ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

domenica 27 dicembre 2015

Tertia die

Dopo tre giorni lo ritrovarono


Figlio, perché ci hai fatto così? (Lc 2, 48).
Gioia e dolore si intrecciano inestricabili nel Cuore immacolato di Maria. Il Figlio dell’Altissimo, da Lei partorito nella natura umana, viene al mondo in un ricovero di bestie da soma, poiché per Lui non c’è altro posto (cf. Lc 2, 7). Portato al Tempio per esservi circonciso e offerto al Padre, viene profeticamente indicato come oggetto di rifiuto e di opposizione, al punto che l’anima della Madre ne sarà trafitta come il costato di Lui lo sarà dalla lancia del soldato romano (cf. Lc 2, 34-35; Gv 19, 34). Condotto per la prima volta in pellegrinaggio a Gerusalemme per la Pasqua ebraica, vi sparisce per tre giorni, come a significare la durata della sepoltura e ad annunciare il nuovo e definitivo Passaggio (cf. Lc 2, 46; 9, 22). Ritrovato fra i dottori della Legge, dichiara di dover stare in ciò che appartiene a Colui del quale è Figlio (cf. Lc 2, 49).
Sapeva bene chi era il Suo vero padre, il Fanciullo nato per ottenergli innumerevoli figli rinati dall’acqua e dallo Spirito Santo (cf. Gv 3, 5) e diventare così primogenito di una moltitudine di fratelli (cf. Rm 8, 29). È il Verbo creatore che si è fatto carne per far rinascere da Dio tutti coloro che Lo accolgono, i quali sono molto più numerosi di quelli che Lo rifiutano. Se il mondo, che pure è stato fatto per mezzo di Lui, non Lo riconosce e i Suoi, che pure formavano la Sua eredità, non L’hanno ricevuto (cf. Gv 1, 3.10-14), non si è arrestato il disegno della misericordia paterna. Il Messia avrebbe pagato l’insolvibile debito di giustizia contratto dall’umanità peccatrice scontando al posto dei colpevoli la pena da loro meritata, onde sollevarne chi avrebbe acconsentito con fede operosa a questa inestimabile grazia per essere liberato dall’Inferno.
«Figlio, perché ci hai fatto così?»… La domanda della Vergine Madre avrebbe manifestato una portata ben più vasta e dolorosa, ma avrebbe pure avuto una risposta infinitamente al di là delle più alte aspirazioni umane. La redenzione dell’uomo e la sua elevazione alla vita divina erano state certo oscuramente profetizzate con l’annuncio della nuova ed eterna alleanza (cf. Ger 31, 31; Ez 37, 26), ma solo lo Spirito Santo, che La aveva inabitata fin dal concepimento, poteva svelarle, nel Suo incessante meditare le cose custodite nel cuore (cf. Lc 2, 19.51), il senso e il valore di ciò che il Figlio avrebbe patito in indissolubile unione con Lei. Incarnazione redentrice: la bella Agnella ha generato l’Agnello che deve essere ucciso, secondo la stupenda espressione di Melitone di Sardi, vescovo in Asia Minore nel II secolo, ripresa poi dalla liturgia bizantina.
Agnello di Dio – ti domandiamo però a nostra volta –, perché ci hai fatto così? Perché Ti sei nascosto agli occhi di chi crede sinceramente in Te e cerca ansiosamente i segni della Tua presenza, in questo mondo tenebroso che si inebria di peccato facendo festa per la Tua nascita, ma non per Te? Perché non c’è posto per Te nemmeno in questo popolo, un giorno a Te appartenuto, che occulta i segni della fede per non urtare chi con arroganza Ti nega finanche sul nostro suolo, reso sacro dal martirio dei Tuoi Apostoli e da stuoli di Santi che Ti hanno dato gloria? Perché ci hai dato Pastori che, anziché difendere il gregge dai lupi, alzano bandiera bianca e si inchinano ai Tuoi avversari? Perché ci hai fatto così? Perché ci hai fatto così?… Sì, Agnello dominatore del mondo, riconosciamo la nostra tiepidezza, la nostra codardia, la nostra imbelle e tutt’altro che santa rassegnazione… Nonostante la follia dilaghi da cinquant’anni nella società e nella Chiesa, non abbiamo difeso la verità come avremmo potuto e dovuto né Ti abbiamo dato l’onore che Ti spetta, finché la situazione non è precipitata…
Forse vuoi proprio che Ti cerchiamo con rinnovato ardore per meritare di nuovo di trovarti là dove sei veramente – nella casa del Padre Tuo – piuttosto che là dove i Tuoi rappresentanti vorrebbero farti trovare da noi – nella casa dei Tuoi nemici. Forse vuoi spronarci, con questa apparente assenza, a praticare quelle virtù evangeliche che, sulla bocca di tanti Tuoi ministri, non sono più che vuote parole e triti ritornelli continuamente smentiti dai fatti o che, nelle loro attività, non sono altro che impegno sociale e umanitario. Forse vuoi che professiamo la Tua verità senza falsi riguardi per chi non crede in Te, ma solo in Te può trovare salvezza dalla sua violenza o dal suo nichilismo. Forse aspetti che ritroviamo la gioia e la fierezza di dichiararci cristiani ovunque e di fronte a chiunque, costi quel che costi. Forse ci stai costringendo a ridiventare Tuoi veri discepoli, ritti ai piedi della Croce con Maria, Tua e nostra comune Madre.

Forse vuoi che Ti stringiamo con fede retta e nuda là dove pur sei realmente, in quel Pane del cielo che possiamo ancora adorare e di cui ancora possiamo nutrirci. Tu sei nato a Betlemme, Casa del pane, proprio per essere nostro cibo di vita imperitura. Non mancheranno mai sacerdoti che lo consacrino sull’altare o – quando non fosse più possibile – anche in segreto, come nelle catacombe, nei boschi della Vandea o nelle cantine russe e messicane. Non mancheranno mai eroici fedeli che resistano impavidi ai tribunali del popolo e ai linciaggi mediatici. Non mancheranno mai anime che, a testimonianza profetica del mondo a venire, si consacrino a Te per puro amore e vivano, per Tua grazia, effettivamente caste, povere e obbedienti. Non mancherà mai la luce del santo Vangelo e della perenne Tradizione a chi vuol vederla e lasciarsene guidare. Non mancherà mai il fuoco dello Spirito Santo a chi purifica il cuore e la mente da ciò che Lo contrista e Lo scaccia. Puoi ben nasconderti agli occhi del nostro cuore, ma sappiamo fin troppo bene che non mancherai mai alle anime che ti amano e corrono al profumo della Tua unzione. Quand’anche un giorno durasse un anno, alla fine Ti farai ritrovare.
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