La cura del funerale, la disposizione per la sepoltura, la pompa delle esequie sono più un sollievo per i vivi che un aiuto per i morti. Ma non perciò son da lasciare senza cura e rispetto i corpi dei defunti, specialmente dei giusti e dei fedeli, mentre di essi santamente si servirono le anime come di organi e di strumenti per tutte le opere buone. Poiché se la veste e l'anello di un padre, o altra cosa simile, tanto è più cara ai posteri quanto più grande è l'affetto verso i parenti; in verun modo sono da disprezzarsi i corpi che certo portiamo molto più intimamente e strettamente congiunti che qualsiasi veste. Infatti essi non sono un ornamento o un qualsiasi aiuto che serve all'esterna, ma alla stessa natura dell'uomo appartengono. Onde anche i funerali degli antichi giusti furon curati con riverente pietà, furon celebrate le loro esequie e fu provvisto ad onorevole sepoltura ed essi stessi, ancor viventi, diedero ordini ai figli circa la sepoltura o anche la traslazione dei loro corpi.Cap. 2 e 3
La memoria, la preghiera affettuosa che si ha dai fedeli verso i carissimi defunti, non v'ha dubbio che giovi a quelli che, mentre vivevano, meritarono che tali cose giovassero loro dopo questa vita. Però sebbene qualche necessità non permetta affatto o di seppellire i corpi, o di seppellirli in luogo sacro, non per questo san da omettere le preghiere per le anime dei trapassati: preghiere che la Chiesa con una commemorazione generale fa, anche tacendo i loro nomi, per tutti quelli che son morti nella comunione cristiana-cattolica; onde quelli che ciò non hanno o dai genitori, o dai figli, o da qualsiasi parente o amico, lo ricevano dalla stessa pia madre comune. Che se non vi fossero queste preghiere, la quali con retta fede e pietà si fanno per i morti, penso che niente gioverebbe alle anime loro, nonostante che i corpi esanimi vengano sepolti in luoghi sacri.Cap. 4
Stando cosi le cose, non crediamo di portar sollievo ai morti, verso cui abbiam tanta cura, se non offriamo per essi solennemente il sacrificio o dell'altare o di orazioni o di elemosine sebbene non giungano a tutti quelli per cui s'innalzano, ma solo a quei che, mentre vivono, meritano che giovino loro. Però siccome noi non sappiamo chi siano costoro, fa d'uopo che ciò facciamo per tutti i cristiani, affinché niuno di quelli cui questi benefizi possono e debbono giovare, ne sia escluso. Poiché è meglio ch'essi sopravanzino a quelli cui non fan né male né bene, che manchino a quelli cui arrecano giovamento. Ciascuno poi farà la cosa con maggior diligenza per i parenti, affinché i suoi facciano lo stesso per lui. Tutto ciò poi che si fa per seppellire il corpo non è già un soccorso per la salvezza, ma un ufficio di umanità, per l'affetto onde nessuno mai ebbe in odio la propria carne. Quindi è doveroso che s'abbia verso la carne del prossimo la maggior cura possibile, quando sarà uscito di vita colui che la rivestiva. E se ciò fanno quelli che non credono alla risurrezione della carne, molto più debbon farlo quelli che ci credono anche perché questo ufficio reso al corpo morto, ma che un dì risusciterà e vivrà in eterno, sia in certo modo testimonianza di una tal fede!Cap. 18
Ad Matutinum
lwtture tratte da http://divinumofficium.com/cgi-bin/horas/officium.pl
La Cremazione è cristiana?
La Chiesa non proibisce più la cremazione, ma esorta i fedeli affinché pratichino la sepoltura. Una sintesi dei pericoli e delle perplessità legati alla diffusione della cremazione.
Il nuovo Codice di diritto canonico del 1983 sembra aver chiuso ogni discussione sull'argomento: "La Chiesa raccomanda vivamente che si conservi la pia consuetudine di seppellire i corpi dei defunti; tuttavia non proibisce la cremazione, a meno che questa non sia stata scelta per ragioni contrarie alla dottrina cristiana". Tuttavia, è noto che la Chiesa da sempre si è opposta con fermezza alla cremazione - praticata dagli antichi pagani, prima, e poi dai neo pagani moderni - credendo nella resurrezione del corpo e nella immortalità dell'anima. Il rispetto e la sepoltura dei morti rientrano tra le opere di misericordia corporale (CCC 2300). E non deve essere cosa da poco se, per compierla, Tobi e suo figlio Tobia, ai tempi della cattività babilonese (Tb 1, 2) e i primi cristiani, durante le persecuzioni, non esitarono a rischiare la propria vita.
