grachev. D'altronde, l'Armata Russa era la stessa di cui filtravano notizie di soldati ridotti alla fame nelle basi dell'estremo Oriente, o venduti a San Pietroburgo come prostituti a ora per clienti facoltosi, o massacrati nei riti d'iniziazione sfuggiti a qualunque regola e disciplina, o suicidi in massa per sfuggire a violenze e soprusi impuniti. E così in Cecenia, dopo un bilancio di migliaia di soldati uccisi e fatti prigionieri, di una città rasa al suolo e di civili sterminati, il cancro non era stato nemmeno estirpato. E un anno dopo, i ribelli l'avrebbero riconquistata. Grachev perse la faccia. E la Russia con lui. Mentre le madri dei piccoli soldati usati come carne da cannone iniziarono le loro coraggiose manifestazioni pubbliche davanti ai lugubri ministeri moscoviti, che tanto le facevano assomigliare alle danze solitarie delle madri dei desaparecidos sudamericani. E sarebbe stata una ricerca disperata, straziante e inutile, perché dei figli soldati della Russia non v'erano notizie, ne' sepoltura, né nomi. Scomparsi nel nulla, saltati in aria nei carri sgangherati di Grachev, torturati nelle prigioni improvvisate dei mujaheddin ceceni. Inghiottiti dal drago di un paese allo sfacelo. Che però, allora, era il darling della Casa Bianca.

Per questo, oggi, non capiamo Putin. Perché ci rifiutiamo di vedere la storia degli uomini e ci soffermiamo invece sui paper delle accademie. Quelli che ci dicono che Putin è un fascista che sta distruggendo la Russia. Quelli che ci parlano di un paese prigioniero di una nuova tirannia. Quelli che dipingono la Crimea come una nuova Cecoslovacchia e l'Ucraina come la Polonia di Hitler. Quelli che sono, oggi, la copia speculare di ciò che condannano. Propaganda. Perché la Russia non è più stracciona, e Putin lentamente l'ha cambiata. Ha ricostruito lo stato. Non è un modello di democrazia di Westminster, no di certo. Ma esiste, e fa qualcosa. Ha recuperato, legalmente e illegalmente, parte di quell'eredità che l'oligarchia mafiosa aveva comprato alla fiera dell'est, per due soldi. Ha curato i focolai tumorali che  minacciavano la sopravvivenza della Federazione. Ha riparato i carri armati, e li ha svuotati degli adolescenti di leva, riempiendoli di soldati professionisti. Ha licenziato la leadership alcolista, e investito in ricerca e sviluppo. Ha riaperto le fabbriche del complesso militare industriale che non è certo la chiave del futuro, ma che è tutto ciò che la Russia aveva e da cui poteva ripartire. E quando il paese ha smesso di presentarsi ai summit internazionali scalzo e rattoppato per supplicare l'America e le sue istituzioni finanziarie di elargire un altro prestito ipotecando in cambio l'interesse nazionale, la Russia di Putin ne ha ripreso in mano il dossier. E ne ha rilette, una dopo l'altra, le pagine dimenticate.

La sorpresa della Crimea, per questo motivo, è tale solo per gli ipocriti, gli smemorati, e gli ingenui. La Crimea fu uno degli scogli più insidiosi su cui la transizione post sovietica rischio' di naufragare, già negli anni '90, quando per poco non scatenò
una guerra. In Crimea c'erano Sebastopoli e la flotta del Mar Nero. L'intera geopolitica zarista e poi sovietica aveva da sempre cercato lo sbocco verso il Mediterraneo, lo sanno anche i bambini delle medie. Non è certo un'invenzione di Putin. La Crimea è stata sempre la colonna portante dell'interesse nazionale russo. Non è Putin che ha stravolto la storia rivendicandola e riconquistandola. Era stata la debolezza e la disperazione degli anni di Yeltsin a far accettare obtorto collo a Mosca la rinuncia a una penisola che è insieme strategia e letteratura e icona e identità. La perdita della Crimea fu per i russi una dolorosa circostanza storica, mai una scelta coraggiosa.

L'aspro confronto tra Obama e Putin è tutto qui. L'elefante tramortito è ritornato orso. E rifiuta le sbarre della gabbia che la Nato nell'ultimo decennio gli ha costruito addosso, a dispetto delle dichiarazioni di amicizia e di rispetto. Il livore di Obama ha così dipinto la Crimea come la prova della cattiveria di Putin, e l'Europa sbadata gli ha creduto. E ora che la Russia interviene su uno scacchiere mediorientale da cui mancava da vent'anni, la Casa Bianca si agita scomposta. Ma vent'anni di egemonia statunitense in Medio Oriente e Nord Africa cosa hanno prodotto? La farsa dell'Iraq e la sua tragedia umana. Lo Stato Islamico e il suo regno di barbarie. Il collasso della Siria e i milioni di profughi e la sua guerra senza sbocco. La fine della Libia. Ed è solo l'inizio di un terremoto che l'America stessa ha scatenato, ma che le e' ormai sfuggito di mano. Persino i paesi della regione lo sanno. E oggi iniziano a guardare a Putin più che a Obama, cui rimane la retorica da guerra fredda, l'uso spregiudicato delle sanzioni con la scusa dei diritti umani, e la scelta sconsiderata di perdere la Russia.

Putin è un personaggio complesso, ma non è il diavolo. Ha il merito di avere mantenuto la Russia nella storia, in un momento in cui era tutt'altro che scontato. Il giovane ignoto che si insedio' sullo scranno degli Zar quando Yeltsin barcollò via con un ultimo brindisi, non verrà giudicato dalla storia per i pettegolezzi su come abbia passato il compleanno e sul costo dell'orologio che porta al polso, temi oggi prediletti da riviste un tempo autorevoli come Foreign Policy. Il verdetto è già scritto. E' nelle immagini che lo mostrano assieme al ministro della Difesa Shoigu nelle stanze dei bottoni del suo esercito, da cui la campagna siriana viene coordinata. Sono passati solo due decenni, ma sembrano anni luce dalle gaffe di Yeltsin, e dalla disfatta cecena di Grachev. Se Obama non gradisce, non è per i diritti umani dei russi. Washington ha approfittato della penosa transizione russa per arraffare quanto più spazio geopolitico ha potuto, in Europa, in Medio Oriente, nel Pacifico. E adesso che al Cremlino non siede più un ubriacone cardiopatico, e l'esercito non è più il soldatino di latta di Grachev, l'America, di colpo, ha deposto le lusinghe. E ha perso il sorriso. E minaccia di trascinarci, tutti, in uno scontro frontale con la Russia. Per i suoi interessi, e contro i nostri. Che sono quelli di un'Europa che non si fermi di colpo alla frontiera bielorussa.
di Mario Rimini | 09 Ottobre 2015 

I vescovi mediorentali schierati con Putin. Un problema per il Vaticano

Il patriarca di Baghdad: "Servono truppe di terra"
di Matteo Matzuzzi | 09 Ottobre 2015 ore 19:31
Vladimir Putin e Papa Francesco (foto LaPresse)
Il patriarca di Baghdad: "Servono truppe di terra"

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L’imminente Grande Castigo
è rivelato nel Terzo Segreto
di Fatima

(PARTE I)

di Padre Paul Kramer, B.Ph., S.T.B., M. Div., S.T.L. (Cand.)

