ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

domenica 8 novembre 2015

Devo consegnare l’Isee in Vaticano?

Al direttore - Papa Francesco si scaglia contro i ricchi, esasperando la metafora del cammello e della cruna. Poi afferma che vorrebbe un mondo senza poveri. A questo punto, da credente, esigo di sapere qual è la soglia superata la quale si scende da Paradiso, o Purgatorio, direttamente all’Inferno. Devo consegnare l’Isee in Vaticano?
Jori Cherubini

Ma Gesù è venuto a salvare solo i ricchi?

di Francesco Filipazzi
La distorsione della realtà genera paradossi che risultano simpatici. Prendiamo ad esempio il magistero di Papa Francesco, che quotidianamente invita ad aiutare i poveri, a donare i propri beni. Una valanga di buonismo, da quanto traspare sui giornali travisanti, che induce solo a pensare una cosa: il Vangelo è stato scritto per i ricchi e Gesù parla solo con loro. Chissenefrega dei poveri, loro non sono ricchi che devono donare i loro beni.
E comunque se i ricchi donassero tutto, diventerebbero poveri e dopo si dovrebbe andare dagli ex poveri a chiedere loro di ridare i soldi agli ex ricchi. Dunque cari ricconi da strapazzo, non fateci lo scherzone di spogliarvi davvero dei vostri villoni. Non si sa mai che salti fuori un altro San Francesco, che poi ci tocca stravolgerlo come abbiamo fatto con quello di Assisi inventandoci che era vegano.

D'altronde, il cattocomunismo si nutre delle stesse parole d'ordine della peggior retorica poveracciaro-lacrimogena del '900, come più o meno tutta la compagine socialistoide irreale. Se i poveri scomparissero davvero costoro non saprebbero più che dire e quindi sguazzano nella retorica. Si dimenticano che se fra due persone una è malata, la seconda per curare l'altro deve essere sana. Altrimenti i due creperebbero assieme, magari ognuno consolandosi che anche l'altro sta tirando le cuoia. Un ragionamento da mentecatti. 
Ma il cristianesimo è davvero questa poveracciata? Stando a 2000 anni di teologia e di esperienza di Chiesa Cattolica, no. 

Andiamo con ordine. Gesù era benestante e ha scelto la povertà. Quelli che dicono il contrario, spiegando che è nato in una mangiatoia perché Giuseppe non aveva i soldi per l'albergo, mentono e dovrebbero essere rieducati alla lettura del Vangelo. La Sacra Famiglia va nella stalla perché gli alberghi erano tutti pieni, a causa dell'affollarsi per il censimento. E via dicendo.
La povertà di Cristo è quindi una scelta. Avete mai letto che Gesù ha invitato qualcuno, a parte gli apostoli, a lasciare ai poveri la propria barca da pesca, la propria casa, i propri strumenti da lavoro, i propri campi e le proprie botteghe per donarle ai poveri? Potremmo forse azzardare che c'è una differenza fra ricchezza onesta e disonesta. Ma è un concetto difficile. Meglio la favola di Robin Hood.

Siccome si avvicina il Natale, sentiremo fino allo svenimento frasi come quella secondo cui “Gesù nasce povero e quindi dobbiamo farci poveri”. Non caschiamoci.
Secondo la Dottrina Sociale, “Il realismo cristiano, mentre da una parte apprezza i lodevoli sforzi che si fanno per sconfiggere la povertà, dall'altra mette in guardia da posizioni ideologiche e da messianismi che alimentano l'illusione che si possa sopprimere da questo mondo in maniera totale il problema della povertà. Ciò avverrà soltanto al Suo ritorno, quando Lui sarà di nuovo con noi per sempre.” In poche parole: il cristiano che propone il Paradiso in terra può accomodarsi nel cestino dell'immondizia.
Già Tommaso d'Aquino parlando di proprietà privata e di ricchezza, non condannò né l'una né l'altra, parlando piuttosto di un abuso della ricchezza, di uso non conforme alla morale. Introdusse anche il concetto di “utilizzo sociale” della proprietà privata, che è ben diverso dalla comune di fricchettoni, nella quale, ça va sans dire, va sempre a finire che l'unico utilizzo sociale è quello della marijuana.
Tutto questo con buona pace dei pauperisti de noantri i quali, generalmente, attaccano alle loro fandonie delle fiorenti cooperative che fatturano soldoni esentasse.

p.s. Se non ci fossero i ricchi a comprarlo, come farebbe la Chiesa a vendere tutto il suo oro per sfamare i poveri?

