ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

domenica 22 novembre 2015

Chi è la verità?

Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re
Domenica 25 ottobre 2015
Oggi il Rito Tridentino celebra la solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’universo, punto focale su cui si concentra tutta la creazione.
Egli è prima di tutte le cose e tutte sussistono in Lui. (Col 1,17)
La Seconda Persona della SS. Trinità incorpora in sé tutte le nostre attese, tutte le nostre speranze, le esaudisce, le porta a compimento. Egli riporta la creazione allo splendore originale, dopo essere stata segnata dal dolore e dalla morte, dopo essere stata ferita dal peccato.
Oggi noi ricordiamo la regalità di Cristo, lo riconosciamo Signore dell’universo.
Ma in che cosa consiste questa regalità? San Giovanni la descrive in un episodio drammatico del suo vangelo: il dialogo tra Gesù e Pilato.
Pilato è forse una delle poche persone intelligenti con cui Gesù, durante la sua Passione, ha avuto a che fare.
“Intelligente” dal punto di vista della razionalità, non dal quello dell’economia in vista di un'eventuale salvezza di Gesù.
Perché Pilato, purtroppo, ha ceduto alla paura, alla vigliaccheria, non ha avuto il coraggio di seguire la Verità, pur avendone nel cuore nostalgia, desiderio. La sua infatti è una domanda dettata da sincerità: “Che cos’è la verità?”.
Chi è la verità?
Gesù non risponde:  Egli stesso è la Verità. La sua regalità si compie nell’affermare la Verità: “Io sono la Via, la Verità e la Vita”. La sua regalità consiste proprio nel portare gli uomini alla Verità, che è Egli stesso.
È sotto gli occhi di tutti ciò che sta avvenendo nel mondo e nella Chiesa: è impossibile negare in quale profondità è sprofondata la nostra civiltà, quella occidentale in modo particolare. Questo è potuto succedere poiché si è voluto cedere al sentimentalismo, all’aver elevato il sentimento come metro,  misura di ogni scelta, anche di ogni azione morale. Abbiamo introiettato il “metodo Facebook” in tutto: mi piace o non mi piace.
Tutto ciò non ha però portato ad un mondo migliore, ma ad un mondo dove domina l'arbitrio, il sopruso fatto in nome del sentimento. Ha portato ad un mondo in cui non vi è più la garanzia della legge della Verità a tutelare gli uomini, in modo particolare i piccoli, coloro che non hanno conoscenze importanti, appoggi umani potenti quaggiù. Se non c'è più la garanzia del diritto, ella Legge oggettiva tutto dipende dalla simpatia o dall'antipatia di chi ha il potere in quel momento. Succede anche nella Chiesa come vedremo.
Tornando al processo di Gesù vediamo come sia fondamentale che la regalità di Gesù si concentri proprio su questo aspetto: è Lui la Verità, la verità che ci fa liberi.
Una regalità, quella di Cristo, che viene svelata nel momento più drammatico della sua vita: sta per essere giudicato e condannato a morte, pur essendo innocente. Il dialogo con Pilato, benché intelligente, prelude proprio all’ingiusta condanna. E Gesù, questo, lo sa bene.
Chi sta dalla parte della verità, non si aspetti di trovarsi in maggioranza, né di avere il placet del mondo. Perché quando Gesù afferma che i suoi discepoli – la sua Chiesa – debbono essere il sale della terra, vuol farci capire che saremo proprio in minoranza.
Ma è sufficiente un pizzico di sale per dare sapore.
 È però necessario che quella “minoranza sia salata” affinché la storia degli uomini prenda sapore. Sarebbe un dramma se quel pizzico di sale non ci fosse, ma sarebbe ancora terribile se, pur essendoci, diventasse insipido, diventando così come ci dice Gesù, inutile (cfr Mt 5).
Quando il sale della terra perde il suo sapore? Quando si slega dalla Verità, quando si lascia stordire dal sentimentalismo.
