Molto meglio un “non cattolico”… dei troppi “ex cattolici” che popolano questa specie di chiesa della misericordia, dall’ultimo dei sacrestani salendo fino al vertice. Ci si parla più volentieri e ci si intende meglio con “non cattolici” che istintivamente, ma senza escludere il paziente lavorìo della Grazia, vanno in cerca del buon senso che fa bene al cervello e all’anima.
Mercoledì 14 ottobre 2015 È pervenuta in redazione:
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Caro Gnocchi,
io non sono un cattolico, però seguo da un po’ di tempo la sua rivista, perché mi piacciono le voci libere e gli uomini che sono ancora uomini. Ho conosciuto “riscossa cristiana” da un amico e così mi è venuta la curiosità. Le scrivo questa lettera perché vorrei dirle che anche uomini come me (di anni ne ho tanti, ma tanti), poco o niente religiosi, si sentono traditi da questa chiesa in cui non si capisce più nulla. Mi capitava, tanti anni fa, di entrare ogni tanto in chiesa e restavo affascinato, non saprei dirle da cosa, ma lì ero tranquillo. E quando le mie due figlie erano piccole le mandai a una scuola di suore, perché sapevo che lì di sicuro erano seguite bene. E poi, due parole col parroco erano sempre un conforto, perché comunque mi dava una saggezza di cui avevo bisogno. Io non so cosa mi succederà quando morirò, vorrei avere le certezze di chi ha fede. Io ho cercato di vivere onestamente, di insegnare alle mie figlie a comportarsi bene. So però che prima, tanti anni fa, la chiesa c’era ed era una sicurezza anche per un uomo senza fede come me. So che oggi mi è stata tolta questa sicurezza, soprattutto dopo che ho visto il “divorzio cattolico”. Ho già superato le nozze d’oro e mai mi è venuto in mente di poter lasciare mia moglie, anche se in tanto tempo, lei può immaginare quanti problemi abbiamo dovuto affrontare. Ora, anche la chiesa riduce la famiglia a tocchi, e i preti sembra che non abbiano più niente da dire. Ecco, voglio solo ringraziarla per quello che lei fa, e pregarla di continuare, perché la chiesa è importante anche per tante persone come me.
La saluto con molta stima
Vittorio Trentin
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Caro Trentin,
con i tempi che corrono, e che lei inquadra così impietosamente, non ha idea di quanto ben disponga una lettera come la sua, che comincia con un sincero e per nulla spocchioso “io non sono un cattolico”. Fatti salvi quelli che sono rimasti fedeli al credo di sempre, il cosiddetti “cattolici” di oggi sono solo fastidiose iatture con cui non conviene discutere perché, come i testimoni di Geova, vogliono convertire i vecchi arnesi della fede a una nuova religione.
Molto meglio un “non cattolico” come lei, caro Trentin, dei troppi “ex cattolici” che popolano questa specie di chiesa della misericordia, dall’ultimo dei sacrestani salendo fino al vertice. Ci si parla più volentieri e ci si intende meglio con “non cattolici” che istintivamente, ma senza escludere il paziente lavorìo della Grazia, vanno in cerca del buon senso che fa bene al cervello e all’anima.
Da più di trent’anni lavoro nei giornali e ne ho visti ormai un buon numero incontrando gente di tutte le risme. Ebbene, il collega che ha capito e apprezzato più sinceramente il mio essere cattolico è stato un vecchio e irriducibile comunista che si commoveva davanti ai resti del muro di Berlino e poi citava a memoria brani della Messa in latino e pagine del Don Camillo.
Persone così, come quel vecchio collega, come lei, caro Trentin, mi sembrano molto meno estranee all’azione della Grazia dei molti neocattolici che hanno buttato il cattolicesimo alle ortiche illudendosi di realizzare una religione più bella e più umana. Le persone come lei riescono sempre a commuovermi perché, con umiltà vera, raccolgono ai cigli della strada o sotto i tavoli della mensa quello che, con finta umiltà e con finta misericordia, viene gettato da coloro che si sono costruiti un cristianesimo senza Cristo. Il vostro modo di accostarvi alla Chiesa vi trasforma quasi in piccoli servitori che si preoccupano di raccogliere e di mettere al riparo i frammenti delle ostie consacrate con cui tanti commensali si comunicano indegnamente.
