Di cosa si accusano le Suore Francescane dell'Immacolata?
Di "non essere riuscite ad assimilare adeguatamente e applicare nel contesto della propria vita e missione le ricchezze dell`insegnamento conciliare e del successivo magistero papale sulla vita consacrata".
Ecco gli esempi delle ricchezze dell'insegnamento conciliare:
Postato 1 hour ago da Cesare Baronio
FFI, Vaticano colpisce ancora....
La saga dei Frati Francescani dell’Immacolata sta vivendo un’altra fase, altrettanto singolare quanto quelle già passate; e che gettano una luce pessima sulla Chiesa, e su alcuni dei suoi protagonisti. La Congregazione per gli istituti di Vita Consacrata ha infine deciso di commissariare anche il ramo femminile dei Francescani dell’Immacolata.
La saga dei Frati Francescani dell’Immacolata sta vivendo un’altra fase, altrettanto singolare quanto quelle già passate; e che gettano una luce pessima sulla Chiesa, e su alcuni dei suoi protagonisti. La Congregazione per gli istituti di Vita Consacrata ha infine deciso di commissariare anche il ramo femminile dei Francescani dell’Immacolata.
La motivazione: pare che l’ordine non sia riuscito " ad assimilare adeguatamente ed applicare nel contesto della propria vita e missione apostolica le ricchezze dell'insegnamento conciliare e del successivo magistero papale sulla vita consacrata" . I processi di ogni regime totalitario ci hanno insegnato che più vaga è l’accusa (“attività contro il popolo”) tanto più difficile, se non impossibile difendersi. E vista dall’esterno un’accusa del genere, rivolta a persone che vivono una vita realmente povera, seguendo San Francesco e Massimiliano Kolbe, che praticano ore di devozione eucaristica al giorno (quanti religiosi, anche molto a la page oggi, lo fanno?), ha un sapore un po’ fantastico, quasi irreale.
Se poi vediamo quella che è la realtà nella Chiesa, anche i più entusiasti a parole delle esortazioni di papa Francesco, fra diocesi e ordini religiosi in bancarotta, porporati accusati di aver protetto preti e vescovi pederasti, seminari in cui succede di tutto e di più, da persone ahimè esperte del mondo non si può non chiedersi: ma che cosa avranno fatto mai queste tre/quattrocento suorine? (Identica domanda, senza risposta, la ponemmo molto tempo fa per il ramo maschile).
Non casualmente, perché tutta l’operazione dei Francescani dell’Immacolata ha sempre avuto un lato mediatico di appoggio particolarmente aggressivo, virulento e tutt’altro che evangelico, mentre era in corso il Commissariamento sono uscite dichiarazioni molto forti di un paio di suore che hanno abbandonato l’ordine molti anni fa, contenenti accuse che le fonti vicine alla vecchia gestione dei FFI non hanno avuto molta difficoltà a smentire.
Che cosa pensare? Che frati e suore avessero la colpa, imperdonabile oggidì, al tempo della misericordia e della tenerezza, di essere troppo tradizionalisti; che nella gestione attuale della Chiesa queste diversità non siano non solo ammesse, ma neanche tollerate, e che di conseguenza sia in corso un’operazione di ristrutturazione mentale dei frati (a cui è proibito andare a fare i preti altrove, così come è proibito ai vescovi di accoglierli); che all’interno dei FFI qualcuno molto astuto, determinato e ambizioso pensi di cavalcare l’onda. E che anche la parte materiale non sia estranea a questi giochi.
Anche se la giustizia, che in un primo momento aveva bloccato i beni, ha dovuto riconoscere che non erano dell’ordine, ma dei benefattori laici, e tornare sui suoi passi. Fra l’altro, un sito nemico del fondatore, scrive così dei vertici femminili commissariati: “ Una funzionaria della CIVCSVA (Congregazione di Vita consacrata, N.D.R.) mi ha inoltre confidato che le superiore non si sono nemmeno presentate al Dicastero per ricevere il decreto di commissariamento, intente come erano a continuare a svuotare le casse dell’Istituto e ad occultare documenti scottanti. Credevano evidentemente che senza la promulgazione non ci sarebbe stata la messa in opera del provvedimento”. Sono accuse gravi. Di cui forse le religiose interessate potrebbero chiedere ragione, per tutelarsi, di fronte alla giustizia religiosa e a quella civile.
MARCO TOSATTI
Continuano le baggianate dei persecutori dei Francescani e delle Francescane dell'Immacolata
Riprendo la parte conclusiva dell'articolo di oggi di Tosatti:
[...] Che cosa pensare? Che frati e suore avessero la colpa, imperdonabile oggidì, al tempo della misericordia e della tenerezza, di essere troppo tradizionalisti; che nella gestione attuale della Chiesa queste diversità non siano non solo ammesse, ma neanche tollerate, e che di conseguenza sia in corso un’operazione di ristrutturazione mentale dei frati (a cui è proibito andare a fare i preti altrove, così come è proibito ai vescovi di accoglierli); che all’interno dei FFI qualcuno molto astuto, determinato e ambizioso pensi di cavalcare l’onda. E che anche la parte materiale non sia estranea a questi giochi.Anche se la giustizia, che in un primo momento aveva bloccato i beni, ha dovuto riconoscere che non erano dell’ordine, ma dei benefattori laici, e tornare sui suoi passi. Fra l’altro, un sito nemico del fondatore, scrive così dei vertici femminili commissariati: “Una funzionaria della CIVCSVA (Congregazione di Vita consacrata, N.D.R.) mi ha inoltre confidato [Vatileaks colpisce anche qui?] che le superiore non si sono nemmeno presentate al Dicastero per ricevere il decreto di commissariamento, intente come erano a continuare a svuotare le casse dell’Istituto e ad occultare documenti scottanti. Credevano evidentemente che senza la promulgazione non ci sarebbe stata la messa in opera del provvedimento”. Sono accuse gravi. Di cui forse le religiose interessate potrebbero chiedere ragione, per tutelarsi, di fronte alla giustizia religiosa e a quella civile.