Il Messaggio di Fatima, ed in particolare il Terzo Segreto, rivela il Grande Castigo per mezzo del quale Dio punirà il mondo intero per i crimini dell’umanità peccatrice, se la gente non si pentirà e smetterà di offendere Dio. Il 13 ottobre 1917 a Fatima, pochi attimi prima del Miracolo del Sole, la Beata Vergine disse: "Le persone devono purificare la propria vita e chiedere perdono per i propri peccati. Non devono offendere più Dio, Nostro Signore, che è già tanto offeso".
La Madonna ci avvertì delle gravi conseguenze che si sarebbero verificate se quest’avvertimento non fosse stato ascoltato. La più grave ed il castigo più terrificante per le anime che non si pentono, è la dannazione eterna. E’ stato per impedire la dannazione eterna delle anime redente dal Sangue del Nostro Divino Salvatore Gesù Cristo, che Sua Madre Santissima è giunta a Fatima. Per questo Ella spiegava nell’apparizione del 13 luglio 1917:
"Avete visto dove vanno le anime dei poveri peccatori. Per salvarle, Dio desidera stabilire nel mondo la devozione al Mio Cuore Immacolato. Se ciò che vi chiedo sarà fatto, molte anime saranno salvate e vi sarà pace."
Le richieste della Beata Vergine affinché le persone "purifichino le proprie vite e chiedano perdono per i propri peccati" non sono state ascoltate. La Madonna di Fatima disse alla Beata Giacinta: "le guerre sono i castighi per i peccati del mondo"1. E’ stato rivelato a San Piero Lamy, che la Prima Guerra Mondiale era stata un castigo specifico per via della "blasfemia, della dissacrazione del matrimonio e del lavoro domenicale". Nell’apparizione del 13 luglio 1917, la Madonna predisse che: "La guerra sta per finire; ma se la gente non cessa di offendere Dio, una peggiore scoppierà durante il regno di Pio XI."
Sfortunatamente la gente non smise di offendere Dio, ed una guerra peggiore , la Seconda Guerra Mondiale, scoppiò durante il regno di Pio XI.2
La Madonna rivelò a Suor Lucia il segno che avrebbe indicato l’inizio dell’imminente castigo: "Quando vedrai una notte illuminata da una luce sconosciuta, sappi che questo è il grande segno dato da Dio che Egli sta per punire il mondo per i suoi crimini, per mezzo di guerre, carestie, persecuzioni contro la Chiesa e il Santo Padre."
La notte del 25 gennaio 1938 Suor Lucia vide una luce rossa che la Madonna le aveva predetto sarebbe stato il grande segno che Dio stava "per punire il mondo per i suoi crimini, per mezzo di guerre, carestie, persecuzioni contro la Chiesa e il Santo Padre". Il giorno seguente, lo strano fenomeno dei quella "notte illuminata" fu riportato sui giornali di tutta l’Europa e del Nord America3. Suor Lucia capì che il grande castigo stava per cominciare, e poche settimane dopo, nel marzo del 1938, Higler invase l’Austria, annettendola alla Germania; questo atto fu l’inizio degli eventi che trasformarono le varie aggressioni di Germania, Italia e Giappone nella seconda Guerra Mondiale.
Tale guerra si sarebbe potuta evitare se le richieste della Madonna di Fatima fossero state esaudite. Ella aveva già promesso: "se ciò che io vi chiedo sarà fatto, saranno salvate molte anime e vi sarà la pace." La Madonna enfatizzò il fatto che l’unico modo con cui si può ottenere la pace è tramite l’obbedienza alle Sue richieste quando chiese la recita del Rosario "in onore della Madonna del Rosario, per poter ottenere la pace nel mondo…perché solo Lei può salvarvi."
E’ stato proprio per prevenire il castigo del mondo, "per mezzo di guerre, carestie (e) persecuzioni contro la Chiesa e il Santo Padre" che la Madonna di Fatima ha richiesto la consacrazione della Russia e la devozione dei Primi Sabati. Le sue esatte parole furono: "per prevenire questo, io tornerò a chiedere la consacrazione della Russia al Mio Cuore Immacolato, e la Comunione di Riparazione dei Primi Sabati." La promessa connessa a tale richiesta è questa: "se fate ciò che io vi dico, molte anime verranno salvate e vi sarà la pace."
E’ di fondamentale importanza tenere bene a mente che la Seconda Guerra Mondiale è stato solo l’inizio del castigo promesso. Se le persone non si pentono e non emendano le proprie vite allora altri severi castighi seguiranno. La Madonna ha predetto in particolare l’arrivo della Guerra Mondiale, quando disse: "La guerra sta per finire; ma se la gente non smette di offendere Dio, una peggiore scoppierà durante il regno di Pio XI." Questo castigo specifico è già avvenuto.
La minaccia di una tale punizione per il mondo "per mezzo di guerre, carestie, persecuzioni contro la Chiesa e il Santo Padre" fa parte di una profezia assai più generale che si è compiuta solo parzialmente. Che si avveri del tutto oppure no, dipende dal compimento o meno delle richieste della Madonna. Il castigo è rivelato pienamente nella parte ancora non pubblicata del Terzo Segreto, mentre viene solo accennata in maniera generale nella seconda parte. Quello che dice la Madonna nella seconda parte del Segreto è che: Se le mie richieste verranno esaudite, la Russia sarà convertita, evi sarà la pacealtrimenti, essa diffonderà i propri errori in tutto il mondo, causando guerre e persecuzioni contro la ChiesaI buoni saranno martirizzati, il Santo Padre avrà tanto da soffrire e molte nazioni saranno annientate.
La Beata Vergine apparve a Suor Lucia di nuovo il 13 giugno 1929 a Tuy, in Spagnia, e rispettò la Sua promessa per la quale ella "veniva a chiedere la consacrazione della Russia" compiuta dal Papa insieme a tutti i vescovi del mondo. Le parole della Madonna che richiedevano la consacrazione, furono scritte da Suor Lucia: "E giunto il momento in cui Dio chiede che il Santo Padre faccia, in unione con tutti i vescovi del mondo, la consacrazione della Russia al mio Cuore Immacolato, promettendo in questo modo di salvarla…"4 Questo solenne atto di consacrazione della Russia che doveva essere compiuto dal Papa e da tutti i vescovi del mondo allo stesso tempo non è mai stato effettuato. Non c’è mai stata una consacrazione della Russia (o anche del mondo, se è per questo) che sia stata compiuta dal Papa e da tutti i vescovi del mondo nello stesso momento. Nessuno degli atti di consacrazione effettuati dai Papi Pio XII, Paolo VI o Giovanni Paolo II sono stati compiuti insieme a tutti i vescovi del mondo nello stesso momento. E’ un fatto storico noto a tutti contro il quale non vi sono argomenti che tengono - contra factum non est argumentum.5
Era volontà di Dio che quell’atto richiesto di consacrazione fosse compiuto velocemente: il 21 gennaio 1935 Suor Lucia scrisse: "Circa tre anni fa, Nostro Signore era molto dispiaciuto perché le Sue richieste non erano state esaudite ed io ho reso noto questo fatto al vescovo con una lettera … da un intima conversazione con l’Onnipotente, mi sembra che Egli sia pronto a mostrare pietà nei confronti della Russia come ha promesso cinque anni fa, ed egli desidera molto salvarla." Il 19 agosto 1931, Nostro Signore Gesù Cristo apparve a Suor Lucia, dandole questo messaggio: "Fai sapere ai miei ministri, dato che seguono l’esempio del Re di Francia nel ritardare l’esecuzione della mia richiesta, che lo seguiranno nella sciagura".6
E’ un avvertimento assai terrificante questo pronunciato da Gesù Cristo Nostro Signore, perchè l’esempio a cui Egli si riferisce è quello della disobbedienza del Re di Francia, il quale non consacrò la Francia al Suo Cuore Immacolato. Tale richiesta era stata fatta da Nostro Signore Gesù Cristo in persona. Fu rivelato a Santa Margherita Maria la quale lo comunicò a Re Luigi XIV. Luigi XIV e Luigi XV non fecero niente ed infine, dopo essere stato imprigionato, Luigi XVI cercò di obbedire al comando di Dio ma non potette compiere quell’atto solenne e pubblico che gli era stato richiesto, e finì ghigliottinato nel 1793.
Nostro Signore è stato inequivocabilmente chiaro nel dare al Papa un certo periodo di tempo per consacrare la Russia, passato il quale, se la consacrazione non sarà stata compiuta validamente, allora alcuni dei pastori della Chiesa pagheranno la loro negligenza con la propria vita. Tutto questo si evince chiaramente dalla visione del Terzo Segreto pubblicata il 26 giugno 2000. In quella visione, il Papa èucciso da un gruppo di soldati, insieme ad altri prelati di alto rango.
L’apparato Vaticano ha tentato di interpretare la visione del "vescovo di bianco" come una premonizione del tentato omicidio di Giovanni Paolo II nel maggio del 1981. Il Crociato di Fatima ha ampiamente dimostrato che l’interpretazione della visione pubblicata dal Cardinal Ratzinger il 26 giugno 2000 è un tentativo fraudolento di porre nel passato il compimento di eventi futuri predetti nella visione. Il motivo per una tale interpretazione fraudolenta è quello di promuovere l’idea che la consacrazione della Russia sia già stata fatta e che pertanto, come afferma l’Arcivescovo Tarcisio Bertone, il "porta a compimento un periodo storico segnato dalla tragica sete umana per il potere ed il male". In altre parole, quello che aveva richiesto la Madonna di Fatima era già stato realizzato e non dovevamo più preoccuparcene.
Il Cardinale Sodano ha affermato, il 13 maggio 2000, che "gli eventi ai quali si riferisce la terza parte del segreto di Fatima sembrano far parte del passato…" L’interpretazione che Sodano da della visione è come cercare di far entrare a forza un cubo dentro una fessura rotonda: la visione che mostra crudelmente la profezia di un evento futuro, in cui un Papa viene assassinato da dei soldati, da una banda di soldati, si trasforma in un tentativo di omicidio fallito contro la vita di Giovanni Paolo II da parte un singolo attentatore. L’interpretazione di Sodano è evidentemente fraudolenta: Il Cardinale ha cambiato le parole della profezia che si riferiscono all’uccisione di un papa: "sulle sue ginocchia ai piedi della grande Croce egli viene ucciso da un gruppo di soldati," a: "anch’egli cade a terra, come morto". Una profezia che predice il futuro assassinio di un Papa è così trasformata in maniera contorta e verbosa in una premonizione del fallito attentato contro Giovanni Paolo II.
