ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 8 ottobre 2015

Sono un lupo, non un pastore!



Cari padri sinodali, sostenete il divorzio quando l'amore non c'è più

PRETI


Ho appena finito di leggere il Vangelo che la liturgia propone alla nostra meditazione per domenica prossima e che di certo, noi e voi, proclameremo nelle celebrazioni con i nostri fedeli. Si tratta del Vangelo di Marco, capitolo 10, versetti 17-30, là dove si narra di quel giovane dalla condotta irreprensibile che corre dal Maestro e gli chiede cosa deve fare per avere una vita che non sia ostaggio della morte. Noi sappiamo come è andata a finire: all'invito di Gesù a lasciare tutto e a seguirlo, il giovane "si fece scuro in volto - narra il vangelo - e se ne andò rattristato; possedeva infatti molte ricchezze"!
Ecco: in un breve esame di coscienza mi è venuto di pensare a me prete, a voi Vescovi e Cardinali, alla Chiesa in generale, e mi si è posto un interrogativo: "Non è che anche noi, come quel giovane, ci si ritrova solitari e tristi, prigionieri delle nostre ricchezze e sordi e ciechi al richiamo dei poveri e dei nullatenenti?".
Il discorso si è fatto poi ancor più intrigante quando mi è venuto di accostare e sostituire il termine "ricchezze" con l'altro con il quale fa rima: "certezze". Mi sono ritrovato come sull'orlo di un precipizio nel quale sprofondavano tutte quelle "verità" che invece di aprire percorsi per il cammino, sbarravano strade, chiudevano orizzonti, strozzavano speranze.
Mi è risuonato, poi, nel silenzio della notte scorsa, il grido affranto di uno vostro grande e indimenticabile confratello, il vescovo Tonino Bello: "Salvami, Signore, dall'arroganza di chi non ammette dubbi". E così, come in un profluvio di nuova primavera, mi si è aperto lo scrigno prezioso dei ricordi sulla necessità, sulla positività e sulla bontà del dubbio. Sul piano della Fede San Gregorio Magno confessava: "A noi giovò più l'incredulità di Tommaso che la Fede degli Apostoli".
Sul versante magisteriale Paolo VI ebbe a dire: "Il dubbio è una strada che porta alla Fede". Sul piano teologico Hugo Asmann scrive: "In un mondo pieno di dogmatismi e di buone novelle ingannatrici, è bene accarezzare incertezze. Un'attitudine, uno spirito e una spiritualità ricca di incertezze feconde. Non intesa come disorientamento o sradicamento ma come preservazione di quell'orizzonte utopistico che si vorrebbe annientare; nell'apertura all'alternativa, alla speranza, alla sorpresa, all'imprevedibile, all'irruzione della grazia nella storia".
Sul piano culturale, infine, Norberto Bobbio afferma: "Il compito degli uomini di cultura è più che mai oggi quello di seminare dei dubbi, non già di raccogliere certezze"; affiancato da Jorge Luis Borges: "Duda es uno de los nombres de la inteligencia".
Il dubbio, insomma, non è opera del demonio, ma dono di un presente che interroga e pone urgenze e impone cambiamenti di rotta e sfida a ripensamenti e a nuove comprensioni. È quello che fa, per esempio, il francescano basco José Arregui, teologo di fama internazionale. Di fronte ai divorzi e ai nuovi matrimoni, si chiede se si può davvero pensare che si possa essere colpevoli "per il mero fatto di avere divorziato e di essersi risposati". E ancora, rispetto alla presunta indissolubilità del matrimonio, come si possa restare aggrappati "a questo artificio canonico in base a cui, anche nel caso in cui l'amore si dissolva, il matrimonio rimane indissolubile", a meno che non sia stato dichiarato nullo dal tribunale ecclesiastico.
Ponendo, infine, la domanda scottante: com'è possibile "che sia un sigillo canonico a fare il sacramento e che questo, una volta validamente contratto, persista anche in assenza dell'amore?". Cari confratelli nella fede, voi, uomini di fede e di cultura, non vogliate rattristare lo spirito che è in voi. Vi prego: uscite fuori da quelle certezze verniciate di fede che vi tengono prigionieri e da fratelli vi trasformano in maestri abusivi.
Scendete dal piedistallo delle vostre presunzioni. Fatevi compagni di strada di quanti, oggi, di qualsiasi razza o sesso o età o credenza, si interrogano e cercano e lottano per una vita più umana.
Aprite gli orecchi al grido delle vittime della storia: vittime di un'economia assassina, di una politica autocrate, delle guerre di potere, dei razzismi e dei sessismi, di amori traditi e non più recuperabili.
Soprattutto, parola di vangelo, non siate come i dottori della Legge contro cui Gesù imprecò senza pietà perché caricavano gli uomini di "pesi insopportabili che loro stessi non osavano smuovere neppure con un dito" (Luca, 11,46).
Possibile che non vi rendiate conto del carico di violenza di cui vi fate portatori nell'imporre a tutti i costi una vita in due là dove l'amore non c'è più, anzi c'è astio, odio, intolleranza, sopraffazione? Possibile non avvertire la dose di sadismo insita nel costringere coloro che hanno formato una nuova famiglia a interrompere i loro rapporti (quindi rovinare la nuova famiglia) per ristabilire la vecchia unione?
Di fronte ad una divisione per tradimento e/o violenza perché infierire su chi ne è vittima negandogli perfino la "Comunione"? L'assurdità, disumana ed antievangelica, è talmente evidente che il sottoscritto, ormai da tempo, ammette alla Comunione quanti, divorziati e non, conviventi e non, vi si accostano. Sono un pastore e non un censore!