L’eterno ritorno dei trenta denari


Al di là di intercettazioni inquietanti, di fatti e responsabilità che andranno accertati, vi sono due elementi che sembrano costantemente sfuggire ai cronisti impegnati nella ricostruzione degli scandali vaticani esplosi in questi giorni. Il primo è che, se mezza Italia – o anche più di mezza – è si sta indignando per quanto accade (o accadrebbe) nello Stato Vaticano, beh lo si deve proprio…al Vaticano. Non sono infatti stati due libri sui malaffari della Santa Sede in procinto di entrare in vendita né la nostra magistratura ad arrestare monsignor Lucio Angel Vallejo Balda e Francesca Chaouqui, bensì la gendarmeria vaticana. E se questo non fosse accaduto dei due libri in questione, per quanto scottanti ne siano i contenuti, si sarebbe parlato molto meno, cosa che fra i sacri palazzi era ovviamente ben chiara.
Traballa non poco, dunque, l’idea che il cattivissimo Vaticano stesse insabbiando tutto prima degli eroici giornalisti ne svelassero le trame oscure. Che poi, per stare in tema, del famigerato complotto alle spalle di Papa Francesco – per aiutare il quale gli autori dei testi in questione assicurano di aver agito – si sta capendo tutto fuorché la cosa più importante: i mandanti. Non sarà che lo scandalo di cui si parla, per quanto oggettivamente poco consolanti siano alcuni particolari che stanno emergendo, altro non sia che la grande vendetta di due piccoli personaggi che avevano accesso a documenti e li hanno girati alla stampa non già per eroismo ma solo perché delusi nelle loro aspettative o per qualche mancata promozione? La storia, d’altra parte, insegna che il più delle volte gli enigmi hanno una soluzione semplice, banale perfino.
Quanto al contenuto dei libri che svelerebbero il marcio che il Vaticano vorrebbe occultare, meritano di essere riportate le parole del vaticanista Andrea Tornielli, accreditato come molto vicino a Papa Francesco: «Quello che più colpisce è piuttosto il quadro generale: i due libri presentano infatti i risultati della più grande e minuziosa inchiesta sui conti vaticani che sia mai stata condotta. A realizzarla però, è stato lo stesso Vaticano, affidandosi a consulenti esterni ed estranei: l’indagine per sapere quanto denaro c’è e come viene speso; quanti immobili ci sono, quanto realmente valgono e come vengono gestiti; che ruolo hanno le fondazioni e come gestiscono le loro uscite; lo screening minuzioso su tutti i conti dello Ior che ha portato alla chiusura di centinaia di posizioni…» (La Stampa.it, 5.11.2015) Più che ad uno scandalo, saremmo insomma davanti a banalissime fughe di notizie.
Un secondo aspetto che rimane curiosamente estraneo ai commenti dei tanti che in questi giorni seguono le vicende vaticane è il seguente: la corruzione c’è da sempre. Nella Chiesa, intendo. Già nel corso dell’Ultima Cena, infatti, sedeva chi per trenta denari si apprestava a tradire Chi può essere ritenuto più lungimirante e onesto di qualsiasi Papa: Nostro Signore. Il quale in fin dei conti venne quindi venduto – è stato osservato – per il prezzo che la Legge prescriveva per il riscatto di uno schiavo: non una somma stellare, quindi. E se chi ebbe la fortuna di frequentare Gesù lo tradì in fondo per poco, c’è davvero da stupirsi di chi tradisce, per quanto ispirato e riformatore, la fiducia di un Papa? O forse c’è meravigliarsi di chi – si perdoni il bisticcio di parole – si meraviglia che certe cose (ancora) accadano? E’ bene riflettere su questi aspetti.
Ed è bene farlo senza però cadere nel tranello pauperistico per cui una Chiesa spiantata sarebbe quello che ci vuole dal momento che, se si deve credere ai Vangeli, Gesù stesso pare fosse tutt’altro che un “profugo”: non nacque schiavo, contrariamente all’immagine tradizionale – o stereotipata, per usare un termine à la page – la sua nascita non sembra essere particolarmente contrassegnata da indigenza e miseria, era di origini “aristocratiche” appartenendo al più nobile lignaggio giudaico, quello davidico, la sua famiglia doveva possedere una propria casa a Nazaret, il lavoro di artigiano doveva consentirGli di guadagnarsi da vivere e, oltre a non rifiutare inviti ai banchetti anche a costo di essere considerato «un mangione e un beone», pare non disdegnasse il sostegno economico delle donne anche facoltose che lo seguivano (cfr. StoriaLibera, 2015; Vol.1:45-100).
Tornando a noi il problema non sembra essere dunque tanto – fermo restando il rifiuto per eccessi e sprechi, deprecabili a priori – quello della mancata povertà di certi uomini di Chiesa ma, semmai, della mancata fedeltà: che è guaio molto più serio. Se infatti a sbarazzarsi dei propri averi, una volta che c’è la volontà di farlo, basta un attimo, la fedeltà al Vangelo richiede esercizio continuo. Ed è naturalmente giusto aspettarsi da alti prelati e principi della Chiesa l’esempio: ci mancherebbe. Tuttavia lo stracciarsi le vesti per quanto sta trapelando in questi giorni, alla luce di duemila anni di storia – e di quel miserabile tradimento consumatosi già durante l’Ultima Cena -, tradisce, sia detto con rispetto, non poca ingenuità. Ma la Chiesa in realtà è sempre Sua, del Fondatore, ed è quindi destinata a superare sia le umiliazioni inflittegli da chi ne tradisce la missione sia la meraviglia di chi, oltre che della Sposa di Cristo, sembra capire poco della fragilità umana.
giulianoguzzo.com Posted by  