Nel libro intitolato Il Messaggio di Fatima, il Cardinale Ratzinger scrive il principio su cui basa la sua interpretazione della visione: "Innanzitutto dobbiamo affermare con il Cardinale Sodano: " ... le vicende a cui fa riferimento la terza parte del ‘segreto’ di Fatima sembrano ormai appartenere al passato". Quest’ affermazione è un deliberato inganno: nella sua intervista del 11 novembre 1984 alla rivista Jesus riguardo al Terzo Segreto, il Cardinale Ratzinger affermò che: "le cose contenute in questo ‘Terzo Segreto’ corrispondono a ciò che è stato annunciato nelle Sacre Scritture ed è stato affermato più e più volte in altre apparizioni Mariane…".
E’ evidente che queste parole del Cardinale non si riferivano al fallito attentato avvenuto tre anni prima, che non era certo stato annunciato nelle Sacre Scritture o predetto in molte apparizioni Mariane - né si riferivano specificatamente alla visione pubblicata nel giugno 2000. Al contrario, esse si riferivano agli eventi futuri predetti dalla Vergine Maria, nella "lettera" del gennaio 1944 indirizzata al Vescovo da Silva, "nella quale Suor Lucia scrisse le parole che la Madonna aveva confidato sotto forma di segreto ai tre piccoli pastorelli alla Cova da Iria."7
Questo è il ‘Terzo Segreto’ che suor Lucia rivelò il 2 settembre 1952 all’emissario di Papa Pio XII, Padre Schweigl, il quale spiegò che il ‘Terzo Segreto’ è la continuazione delle parole della Madonna: in Portogallo, si conserverà sempre il dogma della fede, ecc"8. E’ proprio a questo ‘Terzo Segreto’ cui si riferiva il Cardinale Ratzinger quando affermava che:"le cose contenute in questo ‘Terzo Segreto’ corrispondono a ciò che è stato annunciato nelle Sacre Scritture e sono state dette più e più volte in altre apparizioni Mariane". Questa posizione è stata confermata dal nipote di Suor Lucia, Padre Jose Dos Santos Valinho, il quale affermò il suo pensiero il 14 febbraio 2003 alla trasmissione televisiva Enigma, dicendo che la terza parte del segreto è strettamente connessa alla secondaRiguarda la Chiesa, la guerra, le persecuzioni e la perdita della fede.Vi sarà una crisi universale nella Chiesa ed in tutto il mondo9. Così, corrisponde alle parole della Vergine contenute nella seconda parte del Segreto: "I buoni verranno martirizzati, il Santo Padre avrà molto da soffrire, molte nazioni saranno annientate". In particolare esso corrisponde alla rivelazione, del 13 luglio 1917, secondo la quale Dio "sta per punire il mondo per i suoi crimini, per mezzo di guerre, carestie e persecuzioni contro la Chiesa e il Santo Padre".
Padre Valinho inoltre, ritiene apertamente che la terza parte del Segreto sia la continuazione della seconda parte che finisce con le parole: "In Portogallo si conserverà sempre il dogma della fede, ecc."… Le sue precise parole: "i tre puntini (dopo l’ecc.) indicano che ‘da qui c’è la terza parte che non è stata ancora rivelata’".
E’ importante considerare inoltre che, dopo un certo punto, quale potrebbe essere lo scoppio di una guerra mondiale, i pastori della Chiesa potrebbero non essere più fisicamente in grado di compiere la consacrazione, come nel caso di Luigi XVI che tentò, senza successo, di consacrare la Francia quando ormai era troppo tardi per salvarla dalla rivoluzione e dal Regno del Terrore. Giudicando dalle parole dette da Nostro Signore a Suor Lucia, sembra che il castigo contro il mondo, indicato nella seconda parte del Segreto e mostrato nella visione della terza parte, avverrà prima che la consacrazione venga compiuta. Ciò che Nostro Signore disse a Suor Lucia è questo: "il Santo Padre, prega molto per il Santo Padre. Egli la farà, ma sarà troppo tardi."
Nostro Signore Gesù Cristo in persona, spiegò perché questo atto di consacrazione è così necessario. In una lettera datata 18 maggio 1936, Suor Lucia scrisse: "circa le altre domande, se sarebbe conveniente insistere per ottenere la consacrazione della Russia… ho parlato con Nostro Signore al riguardo e poco tempo fa Gli ho chiesto perché non avrebbe convertito la Russia a meno che il Santo Padre non avesse compiuto la consacrazione, (egli rispose): ‘perché io voglio che la Mia Chiesa consideri la consacrazione come un trionfo del Cuore Immacolato di Maria affinché possa successivamente estendersi e diffondersi la devozione a questo Cuore Immacolato oltre a quella del Mio Sacro Cuore … ciò non di meno, il Cuore Immacolato di Maria salverà la Russia. Le è stata affidata.
Il fine ultimo della consacrazione della Russia non è la conversione della Russia o la pace nel mondo. La conversione della Russia e la pace del mondo sono grazie promesse da Dio che verranno ottenute per mezzo di quella consacrazione, ma il fine ultimo della consacrazione è salvare più anime possibile dalla dannazione, diffondendo la diffusione del Cuore Immacolato di Maria. La Madonna in persona chiese che "per salvarle, Dio desidera stabilire nel mondo la devozione al Mio Cuore Immacolato". Il 13 giugno 1917, la Beata Vergine disse che è Gesù che desidera stabilire questa devozione: "Egli desidera stabilire nel mondo la devozione al Mio Cuore Immacolato. A chiunque abbracci questa devozione io prometto la salvezza; quelle anime saranno care a Dio, come i fiori da me posti per adornare il Suo Trono." E’ per la salvezza delle anime che il Cielo richiede la consacrazione della Russia. "La salvezza delle anime… è sempre la legge suprema della Chiesa." (Can. 1752) Coloro che si oppongono o osteggiano la consacrazione per qualsiasi ragione, pongono loro stessi in opposizione con la legge suprema della Chiesa, e sono pertanto dei criminali agli occhi di Dio.
Le conseguenze per non aver eseguito le richieste del Cielo saranno incalcolabili e catastrofiche. Coloro che affermano che le richieste della Madonna sono state esaudite e che la consacrazione della Russia è stata fatta, hanno perso il contatto con la realtà. Navarro Valls, il portavoce del Vaticano, ha ricordato nel 2002 che la Chiesa Cattolica è attualmente perseguitata in Russia. La Madonna ci ammonì che la Russia avrebbe perseguitato la Chiesa se le Sue richieste non fossero state ascoltate. Ella disse: "Se le mie richieste verranno ascoltate, la Russia sarà convertita, e vi sarà la pace…"
Più di 250.000 soldati Americani ed un terzo delle forze militari britanniche sono stati inviati in Iraq nell’ultimo anno, mentre l’esercito Americano si prepara a muovere guerra contro la Corea del Nord e l’Iran. Malgrado ciò, la Congregazione per la Dottrina della Fede ci ha assicurato che la "decisione di Sua Santità di rendere pubblica" la visione "del vescovo in bianco", "porta a compimento un periodo storico segnato dalla tragica sete umana per il potere ed il male".
La Madonna di Fatima disse a Suor Lucia nel maggio 1952: "Fai sapere al Santo Padre che sto ancora aspettando la Consacrazione della Russia al Mio Cuore Immacolato. Senza la Consacrazione, la Russia non sarà in grado di convertirsi, né il mondo avrà pace."10
Nostro Signore disse che Egli non convertirà la Russia a meno che il Santo Padre non compia la consacrazione (della Russia), "perché che la Mia Chiesa consideri la consacrazione come un trionfo del Cuore Immacolato di Maria." Non c’è ancora alcun segno di quel trionfo o di quella conversione, perché le richieste della Madonna non sono ancora state esaudite e pertanto il mondo è sull’orlo di un Grande Castigo, per mezzo del quale Dio "punirà il mondo per i suoi crimini, per mezzo di guerre, carestie, persecuzioni contro la Chiesa e il Santo Padre."
PARTE II
Il Grande Castigo che è rivelato nel Terzo Segreto di Fatima è contenuto nella breve lettera di una pagina che Suor Lucia dette al Vescovo da Silva, e contenente il Terzo Segreto, Il Segreto di cui parlava il Cardinale Ratzinger alla rivista Jesus è in quella lettera. Quando egli dice "Si, l’ho letto", Ratzinger si riferiva a quella lettera, "nella quale Suor Lucia scrisse le parole che la Madonna aveva confidato sotto forma di segreto ai tre piccoli pastorelli nella Cova da Iria."11
Sono quelle parole della Madonna cui si riferiva il Cardinale Ratzinger quando diceva nell’intervista a Jesus che il Terzo Segreto si riferisce ai "pericoli che minacciano la fede e la vita dei Cristiani, e pertanto del mondo intero", e continuando: "le cose contenute in questo ‘Terzo Segreto’ corrispondono a ciò che è stato annunciato nelle Sacre Scritture, ed è stato più e più volte affermato in altre apparizioni Mariane…" E’ esaminando ciò che "è stato più e più volte affermato in altre apparizioni Mariane" che scopriremo "i pericoli che minacciano la fede e la vita dei Cristiani, e pertanto del mondo intero" che sono stati "annunciati nelle Sacre Scritture" e predetti nella profezia.
Il 13 ottobre 1973 la Beata Vergine Maria apparve ad Akita, in Giappone, a Suor Agnese Sasagawa, e le rivelò che: "Se gli uomini non si pentiranno … Il Padre infliggerà un terribile castigo a tutta l’umanità. Sarà un castigo più grande del diluvio, grande come mai prima d’ora. Il fuoco cadrà dal cielo e spazzerà via gran parte dell’umanità".
La Beata Anna Maria Taigi (†1837) scrisse dell’imminente castigo, dicendo che: "Dio ordinerà due castighi: uno, sotto forma di guerra, rivoluzioni ed altri mali, avrà origine sulla terra; l’altro verrà scagliato dal Cielo. Una grande e densa oscurità calerà sulla terra per tre giorni e tre notti (Gioele 2,31)12 … l’aria sarà pervasa da pestilenze, che mieteranno principalmente, ma non esclusivamente, i nemici della religione …"
Il primo castigo avverrà in forma sia fisica che spirituale: guerre e rivoluzioni, ecc., saranno la sostanza del castigo fisico, "molte nazioni verranno annientate"; e le "persecuzioni contro la Chiesa e il Santo Padre" saranno il castigo spirituale: "i buoni saranno martirizzati, il Santo Padre avrà molto da soffrire".
Nel 1945, solo poco tempo dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, Papa Pio XII affermò nel suo Messaggio di auguri natalizio ai Cardinali: "il mondo è sull’orlo di un abisso tremendo …gli uomini devono prepararsi a soffrire cose che l’umanità non ha mai visto prima". Ci sarà una grande guerra assai più distruttiva delle prime due guerre mondiali. La Madonna disse a suor Elena Aiello (†1961), assai famosa per le sue profezie, che "il Mio Cuore è così triste per le tante sofferenze in un mondo sui cui incombe la rovina…L’ira di Dio è vicina. Presto il mondo sarà afflitto da grandi calamità, rivoluzioni sanguinarie, terribili uragani e straripamenti di fiumi ed oceani …il mondo verrà sconvolto da una nuova e terribile guerra. Le Armi più mortali distruggeranno popoli e nazioni. I dittatori della terra, gente infernale, demoliranno le chiese e dissacreranno la Santa Eucaristia e distruggeranno le cose più care. In questa empia guerra, molto verrà distrutto di ciò che era stato costruito dalle armi dell’uomo…
