ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

domenica 11 ottobre 2015

Prŏblēma habemus ?

I vescovi mediorentali schierati con Putin. Un problema per il Vaticano

Il patriarca di Baghdad: "Servono truppe di terra"


Vladimir Putin e Papa Francesco (foto LaPresse)
Roma. L’arcivescovo cattolico greco-melchita di Aleppo, Jean-Clement Jeanbart, intervistato dalla televisione svizzera ha lodato l’azione militare di Vladimir Putin a sostegno del presidente siriano Bashar el Assad. L’escalation del Cremlino, ha spiegato, “è una fonte di speranza per i cristiani del paese”. Putin, a giudizio del presule, “serve la causa cristiana” e la presenza dei militari russi a sostegno di Damasco rappresenta una “ripresa della fiducia” per tutta la comunità non musulmana presente in loco: il presidente russo “sta risolvendo il problema”, ha aggiunto.
Si tratta di una posizione che cozza con la linea della Segreteria di stato vaticana improntata a ridurre al minimo tensioni (anche verbali) con le parti coinvolte sul delicato scacchiere del vicino e medio oriente, a cominciare proprio da Russia e Stati Uniti, soprattutto dopo il sorvolo non autorizzato dello spazio aereo turco – e quindi della Nato – da parte di due aerei militari di Mosca. A fine settembre, il segretario di Stato, Pietro Parolin, si era incontrato alla Casa Bianca con l’omologo americano John Kerry.

ARTICOLI CORRELATI Come combattono in Siria i gruppi ribelli armati dalla Cia Perché l'Occidente non capisce più la Russia. Una lettura criticaL’evoluzione della situazione in Siria e Iraq verosimilmente ha dominato il colloquio, benché nulla sia stato divulgato alla stampa, neppure il classico comunicato redatto al fine di riassumere per sommi capi i contenuti della conversazione. Di certo, considerata anche la lunga lettera inviata nel settembre del 2013 dal Pontefice a Vladimir Putin, allora presidente di turno del G20, è interesse della Santa Sede che la tensione tra gli Stati Uniti e la Russia si allenti rapidamente. Ieri, aprendo i lavori della Congregazione generale del Sinodo, il Papa ha parlato della questione, invitando i padri a dedicare la preghiera mattutina “all’intenzione della riconciliazione e della pace in medio oriente. Siamo dolorosamente colpiti – ha detto Francesco – e seguiamo con profonda preoccupazione quanto sta avvenendo in Siria, in Iraq, a Gerusalemme e in Cisgiordania, dove assistiamo a una escalation della violenza che coinvolge civili innocenti e continua ad alimentare una crisi umanitaria di enormi proporzioni”. Nessun riferimento diretto ad attori o situazioni specifiche, ché comunque la posizione della Santa Sede vuole essere super partes, ruolo che le consente di fare da mediatore attraverso la capillare rete delle nunziature, come si è constatato in relazione all’allentamento della tensione tra gli Stati Uniti e Cuba. Lo stesso segretario di Stato, a fine agosto aveva rilevato come il problema fosse “veramente complesso” e “probabilmente nessuno ha la soluzione a portata di mano”. Il porporato parlava della questione immigrazione, ma aggiungeva che “ci sono tante cause che concorrono a questo fenomeno” e anche “tante soluzioni che possono essere realizzate subito e altre che richiedono più tempo”. Toni e argomentazioni ben distanti da quelle dei presuli del quadrante mediorientale, compreso il vescovo di Erbil, Bashar Warda, che già dallo scorso inverno aveva chiesto alla Gran Bretagna di inviare le proprie truppe sul territorio. Parolin, invece, insisteva sulla necessità di “riattivare tutto quello che è possibile, anche dal punto di vista diplomatico”. A prendere una posizione netta è stato, nei giorni scorsi, anche il patriarca caldeo di Baghdad, Louis Raphaël I Sako, ora a Roma in qualità di padre sinodale. Il presule, che nel suo ultimo libro edito in Italia da Emi (“Più forti del terrore”) ha biasimato il silenzio delle alte autorità islamiche dinanzi agli eccidi e le devastazioni perpetrate dalle milizie del cosiddetto califfato, ha chiesto un intervento con eserciti sul terreno per porre termine al caos.