Don Aldo Antonelli Headshot


1. SANTITÀ SELVAGGIA! ''MONSIGNOR CHARAMSA, IL TEOLOGO GAY, È UN GRAN PARACULO''
2. IL SUO SEMBRAVA UN COMING OUT SPONTANEO, UN LIBERATORIO MESSAGGIO DI SOLIDARIETÀ AL MONDO OMOSESSUALE. INVECE ERA UN'OPERAZIONE MEDIATICA STUDIATA A TAVOLINO
3. DICE CHE HA PARLATO A LUNGO CON DIO, PRIMA DELLA DECISIONE, MA POI SI SCOPRE CHE HA PARLATO A LUNGO ANCHE CON EDITORI, DIRETTORI DI GIORNALI, WEBMASTER, FOTO-AGENZIE
4. UN SERVIZIO IN CUI POSA COL SUO CRONOGRAFO ARANCIONE, PHOTOSHOPPATO AD ARTE E CON UN' ARIA INTENSO-PIACIONA CHE LO RENDE LA RISPOSTA OMOSEX A PADRE GEORG
5. L'INTERVISTA A 'CHI': 'UN LIBRO IN CUI RACCONTO SENZA RETICENZE LA MIA ESPERIENZA'

1. MANCAVA SOLO MONSIGNOR PIACIONE
Selvaggia Lucarelli per il “Fatto quotidiano

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Nel caso abbiate un qualche nemico a cui volete molto male, in questo periodo ci sono due cose da augurargli vivamente: a) che tu possa essere il nuovo ufficio stampa di Volkswagen, b) che tu possa essere il nuovo ufficio stampa del Vaticano.

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Tra motori e voti di castità truccati infatti, non so chi al momento sia messo peggio. La differenza sta nel fatto che mentre Volkswagen invoca l' austerity e annuncia "risparmi massicci", la Chiesa invoca l' austerity e un monsignore polacco annuncia di essere gay e di avere un compagno da anni. Insomma, è più probabile che qualche milione di auto da ritirare sia un affare più gestibile e reversibile del coming out di un monsignore plurilaureato che presenta al mondo il suo compagno.
MONSIGNOR CHARAMSA SU CHIMONSIGNOR CHARAMSA SU CHI

E che per la Chiesa Monsignor Krzysztof sia un affare complicato almeno quanto la sequenza-consonanti nel suo nome, è cosa ovvia. Qui non stiamo parlando di un parroco di campagna che si fa sorprendere in sacrestia mentre amoreggia col giardiniere e viene fatto sparire negli anfratti bui di qualche catacomba.

Stiamo parlando di uno che il terra aria con cui silurare la chiesa se l' è preparato con cura. Quello che sembrava un coming out spontaneo, una liberazione interiore che gli avrebbe permesso di vivere la sua vita in santa pace e di lanciare un messaggio di solidarietà al mondo omosessuale costretto a nascondersi anche all' interno della Chiesa, col passare dei giorni si sta rivelando un coming out mediatico studiato a tavolino. È un gran paraculo, Monsignor Krzysztof Charamsa.
MONSIGNOR CHARAMSA SU CHIMONSIGNOR CHARAMSA SU CHI

Dice che ha parlato a lungo con Dio, prima di prendere una decisione, ma poi si scopre che prima ha parlato a lungo anche con un editore, con di rettori di giornali, con un webmaster e con agenzie fotografiche. Intendiamoci, nulla che tolga importanza al suo messaggio, ma questa è un' operazione in cui ogni singola mossa di Krzysztof è genuina quanto un' uscita al parco con paparazzi al seguito di Fabrizio Corona. E non faccio un esempio a caso.

