ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 5 dicembre 2015

La differenza con Giovanna d’Arco

Aiuto, la strega

Fisiognomica di Chaouqui, la pierre che tiene sotto scacco i monsignori confusi tra peccato e tv

Giulia Bongiorno è così brava che è riuscita a far assolvere l’Immacolato Giulio e l’efebico Sollecito. L’idea di sottoporre al giro delle sette chiese la sua assistita del momento è molto sua. La ragazza ha invaso i talk-show per un ben temperato lavacro, cosicché pure chi non avesse dimestichezza ora non soltanto sa come whatsappa coi monsignori, ma come parla e si atteggia, come vorrebbe apparire. Forse Giulia Bongiorno confida troppo nel “talento naturale per occupare il centro della scena” (Damilano) dell’assistita, senz’altro i suoi masculi interlocutori l’hanno subìta, più che intervistata.
E molti spettatori saranno rimasti persuasi: è in buona fede. Immacolata. Ma la tv è un foro sacrale, svela le icone e le anime. Se c’è uno che avrebbero dovuto far cardinale è Lombroso. La fisiognomica non tradisce mai, il linguaggio del corpo nemmeno. La parlata accentata, aggressiva; il fraseggio furbesco da pierre, frutto di faticoso apprendistato, non dono di nascita; il look di qualsiasi trentenne reduce da aperitivo. Frasi come tuìt, che indispongono a sentirle, “non ho mai tradito il Papa”, “mi definisco cristiana”, “mi confesso quasi settimanalmente”. Le risposte in calare: “Mi hanno accusato di essere della mafia cinese”. Il mento forte che si protende, più volitivo che seduttivo come ha da essere il mento di una ragazza di San Sosti, Cosenza, che si fa strada al centro del suo mondo di potere immaginario. (Il Bisi: “Non certo una Mata Hari. Vedendola per altro ho pensato che il suo fotografo era un eccellente ritrattista”). La questione non è chi e come l’abbia messa lì – contesse nere o eminenze grigie. La questione è come abbia mai potuto entrarci, in Vaticano, una così. A curriculum zero. Saranno le arti magiche?

ARTICOLI CORRELATI Dàgli a Chaouqui, viva Nuzzi e FittipaldiIl punto, quasi metafisico, è un altro. Un tempo, ai tempi che Paolo Prodi definisce premoderni, il diritto canonico è morto con Trento e il potere temporale dopo la notte di San Bartolomeo, la giovane Immacolata l’avrebbero senz’altro fatta entrare, a far danni, ma non uscire. Quantomeno, l’avrebbero monacata a forza e poi murata viva come Virginia de Leyva. Non sarebbe andata in tv, con l’aria di chi ha tenuto sotto scacco mezza curia. Immalinconisce pensare che la chiesa moderna, arresasi al libero sesso degli altri e alla libera coscienza sua, ora si confonda pure sulla ragion pratica.

Così che sono alle prese con l’ingestibile ragazza che forse ha solo troppi numeri di telefono in agenda, forse ha fatto solo alzare un po’ di sottane. Confusi tra reato di propalazione e peccati di desiderio. Nel foro mediatico. C’è una pierre cosentina che ha indotto un monsignore non a cedere alla carne – che sarà mai? – ma a chiamare a testimonio un baby-doll come fosse il vestito della Lewinsky. Una volta l’avrebbero processata come strega, non come passacarte. La differenza con Giovanna d’Arco è che lei non è una strega: solo una  pierre.

di Maurizio Crippa 
| 05 Dicembre 2015

Dàgli a Chaouqui, viva Nuzzi e Fittipaldi

Le ipocrisie del Giornalista collettivo su documenti secretati e libertà di stampa
di Redazione | 02 Dicembre 2015
Francesca Immacolata Chaouqui ospite di Ballarò (foto LaPresse)
Mancano solo i cartelli contro il bavaglio alla stampa libera, poi lo scenario è completo: Gianluigi Nuzzi ed Emiliano Fittipaldi, autori di due volumi ricolmi di incartamenti inviati dalle stanze vaticane tramite Whatsapp, sono martiri dell’oscurantismo liberticida del Vaticano. Eroi, insomma, per i quali il governo italiano dovrebbe intervenire subito.

