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giovedì 24 dicembre 2015

Pacchi per poveri..

C'è un pacco dono sotto l'albero, per la "scuola di Bologna"

regalo_natale

Pochissimi l'hanno notato. Ma nella "finanziaria" approvata sotto Natale dal parlamento italiano, all'articolo 115 bis, ci sono 3 milioni di euro annui destinati a "infrastrutture di ricerca delle scienze religiose".
Definizione in cui rientra la Fondazione per le Scienze Religiose Giovanni XXIII di Bologna, l'istituto fondato da don Giuseppe Dossetti e da Giuseppe Alberigo, oggi diretto dallo storico della Chiesa Alberto Melloni, che è il cuore pulsante di quella "scuola di Bologna" divenuta famosa in tutto il mondo per la sua interpretazione del Concilio Vaticano II come rottura e nuovo inizio nella storia della Chiesa.
A stabilire la ripartizione dei 3 milioni di euro il professor Melloni avrà una notevole voce in capitolo, in quanto è da un anno "consigliere" in pianta stabile dell'attuale ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, Stefania Giannini, per le "problematiche storiche, politiche e culturali"
Il nuovo contribuito si sommerà ai 426 mila euro già devoluti nel 2014 dal ministero alla fondazione bolognese.
Nel ministero dell'istruzione, Melloni ha un ruolo sempre più attivo. Fa parte anche del "Tavolo tecnico per lo studente, l'integrazione e la partecipazione", che ha il compito di definire delle linee guida per le scuole di ogni ordine e grado in materia di contrasto di ogni forma di violenza e di discriminazione di genere.
Inoltre, dalla scorsa primavera è stato incaricato di coordinare presso lo stesso ministero la neonata "Commissione sul pluralismo, la libertà e lo studio delle scienze religiose nella scuola", che è composta da questi altri studiosi:
- Caterina Bori, docente di storia dei paesi islamici all’Università di Bologna;
- Francesca Cadeddu, ricercatrice della Fondazione per le scienze religiose Giovanni XXIII di Bologna;
- Rosanna Ciappa, emerita di storia del cristianesimo all’Università di Napoli e membro della Tavola valdese;
- Giuseppina De Simone, docente di filosofia presso la facoltà teologica dell’Italia meridionale;
- Renzo Guolo, docente di sociologia all’Università di Padova;
- Vincenzo Pacillo, docente di diritto ecclesiastico all’Università di Modena e Reggio Emilia;
- Marinella Perroni, docente di Nuovo Testamento presso la Pontificia Università Sant'Anselmo di Roma, tra le fondatrici del coordinamento delle teologhe italiane;
- Barbara Randazzo, docente di diritto pubblico all’Università di Milano;
- Ada Treves, redattrice di "Pagine ebraiche".
Le prime due docenti dell'elenco sono entrambe legatissime a Melloni e alla "scuola" bolognese. L'islamologa Caterina Bori è figlia di Piercesare Bori, recentemente scomparso, già membro della fondazione oltre che esponente di spicco della "Società degli amici", cioè dei Quaccheri, dopo essere stato in gioventù assistente ecclesiastico della FUCI.
Melloni, che è laudatore entusiasta di papa Francesco dopo essere stato critico acerrimo dei due predecessori, è stato ricevuto in udienza privata lo scorso 23 giugno dall'attuale pontefice, che – a detta del professore – si sarebbe "molto commosso per il servizio alla Chiesa" da lui prestato.
Settimo Cielo di Sandro Magister 23 dic 