"Un'altra terribile guerra infurierà dall’oriente all’occidente. La Russia con le sue armi segrete combatterà l’America, occuperà l’Europa. Il Fiume Reno sarà ricolmo di corpi e sangue. Anche l’Italia sarà stravolta da una grande rivoluzione, ed il Papa soffrirà terribilmente…
"La Russia marcerà su tutte le nazioni d’Europa, e specialmente su l’Italia, e isserà la propria bandiera sulla cupola di San Pietro. L’Italia verrà messa duramente alla prova da una grande rivoluzione e Roma sarà purificata per i suoi troppi peccati, specialmente quelli impuri…" Nell’apparizione della madonna del Buon Successo, che avvenne il 2 febbraio 1634, la Madre di Dio rivelò a Madre Maria Anna di Gesù Torres: "ci sarà una guerra terribile nella quale scorreranno il sangue dei sacerdoti e dei religiosi … la malvagità sembrerà trionfare.".
Lo stesso fu predetto da Suor Rosa Asdente di Taggia (†1847): "vi sarà una grande confusione, la gente andrà contro la gente, e le nazioni contro altre nazioni. I russi" spiega, "muoveranno guerra all’Italia … i Sacerdoti ed i religiosi verranno massacrati e la terra, specialmente in Italia, sarà lavata col loro sangue."
Un’altra profezia scritta su di una lapide inglese secoli fa: "quando i quadri saranno vivi ed in movimento, quando le navi, a guisa di pesci, nuoteranno sotto il sole, quando gli uomini voleranno come gli uccelli in cielo, allora metà del mondo perirà avvolto nel sangue." Sembrerebbe pertanto che la città semi distrutta della visione di Fatima, pubblicata il 26 giugno 2000, rappresenti la distruzione di metà del mondo: metà razza umana, più di tre miliardi di persone (3.000.000.000) periranno nel castigo, come predice la profezia della lapide. Suor Lucia elaborò questo argomento nel 26 dicembre 1957, dicendo a Padre Fuentes che: "dite loro Padre che molte volte la Beata Vergine disse a me ed ai miei cugini Giacinta e Francesco, che molte nazioni scompariranno dalla faccia della terra. Ella disse che la Russia sarà lo strumento del castigo scelto dal Cielo per punire il mondo intero, se questo non avrà ottenuto prima la conversione di quella povera nazione".
Sembra che il mondo attuale sia davvero "sull’orlo di uno spaventoso abisso". Le rivelazioni profetiche di Suor Elena Aiello confermano le precedenti profezie di San Giovanni Bosco, della Beata Anna Maria Taigi e di altri, secondo i quali vi sarà una grande guerra scatenata contro le nazioni occidentali dalla Russia, dalla Cina e dalle nazioni Islamiche. Molti occidentali non hanno idea di quanto sia pericolosa la situazione geopolitica attuale. Hanno inghiottito tutto: l’idea, l’amo e l’esca che gli Stati Uniti e l’occidente siano i soli a comandare nel mondo, e pertanto ritengono che gli Stati Uniti ed il mondo occidentale possano esercitare il proprio volere quando e come vogliono.
Esiste in realtà un unica superpotenza militare al mondo, ed è la Russia. Come spiega Donald McAlvany: "la Russia (ovvero l’"ex" Unione Sovietica) è ancora la più grande macchina bellica del mondo: ha i più grandi arsenali di missili nucleari .. di carri armati, veicoli corazzati, sottomarini nucleari, missili balistici intercontinentali di terra e imbarcati su sottomarini (ICBM e SLBM), ed ha la più grande aviazione militare del mondo."13
E’ tuttora intenzione della Russia Sovietica quella di conquistare il mondo intero. In un discorso all’Accademia "Lenin" per la Guerra Politica a Mosca, nel 1930, Dimitri Manuilski dichiarò che: "La guerra finale tra il comunismo ed il capitalismo è inevitabile. Ma oggi siamo troppo deboli per colpire. Il nostro giorno verrà in 30 o 40 anni. Ma prima dobbiamo far addormentare le nazioni capitaliste usando la più grande operazione di pace e di disarmo che si sia mai vista nella storia. E allora, quando la loro guardia si sarà abbassata, li colpiremo col nostro pugno di ferro."
La Russia sovietica ha aderito fermamente a questa politica da allora fino ad oggi. Nel novembre 1987 il Presidente Sovietico Mikhail Gorbacev, durante un discorso al Politburo, affermò: "Signori, Compagni, non siate preoccupati per quello che avete ascoltato circa la Glasnost,la Perestroika e la democrazia nei prossimi anni. Sono cose fatte credere agli stranieri. Non vi saranno cambiamenti significativi all’interno dell’Unione Sovietica che non siano meri specchi per le allodole. Il nostro scopo è quello di disarmare gli Americani e di farli addormentare".
I leader militari Sovietici sono discepoli di Sun Tsu, l’autore dell’Arte della Guerra, il quale nel 500 a.c.: scrisse: "Avanziamo per mezzo della ritirata". Questa ritirata è stato lo smantellamento dello stato Stalinista, inefficiente e burocratico, l’Unione Sovietica, e la sua ristrutturazione nello stato Leninista attuale, la Russia Sovietica. Nell’edizione dell’inverno 1993 del Crociato di Fatima, scrissi:
L’europa si sta allontanando dall’equilibrio post bellico con la NATO e la CEE da una parte ed il Patto di Varsavia ed il COMECON dall’altro. Gorbacev sta promuovendo la dissoluzione dei blocchi ed la creazione dell’Europa unita. Un Europa unita e neutrale sarà un conglomerato di piccoli stati dominati dal gigante Sovietico. Con le sue vaste risorse, popolazione ed armamenti, l’Unione Sovietica avrà facilmente il controllo di tutta l’Europa. Non mi sorprende sapere che il nuovo slogan in Russia è "regnare dalla Siberia alla Spagna".14
Sovietici sono riusciti nel loro obiettivo di realizzare la dissoluzione dei blocchi e la creazione dell’Europa Unita insieme all’entrata, con lo status di partecipante, all’alleanza NATO. E’ stato dichiarato piuttosto apertamente dal presidente Sovietico Vladimir Putin, il quale, riferendosi alla Nato, disse a Roma il 28 maggio 2002 "ci chiameremo la ‘Casa dei Soviet’." Putin è riuscito in quello che Breznev aveva promosso col suo "detente". Breznev aveva promosso il principio del "detente" per lo stesso scopo di conquista annunziato negli anni 30 da Manuilski. A Leonid Breznev stesso, parlando in confidenza ad un gruppo di influenti membri del partito Comunista nel 1972, sono state attribuite le seguenti parole: "Fidatevi compagni, perché nel 1985, e come conseguenza di ciò che stiamo ora ottenendo tramite il detente, avremo raggiunto gran parte dei nostri obiettivi in Europa occidentale. Avremo consolidato la nostra posizione… ed un cambiamento decisivo nell’equilibrio delle forze sarà tale che, venuto il 1985, saremo in grado di esercitare il nostro volere dovunque ne abbiamo bisogno…"
Il piano predetto da Breznev ha impiegato più tempo per divenire realtà, ma la stretta aderenza dei leader Russi eSovietici al programma annunciato da Manuilski li ha posti nella condizione di esercitare il loro volere ovunque vogliano. E’ loro intenzione conquistare gli Stati Uniti e l’occidente per mezzo di un piano militare congiunto Russo-Cinese. Nel febbraio 2002, Donald McAlvany riportò che: "Il piano per una campagna militare congiunta contro l’America, organizzata da Russia e Cina, è stato ideato molti anni fa, e mi fu svelato nel 1999 dal più importante disertore della Direzione dei Centri di Intelligence dello Stato Maggiore Russo, il colonnello Stanislav Lunev." 15
"Riguardo all’esistenza di un piano militare congiunto Russo-Cinese," continua McAlvany, "Luney affermò che durante la sua ultima visita a Mosca , prima della sua diserzione nel 1992, lo Stato Maggiore Russo era ancora impegnato ad ideare un piano vincente per una futura guerra nucleare contro gli Stati Uniti. "La soluzione nucleare è ancora valida" gli dissero. Ma vi sarebbero stati alcuni cambiamenti. Le truppe Russe non sarebbero state impiegate nell’invasione dei 48 stati meridionali (territorio degli USA). Le forze Russe avrebbero solamente occupato "l’Alaska e parte del Canada". Sarebbero stati i Cinesi ad occupare gli altri 48 stati."
Il potere missilistico nucleare della Russia Sovietica e l’immensa manodopera della Cina Rossa si sono uniti in un pugno di ferro che forma il cuore di questa nuova asse, che potrebbe benissimo essere chiamata Asse Mosca-Pechino. Richard Maybury ha coniato il termine Nuova Asse nel 1996. Non si limita alla Russia ed alla Cina, che hanno firmato il trattato di amicizia Cino-Russo nel luglio 2001 e hanno dichiarato apertamente i loro interessi strategici congiunti contro gli Stati Uniti, ma include anche molte altre nazioni che sono entrate a far parte di un’alleanza segreta contro gli Stati Uniti ed i loro alleati NATO. Maybury spiega in un suo studio dell’ Early Warning Report del febbraio 2003, che "il gruppo consiste almeno in 12 membri, tra cui l’Iran, l’Iraq, la Corea del Nord, la Siria, la Libia, Cuba ecc…"
Il governo degli Stati Uniti sa dell’esistenza della Nuova Asse: il 10 ottobre 2002 il vice Segretario alla Difesa, Paul Wolfowits disse: "ciò che ci colpì tutti alla Commissione Rumsfeld, la nostra più grande sorpresa, fu di capire quanto questi stati canaglia (gli stati della Nuova Asse) si stessero aiutando l’un l’altro, e più ancora quanto aiuto stessero ricevendo dalla Russia e dalla Cina."
La Nuova Asse ha pesantemente superato in uomini ed armamenti gli Stati Uniti d’America ed i suoi alleati. Quest’Asse vuole coinvolgere gli Stati Uniti in una serie di tante piccole guerre contro i propri stati membri più piccoli: prima in Afghanistan, poi in Iraq, poi possibilmente in Iran ed in Corea per arrivare infine alla Cina via Taiwan. Essi intendono far diluire e disperdere le nostre forze armate per poi colpire con una potente guerra lampo contro le nazioni europee ed il Nord America. E questo sarà solo l’inizio del Grande Castigo. "Si leverà infatti nazione contro nazione e regno contro regno; vi saranno terremoti sulla terra e vi saranno carestie. Questo sarà il principio dei dolori" (Marco 13,8)
Continua…
NOTE:
  1. "As guerras não são sanão castigos pelos pecados do mundo." Era um Senhora mais brillante que o Sol; Pe. João de Marchi, 1996, Torres Novas, Portogallo, p. 268.

