Zeph 1:1-9
1 Parola del Signore che fu indirizzata a Sofonia figlio di Cusi, figlio di Godolia, figlio di Amaria, figlio di Ezechia, ai tempi di Giosia, figlio di Amon re di Giuda.
2 Io raccoglierò tutto dalla faccia della terra, dice il Signore,
3 Raccoglierò gli uomini e i bestiami, raccoglierò gli uccelli del cielo e i pesci dei mare; e la rovina degli empi arriverà, e sterminerà gli uomini dalla faccia della terra, dice il Signore.
4 E stenderò la mia mano su Giuda e su tutti gli abitanti di Gerusalemme e disperderò da questo luogo gli avanzi di Baal e i nomi dei custodi e dei sacerdoti
5 E quelli che sulle terrazze adorano la milizia del cielo e adorano e giurano per il Signore e giurano per Melcom,
6 E quelli che si ritirano indietro dal Signore, e quelli che non han cercato il Signore e non si sono curati di lui.
7 State in silenzio dinanzi al Signore Dio perché il giorno del Signore è vicino, perché il Signore ha preparato la vittima, ha designato i suoi convitati.
8 E in quel giorno della vittima del Signore, io visiterò i principi e i figli del re e tutti quelli che vestono abito straniero,
9 E visiterò in quel giorno tutti quelli che entrano arrogantemente nella soglia, e riempiono la casa del Signore Dio loro di iniquità e di frode.
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XXXIV SETTIMANA DEL T.O. ANNO DISPARI - MERCOLEDÌMESSALE
Prima Lettura Dn 5, 1-6.13-14.16-17. 23-28 Apparvero le dita di una mano d’uomo, che si misero a scrivere.
Dal libro del profeta DanièleIn quei giorni, il re Baldassàr imbandì un grande banchetto a mille dei suoi dignitari e insieme con loro si diede a bere vino. Quando Baldassàr ebbe molto bevuto, comandò che fossero portati i vasi d’oro e d’argento che Nabucodònosor, suo padre, aveva asportato dal tempio di Gerusalemme, perché vi bevessero il re e i suoi dignitari, le sue mogli e le sue concubine. Furono quindi portati i vasi d’oro, che erano stati asportati dal tempio di Dio a Gerusalemme, e il re, i suoi dignitari, le sue mogli e le sue concubine li usarono per bere; mentre bevevano il vino, lodavano gli dèi d’oro, d’argento, di bronzo, di ferro, di legno e di pietra.
In quel momento apparvero le dita di una mano d’uomo, che si misero a scrivere sull’intonaco della parete del palazzo reale, di fronte al candelabro, e il re vide il palmo di quella mano che scriveva. Allora il re cambiò colore: spaventosi pensieri lo assalirono, le giunture dei suoi fianchi si allentarono, i suoi ginocchi battevano l’uno contro l’altro.
Fu allora introdotto Daniele alla presenza del re ed egli gli disse: «Sei tu Daniele, un deportato dei Giudei, che il re, mio padre, ha portato qui dalla Giudea? Ho inteso dire che tu possiedi lo spirito degli dèi santi e che si trova in te luce, intelligenza e sapienza straordinaria. Ora, mi è stato detto che tu sei esperto nel dare spiegazioni e risolvere questioni difficili. Se quindi potrai leggermi questa scrittura e darmene la spiegazione, tu sarai vestito di porpora, porterai al collo una collana d’oro e sarai terzo nel governo del regno».
Daniele rispose al re: «Tieni pure i tuoi doni per te e da’ ad altri i tuoi regali: tuttavia io leggerò la scrittura al re e gliene darò la spiegazione. Ti sei innalzato contro il Signore del cielo e sono stati portati davanti a te i vasi del suo tempio e in essi avete bevuto tu, i tuoi dignitari, le tue mogli, le tue concubine: tu hai reso lode agli dèi d’argento, d’oro, di bronzo, di ferro, di legno, di pietra, i quali non vedono, non odono e non comprendono, e non hai glorificato Dio, nelle cui mani è la tua vita e a cui appartengono tutte le tue vie. Da lui fu allora mandato il palmo di quella mano che ha tracciato quello scritto. E questo è lo scritto tracciato: Mene, Tekel, Peres, e questa ne è l’interpretazione: Mene: Dio ha contato il tuo regno e gli ha posto fine; Tekel: tu sei stato pesato sulle bilance e sei stato trovato insufficiente; Peres: il tuo regno è stato diviso e dato ai Medi e ai Persiani».
http://www.maranatha.it/Feriale/ordinD/34MERpage.htm
Ma quel funerale "laico" non è la vera risposta
25-11-2015
Commozione, cordoglio, partecipazione. Una grande folla ha assistito al funerale laico – come è stato chiamato – della giovane Valeria Solesin, la ventottenne veneziana morta a Parigi a seguito dell'attentato terroristico del 13 novembre scorso. Hanno parlato il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il Patriarca Francesco Moraglia. Per il governo era presente il ministro della difesa Roberta Pinotti, che ha letto un messaggio del presidente francese Hollande.