http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2015/12/23/ce-un-pacco-dono-sotto-lalbero-per-la-scuola-di-bologna/
La "scuola di Bologna" si fa il regalo di Natale
di Andrea Zambrano 24-12-2015
La cifra è di quelle che fanno sobbalzare sulla sedia: 3 milioni per studiare le scienze religiose. Che sono o troppo pochi o troppo troppi. Qui gatta ci cova. Tutti quei soldi grazie al Pd? La domanda sorge spontanea a leggere l’articolo 115 bis della legge di stabilità appena licenziata dal Parlamento che impegna il Governo a destinare l’ingente somma, tramite il Miur, all’istituzione di un Fondo «destinato al sostegno di istituzioni di riconosciuta competenza operanti nel campo delle scienze religiose, dello studio dell’ebraismo, della storia, delle lingue e delle culture dell’Africa e dell’Oriente, al fine di promuovere la sicurezza del paese, attraverso la formazione di studiosi». Studiosi al servizio dell’umanità con i soldi dei contribuenti e con il placet del governo di Matteo Renzi. 
Ad accorgersene è stato il vaticanista Sandro Magister, che ha notato come la somma affidata al ministro dell’Istruzione faccia al caso proprio di Alberto Melloni. Il direttore della Fondazione per le Scienze Religiose Giovanni XXIII di Bologna è infatti diventato consigliere di fiducia del Ministro Stefania Giannini. Un incarico prestigioso, anche se a titolo gratuito, per consigliare il ministro su «problematiche storiche, politiche e culturali nelle materie di competenza del Ministero». 
Secondo il giornalista dell’Espresso, Melloni avrà una voce in capitolo importante nella ripartizione dei fondi a quelle associazioni o fondazioni meritevoli del contributo governativo. E non solo grazie al suo incarico di super consulente ministeriale, ma anche per altri ruoli conquistati sempre in seno al dicastero dell’Istruzione, che ne fanno un vero e proprio super consulente. 
Il sospetto, neanche tanto velato è che il contributo possa avere come destinatari proprio l’istituto bolognese che per tutti è conosciuto come Scuola di Bologna, vero e proprio depositario di quella visione della Chiesa e del Concilio secondo l’ermeneutica della rottura che Benedetto XVI, mai amato da Melloni, denunciò. Un regalo natalizio ad un esponente di quella cultura accademica che ha flirtato sempre molto bene con il potere di Sinistra, incarnato oggi dal rottamatore che rottama il vecchio, quando il vecchio non gli torna utile.
Quello di Magister è solo un sospetto, manca la pistola fumante. Ma non è difficile  individuare le tracce della polvere da sparo. Per stessa ammissione di quei parlamentari che hanno voluto il lauto contributo inserito in quella che una volta si chiamava Finanziaria.
Basta chiedere ai deputati che hanno proposto l’emendamento, votato dal Parlamento in un men che non si dica. «L’emendamento ci è stato richiesto dal Miur - spiega alla Nuova BQ Maino Marchi, deputato Pd che assieme ai colleghi di partito Vanna Iori ed Emanuele Fiano è l’estensore dell’articolo - istituisce un fondo per studiare le religioni ad ampio spettro, da quelle orientali a quelle africane e ci sembra un buon modo per lavorare sul versante della sicurezza e del sapere in un mondo che è sempre più multi religioso, dove il rapporto tra le religioni è fondamentale per la convivenza, come strumento della cultura per combattere fanatismi ed estremismi». 
Motivazione nobile. Peccato che forse l’idea di un governo che mette attorno al tavolo esperti di ogni sorta di religioni sia un po’ datata. Così come il concetto che la sicurezza si ottenga con la cultura del sincretismo e del dialogo, pia illusione del premier Matteo Renzi. Intanto di sicuro va a rimpinguare le casse di qualche accademico. 
Resta da capire a chi andranno quei soldi. E in base a quali criteri il ministero staccherà l’assegno per questa o quella fondazione espressione a sua volta di religioni, fedi e culture sempre diverse. E soprattutto per fare che cosa, posto che tre milioni, ma la richiesta iniziale era di sei, per organizzare convegni, pubblicare libri e organizzare giornate di studio, sono più che sufficienti. 
«Lo deciderà il Ministero - ha confidato Marchi che, come Vanna Iori è di Reggio Emilia, città di Melloni, per la cui Università è docente -. A noi interessa che servano per finanziare la conoscenza delle religioni e favorire il dialogo». 
La Fondazione Giovanni XXIII di Melloni può ambire ad avere parte di quel contributo? «Certo - risponde Marchi - La Fondazione di Bologna è quella che sicuramente ha le carte più in regola per avviare progetti in questo senso. Anzi, mi sembra che sia tra le più titolate, ma, ripeto, sarà il Miur a stabilire tutto questo». 
Come stupirsi?  D’altra parte la scuola di Bologna è nata con Dossetti e Alberigo, ma ha avuto tra i suoi principali rappresentanti politici ieri Romano Prodi e oggi quel Graziano Delrio braccio destro del premier. E questo non è certo un mistero. 
Di sicuro adesso i soldi entreranno in cassa al ministro Giannini, che si servirà dei suoi consulenti per decidere come spenderli. Sarà il tempo a dire se, come ipotizzato senza misteri dallo stesso deputato richiedente, parte di quei soldi del ministero andranno anche a finanziare la Fondazione guidata dal consigliere di quello stesso ministero. In Italia non sarebbe la prima volta.

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