“La soluzione militare è inevitabile e per sconfiggere l’Isis c’è bisogno di un’azione immediata e precisa”, ha detto in un’intervista al telegiornale di Tv2000, il canale televisivo della Cei. Sako è andato oltre, giudicando “i bombardamenti non efficaci” e auspicando subito l’invio di truppe di terra tra l’Iraq e la Siria. La strada, a suo dire, potrebbe considere nel “chiedere un contributo ai paesi arabi che conoscono la mentalità e la lingua”. Deve comunque essere chiaro che “oltre a cacciare via l’Isis è necessario anche distruggere questa ideologia terribile”.
di Matteo Matzuzzi | 09 Ottobre 2015
Putin, Obama e la prossima Terza guerra mondiale
di Rino Cammilleri 11-10-2015
Vladimir Putin e Barak Obama
Circola su Youtube un video in cui si vede Putin che affronta gli azionisti di una fabbrica, magnati russi che intendono chiudere perché divenuta scarsamente profittevole. Riunione ristretta. Putin, in giubbotto informale, dice senza mezzi termini che se i proprietari si mettono d’accordo, bene, altrimenti ci penserà lui: la fabbrica non chiuderà, punto e basta. Nessuno fiata. Putin guarda un documento che ha sul tavolo e chiede chi l’abbia firmato. Si alza una timida mano. Putin ribatte che la firma non la vede. Poi, senza attendere risposta, ordina: venga qui e firmi. Quello, coda tra le gambe, va al tavolo ed esegue.  Fa per andarsene, ma Putin lo blocca: mi ridia la penna. La penna viene restituita in un silenzio di tomba. Fine del video. 
In Occidente ci si lamenta perché la politica è asservita all’economia e i Padroni del Vapore comandano a bacchetta i politici. La Russia, piaccia o no, sta dimostrando di essere una democrazia nel senso pieno del termine, quel senso che aveva una volta e che ormai in Occidente non ha più, essendo diventata, la nostra, tecnocrazia. Per esempio, nella conclamata e tronfia democrazia a stelle e strisce la volontà popolare conta sempre meno. Anzi, non conta più. Qualunque referendum venga indetto e qualunque ne sia il risultato, se quest’ultimo spiace ai Poteri Forti ci pensano i giudici a cambiarlo con le cattive. E i Poteri Forti non sono altro che i Soldi, punto e basta. Chi li ha, detta l’agenda e fa eleggere chi tale agenda è disposto a seguire. Obama, per esempio: quando la sua rielezione fu in serio rischio, si presentò alla maggior catena mediatica statunitense e dichiarò che, se rieletto, avrebbe introdotto le nozze gay. In meno di quaranta minuti la sua organizzazione elettorale si trovò sommersa di donazioni in denaro sonante. 
Putin, invece (ripeto: piaccia o no), è stato eletto dal suo popolo, continuamente riconfermato e sempre graditissimo nei sondaggi. Per quanto riguarda i Poteri Forti di casa sua, il video di cui sopra dimostra chi è che comanda in Russia. L’amministrazione Usa demonizza Putin e usa con lui linguaggi e minacce che mai si sognerebbe con la Cina, che è e rimane una dittatura comunista, che non tollera nozze gay, rivendicazioni etniche e religiose, che inquina anche al di là del suo territorio e che i musulmani li tratta a pedate. La verità è che il complesso militar-industriale americano (gli Usa sono stati definiti –scherzando ma non troppo- «una società per azioni armata») non teme la Cina quanto teme, ed ha sempre temuto, un asse economico Germania-Russia. 
Già ai tempi degli zar funzionava così: la Russia ci metteva le braccia e le immense risorse, mentre i tedeschi ci mettevano i cervelli. Nella Russia zarista anche i professori di liceo erano tedeschi. L’asse economico russo-tedesco era potenzialmente in grado di creare una superpotenza continentale che avrebbe buttato fuori gioco tutti gli altri. Per questo Napoleone, dopo essersi impadronito della Germania, cercò di prendere la Russia. L’Inghilterra, che sarebbe rimasta tagliata fuori, reagì con disperazione. Gli Usa, che hanno ereditato la politica estera inglese, intervennero nella Grande Guerra solo quando questa minacciò di volgere a favore della Germania. E di nuovo vent’anni dopo. 
Oggi, tutte le destabilizzazioni mediorientali e nordafricane hanno il vantaggio (per gli Usa) di creare problemi ai rifornimenti energetici europei. Lo stesso dicasi per la crisi ucraina, volta a impedire che l’approvvigionamento lo si cerchi dai russi. Per un momento la mediazione berlusconiana a Pratica a Mare fu a un passo dal fare entrare la Russia nella Nato, così da realizzare il sogno di Wojtyla sui “due polmoni” dell’Europa, dall’Atlantico agli Urali. Sappiamo come è andata a finire e chi è che ha mandato tutto a gambe all’aria. Non vorrei fare l’apocalittico, ma la Madonna a Civitavecchia ha parlato di una Terza guerra mondiale, e nucleare, tra Oriente e Occidente. Dio ne scampi, ma i sintomi ci sono tutti. Chi soffia sul fuoco, infatti, sa bene che, come le precedenti, verrebbe combattuta su suolo altrui. Cioè, nostro.