Fratelli e sorelle, oggi, in questo giorno in cui riconosciamo che Gesù è re, annunciando la Verità, in un contesto drammatico la sua Passione, preludio della sua morte in croce, vediamo la luce della Verità, ma il mondo non vuole lasciarsene illuminare: preferisce le tenebre. Vediamo come Gesù, questa scintilla, sia accolta da pochi, mentre la grande maggioranza rimane indifferente, non vuole lasciarsi illuminare da Lui.
«Dunque tu sei re». «Sì, io sono re». “Io sono re in questa situazione in cui ho tutti contro. Anche tu, tra poco, caro Pilato, ti metterai contro di me”.
Noi, fratelli e sorelle, se veramente vogliamo stare con Gesù, dobbiamo vivere la stessa drammatica situazione. Dobbiamo accettare la dimensione della piccolezza, dell’insignificanza, circondati dalla confusione.
Guardiamo a Cristo crocifisso per venirne fuori, per salvarci: sì, Gesù regna dalla Croce! E a Lui solo vogliamo guardare!
Anche questo sembra paradossale, un controsenso: com’è possibile regnare dalla Croce? Si regna dai troni, dai palazzi, indossando vesti sontuose e morbide, non si regna seminudi, spogliati, derisi e umiliati, perseguitati e piagati. Non si regna da un patibolo, col cuore spaccato in due da una lancia!
Com’è possibile regnare in situazione del genere?
Eppure Gesù ha scelto così. Dio Padre ha scelto così. Egli ha voluto questo affinché, attraverso il sacrificio del suo Figlio, fossimo salvati. Non per mezzo delle chiacchiere, né del successo mondano, ma solo attraverso il Sangue di Gesù abbiamo la nostra salvezza.
Viviamo in tempi difficili come vi dicevo poc'anzi, anche oggi, soprattutto oggi. Accadono cose che ci addolorano moltissimo, nel mondo e anche purtroppo nella chiesa...
Vi comunico una notizia triste, che pur essendo da mesi nell'aria avremmo desiderato che non si realizzasse mai...Le Suore Francescane dell'Immacolata sono state commissariate dal Vaticano.
Le Suore francescane dell’Immacolata, religiose umili, che amano il nascondimento,  sempre al servizio della Chiesa, soprattutto con la preghiera, con spirito e pratica di povertà materiale vera, non predicata a parole... Queste suore, così discrete e così disponibili, hanno saputo che anche il ramo femminile del proprio ordine è stato commissariato dalla Gerarchia.
Il commissariamento, ovviamente, non è un premio, viene deciso per gravi motivi. Ma il motivo di questa decisione non si conosce. E forse visto ciò che è successo ai frati, non si verrà mai a conoscerlo...
 Questo atteggiamento è proprio di uno stato di polizia dei regimi totalitari, in particolare di quello dell’ex Unione Sovietica.
È paradossale che in una Chiesa in cui si parla tanto di misericordia, ogni santo giorno, si voglia distruggere un ordine religioso con commissariamento che sembra un processo sommario… Dio solo sa cosa avverrà!
La fine del ramo maschile è stata brutta, molto brutta. Sono stati commissariati due anni fa, senza conoscerne, dicevamo, le vere motivazioni. Un ordine fiorente, con tantissimi giovani religiosi, adesso si ritrova con la maggior parte di essi dispersi.
In senso cristiano però, questo è regnare dalla Croce! E' vivere ciò che ha vissuto Nostro Signore.
Il sentimento di dolore che esse provano – che proviamo tutti, perché vogliamo loro bene – non deve farci dimenticare che questo è, in un certo senso, il processo subito dal Signore. Un processo ingiusto.
Questo commissariamento – il sottoscritto si prende la piena responsabilità di ciò che dice – è ingiusto.
Gli uomini di Chiesa – mi riferisco in modo particolare ai membri della Gerarchia – hanno fatto, nel corso dei secoli, parecchie scelte ingiuste, riconosciute come tali, molto spesso, secoli dopo. Speriamo che, almeno in questo caso, se ne rendano conto il prima possibile degli errori che stanno facendo.