Da parte laica, invece, le motivazioni addotte vertono su aspetti igienici - l'interramento inquina le falde acquifere -, economici ed urbanistici per la collocazione dei cimiteri. Di contro, un recente provvedimento legislativo vorrebbe istituire anche i cimiteri per l'interramento delle spoglie degli animali di affezione. Secondo i suoi sostenitori, la cremazione è rito antichissimo che vuole affermare la sacralità della persona umana, la quale rimarrebbe viva solo nel ricordo delle opere e del pensiero. Certo è ben poca cosa, rispetto alla credenza cattolica nella resurrezione dei corpi, come sembrano anticipare i corpi incorrotti di diversi santi tra cui quello di Santa Bernadette a Nevers. La tendenza (illuminista) di allontanare i cimiteri dalle città, la maggior comodità e la non incompatibilità con la fede religiosa sono ulteriori ragioni a supporto.
Detto questo, si ha l'impressione che la cremazione venga presentata come preferibile soltanto perché è molto diffusa nel nord Europa, o poiché alcuni Comuni in Italia erogano contributi per sostenere tale scelta (che è in aumento), o ancora perché essa è favorita e diffusa "onde parificare a tutti i livelli le diverse forme di sepoltura" dalle "Società per la cremazione" di emanazione massonica.
Forse che, in casi di necessità, la Chiesa ha ostacolato in passato il suo utilizzo, ad esempio per la peste?
La cremazione si accompagna alla perdita di tutta la simbolica della inumazione, svuotando di significato vocaboli quali cimitero, cioè dormitorio; camposanto, cioè luogo dei consacrati a Dio; deposizione, onde le salme sono date in deposito da restituire il dì della resurrezione. Cosicché Romano Amerio si domanda se tutto ciò non rientri "nel generale fenomeno dell'accomodazione al mondo, della decolorazione del sacro, dell'invadente utilitarismo e dell'eclissazione del primario destino ultramondano dell'uomo", cioè dell'idea di morte e di giudizio finale.
Più di un elemento fa dunque pensare che la cremazione, quando sia usata o propagandata in maniera alternativa alla fede, vada ad affiancarsi all'equiparazione dell'unione tra gay al matrimonio naturale, all'eliminazione dei simboli religiosi in Francia, alla recente istituzione del battesimo civile a Bologna, al non riconoscimento delle radici cristiane. Il che induce a sconsigliarne comunque l'utilizzo se è vero, come ricorda Vittorio Messori, che "la compattezza di una comunità religiosa passa anche attraverso il non essere, quando necessario, «come gli altri»".
MORALITÀ — La Chiesa cattolica è contraria alla cremazione e la sua autorità suprema ha vietato espressamente le seguenti azioni:
a) cremare una salma;
b) formalmente cooperare alla cremazione (v. Cooperazione);
c) dare ordine che il proprio corpo o quello di un altro sia cremato;
d) far parte di una società, i membri della quale si impegnano a far cremare il corpo proprio e quello delle persone di cui possono disporre;
e) dare l’assoluzione sacramentale ad una persona che ha ordinato che il suo corpo sia cremato e che non vuole revocare tale ordine; dare a questa stessa persona, dopo la morte, la sepoltura ecclesiastica (S.C.S. Off. 1886 e can. 1203, 1240 § 1 n. 5, e 2339).