Noi cristiani perseguitati, traditi e dimenticati dall'Occidente

L'attacco del Patriarca siro-cattolico Ignace Youssif III Younan: "I cristiani perseguitati sono stati dimenticati e traditi dai Paesi occidentali che seguono solo l’opportunismo economico"

Siamo stati dimenticati, traditi dai Paesi occidentali che seguono l’opportunismo politico ed economico”, questo è il duro attacco pronunciato oggi, nel briefing sui lavori del Sinodo in Vaticano, dal patriarca della chiesa siro-cattolica Ignace Youssif III Younan, a proposito della situazione delle minoranze cristiane perseguitate nel Vicino Oriente.

“Il dramma che vivono i cristiani nel Vicino Oriente è indescrivibile, e non possiamo liquidarlo come una delle questioni all’ordine del giorno del Sinodo”, ha proseguito il patriarca che ha poi parlato dell’apporto fondamentale che le comunità cristiane continuano a dare in quella regione, e di come purtroppo oggi i giovani cristiani stiano invece fuggendo proprio da quei luoghi, in cui la fede cristiana è nata e si è sviluppata. Il patriarca ha quindi nuovamente accusato l’Europa e l’Occidente di essersi dimenticati della situazione che vivono queste minoranze, perché troppo impegnati a seguire il proprio “opportunismo politico ed economico”.

Nel giorno della diffusione, da parte dello Stato Islamico, del video che mostra l’esecuzione, avvenuta il 23 settembre scorso secondo quanto dichiarano gli stessi jihadisti nel filmato, ditre cristiani assiri, sequestrati dai jihadisti nella zona cristiana della valle del Khabur, in Siria, il patriarca Younan ha detto che “tutti i patriarchi sono sconvolti per quanto sta accadendo alle comunità cristiane di Iraq e Siria”. Su questo, assicura, “cerchiamo in tutti modi di far sentire il nostro grido di allarme alle potenze di questo mondo”.

Ieri intervenendo a Radio Vaticana il patriarca della Chiesa Sira, aveva inoltre auspicato ilcoordinamento dei raid aerei in corso in Siria, con “l'azione dell'esercito siriano sul terreno” al fine di "salvaguardare i civili in questi raid”. “Altrimenti”, ha avvertito il patriarca a proposito dei jihadisti, “non si potrà arrivare ad un esito, perché loro sono molto furbi, hanno molti finanziamenti e ci sono tanti mercenari che provengono da ogni parte del mondo e che si infiltrano tra i civili". Sempre sull’Isis il patriarca ha sottolineato come l’opzione militare sia necessaria “perché questa gente non capisce né il dialogo, né la riconciliazione, né un processo veramente democratico”. Infine rivolgendosi ai Paesi occidentali, ha ricordato l’impossibilità del dialogo “con chi vuole ucciderti”, e che, al contrario, “bisogna difendersi e bisogna difendere la propria famiglia da un'aberrazione verso la quale l'Occidente mostra indifferenza”.

Al briefing sui lavori del Sinodo il patriarca è intervenuto inoltre sul tema delle unioni omosessuali. “Da noi in Medio Oriente esiste una differenza tra il matrimonio come sacramento e altre unioni”, ha dichiarato, “e il sacramento cristiano è quello tra uomo e donna”.

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