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Basta sfogliare Chi di questa settimana, per capire l' antifona. Fa un certo effetto vedere un servizio finto rubato a Fabrizio Corona in cui l' agente fotografico al parco con suo figlio, tra una montagna russa e un tagatà, riesce a cambiarsi pure orologio per non scontentare gli sponsor e poi, qualche pagina più in là, imbattersi nel servizio posato di Monsignor Krzysztof.

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Un servizio comprato da un giornale polacco e scattato scientificamente qualche giorno prima del coming out, in cui il monsignore posa col suo cronografo arancione in bella vista, photoshoppato ad arte e con un' aria intenso-piaciona il cui effetto conclamato è quello di renderlo all' istante la risposta omosex a Padre George. Il monsignore non è solo omosessuale, colto, credibile, ma è anche figo. Il suo è più di un coming out. È una dichiarazione di guerra.
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E così, oltre al servizio fotografico da piacione si scopre che Monsignor Krzystof, mentre parlava con Dio, faceva appunto due chiacchiere anche con un editore perchè è in uscita il libro con la sua storia. Neanche il tempo di togliersi la tonaca e c' è già Luxuria pronta a scrivergli la prefazione. Si scopre anche che sempre mentre parlava con Dio, un webmaster, a fine agosto, gli metteva in piedi un blog nuovo di zecca, perché la rivoluzione passa attraverso il web e dopo la primavera araba, per la Chiesa, mi sa che è arrivato il temuto momento dell' autunno polacco.
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Del resto, non è la prima volta che un polacco, nella storia della Chiesa e non solo, causa qualche smottamento, solo che mentre a Giovanni Paolo secondo toccò combattere il socialismo reale, a Monsignor Krzystof tocca combattere la finta castità.

E mentre parlava con Dio, probabilmente il monsignore chiacchierava pure con la Comunità dei cattolici Lgbt, perché anche il momento del coming out non è certo casuale: dire "Sono gay, ho un compagno, due lauree, un blog, più contratti che Kate Moss e un libro in uscita" con una copertura mediatica che neppure una dichiarazione di guerra di Obama alla Russia alla vigilia del Sinodo sulla famiglia è roba da grandi strateghi.
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È una roba che se la Chiesa non si muove con tempestività e strategia, a breve, nelle parrocchie ci saranno più coming out che ceri votivi. E in fondo, sarebbe pure ora, perché se su Monsignor Krzystof photoshop funziona alla grande, sulla Chiesa serve con urgenza un aggiornamento. Nel frattempo, attendiamo Monsignor Krzystof col giubbotto di pelle dalla De Filippi. È solo questione di giorni.


2. L'INTERVISTA DI MONSIGNOR CHARAMSA A ''CHI'': ''LA CHIESA APRA GLI OCCHI''
Renzo Allegri per ''Chi''

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Sono gay e ho un compagno». Confessioni del genere non suscitano più stupore. È frequente infatti ascoltarle in televisione o leggerle su qualche giornale. Ma quando, pochi giorni fa, queste parole sono state pronunciate nel corso di un’intervista, a Roma, da un sacerdote cattolico, sorridente e felice, che poi ha presentato al pubblico il proprio compagno di vita, l’effetto è stato quello di una bomba. In pochi minuti la notizia ha fatto il giro del mondo. È stata ripresa e commentata da tutti i giornali.

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E continua a imperversare e a far discutere sul web. Mai era accaduto che un sacerdote cattolico pronunciasse una confessione del genere nel corso di una intervista, organizzata allo scopo. E non si tratta di un giovane sprovveduto e smarrito, ma di un luminare della scienza teologica, che da anni occupa importanti ruoli all’interno del Vaticano.

Il monsignore si chiama Krzysztof Charamsa, è polacco, ha 43 anni, e da 17 risiede a Roma. Poliglotta, plurilaureato, specializzato in Teologia e Diritto canonico, è docente in due importanti università vaticane, la Gregoriana e il Pontificio Ateneo Regina Apostolorum. Ha inoltre fatto una rapida e folgorante carriera diventando segretario aggiunto della Commissione teologica internazionale vaticana e, dal 2003, teologo ufficiale della Congregazione per la dottrina della fede, cioè il “supremo tribunale ecclesiastico per l’ortodossia cattolica”.
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Da 12 anni, quindi, monsignor Charamsa è uno dei “mastini” del terribile ex Sant’Uffizio, addetti a indicare al mondo cattolico che cosa sia giusto e che cosa non lo sia in fatto di dottrina della fede e di morale nel comportamento umano. E questo mastino della verità, all’improvviso, tra lo stupore di tutti, è uscito allo scoperto, rivelando che da anni conduce un’esistenza in netto contrasto con ciò che la Chiesa insegna e che egli stesso ha sempre insegnato nelle università, ma che, confessa ora, non ha mai ritenuto giusto.

