Il problema non è la Chiesa “nel mondo”… ma la Chiesa “del mondo”
In questi giorni in cui scandali finanziari dentro e fuori le Mura Leonine sono alla ribalta, è bene puntualizzare alcune cose in merito al mistero della Chiesa.
La Chiesa è una realtà divino-umana, dunque né solo umana né solo divina. È evidente che nella sua componente umana la Chiesa può risentire di tutte le fragilità e imperfezioni che sono costitutive a questa componente.
Ovviamente qui non si tratta di giustificare e di deresponsabilizzare, tutt’altro.
Chi ha una maggiore autorità, ha anche una maggiore responsabilità. Non vanno certo dimenticate le dure e chiare parole di Gesù allorquando afferma che per chi scandalizza è meglio mettersi una macina al collo e gettarsi nel mare. (Marco 9).La Chiesa è una realtà divino-umana, dunque né solo umana né solo divina. È evidente che nella sua componente umana la Chiesa può risentire di tutte le fragilità e imperfezioni che sono costitutive a questa componente.
Ovviamente qui non si tratta di giustificare e di deresponsabilizzare, tutt’altro.
A riguardo un buon esempio lo possiamo trarre dall’esperienza di fede dell’uomo medievale. Questi (ovviamente generalizzo) aveva una fede granitica, ma era altrettanto sicuro (ce lo dicono per esempio gli affreschi e la stessa letteratura) che nell’inferno ci fossero anche sacerdoti, vescovi e forse anche qualche Papa. Eppure l’uomo medievale non dubitava affatto che era volontà di Dio che nella Chiesa vi fossero i sacerdoti, i vescovi e il Papa. Dante non aveva certo simpatia per Bonifacio VIII. In realtà sbagliava, ma non è di questo che dobbiamo parlare. Dicevo: Dante non sopportava Bonifacio VIII. Se la prese finanche con Celestino V, il quale per il famoso “rifiuto” (anche se non tutti i dantisti concordano sul fatto che Dante si riferisse a lui) permise di diventare papa a colui che non sopportava. Ma quando dovette commentare il celebre “schiaffo” di Anagni, il Poeta espresse profonda indignazione sentendosi profondamente offeso per quell’atto irriverente: non era stato oltraggiato Benedetto Caitani, ma il Papa! Insomma, l’uomo medioevale sapeva ben distinguere ciò che è umano e ciò che è divino nella Chiesa.
Facciamo adesso una puntatina nel Vangelo. San Giovanni ci dice che gli Apostoli avevano una cassa per assicurarsi una certa autonomia economica (Giovanni 12). È vero che il cassiere era Giuda Iscariota (che evidentemente una certa inclinazione doveva averla), ma la cassa c’era eccome. San Giovanni poi aggiunge che Giuda era ladro e rubava da questa cassa (Giovanni 12).
Il giudizio che Gesù aveva di Giuda era ben chiaro. Dice esplicitamente: «Era meglio per lui che non fosse mai nato» (Marco 14). Gesù sapeva che Giuda lo avrebbe tradito e ovviamente lo sapeva al momento dell’Ultima Cena. E quando nel Cenacolo istituisce il sacramento dell’Ordine Sacro conferendo agli Apostoli il sacerdozio nella pienezza (episcopato), non fa precedere l’istituzione con queste eventuali parole rivolte al traditore: “Lei, cortesemente, esca.”… no! Lo ordina vescovo. Pertanto, non sarebbe improprio dire, anche se è necessario forzare sui tempi, che Gesù sia stato tradito da un vescovo.
Ed ecco perché Origene dice (peraltro in tempi non sospetti che molti impropriamente idealizzano) che la Chiesa è una “casta meritrix”, “casta” nella sua componente divina, “prostituta” nella sua componente umana. In realtà, se si volesse essere precisi una tale definizione ha anche un che di ambiguo perché può far intendere che la Chiesa per questo motivo non possa essere santa. La Chiesa, invece, indipendentemente dalla componente umana, è sempre costitutivamente “santa”.
Offro un’altra immagine che solitamente utilizzo quando parlo di queste cose. Gesù nacque in una mangiatoia, luogo che non è il massimo della pulizia. Anche da un punto di vista olfattivo in una mangiatoia non si assaporano fragranze da eleganti profumerie. Nella mangiatoia c’è lo sterco… e Gesù è nato in mezzo allo sterco. Ebbene, quando l’angelo andò a chiamare i pastori per adorare il Verbo Incarnato (Luca 2), questi, arrivati alla mangiatoia, non si inginocchiarono dinanzi allo sterco, bensì dinanzi al Divino Infante. Fuor di metafora, dove c’è l’uomo c’è sempre lo sterco. E ciò è anche per la Chiesa.
Certo, convengo sul fatto che c’è “sterco” che scandalizza di più e “sterco” che scandalizza di meno, ma non c’è da sorprendersi se dove opera l’uomo si scopra ciò che si vorrebbe mai scoprire.
Veniamo a conclusione e chiediamoci: perché certi scandali danno più fastidio oggi rispetto a ieri? La risposta sta nel fatto che se ovviamente tutti sanno che la Chiesa è nel mondo, pochi sono però oggi convinti che essa non sia del mondo. Anzi, ormai da troppo tempo le indicazioni pastorali della Chiesa confondono le idee. Queste indicazioni sembrano sempre più orientarsi per una presenza di totale accomodamento sulle istanze del “mondo”. Ormai siamo (addolora dirlo) ad una sorta di Chiesa senza Cristo, tutta appiattita nell’immanente, preoccupata soprattutto di faccende umane… troppo umane.
Quindi, non ci si può meravigliare più di tanto per coloro che attaccano la Chiesa confondendo le nefandezze umane con la sua stessa essenza, senza avere la capacità di distinguere il divino dall’umano. È questo l’esito di una grave negligenza: aver preteso di nascondere il divino nell’umano, aver preteso di dissolvere i diritti di Dio nell’illusoria promozione degli esclusivi diritti dell’uomo: non più la centralità di Dio, ma la centralità dell’uomo.
E se l’uomo al centro, saranno inevitabilmente al centro anche la sua fragilità, la sua inconsistenza… e il suo sterco.
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