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Indignazione corale per la sua partecipazione a Ballarò, per le sue interviste in cui professa innocenza e fedeltà imperitura al Sommo Pontefice, dicendo di non aver mai proposto all’ex complice Vallejo Balda, il monsignore, di sperimentare la “morbidezza” di sua cugina Silvana. Perfino la Nobiltà nera romana l’ha scaricata, dopo averla coccolata e invitata a ogni sorta di festicciola da terrazzo con affaccio chic su san Pietro. Un po’ evidente il doppiopesismo del Giornalista collettivo italiano, così repentino nel fare muro per redimere e assolvere chi pubblica documenti secretati e mettere alla gogna chi quei fogli, dopotutto, li ha inviati.
Vatileaks. Nelle carte dell'accusa i messaggi di Lanino a Balda: "Se non le date un ruolo nei media vaticani saranno guai"
La Repubblica
(Corrado Zunino) "Un posto a Francesca o diventa pericolosa": i ricatti al monsignore del marito di Chaouqui - L'immagine che si è costruito - il ricattatore - Corrado Lanino la conferma a ogni atto. L'ingegnere informatico marito di Francesca Immacolata Chaouqui, che lei ha voluto spendere come un "marito di copertura" agli occhi e alle orecchie di monsignor Lucio Vallejo Balda, il 6 maggio 2014 - è agli atti del processo Vatileaks sulla fuga di notizie riservate - scrive questo messaggio sullo smartphone di Balda, capo della commissione Cosea e referente gerarchico di Francesca Chaouqui: «Monsignore, per coscienza e amore per la chiesa le dico che la situazione sta peggiorando».
"NON RIESCO A CONTROLLARLA. "In quelle settimane la commissione che indaga sulle finanze del Vaticano ha terminato il suo compito e Francesca, che coltivava il sogno di costruire la nuova comunicazione del Vaticano, è fuori da tutto. Non è nella nuova Segreteria economica - da dove è stato escluso anche Balda - e soprattutto non è nella Segreteria della comunicazione, che poi sarà affidata a monsignor Mario Viganò. La Chaouqui è senza un ruolo e il marito scrive a Balda un lungo sms: «Francesca è furiosa. Non so i fatti perché non vuole, ma so che ieri ha visto i suoi amici del governo senza dirmi niente». La minaccia è partita. «Sono preoccupato e sono sicura che lei l' ha capito, non lavora solo per Ernst&Young, ma ha molti contatti che può usare strategicamente». È quello che tutti dicono della Chaouqui, anche l' inchiesta della Procura di Roma: la "pierre" usa il suo ruolo in Vaticano per minacciare rivelazioni, attaccare nemici, scalare nuovi scalini. Continua il messaggio di Lanino a Balda: «Mettere così alla porta e trattare una persona male, umiliarla quando ha questi contatti e tutte quelle informazioni non solo di Cosea è pericoloso». Il marito fa capire che Francesca Chaouqui conosce segreti del Vaticano depositati in altre stanze, rispetto a quelle che quotidianamente frequenta. «Io l'ho tenuta buona una settimana, ora non riesco più. Non so cosa abbia in mente. Non conviene che la mettete in questa cosa dei media anche solo per sei mesi anziché dopo dover risolvere un guaio peggiore?». Nel gioco delle parti organizzato con la compagna, l'informatico scrive al religioso: «Io posso controllarla, ma non posso impedire niente. La informo passo passo se scopro cosa vuole fare». Balda risponde: «Si può screditare da sola...». E Lanino: «Non uscirà che è stata lei, non lo farà adesso, ma qualcosa farà se la vogliono fuori. Fatelo tra sei mesi». Il 27 aprile 2014 la Chaouqui e Balda erano insieme sulla terrazza della Prefettura degli affari economici per il party con le olivelle e le ostie consacrate per la canonizzazione di Papa Wojtyla. Nove giorni dopo sono già alle minacce, via marito. Nicola Maio, segretario di Balda, nel corso del suo interrogatorio ha detto ai promotori di giustizia: «La Chaouqui instaurò un buon rapporto con monsignor Robert D. Murphy, segretario particolare del segretario di Stato Pietro Parolin, e con Mark Withoos, segretario del cardinale Pell». Il nemico di Balda. «Vantava un ottimo rapporto anche con il segretario del cardinal Bertello». Il 9 luglio 2015, analizzando i dati sui fornitori in Vaticano, monsignor Balda scrive al giornalista Gianluigi Nuzzi: «Quella è un'azienda molto chiacchierata, lavora molto con il Vaticano… È un contenitore che fa lavorare altri in condizioni di sfruttamento… Se la proprietà paga 100, chi poi dà effettivamente il lavoro prende 30». Due settimane dopo: «Questi hanno preso un hotel sull' Aurelia, credo de Propaganda Fide, per derubare in Giubileo». Nel memorandum dell' 8 novembre scorso il monsignor spagnolo detta, a proposito dei segreti rivelati: «Quando ho dato la password a Nuzzi l'ho fatto in modo del tutto spontaneo. Probabilmente non ero nelle condizioni di piena lucidità». Ieri il giornalista ha rivelato di aver scritto, il 25 novembre, questo sms al premier Renzi: «Come sai con un collega italiano siamo processati in uno stato estero per reati non previsti dal nostro ordinamento. Il tuo governo tace». Oggi ha spiegato: «Da allora ancora silenzio».http://ilsismografo.blogspot.com/2015/12/italia-vatileaks.html

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