La ragione per la quale la Chiesa si oppone alla cremazione non è perché essa sia in contrasto con un dogma della fede cattolica. La risurrezione non è più difficile dopo la cremazione che dopo la corruzione naturale totale del corpo sepolto. I massoni ed altri sedicenti illuminati nemici della fede hanno non di rado, anche in questo punto, idee puerili riguardo alla dottrina cattolica. La Chiesa cattolica condanna la cremazione, prima di tutto perché essa è contraria all’antichissima tradizione cristiana ed umana, all’uso antico quanto lo stesso genere umano, e radicato nei giusti sentimenti di riverenza per il corpo umano, organo dell’anima santificata dalla grazia e dalla vita divina; tempio dello Spirito Santo. Sappiamo bene che di per sè e per il corpo la cremazione non è più nociva e più ripugnante che la corruzione naturale, ma per noi la riverenza chiede che il corpo sia lasciato intatto: che non sia distrutto violentemente, ma deposto piamente nella terra, come seme che un giorno risusciterà a nuova vita. La sepoltura non soltanto è più adatta alla liturgia tradizionale della Chiesa, ma a qualsiasi rito funerario che vuole esprimere ed inculcare ai circostanti i grandi misteri della morte cristiana e della vita dopo la morte. Un motivo secondario e passeggero del divieto ecclesiastico era ed è ancora (benché adesso un po’ meno) la tendenza anticristiana dei propugnatori della cremazione. Bruciare un corpo non è dunque un atto cattivo per intima natura, ma è anche falso dire che si tratta di una pura legge positiva. La Chiesa infatti non cambierà la sua posizione riguardo alla cremazione. Da ciò che abbiamo esposto diventa altresì chiaro, che non è proibito bruciare i corpi umani, quando in circostanze straordinarie (p. es. epidemia) questo sia il mezzo necessario per evitare pericoli o per combattere l’epidemia stessa.
Voce a cura di P. Ludovico Bender, O. P.
Professore nella Facoltà giuridica del pontificio Ateneo Angelicum di Roma
BIBLIOGRAFIA — Incinératton, in Dictionnaire apologétique de la foi catholique, di A. D’ALÈS, Paris 1911-1928; E. RIGHI-LAMBERTINI, De vetita cadaverum crematione, Venegono Inferiore 1948.
La voce CREMAZIONE è tratta dal Dizionario di Teologia Morale, diretto da Francesco Roberti (Segretario della S. Congregazione del Concilio). Segretario di Redazione: Pietro Palazzini (Ordinario di Teologia Morale nel Pontificio Ateneo Lateranense). Seconda edizione riveduta ed ampliata. Editrice Studium, Roma 1957.
La Chiesa non proibisce più la cremazione, ma esorta i fedeli affinché pratichino la sepoltura. Una sintesi dei pericoli e delle perplessità legati alla diffusione della cremazione.
Il nuovo Codice di diritto canonico del 1983 sembra aver chiuso ogni discussione sull'argomento: "La Chiesa raccomanda vivamente che si conservi la pia consuetudine di seppellire i corpi dei defunti; tuttavia non proibisce la cremazione, a meno che questa non sia stata scelta per ragioni contrarie alla dottrina cristiana". Tuttavia, è noto che la Chiesa da sempre si è opposta con fermezza alla cremazione - praticata dagli antichi pagani, prima, e poi dai neo pagani moderni - credendo nella resurrezione del corpo e nella immortalità dell'anima. Il rispetto e la sepoltura dei morti rientrano tra le opere di misericordia corporale (CCC 2300). E non deve essere cosa da poco se, per compierla, Tobi e suo figlio Tobia, ai tempi della cattività babilonese (Tb 1, 2) e i primi cristiani, durante le persecuzioni, non esitarono a rischiare la propria vita.
Da parte laica, invece, le motivazioni addotte vertono su aspetti igienici - l'interramento inquina le falde acquifere -, economici ed urbanistici per la collocazione dei cimiteri. Di contro, un recente provvedimento legislativo vorrebbe istituire anche i cimiteri per l'interramento delle spoglie degli animali di affezione. Secondo i suoi sostenitori, la cremazione è rito antichissimo che vuole affermare la sacralità della persona umana, la quale rimarrebbe viva solo nel ricordo delle opere e del pensiero. Certo è ben poca cosa, rispetto alla credenza cattolica nella resurrezione dei corpi, come sembrano anticipare i corpi incorrotti di diversi santi tra cui quello di Santa Bernadette a Nevers. La tendenza (illuminista) di allontanare i cimiteri dalle città, la maggior comodità e la non incompatibilità con la fede religiosa sono ulteriori ragioni a supporto.
Detto questo, si ha l'impressione che la cremazione venga presentata come preferibile soltanto perché è molto diffusa nel nord Europa, o poiché alcuni Comuni in Italia erogano contributi per sostenere tale scelta (che è in aumento), o ancora perché essa è favorita e diffusa "onde parificare a tutti i livelli le diverse forme di sepoltura" dalle "Società per la cremazione" di emanazione massonica.
Forse che, in casi di necessità, la Chiesa ha ostacolato in passato il suo utilizzo, ad esempio per la peste?