Preghiamo per le suore francescane dell’Immacolata. Esse hanno pregato – e pregano – molto per noi e per tutti gli uomini di Chiesa. Preghiamo affinché non sia distrutto anche il loro ramo.
La Gerarchia si priverebbe stoltamente di un’altra ancora di salvezza, in questo tempo buio e tempestoso; distruggerebbe con le proprie mani un’ancora di salvezza fatta di preghiera, di meditazione e di rinunce quotidiane.
“Ma che cosa hanno fatto di male?”. Se volete, ve lo dice il sottoscritto: pregano troppo, fanno troppi digiuni; stanno troppo in chiesa; adorano troppo il SS. Sacramento; venerano troppo la Madonna; hanno il quarto Voto Mariano; sono veramente povere; sono troppo devote ai santi.
È paradossale che questo accada. Ma questo accade, eccome se accade!
Forse ciò succede perché, in questi tempi, prevale come dicevamo, il sentimento, non la verità, la ragione. Chissà, forse accade perché esse non hanno grandi protettori umani, qualche “pezzo grosso” che potrebbe fare qualcosa… Si trovano invece nelle mani di un cardinale, João Braz de Aviz, brasiliano, attuale prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica. Ha 68 anni, da sempre è un sostenitore della teologia della liberazione, inoltre ogni quindici giorni – lo sanno tutti – va dal parrucchiere per farsi tingere i capelli. Vanità delle vanità...
Preghiamo per lui! Preghiamo affinché, sotto i capelli, abbia qualcos’altro… Preghiamo perché si preoccupi della ricrescita di quest’ordine, non solo di quella dei suoi capelli incanutiti.
E magari si ricordi che i capelli grigi, una volta, indicavano la saggezza, l’anzianità a cui affidarsi.
Braz de Aviz non tema i capelli grigi, tema invece ciò che tutti dobbiamo temere: il Giudizio di Dio.
Il Signore ci aiuti a non perdere – oggi che lo adoriamo regnante dalla Croce – la fede, la speranza e la carità. Che Cristo Re non permetta che ci lasciamo sviare da quei “venti di dottrina” che sembrano sballottare la Barca di Pietro, denunciati dal cardinale Joseph Ratzinger nella famosa omelia pronunciata il giorno prima di diventare papa Benedetto XVI.
Preghiamo per le suore francescane dell’Immacolata, affinché si risolva tutto per il meglio. Preghiamo e speriamo.
Del resto, si è risolto tutto per il meglio per quelle suore americane che sostenevano – e sostengono –  l’aborto. I loro ordini non hanno più vocazioni perché, ovviamente, Dio non gliene manda. Eppure il loro commissariamento è finito, come si suol dire, a tarallucci e vino. Esse non hanno più problemi con la congregazione di Braz de Aviz. Speriamo che, un giorno, non ne abbiano con il Signore. Noi non glielo auguriamo di certo.
Preghiamo che il Signore, in questo giorno in cui lo adoriamo Re dell’universo, ci faccia avvicinare ad Egli con umiltà, con spirito di servizio e con la preghiera reciproca.
Preghiamo per gli uomini e le donne di Chiesa che hanno queste responsabilità, poiché si assumano la responsabilità delle proprie scelte.
Preghiamo per noi: quella verità – la Verità – che Gesù ci rivela nel momento drammatico della sua Passione, ci faccia finalmente liberi.
Non dobbiamo temere che accadano questi scandali. Gesù stesso ci dice che sempre ci saranno, ma “guai” ai personaggi che li causano. Accadranno sempre, ma non debbono sviarci, allontanarci da Colui che è Via, Verità e Vita.
Oggi, in questa solennità, ripartiamo più forti di prima, più forti che mai. Anche se siamo amareggiati, sconfitti, “commissariati”, sappiamo che questo è lo stesso trattamento che hanno riservato a Gesù. La nostra forza sta nel condividere la debolezza del Signore!
Non vorrei concludere con una battuta velenosa, ma vi chiedo di permettermelo.
Se Gesù e Maria tornassero in questi giorni, avrebbero grosse possibilità di ritrovarsi commissariati.
Sia lodato Gesù Cristo.
Sempre sia lodato.