  1. Alcuni di coloro che cercano di screditare il Messaggio di Fatima, hanno affermato che la guerra in realtà era scoppiata con l’invasione della Polonia del 1 settembre 1939, durante il regno di Pio XII, ma questa opinione è sbagliata. In realtà, i conflitti iniziarono tra l’armata Giapponese in Manciuria e le forze Cinesi il 7 luglio 1937, al ponte di Marco Polo vicino Pechino. I Giapponesi usarono questo incidente come pretesto per occupare la Cina del nord, per poi muoversi verso la Cina orientale e meridionale. La guerra finì soltanto quando le forze Giapponese in Manciuria (L’esercito del Kwantung) si arrese alle forze Sovietiche, le quali entrarono in guerra contro il Giappone per soli 5 giorni, nell’agosto 1945, dopo lo sgancio delle bombe atomiche.

  1. Nel 1971, il mio professore di Filosofia Padre Robert Schubert, Ph.D., mi mostrò la sua collezione di ritagli di giornale che riportavano quella "luce sconosciuta". In alcune città vennero inviati i pompieri nelle zone più lontane perché si pensava vi fosse stata una grossa esplosione, ma era solo la strana luce predetta dalla Madonna. Senza alcun fondamento alcuni hanno definito quella "luce sconosciuta" come una Aurora Boreale. Questa affermazione è priva di fondamento dato che tale luce non assomigliava affatto alle luci del nord.