All’Ospedale Bambino Gesù “si volta pagina”. Resta da vedere cosa ci sia scritto sulla pagina successiva 

“Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma vi ho scelti io dal mondo, per questo il mondo vi odia”. (Gv 15, 18-19). Forse il Vangelo è superato e non lo sapevamo. Ora il nuovo principio è: “Cercate il consenso del mondo e per facilitarvi affidatevi a persone del mondo”…


di Paolo Deotto
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zzzzbmbngsIl Segretario di Stato, Card. Pietro Parolin, ha nominato il nuovo consiglio di amministrazione della Fondazione che gestisce l’Ospedale Pediatrico “Bambino Gesù”, popolarmente conosciuto anche come “L’ospedale del Papa” (clicca qui per leggere la storia dell’ospedale Bambino Gesù).

Con l’occasione, come ci informa Radio Vaticana, “si volta pagina”.  Sullo stesso sito possiamo leggere che “il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin ha rivolto ai membri del Consiglio un messaggio di vicinanza e ringraziamento “per aver accettato questo non facile compito, mossi da quel nobile spirito di servizio, umile e disinteressato, che deve contraddistinguere i discepoli di Gesù e, nel nostro caso, quanti lavorano, ai diversi livelli, nell’Ospedale del Papa. Non dubito che questi sentimenti, insieme all’alto profilo morale e professionale che vi contraddistingue, vi saranno di efficace aiuto nello svolgimento della missione che è affidata alla Fondazione e alla quale voi siete chiamati a dare volto e contenuti concreti”.
Tutto ciò è senza dubbio molto bello. Ci sia concesso però di soffermarci su alcuni particolari.
Leggiamo che tra i membri del nuovo Consiglio figurano Ferruccio De Bortoli e Anna Maria Tarantola. Ora, sia ben chiaro che non abbiamo nulla contro queste persone. Il primo, giornalista di fama, già direttore del Corriere e del Sole 24Ore. La signora Tarantola, già presidente della RAI, nominata dal governo di Loden Monti.
Non vogliamo criticare questi due personaggi. È però lecito chiedersi:
  • Con che competenza possano guidare una struttura ospedaliera;
  • Se non sia alquanto ardita questa assimilazione ai “discepoli di Gesù” (non era peccato “nominare il nome di Dio invano”?);
  • Quali interessi questi due personaggi rappresentino effettivamente;
  • In definitiva, che c’entrino con una struttura della Chiesa cattolica.
Cerchiamo di essere chiari: possiamo fingere fino in fondo e dire che si diventa presidenti della RAI o direttori di giornali come il Sole 24Ore e il Corriere solo per eccellenti meriti professionali. Senza negare il valor professionale, possiamo essere invece sinceri e dire che si arriva a tali quote se si è comunque parte integrante del sistema di potere consolidato. E cosa sia – e a cosa porti – il sistema di potere lo abbiamo sotto gli occhi quotidianamente: basta guardare, senza le lenti affumicate dell’ideologia, la società in cui viviamo, frutto dell’inarrestabile scristianizzazione, alla quale peraltro non ha opposto alcuna resistenza la Chiesa.