http://www.cooperatoresveritatis.net/it/solennitao-di-nostro-signore-gesa-cristo-re 


Per la festa di Cristo Re - 1



L’anno liturgico finisce con la celebrazione di Cristo come Re dell’Universo. Egli è centro e culmine dell’Universo che tutto ha attinto dalla sua pienezza, sia in quanto “omnia per ipsum facta sunt” sia in quanto proprio Lui è il glorificatore, tramite l’umanità, dell’intero Universo.
L’immagine analogica del suo generoso impero sull’Universo è il Sole che tutto illumina.
L’Apostolo Pietro, vicario di Cristo, fu sepolto accanto ad una fastosa tomba sul cui cielo era raffigurato, su fondo d’oro, il Sole raggiante nelle vesti d’Apollo che attraversa il cielo sulla sua biga.
L’Imperatore Costantino si fece rappresentare, fin dai primi lucori del suo avvicinamento al cristianesimo, come accompagnato dal Sole e l’iconografia finisce per identificarlo col Sole proprio in coincidenza col suo battesimo e, quindi, col suo trapasso in Cielo.
Questa simbologia del sole fu assunta poi dalla teologia anticristiana dei neoplatonici del tardo impero, teologia anticristiana che fu mascherata di cristianesimo nel Quattrocento fiorentino, donde fu esportata ambiguamente in Francia.
Qui emerse egemone un Re che si fece chiamare il Re Sole e che organizzava feste e balletti a corte con ambigua simbologia neopagana. Invano questo Re fu richiamato dal Cielo ad una vera conversione cristiana. Purtroppo egli fu il modello della monarchia assoluta del Settecento che finì sfracellato alla fine di quel secolo, lasciando l’eredità d’un idolatrico assolutismo allo Stato contemporaneo, il quale è sempre più nudo.
Il Cristo Sole resta beneficamente luminoso per tutte le anime ben disposte e la sua luce è trasformante, divinizzante, sempre vittoriosa.

Don Ennio Innocenti
http://www.fraternitasaurigarum.it/wordpress/?p=814

Per la festa di Cristo Re - 2

Questa festa fu istituita da Pio XI nell’evidenza della rivolta sociale e politica del mondo moderno contro l’ordine divino. Essa ribadiva l’assoluto primato di Cristo, basato sulla sua realtà umana e divina e sulla potenza di attrazione del dono che Egli ha fatto di sé.
Connesso con la festa fu proclamato l’appello a rifinalizzare e consacrare il mondo in tutte le sue strutture divenute tendenzialmente barbare, disumane.
Dopo quasi un secolo l’appello resta intatto soprattutto a fronte del grido disperato degli affamati, degli assetati, dei disoccupati, degli ammalati ignorati dagli ospedali, dagli schiavizzati e sfruttati … un grido che dimostra il fallimento di una tronfia civiltà senza Dio, anarchica, preda del più forte, confidante nella cieca tecnica.
A questa pseudociviltà viene ancora proposto Cristo, il suo Vangelo, tramite i santi, pochi, ma presenti in tutti i continenti.
Questa proposta regale non passa attraverso le strutture istituzionali ecclesiastiche, che arrivano fino all’ONU, all’Unione Europea e alle Cancellerie dei 200 Stati in rapporto col Vaticano, tutti estranei a Cristo; passa attraverso i cuori misericordiosi di quei cristiani consegnatisi a Cristo che accettano di entrare in contatto con le miserie materiali e spirituali dei fratelli per seminare in queste miserie un seme identificabile di speranza e carità.
La festa è quotidiana, ricomincia tutti i giorni finché Egli, Cristo, tergerà ogni lacrima.

Don Ennio Innocenti

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