  1. Frere Michel de la Sainte Trinitè, The Whole Truth About Fatima, Buffalo, Fort Erie, 1989, vol. II, p. 555. Queste parole furono scritte a mano da Suor Lucia nel suo diario.

  1. Coloro che affermano che la consacrazione è stata fatta hanno prodotto solo argomentazioni materialistiche e in mala fede, che si scontrano contro la logica e non hanno la benché minima parvenza di credibilità; tra queste citiamo delle lettere o cartoline di assai dubbia autenticità, di aneddoti basati sul "si dice che" il Papa o Suor Lucia abbiano affermato che "la consacrazione è stata fatta". Noi abbiamo ampiamente dimostrato, in tanti articoli precedentemente pubblicati sul Crociato di Fatima, disponibili su www.fatima.org, che la consacrazione della Russia non è ancora stata compiuta. Abbiamo fornito prove oltre ogni legittimo dubbio che stabiliscono il fatto inequivocabile che la Madonna, come ha pubblicamente affermato anche Giovanni Paolo II il 25 marzo 1984, sta "ancora aspettando" l’atto di consacrazione da Lei richiestoci.6. J.M. Alonso, Fatima Ante La Esfinge, Madrid, 1917, p. 117.

  1. J.M. Alonso, Fatima Ante La Esfinge, Madrid, 1917, p. 117.

  1. Comunicato Stampa del Vaticano all’UPI, Feb. 1960.

  1. Frère Michel de la Sainte Trinité The Whole Truth About Fatima, Vol. III, Immaculate Heart Publications, Fort Erie, 1990, p. 710.

  1. "crisi di tipo universale nella chiesa e nell’umanità."