La collaborazione sempre più stretta tra Chiesa e potere si palesa ogni giorno di più. A parte l’ondata di popolarità mondana di un papato che ogni giorno si sforza di fornirci una immagine di chiesa “free for all”, dove le nuove parole magiche sono l’inclusione, la misericordia, l’accoglienza, il dialogo (eccetera…) e dove il dogma e la dottrina sembrano ormai anticaglie, a parte ciò, abbiamo tanti, troppi, esempi di collaborazione concreta col potere. I lettori di Riscossa Cristiana ricorderanno di sicuro il fantastico documento della diocesi di Padova, nel quale, intervenendo sulle critiche alla legge sulla “buona scuola” (che dà via libera all’insegnamento del gender nelle aule scolastiche), il problema veniva liquidato con un’accettazione incondizionata alle parole del ministro che autocertificava la bellezza inenarrabile della legge. Oppure potremmo ricordare la disciplinata e celere disponibilità della diocesi ambrosiana all’appello di Repubblica, con licenziamento di un insegnante di religione “reo” di voler spiegare ai suoi allievi la realtà dell’aborto… e così via.
Ora al Pediatrico Bambino Gesù “si volta pagina”. Cosa ci sia scritto sulla pagina successiva, non è poi così difficile da leggere. La Chiesa si affida, per una delle sue più importanti strutture, a quel sistema di poter che da sempre ha, come necessario obiettivo, la cancellazione della presenza cristiana nel mondo. Il tutto viene condito dalla frettolosa assegnazione della qualifica di “discepoli di Gesù”… probabilmente in nome della misericordia, che abbraccia tutti, non giudica nessuno. Beh, nessuno non proprio, perché giudica, con assoluta decisione, quanti ancora parlano di salvezza delle anime, di peccato, di devozione, di unicità della Fede cattolica. E vogliamo continuare?
La trasparenza, la legalità, la solidarietà, l’innovazione, sono le nuove virtù “civili” che vengono esaltate. In fondo, niente di nuovo: sono le stesse virtù civili del “Cuore” di De Amicis. C’è quindi coerenza: queste sono le cose che vuole sentire il mondo, e col mondo si collabora cordialmente. Naturalmente, è lo stesso Cardinale Parolin a dircelo, ora finalmente il Bambino Gesù potrà diventare una “grande opera di carità”. Prima, è chiaro, non si era combinato nulla di buono. Ora finalmente abbiamo le persone giuste. Del resto, non lo sapevamo che la Chiesa è veramente nata il 13 marzo 2013? Prima si facevano un sacco di errori, tant’è che ne ha fatti anche l’evangelista, quando ha scritto le parole di Nostro Signore: “Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma vi ho scelti io dal mondo, per questo il mondo vi odia”. (Gv 15, 18-19).
Ora “si volta pagina”. Ce ne siamo accorti.
http://www.riscossacristiana.it/allospedale-bambino-gesu-si-volta-pagina-resta-da-vedere-cosa-ci-sia-scritto-sulla-pagina-successiva-di-paolo-deotto/