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«L’amore omosessuale è un amore familiare, che ha bisogno della famiglia», ha affermato. «Ogni persona, anche i gay, le lesbiche o i transessuali, porta nel cuore un desiderio di amore e senso della famiglia. Ogni persona ha diritto all’amore e quell’amore deve essere protetto dalla società, dalle leggi. Ma soprattutto deve essere curato dalla Chiesa. Vorrei con la mia storia scuotere un po’ la coscienza di questa mia Chiesa... Dedico il mio coming out ai tantissimi sacerdoti omosessuali che non hanno la forza di uscire allo scoperto».

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E alla fine del suo lungo discorso il prelato ha definito il Sant’Uffizio, dove ha lavorato per 12 anni, «il cuore dell’omofobia della Chiesa cattolica, un’omofobia esasperata e paranoica». Monsignor Charamsa ha poi completato il suo coming out davanti alle telecamere, in un ristorante romano, tenendo accanto a sé il suo compagno, Eduard Planas, 44 anni, un funzionario del partito separatista catalano.

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Al termine della conferenza stampa i due se ne sono andati insieme in macchina. Il fatto che la confessione sia stata diffusa alla viglia dell’apertura del Sinodo sulla famiglia è la dimostrazione che si tratta di una mossa strategica, probabilmente voluta e sostenuta da organizzazioni, in particolare la Comunità dei cattolici Lgbt (lesbiche, gay, bissessuali, transgender) di cui, in segreto, monsignor Charamsa fa parte da tempo. E che questa mossa sia stata preparata a tavolino lo dimostra anche il fatto che le foto posate del servizio di queste pagine sono state scattate il 28 settembre e fanno parte di un servizio dell’edizione polacca di Newsweek, uscita il 5 ottobre.
monsignor charamsa con il compagnoMONSIGNOR CHARAMSA CON IL COMPAGNO

Le reazioni del Vaticano sono state affidate al portavoce della Sala stampa, padre Federico Lombardi: «Monsignor Charamsa non potrà continuare a svolgere i compiti precedenti presso la Congregazione per la dottrina della Fede e le università pontificie», ha detto, «mentre gli altri aspetti della sua situazione sono di competenza del suo Ordinario diocesano».
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«Cercherò un lavoro», ha commentato il diretto interessato, per niente preoccupato. Ha poi annunciato che, per il momento, andrà a vivere a Barcellona, dal suo compagno, e che presto uscirà un libro, in polacco e italiano, in cui «racconto senza reticenze la mia esperienza». •

4 commenti:

  1. mi è bastato leggere l'anteprima per capire che l'articolo avrebbe portato la firma di uno di quei "preti" tromboni dell'Huffington post"..... la puzza di zolfo ormai la si sente lontano 10 km!!!

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  2. il Signore fedele alla promessa sta "stanando" tutti i travestiti da prete.....un altro che come il povero ricco non volle seguire il Cristo.........ma con la differenza purtroppo che lui sta abusando dell'abito sacerdotale per dire la "sua"........."non seguite i comandamenti di Gesù"!!!!si si poi è illuminante l'aureola moderna che ha quell'altro traditore........in completa differenza di quella che ai Santi portava in paradiso questa se non si converte gli sta procurando un biglietto per l'inferno..........

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  3. Don Aldo , con tutto il rispetto per quella veste che lei non indossa ! Io avrei un piccolo suggerimento da darviper la vostra e nostra quiete : andate a lavorare in una buona e bella miniera di carbone o di metalli vari, magari in Cina , che qui " il ragionar vostro ha già fatto assai danni " nel corso dei decenni . Di preti come voi ne abbiamo a bizzeffe, ecco perchè a messa avete bisogno di suonare tam tam , schitarrate e canti che di sacro non hanno più nulla per far venire i giovani a divertirsi come in discoteca, e di dire continuamente cose storte e scempiaggini . E' inutile il " vostro continuar ad abbaiare al vento, non vi ascolta più nessuno. Avete perso il sale, indi siete scipito e inutile. Convertitevi e credete al Santo Vangelo. jane

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  4. Ottimo commento jane..
    Condivido tutto quello che hai scritto. É proprio tutto vero quello che dici.

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