  1. Cfr. Il Pellegrinaggio Delle Meraviglie, p. 440. (pubblicato sotto gli auspice della CEI)

  1. Comunicato Stampa del Vaticano all’UPI, Feb. 1960.

  1. "Il sole si cambierà in tenebre e la luna in sangue, prima che venga il giorno del Signore, grande e terribile"

  1.  The McAlvany Intelligence Advisor; rapporto speciale.

  1. The Fatima Crusader, numero 43, p. 17.

  1. The McAlvany Intelligence Advisor, febbraio 2002, p. 7.

La falsa guerra contro l’ISIS e la pazienza di San Vladimiro da Mosca

Nuntio vobis gaudium magnum. San Vladimiro da Mosca, Czar Putin, ha finalmente perduto la pazienza. Ne aveva avuta fin troppa.
DI FRANCO CARDINI - 7 OTTOBRE 2015
Nuntio vobis gaudium magnum. San Vladimiro da Mosca, Czar Putin, ha finalmente perduto la pazienza. Ne aveva avuta fin troppa. Da mesi, spalleggiato soltanto da papa Francesco (ricordate lo splendido appello di papa Bergoglio all’Angelus del 1° settembre 2013, con la richiesta a tutti i cattolici d’una giornata di digiuno e di preghiera contro la ventilata aggressione francoinglese alla Siria?), andava ripetendo che la via per il ristabilimento d’un qualche equilibrio nel tormentato mondo vicino-orientale non era quella del pregiudiziale e unilaterale allontanamento dal suo ruolo del presidente Bashar el-Assad e che bisognava invece primariamente unirsi a livello di ONU per fermare il califfo al-Baghdadi e l’ISIS, dichiarati Nemici Internazionali Numero 1 e ai quali tuttavia si consentiva (e si continua a consentire) di spadroneggiare tra Iraq e Siria, di raccogliere attorno a sé adepti in Asia e in Africa e di portar avanti con energia ed efficacia – questo è il vero punto! – la fitna sunnita e la guerra contro i curdi, in un senso evidentemente gradito ad Arabia Saudita e a Turchia (e non solo a loro…).
Ma per un qualche arcano motivo, quel diritto di cacciare il naso nelle questioni vicino-orientali che si accorda a Francia, Inghilterra, Stati Uniti d’America e perfino a Canada e Australia (tutti paesi notoriamente confinanti con il Vicino Oriente…), e che si rimprovera pelosamente all’Iran di non fare abbastanza (eppure al-Rohani ha pur spiegato che una massiccia azione del suo paese è proprio quanto il califfo aspetta ed auspica, per poter blaterare dinanzi a tutti i sunniti incerti e perplessi del mondo che lui è uno shahid, una vittima designata degli eretici sciiti, quindi l’unico autentico campione della causa sunnita), si nega poi a Unione Sovietica che è pur presente massicciamente nell’area tra Mar Nero e Mar Caspio alla Siria contigua e che con la Siria vanta vecchissimi rapporti politici, diplomatici ed economico-commerciali. L’ISIS viene di fatto – o quanto meno è stata fino ad oggi – lasciata libera di spadroneggiare in territorio siriano e d’interagire con gli altri gruppi jihadisti come al-Nusra, la Turchia può mettere a punto raids aerei e terrestri che minacciano di fatto Kurdistan e Iran, la Francia di Hollande e dei suoi compagni di merende parigine “laici” e “democratici” Amis de la Syrie – quelli che a suo tempo plaudirono al rovesciamento di Gheddafi in Libia (con le conseguenze che sappiamo) e chiesero a gran voce che lo stesso si facesse nel loro paese – è libera di spedire i suoi mirages a bombardare il califfo, ma se ci vanno di mezzo anche reparti dell’esercito regolare siriano tanto meglio e se nella confusione si ammazzano anche un po’ di civili innocenti bambini compresi chissenefrega: ma la Russia no, al tandem russo-siriano (come dice il presidente Renzi, cfr. “La Repubblica”, 3.10.2015) non si può “appaltare Damasco”. Certo, Matteo ha ragione, “il problema va ben oltre la Siria. Non a caso abbiamo aderito all’invito di Obama di continuare a tenere le nostre truppe in Afghanistan”. Ma sta’ in campana, Renzi; anzi, stiamo in campana tutti. Appunto ieri la gloriosa aviazione della NATO, la coalizione alla quale anche noi apparteniamo, ha bombardato in piena notte un ospedale di Medici Senza Frontiere a Kunduz, nel nord del paese, non lontano dalla frontiera con Uzbekistan e Tajikistan. Il segretario generale dell’ONU Bank Ki-Moon ha condannato con fermezza (e allora?…) l’attacco; il segretario generale della NATO, Jeans Soltenberg (si chiama proprio così: nomen omen?) si è deto “profondamente rattristato” (bontà sua), ma gli alti comandi locali NATO e il governo afghano, dopo una prima fase confusionale – con le solite scuse: delicatezza vuole che i sinceri democratici, quando ammazzano, chiedano scusa: mica come i nazisti, i comunisti e i fondamentalisti musulmani, razza di gentaccia maleducata.. -, messi alle strette dalla direzione dell’ospedale la quale ha fornito le prove che i militari erano stati avvertiti di quanto avveniva e dell’”errore”, hanno sostenuto che l’ospedale da campo era un obiettivo militare in quanto vi si erano asserragliati dai 10 ai 15 terroristi. Bilancio (per ora): almeno 19 morti fra cui 3 bambini (12 pazienti e 7 infermieri: a quel che sembra, nemmeno un terrorista…vedrete che qualcuno finirà col sostenere che i “terroristi” si sono fatti scudo dei pazienti e dei bambini), più 37 feriti e molte decine di dispersi (il “Daily Telegraph” parla però di almeno 50 morti, per ora). Afghanistan: una “guerra dimenticata” dove però il “fuoco amico” seguita a imperversare e i “danni collaterali” abbondano. La NATO ha quasi ultimato sulla carta il piano di ritiro dall’Afghanistan: ma vi mantiene ancora 13.000 soldati, dei quali 10.000 americani. Che facciamo, presidente Renzi, gliene mandiamo ancora un po’ dei nostri a spalleggiare i bombardatori delle ONG?
Ma in Siria, dopo i mirages della Francia che, paese membro dell’ONU, bombarda l’esercito regolare della Siria, anch’essa rappresentata dall’ONU (in altri termini, quando c’era ancora uno straccio di diritto internazionale, questo sarebbe stato un casus belli) ora arrivano i Soukhoï-34 i quali – “a sostegno di Assad”, avverte la stampa francese e statunitense alla quale la nostra fa pappagallesca eco – bombardano le postazioni ISIS. E puntuale arriva la dichiarazione congiunta di Stati Uniti, Gran Bretagna, Germania, Turchia, Qatar e Arabia Saudita, dove si denunzia che gli aerei russi hanno colpito anche obiettivi dell’opposizione armata siriana nonché la popolazione civile. Evidentemente, si azzarda che il monopolio dei “danni collaterali” spetti alla sola NATO. I firmatari parlano di “nuova escalation” (come se non fossero stati i mirages francesi ad avviarla, pochi giorni fa). Ma i russi hanno buon gioco nel replicare di aver colpito finalmente Raqqa, la roccaforte dell’ISIS, e l’area di Idlib, dove il califfo non ha posizioni ma ci sono quelli di al-Nusra, che vengono considerati il braccio siriano di al-Qaeda. E’ evidente che Putin tiene molto anche alla base navale di al-Tartus, prestigioso affaccio russo sul Mediterraneo orientale. E allora? La Russia, che ha già una sia pur remota base navale mediterranea in Crimea, va considerata forse meno “extramediterranea” degli Stati Uniti d’America?
Certo, ci sono altre questioni in ballo. Dici Russia e Siria, e pensi anche Russia e Caucaso (vi siete già dimenticati il pasticcio georgiano), e ovviamente Russia e Ucraina. La nuova Guerra Fredda, che sta diventando – attenzione! – piuttosto tiepida (o, com’è più chick definirla, “a bassa intensità”) ha nell’affaire siriano uno dei suoi vertici in quanto la Russia, insieme con l’Iran, ritiene che Assad e tutto quel che rappresenta – i suoi sostenitori che non sono pochi, il mondo alawita, tutte le Chiesa cristiane di Siria – non possa essere aprioristicamente escluso dal tavolo dei negoziati sul futuro del paese che ha per molti anni governato per quanto non se ne neghino alcune pesanti responsabilità (ma non è certo l’unico ad aver risposto con la repressione alla “primavera araba”: molti governi arabi “moderati” e “filoccidentali” sono in sua buona compagnia). Il governo francese, ispirato appunto dagli Amis de la Syrie, è di avviso diverso: un altro suo ben noto rappresentante, Fabius, sostiene intervistato da “Le Monde” che “La lotta contro il terrorismo non deve servire da pretesto per rimettere in sella Assad” (dal che si evince che l’immobilismo contro il califfo, che finora si è registrato, “serviva” in realtà – fra l’altro – a rovesciare il rais di Damasco: così come serviva a indebolire i curdi con gran gioia del turco Erdoğan). Da tempo Parigi ha sentenziato aprioristicamente che pregiudiziale misura per avviare i negoziati a favore di una Siria “libera e unita” sia escludere Assad dalle trattative. Come se Assad, nel bene e nel male, non rappresentasse una parte di quel paese che pur si vorrebbe unificare e pacificare.
Con tali premesse è del tutto comprensibile che il presidente Obama (che pure non è il peggiore tra i leader mondiali, nel desolante schieramento che ci si offre oggi dinanzi) parli, a proposito dei russi, di “raids dannosi” e di quella di Putin come di una “politica disastrosa”. Con tutto il pasticcio che da un quarto di secolo il felice Occidente, America in testa, sta combinando tra Balcani, Vicino Oriente e Afghanistan, ci vuole un bel coraggio. Ma sorge il dubbio che la sfuriata di Obama – che negli ultimi tempi, contrariamente alla sua indole prudente, sembra essersi appiattito sulle posizioni dell’Eliseo a proposito di Assad – sia la risposta maldestra all’abilissima performance del ministro degli esteri russo Serghiei Lavrov il 1° ottobre scorso al Palazzo di Vetro. In effetti, il diplomatico non solo ha rivendicato la correttezza delle forze armate del suo paese nel colpire solo i terroristi, ma ha indirettamente confermato i malumori espressi dal congresso statunitense in quanto i russi avrebbero colpito, fra l’altro, alcune posizioni presso Homs dei terroristi siriani oppositori di Assad e addestrati dalla CIA (cosa della quale i parlamentari americani si lamentano addossando la responsabilità al loro presidente).
La dichiarazione di Lavrov è stata esemplare per chiarezza: da tempo americani, francesi, australiani e canadesi bombardano in Siria senza informare nessuno dei loro obiettivi, e ciò non sembra aver causato alcun danno apprezzabile all’ISIS; gli attacchi russi sono coordinati con i siriani lealisti, con i curdi, con i governi irakeno e iraniano; obiettivo russo è attaccare il califfato, cioè il medesimo che è o dovrebbe essere quello di una coalizione che fino ad oggi si è mostrata incapace e/o inefficiente; la proposta russa all’ONU si fonda sulla costituzione di un tavolo di trattative che includa tutti coloro che sono minacciati dal terrorismo dell’ISIS, nessuno escluso (quindi nemmeno la Free Sirian Army, braccio militare della Sirian Nationale Coalition guidata da Kaled Khoja e duramente avversa ad Assad). Ma il generale statunitense John Allen non crede alla buonafede sovietica: il fatto è che è stato proprio lui a guidare il maldestro addestramento dei guerriglieri fondamentalisti schierati contro Assad. Un pulpito poco adatto per far prediche.
Certo, la soluzione al problema siriano non dev’esser militare, bensì politica. Il fatto è che comunque il “problema siriano” è parte del quadro di destabilizzazione del Vicino Oriente: la sola questione non dev’essere appiattito sulla sola questione del destino di Assad. E comunque, sotto il profilo militare, l’ISIS non si può sconfiggere solo con i raids aerei: bisogna affrontarla sul terreno, con truppe di terra, che nessun governo occidentale è disposto a fornire. Al riguardo l’idea dell’ammiraglio Di Paola, ex ministro della difesa del governo Monti, è che i contingenti di terra dovrebbero essere forniti da Iran, Turchia e Arabia Saudita: un parere talmente privo di rapporti con la realtà che si commenta da solo. In fondo, la questione è sillogistica: l’ISIS dovrebbe essere attaccata da forze di terra unicamente sunnite, per evitare che il califfo si atteggi a vittima della violenza dei “crociati” occidentali” e degli “eretici” sciiti tra loro alleati contro di lui; ma i paesi sunniti che potrebbero attaccarlo – Turchia, Arabia Saudita, Egitto, Giordania – mostrano di non averne alcuna intenzione; ergo, l’ISIS è una forza ideata per condurre avanti la fitna antisciita voluta dalle potenze sunnite vicinorientali ed esse sono sostanzialmente le sue alleate.
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BRZEZINSKI A PUTIN: BASTA COLPIRE LA NOSTRA AL-QAEDA O SARÀ LA III GUERRA MONDIALE!