La salma è stata esposta in una piazza dal nome di un santo cristiano ed evangelista, sullo sfondo di una basilica cattolica. Ma non è stato un funerale cattolico né di altra religione, è stato un funerale «aperto a tutte le fedi», come ha detto il padre della ragazza, compreso l'ateismo, che però non è una fede, ma l’assenza di fede. La volontà della famiglia era - se mi posso permettere un’interpretazione - di contrapporre all’odio e al fanatismo religioso dei terroristi assassini, la ragione e l’apertura tollerante propria non di una fede confessionale, ma di una fede laica nell’umanità. Per questo, così almeno mi sembra di aver capito, il funerale non solo è stato definito “laico” o “con rito civile”, come spesso è accaduto in altri tristi eventi, ma è stata esplicitamente espressa la volontà che fosse aperto a tutte le religioni – anche se in concreto c’è stata la presenza evidente solo di tre di esse – ed anche a visioni non religiose, agnostiche o atee.
La volontà della famiglia va rispettata e con essa il dolore di tante persone, le lacrime e la commozione evidenti in piazza San Marco. All’evento, però, è stato anche attribuito il significato politico di contrasto morale nei confronti del terrorismo. É già stato detto, e lo si dirà ancor di più, che il funerale laico di piazza san Marco è una risposta al terrorismo. Qualcuno si spingerà anche a dire che è la nostra risposta, la risposta dell’Europa, la risposta dell’Occidente. Su questo aspetto, nel rispetto delle buone intenzioni di tutti i partecipanti al funerale, è lecito fare alcune riflessioni.
«Aperto a tutte le fedi». Vien subito da pensare, però, che anche i sanguinari terroristi di Parigi avevano una fede religiosa. Anche la Francia che canta la Marsigliese e nel cui spirito ospita, finanzia e tutela le Femen oppure vuole togliere ogni traccia pubblica del cristianesimo, è una fede. Anche la fede nell'umanità che ha motivato la scelta delle modalità di questo funerale può essere considerata una fede, una credenza in qualcosa di importante e dal valore assoluto. Ma non tutte le fedi credono in questa religione dell'umanità, e non solo l'islam terrorista e violento. Il funerale di Venezia è stato talmente ragionevole da ammettere, in linea di principio, anche le fedi che combattono la ragione e talmente religioso da ammettere, sempre in via di principio, anche le ragioni che combattono la fede.
Questa fede nell’umanità ha i contorni tanto dilatati, imprecisi e generici da essere facile da proclamare, più difficile da definire e impossibile da difendere. Per una fede del genere, così tanto estensiva e così poco intensiva, quanti sono disposti a lottare oltre che cantare la Marsigliese? É proprio questa fede ad alimentare il ventre molle dell’Europa. La risposta europea e occidentale al terrorismo islamista può essere questa indifferenza rispetto alle fedi, ritenute tutte uguali, come le visioni della vita, che oggi quasi tutti equiparano alle fedi religiose, ritenendo le une e le altre prive di ragioni e frutto di sentimento e di scelte private? Anche la lotta al terrorismo ha bisogno di fede e di ragione. Ma quali l’Occidente non lo sa più. Le telecamere hanno ripreso in piazza San Marco un grande folla. Ma ognuno era lì per il suo Dio, rispondendo a chiamate diverse e ritenute tra loro incommensurabili, perché non ci sarebbe una misura nelle fedi, non una ragione nelle religioni. Sicuramente tutti i partecipanti sono andati per un senso profondo di umanità. Se però interrogati su cosa essi intendessero per umanità avrebbero dato risposte diverse.
Non può essere questa la risposta dell’Europa e dell’Occidente al terrorismo islamista. Se così fosse vorrebbe dire che Europa e Occidente non hanno risposta o, peggio, che risposta non c’è. «Siamo pronti a difendere i nostri valori». Ma su quali siamo veramente concordi e pronti a lottare, se consideriamo tutte le fedi uguali e diverse, comprese anche le visioni laiche della vita fino all’ateismo? Tutt’al più si parla di libertà e di pace, due concetti che, da soli, sono insufficienti per costituire una comunità. Tutt’al più si parla di tolleranza, che se assolutizzata come avviene oggi in Europa e in Occidente, è il concetto più intollerante che ci sia. Tutt’al più si parla di libertà di religione senza sapere in cosa consisterebbe il limite oltre il quale non permetterla più.