Non c’è proprio nulla di strano nel fatto che lei trovi, anzi trovasse, così confortante e confortevole la Chiesa. Non so con quale riserva intellettuale o spirituale lo faccia, ma sicuramente lei riconosce che lì, dentro la Chiesa e non altrove, si trova la spiegazione di tutto. Marshall McLuhan diceva che il Catechismo della chiesa cattolica è uno strumento capace di fornire risposte semplici a questioni terribilmente complesse. Una caratteristica che non può lasciare indifferenti le persone dotate della cara vecchia ragione di cui il Creatore ha dotato tutti gli uomini, credenti e non credenti, a patto che detti uomini la usino per il verso giusto.
Sempre McLuhan, in una lettera alla fidanzata protestante, spiegava: “L’ortodossia è onestà intellettuale riguardo alle cose divine. L’eresia è menzogna intellettuale e spirituale – significa mentire a Dio stesso. È quindi il più odioso dei peccati, quello più severamente punito da uno stato o un governo ortodosso. Ma oggi non ci sono più stati ortodossi. Questo ci rende difficile simpatizzare con periodi storici in cui l’eresia veniva ‘perseguita’. Lutero fu un eretico. Egli mentì a Dio. Conosceva la verità. Ma ai luterani che seguirono non fu mai detta la verità”.
Cerco di immaginare quante anime e quante intelligenze, proprio come lei, oggi si guardino attorno in cerca di una Chiesa capace di custodire l’ortodossia, che chiami vero il vero, errore l’errore, buono il buono, cattivo il cattivo… E invece si trova squadernata davanti la gigantografia di Bergoglio che gli fa Ok con il pollicione e gli dice che tutto va bene, che il vero non è forse così vero, che l’errore non è poi così grave e via di questo passo.
Caro Trentin, è molto meglio lei ed è molto più bello e fruttuoso avere a che fare con lei. Ma verrei meno a un tratto che lei stesso benevolmente mi riconosce, quello di non fare sconti sulla verità, se non le chiedessi di fare il passo decisivo dentro la Chiesa. Non le sto suggerendo di appassionarsi all’avanspettacolo cui sono ridotte certe messe, alle trovate da imbonitore inscenate dai pastori, alla fregola del liberi tutti che ha preso i fedeli. Non le chiedo questo: la Chiesa, grazie a Dio, è molto più grande di Bergoglio e i suoi fratelli. Qui in terra, nella Chiesa militante, c’è molto di meglio. E in Paradiso, quella trionfante, è popolata di anime con le quali lei potrebbe intrattenersi amabilmente in qualsiasi momento traendo molto più frutto che dal parlare con me.
So bene che non devo giudicare la fede altrui, però mi tocca dirle che fuori della Chiesa non c’è salvezza. Se le dicessi altro la ingannerei. Se cercassi di smerciarle “la grazia dell’interreligiosità” che sta tanto a cuore a Bergoglio sarei l’ultimo dei reietti perché la starei consapevolmente avviando verso la perdizione. Invece, le devo ricordare che l’uomo costruisce proprio qui, su questa terra, il suo destino di salvezza o di dannazione. “Uno dei compiti della Chiesa”, è sempre McLuhan a parlare, “è quello di scuotere le persone. Per farlo bisogna predicare l’Inferno. In vita mia non ho mai sentito un sermone simile da un pulpito cattolico. C’è un sermone infernale in Ritratto dell’artista da giovane di Joyce – molto bello dal mio punto di vista – che ha portato molte persone alla Chiesa, compreso Thomas Merton”.
Caro Trentin, non si accontenti di raccogliere le briciole scartate dagli altri senza sentirsi degno di cibarsene. La Chiesa, quella vera, le offre molto di più.
Alessandro Gnocchi
Sia lodato Gesù Cristo
“FUORI MODA”. La posta di Alessandro Gnocchi
MASSIMO FINI, UN PAPAGNO AL PAPA: "CON QUALE AUTORITA’ UN PONTEFICE PUO’ FARSI GLI AFFARI DI UN SINDACO? NON SIAMO IN UNA TEOCRAZIA E BERGOGLIO NON HA ALCUN DIRITTO DI INTROMETTERSI NEGLI AFFARI DELLO STATO ITALIANO" -
Fini: “Ma chi gliel'ha fatto fare al Santo Padre di indire un Giubileo nella Città Santa quest' anno? Non può non sapere che il sistema dei trasporti è al collasso. Ma oltre che la realtà di Roma non può non conoscere quella italiana. Anzi la conosce benissimo. Tanto che vi ficca il naso di continuo. Perché non fa lo stesso anche con la Francia e la Spagna?”....