L’affermazione di Zbigniew Brzezinski (ex consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti) secondo cui Washington dovrebbe rivalersi contro Mosca per gli attacchi aerei russi contro i beni degli Stati Uniti in Siriaè una “sbalorditiva ammissione” del ruolo svolto dall’America nel provocare la crisi siriana come correttamente sottolineato da Kevin Barrett, un noto professore americano del Wisconsin esperto di cultura medio-orientale.
Il Dr. Kevin Barrett, ha rilasciato queste dichiarazioni in un colloquio telefonico con Press TV commentando l’ultimo articolo di Brzezinski sulla Russia pubblicato dal Financial Times.
Brzezinski ha consigliato il presidente Barack Obama di disarmare i russi se continuano ad attaccare i militanti addestrati dalla CIA in Siria.
Brzezinski ha scritto inoltre: “I mezzi navali e aerei russi in Siria sono vulnerabili, isolati geograficamente dalla loro terra, potrebbero essere ‘disarmati’ se persistono a provocare gli Stati Uniti.”
Il dottor Barrett ha quindi definito tutte queste dichiarazioni come “un’ammissione mozzafiato proveniente da un consulente politico americano di massimo livello, poiché di fatto Brzezinski ha affermato che Al Qaeda, o forse lo Stato Islamico [il gruppo terroristico Daesh / ISIL] sono un asset, ovvero dei ‘beni’ degli Stati Uniti”.
“Si tratta di un genere di affermazioni veramente esplosive poiché i funzionari di Washington non hanno mai ammesso ufficialmente che al-Qaeda in Siria, il Fronte al-Nusra, è in realtà un alleato degli Stati Uniti”, ha affermato Barrett.
Brzezinski ha scritto che la decisione apparente di Mosca di colpire i militanti della CIA “al meglio” riflette “l’incompetenza militare russa”, e peggio, “la volontà di evidenziare l’impotenza politica americana”. Ha aggiunto che se Mosca continua a colpire “i suoi beni”, allora Washington dovrebbe reagire contro i russi.

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