Banalità devastanti e Papa Francesco distrae dai suoi guai

Papa Francesco dà lezione su tutto, dalle pensioni al lavoro domenicale, con banalità devastanti ma ignora gli scandali che scoppiano in Vaticano 
Papa Francesco distrae dai guai della Chiesa
 sparando banalità sui mali del mondo  
ROMA – Invece di pensare al marcio della Chiesa (pedofilia, simonia, corruzione) Papa Francesco va alla ricerca di facile demagogia prendendo di mira soprattutto quel che accade in Italia. In un incrocio fra Beppe Grillo e Rifondazione comunista, Papa Francesco dice una serie di cose anche nobili in linea di principio, per lo più vaghe banalità e luoghi comuni ma che hanno poco costrutto pratico, ottenendo solo di fare confusione e di interferire nelle faccende interne in Italia, come peraltro consuetudine da duemila anni. Ecco una serie di massime di Papa Francesco, come riferite dalla agenzia Ansa, estratte dal suo discorso ai dipendenti Inps. 1. Pensioni. Non è giusto “rinegoziare” l’età per la pensione fino ad “estremismi aberranti”. “Fino a qualche tempo fa era comune associare il traguardo della pensione al raggiungimento della cosiddetta terza età” e invece “l’epoca contemporanea ha mutato questi ritmi. Da un lato l’eventualità del riposo è stata anticipata, a volte diluita nel tempo, a volte rinegoziata fino ad estremismi aberranti, come quello che arriva a snaturare l’ipotesi di una cessazione lavorativa”. Beato chi capisce proprio le parole. 2. La domenica è un giorno di riposo perché la persona possa dedicarsi alla famiglia e anche alla sua vita spirituale. “L’esigenza di ‘santificare’ il riposo si lega a quella, riproposta settimanalmente dalla domenica, di un tempo che permetta di curare la vita familiare, culturale, sociale e religiosa”. Non gli ha detto nessuno del riposo compensativo? 3. Il lavoro non è “un mero ingranaggio nel meccanismo perverso che macina risorse per ottenere profitti sempre maggiori; non può essere prolungato o ridotto in funzione del guadagno di pochi”. La dignità dell’uomo “non può essere pregiudicata mai, neanche quando smette di essere economicamente produttiva”. 4. La missione di Inps. Tutelare il diritto alla pensione, le sovvenzioni ai disoccupati, l’assistenza alla maternità. L’appello arriva dal Papa nell’udienza ai dipendenti e dirigenti dell’Inps. “Vostro difficile compito è contribuire affinché non manchino le sovvenzioni indispensabili per la sussistenza dei lavoratori disoccupati e delle loro famiglie. Non manchi tra le vostre priorità un’attenzione privilegiata per il lavoro femminile, nonché quell’assistenza alla maternità che deve sempre tutelare la vita che nasce e chi la serve quotidianamente”. “Non manchi mai l’assicurazione per la vecchiaia, la malattia, gli infortuni legati al lavoro. Non manchi il diritto alla pensione, e sottolineo: il diritto, perché di questo si tratta. Siate consapevoli dell’altissima dignità di ciascun lavoratore, al cui servizio voi prestate la vostra opera. Sostenendone il reddito durante e dopo il periodo lavorativo, contribuite alla qualità del suo impegno come investimento per una vita a misura d’uomo”. Anche a lui piace parlare di diritti, i doveri (nel caso quello dei contributi) sono un optional. Anche Giorgio Napolitano aveva parlato di diritto al lavoro dei giovani, col risultato che nessun giovane vuol più fare un lavoro che non gli piaccia. Se è un diritto, me lo dovete dare che mi vada bene. Per i lavori non graditi, ci sono i neri e i marocchini, i filippini e gli extracomunitari in genere.  
a cura di Sergio Carli
L'ironia di Dio più forte dei corvi e di Vatileaks
di Angelo Busetto08-11-2015
Gesù scaccia i mercanti dal termpio
Quante volte il Vangelo parla di soldi? Negli ultimi giorni è andato a raffica. Nei Vangeli delle Messe quotidiane segnate nella programmazione liturgica, Mercoledì scorso Gesù raccontava di un tale che progetta di costruire una torre, e siede prima a calcolare se ha i mezzi per portarla a compimento. Giovedì è stata la volta della donna che perde una delle sue dieci monete ed è tutta contenta quando la ritrova, fino a chiamare le amiche; Gesù non dice se avrà speso la moneta per far festa con loro, ma a noi sta bene. 