Quest'ultima affermazione è davvero gravissima. Ed è una calunnia lampante, perché Frati e Suore non sono e non sono mai stati proprietari di nulla. Di cosa le Suore avrebbero dovuto svuotare le casse? Vediamo dunque di rinfrescare la memoria a chi ci legge.
- I beni non sono mai stati di proprietà dell'Ordine dei Francescani dell'Immacolata fin dall'inizio.Padre Stefano Maria Manelli, che aveva approfondito le Fonti Francescane e gli scritti di san Massimiliano Maria Kolbe, si sentì molto interpellato dal decreto conciliare Perfectae Caritatis, che invitava al ritorno alle fonti originarie per un rinnovamento della vita consacrata.La fondazione del nuovo Ordine fu preceduta (fin dal 1970) da un'esperienza vissuta all'interno dell'ordine di appartenenza col consenso dei Superiori. Nel 1990 furono completate le costituzioni del nuovo Istituto, con approvazione dapprima diocesana e poi pontificia da parte di Giovanni Paolo II. Fin da allora padre Manelli chiese alla Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica che l'Ordine stesso non fosse intestatario di alcun bene, per poter vivere pienamente, insieme ai suoi Frati ed alle Suore, il carìsma della perfetta povertà francescana, secondo la clausola inserita nella Regola in base alla quale nessun aderente all'Ordine poteva disporre di alcuna proprietà.La Congregazione replicò che non era possibile e non aderì neppure alla conseguente proposta di Padre Manelli di intestare i beni dell'Ordine alla Congregazione stessa, plausibilmente per le necessità di responsabilità diretta della gestione. Fu dunque concordato, d'intesa con la Congregazione, che i beni fossero intestati a Associazioni non ecclesiastiche.La gestione iniziale non fu felice e costellata di problemi creati da amministratori fraudolenti. Fu per questo motivo che, nel corso degli anni successivi maturò, sempre nella stessa ottica, una diversa organizzazione e furono avviati e stabiliti presupposti civili, il cui iter lungo e complesso è maturato prima del commissariamento e perfezionato in concomitanza di esso. Si stabilì dunque di affidare i beni a persone di fiducia nell'ambito delle associazioni «Missione dell’Immacolata» e «Missione del Cuore Immacolato», costituite da fedeli seguaci laici della spiritualità dell'Ordine, di provata professionalità e dotati delle indispensabili capacità organizzative e gestionali.
- Alle Associazioni è affidata la sola gestione del patrimonio, costituito da lasciti e proprietà confluite soprattutto nei tempi più recenti. Questi beni non sono mai stati usati per le spese correnti dei conventi e delle missioni. Dunque, non è esatto affermare che ora i beni sequestrati potranno essere destinati alle attività correnti dei frati, visto che essi hanno sempre vissuto in Conventi di proprietà dei vescovi (tranne alcuni delle Suore che risiedono in Case di proprietà dell'Ordine) da sempre autogestiti e dipendenti dalla carità spicciola dei benefattori, molti dei quali, in conseguenza dell'accaduto, hanno sospeso le loro erogazioni.
- I conventi, per le spese e attività correnti, dunque, non sono mai stati finanziati col patrimonio costituito dai beni, ma con le elargizioni benefiche contingenti.
- Non può apparire strano o sospetto che un padre si preoccupi della sua famiglia ed è normale che padre Manelli abbia comunque cercato di cautelarsi a suo modo perché nella gestione dei beni non ci fosse distrazione di intenti.
Concludo con le osservazioni di un Lettore:
affinché l'Ordine si senta "cum Ecclesia" - con la chiesa vaticansecondista, beninteso - bisogna:
- farsi scannare spiritualmente, rinunciando alla vera libertà;
- rinnegare Maria S.ma, sia esteriormente, non portando le di Lei insegne sulla veste, sia in foro interno, abiurando ad un voto liberamente preso di totale dedizione a Lei, che in quello esterno:
- rinunciare a testimoniare, non portare la medaglia miracolosa significa non farla conoscere, nasconderla, dimenticarla. Ed anche rinunciare alla protezione che la devozione implica;
- spogliarsi del proprio abito quando è invece più necessario portarlo, la notte (come insegna S. Francesco), quando si è più indifesi e non si è vigili. Questo fatto è particolarmente grave: bisogna che l'agnello sia totalmente inerme;
- rinnegare il proprio carisma, ispirato dallo Spirito Santo, peraltro riconosciuto e approvato da Giovanni Paolo II.
- Come completamento del punto n.2) occorre anche disconoscere e obnubilare colui che ha dato l'origine remota al proprio carisma (S. Massimiliano), quindi non avere un padre (e neppure una madre, secondo quanto imposto dal punto n. 2) essere orfani perciò e come orfani essere trattati dai prepotenti di turno.
Chi fa così, evidentemente "sente cum haec ecclesia".
Non si può non ravvisare qualche cosa di inquietante, di diabolico in tutto questo. È probabile che questa persecuzione irrazionale si ritorcerà contro i persecutori, mandanti, esecutori, coloro che approvano, coloro che tacciono, coloro che volgono lo sguardo altrove, coloro che ingiuriano, ciascuno secondo la propria personale responsabilità.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.