La cremazione si accompagna alla perdita di tutta la simbolica della inumazione, svuotando di significato vocaboli quali cimitero, cioè dormitorio; camposanto, cioè luogo dei consacrati a Dio; deposizione, onde le salme sono date in deposito da restituire il dì della resurrezione. Cosicché Romano Amerio si domanda se tutto ciò non rientri "nel generale fenomeno dell'accomodazione al mondo, della decolorazione del sacro, dell'invadente utilitarismo e dell'eclissazione del primario destino ultramondano dell'uomo", cioè dell'idea di morte e di giudizio finale.
Più di un elemento fa dunque pensare che la cremazione, quando sia usata o propagandata in maniera alternativa alla fede, vada ad affiancarsi all'equiparazione dell'unione tra gay al matrimonio naturale, all'eliminazione dei simboli religiosi in Francia, alla recente istituzione del battesimo civile a Bologna, al non riconoscimento delle radici cristiane. Il che induce a sconsigliarne comunque l'utilizzo se è vero, come ricorda Vittorio Messori, che "la compattezza di una comunità religiosa passa anche attraverso il non essere, quando necessario, «come gli altri»".
MORALITÀ — La Chiesa cattolica è contraria alla cremazione e la sua autorità suprema ha vietato espressamente le seguenti azioni:
a) cremare una salma;
b) formalmente cooperare alla cremazione (v. Cooperazione);
c) dare ordine che il proprio corpo o quello di un altro sia cremato;
d) far parte di una società, i membri della quale si impegnano a far cremare il corpo proprio e quello delle persone di cui possono disporre;
e) dare l’assoluzione sacramentale ad una persona che ha ordinato che il suo corpo sia cremato e che non vuole revocare tale ordine; dare a questa stessa persona, dopo la morte, la sepoltura ecclesiastica (S.C.S. Off. 1886 e can. 1203, 1240 § 1 n. 5, e 2339).
La ragione per la quale la Chiesa si oppone alla cremazione non è perché essa sia in contrasto con un dogma della fede cattolica. La risurrezione non è più difficile dopo la cremazione che dopo la corruzione naturale totale del corpo sepolto. I massoni ed altri sedicenti illuminati nemici della fede hanno non di rado, anche in questo punto, idee puerili riguardo alla dottrina cattolica. La Chiesa cattolica condanna la cremazione, prima di tutto perché essa è contraria all’antichissima tradizione cristiana ed umana, all’uso antico quanto lo stesso genere umano, e radicato nei giusti sentimenti di riverenza per il corpo umano, organo dell’anima santificata dalla grazia e dalla vita divina; tempio dello Spirito Santo. Sappiamo bene che di per sè e per il corpo la cremazione non è più nociva e più ripugnante che la corruzione naturale, ma per noi la riverenza chiede che il corpo sia lasciato intatto: che non sia distrutto violentemente, ma deposto piamente nella terra, come seme che un giorno risusciterà a nuova vita. La sepoltura non soltanto è più adatta alla liturgia tradizionale della Chiesa, ma a qualsiasi rito funerario che vuole esprimere ed inculcare ai circostanti i grandi misteri della morte cristiana e della vita dopo la morte. Un motivo secondario e passeggero del divieto ecclesiastico era ed è ancora (benché adesso un po’ meno) la tendenza anticristiana dei propugnatori della cremazione. Bruciare un corpo non è dunque un atto cattivo per intima natura, ma è anche falso dire che si tratta di una pura legge positiva. La Chiesa infatti non cambierà la sua posizione riguardo alla cremazione. Da ciò che abbiamo esposto diventa altresì chiaro, che non è proibito bruciare i corpi umani, quando in circostanze straordinarie (p. es. epidemia) questo sia il mezzo necessario per evitare pericoli o per combattere l’epidemia stessa.
Voce a cura di P. Ludovico Bender, O. P.
Professore nella Facoltà giuridica del pontificio Ateneo Angelicum di Roma
BIBLIOGRAFIA — Incinératton, in Dictionnaire apologétique de la foi catholique, di A. D’ALÈS, Paris 1911-1928; E. RIGHI-LAMBERTINI, De vetita cadaverum crematione, Venegono Inferiore 1948.
La voce CREMAZIONE è tratta dal Dizionario di Teologia Morale, diretto da Francesco Roberti (Segretario della S. Congregazione del Concilio). Segretario di Redazione: Pietro Palazzini (Ordinario di Teologia Morale nel Pontificio Ateneo Lateranense). Seconda edizione riveduta ed ampliata. Editrice Studium, Roma 1957.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.