Poi, venerdì Gesù ha messo a disagio tutti i commentatori con la storia dell'amministratore disonesto, lodato dal padrone perché aveva agito con scaltrezza. Non è finita. Ieri Gesù ha parlato di chi non sa maneggiare bene nemmeno la ricchezza disonesta; come gli si potrà affidare quella vera? E nel Vanagelo di oggi ecco i farisei che fan bella figura gettando grosse monete nel tesoro del tempio e la vedova elogiata perché, gettando due monetine, vi ha messo tutto quanto aveva per vivere.
Tutti questi soldi citati nel Vangelo ci rimbalzano nel cuore. Troppo stretta la coincidenza con tutte quelle notizie sventagliate in Tv e in tutti i media per denunciare i soldi usati o sprecati da prelati o da istituzioni vaticane. Troppo stringente e puntuale il richiamo di papa Francesco in questi giorni, e non solo, sull'uso del denaro. Gesù avrà fatto una soffiata al Papa, dicendogli che non c’era da aver paura: paginate di Vangelo l’avrebbero accompagnato con perfetto tempismo. Gli avrà anche sussurrato il fatto della borsa di Giuda, o l'episodio dei mercanti scacciati dal tempio, o del tributo pagato lealmente allo Stato. Ma non si sarà dimenticato di ricordargli la donna che ha sprecato un sacco di soldi per comperare una quantità esagerata di profumo da versargli sui piedi. E poi ancora i profumi preziosi del mattino di Pasqua. 
Gli avrà ricordato il daziere Matteo, che papa Francesco tante volte ha visto nel dipinto di Caravaggio, con il bancone pieno di soldi abbandonato subito alla chiamata del Signore, o le tasche di Zaccheo, piene di denaro sporco prontamente restituito alle persone alle quali era stato sottratto e ai poveri. Gesù sapeva e sa ancora bene come andava il mondo e come va adesso. Avessimo sotto gli occhi il suo volto, vedremmo che consola il Papa con un sottile sorriso ironico, ricordandogli di essere stato venduto per trenta denari e la musica forse non è molto cambiata.
Eppure... Eppure questa Chiesa va ancora. Questa Chiesa - abitata da peccatori - è stata ed è luogo di salvezza, casa di bellezza, albergo di carità, madre di santi; ospedale da campo per gli uomini e le donne di tutti i continenti, e tra i feriti non mancano certo i cristiani. Il Vangelo è pieno di ironia e ci ricorda ogni giorno che Dio ha scelto pescatori e peccatori, anime candide e prostitute, delinquenti e  innocenti: per parlare di Lui, costruire chiese e cattedrali, ospedali e scuole, soccorrere poveri e malati, vecchi e bambini, testimoniare una misericordia che attraversa mari e monti in cerca della pecora perduta.
Convertendosi a Gesù e amandolo con tutto il cuore, uomini e donne hanno donato i soldi e tutta la vita, con un'energia che non si spegne e un'inventiva che si rinnova ad ogni tornante della storia. Volete voi che qualche intrigo del Vaticano o dell'intera Chiesa e qualche scandalo di prelati o amministratori - ben miscelato nella salsa di giornalisti e imbonitori - fermino l'opera di Dio che ha posto la sua tenda accanto alle case degli uomini e continua ad abitarvi?

1 commento:

  1. Mi permetto un'osservazione:

    “La missione di Inps. Tutelare il diritto alla pensione”

    Chi ci darà i fondi per tutelare questo “diritto”?

    Dovrebbe forse pagare la parte della popolazione attiva... il problema è: dov'è?
    Dove sono i 20-30-quarantenni che avrebbero garantito a il diritto alla pensione negli anni a venire?

    Secondo me c'erano ma sono rimasti nella mente di Dio perchè chi poteva e doveva dire qualcosa (anche nel confessionale) al popolo di Dio ha preferito lasciare che le coscienze si arrangiassero come volevano perchè (attribuita a un prete salesiano) “i doveri verso le necessità della famiglia si devono anteporre ai doveri verso la legge di Dio”.

    Così adesso ci troviamo nel pasticcio demografico che sappiamo... quel che non sappiamo è dove far saltar fuori i soldi.

    Ma per conto mio possiamo ringraziare anche il lassismo morale pratico (perchè a livello di teoria qualcosa c'era, non mi sono mica inventata io l'insegnamento morale della Chiesa...) e adesso ...“ci haddapensà l'INPS...”

    Preferisco rivolgermi alla Provvidenza Divina

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