Massimo Fini per il “Fatto Quotidiano”
Ma chi gliel' ha fatto fare al Santo Padre di indire un Santissimo e Straordinario Giubileo nella Città Santa proprio quest' anno? Bergoglio sta a Roma da più di due anni, non può non conoscerne le condizioni. Oltre tutto si picca di viverla in prima persona andando a rifarsi gli occhiali in via Condotti o entrando da semplice fedele in una qualche chiesa o cercando ed esibendo di continuo il contatto con gli "umiliati e offesi".
Non può quindi non sapere che la CittàEterna, che nel corso dei millenni ha assorbito tutto, anche i lanzichenecchi, oggi non è più in grado di contenere, com' è per ogni altra città d' arte, da Venezia a Firenze, il flusso dei turisti. Come farà ad assorbire i milioni che sono previsti in arrivo per il Santo Giubileo? L' altro giorno ero davanti alla Fontana di Trevi. Non la si vedeva. Era letteralmente sommersa da corpi di umani. E, dietro, altre decine, forse centinaia, scattavano fotografie. Di che cosa? Forse dei culi di coloro che gli stavano davanti.
Non può non sapere che il sistema dei trasporti, nella Città Santa, è al collasso. Ma oltre che la realtà di Roma non può non conoscere quella italiana. Anzi la conosce benissimo. Tanto che vi ficca il naso di continuo come quando emana una sorta di bolla contro il sindaco uscente Ignazio Marino-cosa inaudita come, mi pare, abbia notato la sola Sabrina Ferilli-o fa dire al suo Vicario, il cardinale Agostino Vallini, che "Il tema di una nuova classe dirigente non è più rinviabile".
Perché non fa lo stesso per la classe politica francese o belga o spagnola? In realtà poiché non siamo, almeno per ora, una teocrazia, il Papa non ha alcun diritto di intromettersi negli affari interni dello Stato italiano.
Questo vezzo è cominciato una quarantina di anni fa con un altro Beatissimo Pontefice il 'Santo subito' Karol Wojtyla. Da allora, il Papa e le gerarchie ecclesiastiche non hanno perso occasione per occuparsi della politica italiana. Wojtyla semiscomunicò la Lega perché chiedeva l' indipendenza della Padania.
Come se l' unità o meno di uno Stato avesse qualcosa a che fare col magistero della Chiesa per quanto si voglia estenderne le funzioni. All' epoca dei democristiani, quelli veri, simili intromissioni non erano permesse. Perché i democristiani, almeno da De Gasperi fino a Fanfani e dintorni, avevano il senso dello Stato. Questi qui invece gli permettono tutto, al Papa e ai suoi.
Comunque proprio perché è così interessato agli affari italiani, Bergoglio non può non conoscere gli scandali dell' Expo, del Mose, di Mafia Capitale, dei consiglieri regionali rubamutande (non pretendiamo che sappia qualcosa di Tangentopoli, allora stava beatamente, per noi, altrove) e quindi non sapere, come sa chiunque anche chi non è Papa, quale orgia di corruzioni, di grassazioni, di appalti truccati porterà il Santissimo Giubileo.
"S' i'fosse foco, ardere' il mondo; s' i' fosse vento, lo tempestarei; s' i' fosse acqua, i' l'annegherei; s' i'fosse Dio, mandereil' en profondo; s' i' fosse papa, serei allor giocondo, ché tutti cristiani embrigarei; s' i' fosse 'mperator, sa' che farei? A tutti mozzarei lo capo a tondo. S' i' fosse morte, andarei da mio padre; s' i' fosse vita, fuggirei da lui: simile mente faria da mi' madre. S' i'fosse Cecco, com' i' sono e fui, torrei le donne giovani e leggiadre:e vecchie e laide lasserei altrui". Se fossi io, come sono e fui, il Papa lo rimanderei volentieri ad Avignone.
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