Abbiamo bisogno di riscoprire tra noi una vera comunità morale e per farlo bisogna ricominciare un rapporto serio e non qualunquista con le religioni e specialmente con la religione che ha fatto l’Occidente. Non è il cristianesimo ad avere bisogno dell’Occidente, è l’Occidente ad avere bisogno del cristianesimo.
Parigi, Moraglia: «Adesso Valeria avrà cura di noi»
Il patriarca di Venezia nella camera ardente tra i tanti che hanno voluto esprimere la loro vicinanza e solidarietà alla famiglia della giovane vittima dei terroristi
Si è soffermato davanti alla bara per una preghiera, prima di avvicinarsi per alcune parole di conforto ai genitori di Valeria Solesin, la giovane uccisa dai terroristi a Parigi, e di lasciare un messaggio nel libro di condoglianze. Il patriarca di Venezia, mons. Francesco Moraglia, si è mischiato tra i tanti che hanno voluto esprimere la loro vicinanza e solidarietà alla famiglia della giovane vittima nella camera ardente allestita nella sede municipale veneziana di Ca' Farsetti. Moraglia ha salutato Valeria con un breve scritto: `La Chiesa, che è in Venezia, ti porta nella sua preghiera con grande affetto e tenerezza. Rimarrai nel nostro ricordo come una ragazza semplice volitiva, intelligente generosa. Là dove tu sei nella gioia, da dove tu vedi tutti noi, abbi cura di mamma Luciana, di papà Alberto, di Dario (il fratello ndr) e di Andrea. (il fidanzato ndr). Arrivederci con affetto".
L'alto prelato non ha commentato la scelta fatta dai genitori di celebrare un funerale laico, dopodomani in piazza San Marco, spiegando che «è un fatto che riguarda la scelta delle persone. La Basilica è contenta di essere sfondo di questo avvenimento. Ognuno sarà presente nel ricordo di Valeria, porterà la sua storia, le sue idealità e soprattutto sarà vicino alla famiglia, ai genitori e parteciperà ad un momento delicato, difficile, in cui la città di Venezia deve essere unita. La città di Venezia - ha aggiunto - ha un po' nella sua storia quello di essere un ponte. I ponti si costruiscono non solo geograficamente, ma anche tra le persone, tra gli orientamenti. Penso che sia un'occasione per costruire».
«Se mi verrà chiesto - ha poi precisato - parlerò, sennò rimarrò in silenzio. Però vorrei rispettare fino in fondo la famiglia e quelli che sono i loro intendimenti». Ai giornalisti che gli hanno chiesto se ci sarà un messaggio di Papa Francesco, mons. Moraglia ha risposto che «il Santo Padre partecipa volentieri a tutte le situazioni che riguardano il momento presente, ma sarà lui a valutare, a decidere».
http://www.lastampa.it/2015/11/22/vaticaninsider/ita/news/parigi-moraglia-adesso-valeria-avr-cura-di-noi-JRES8lzraNGQ5p31SSVEiO/pagina.html
Io non voglio insinuare, e mi auguro sinceramente che non sia così, che la signorina inneggiante Satana al Bataclan, campionessa dei cosiddetti "valori" civili stia soffrendo le eterne pene all'Inferno. Questo giudizio non è di mia competenza, ma solo dell'unico Giudice della Storia: Gesù Cristo, il quale può tranquillamente aver ottenuto un atto di pentimento perfetto dalla sua giovane creatura prima che la morte fosse sopraggiunta. Detto questo dire ce "Valeria avrà cura di noi, sottointendendo che è in Paradiso" è non solo scandaloso ma addirittura di una superbia da far impallidire Barbapapà Scalfari! Non mi permetto di pronunicarmi sul destino eterno che è toccato alla signorina ma mi permetto, anzi mi sento costretto a dire che, oggettivamente parlando, inneggiare a Satana nel momento appena precedente la morte non solo è piuttosto rischioso ma degno di eterna dannazione, salvo ripensamenti dell'anima noti solo a Colui che legge i cuori e penetra i nostri più profondi pensieri! Moraglia svescovo della setta blasema e frammassonica vatcanosecondista, anche tu, mi sento di dire oggettivamente parlando, non sei al sicuro in questo momento...e dopo i fatti di ieri, hai sicuramente qualcosa di gravissimo in più di cui rendere conto alla Santissima Trinità, perché il fantomatico signor Allah NON esiste e lei dovrebbe perlomeno saperlo!
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