ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 25 gennaio 2016

Assumano la propria responsabilità..

La Cei "unita e compatta" in difesa della famiglia "con mamma e papà"

Il presidente Bagnasco parla ai vescovi italiani, cita Papa Francesco su matrimonio e unioni e aggiunge: “Garantire i diritti a tutti, ma su piani diversi”

Il cardinale Angelo Bagnasco con Papa Francesco a Genova
Roma. “I vescovi sono uniti e compatti nel condividere le difficoltà e le prove della famiglia e nel riaffermarne la bellezza, la centralità e l’unicità: insinuare contrapposizioni e divisioni significa non amare né la chiesa né la famiglia”. Il cardinale Angelo Bagnasco è stato chiaro nella prolusione tenuta in apertura del Consiglio Permanente della Cei in corso a Roma. Il numero uno dei vescovi italiani non nomina mai il Family Day in programma sabato prossimo al Circo Massimo in opposizione al disegno di legge Cirinnà sulle unioni civili, ma la posizione sul tema dell’episcopato è evidente quando sottolinea che “non solo crediamo che la famiglia è ‘la Carta costituzionale della chiesa’, ma anche sogniamo un ‘paese a dimensione familiare’ dove il rispetto per tutti sia stile di vita e i diritti di ciascuno vengano garantiti su piani diversi secondo giustizia”.
Quindi, ed è il passaggio che rende esplicito l’appoggio alla manifestazione – seppur indiretto, non essendo più tempo di “vescovi-pilota” – Bagnasco dice che “i credenti hanno il dovere e il diritto di partecipare al bene comune con serenità di cuore e spirito costruttivo, come ha ribadito il Concilio Vaticano II: spetta ai laici di iscrivere la legge divina nella vita della città terrena. Assumano la propria responsabilità alla luce della sapienza cristiana e facendo attenzione alla dottrina del Magistero”.

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Dopo i presuli umbri guidati dal cardinale Gualtiero Bassetti, era stata la volta di quelli piemontesi, che raccomandavano ai fedeli una “calorosa partecipazione” alla manifestazione. Sabato era toccato ai vescovi del Triveneto, che con una Nota collegiale avevano incoraggiato “tutte quelle iniziative che intendono offrire un contributo sereno e costruttivo al bene comune del nostro Paese”. Anche vescovi considerati meno propensi a sposare i riti di piazza s’erano espressi a favore – o quantomeno non contrari – al Family Day, purché fosse chiaro che si tratta d’un evento organizzato da laici e che non deve assumere toni esasperati. Questo, ad esempio, era stato l’auspicio di mons. Bruno Forte consegnato domenica al Corriere della Sera: “La tutela dei diritti delle unioni di fatto è una cosa”, ma “ben altro è equipararle alla famiglia formata da uomo e donna, o pretendere che nella genitorialità e nell’educazione dei figli non debba valere il principio della reciprocità tra maschile e femminile. Inviterei ciascuno a stemperare i toni della polemica, dall’una e dall’altra parte”.
di Matteo Matzuzzi | 25 Gennaio 2016
http://www.ilfoglio.it/chiesa/2016/01/25/la-cei-unita-e-compatta-in-difesa-della-famiglia-con-mamma-e-pap___1-v-137430-rubriche_c965.htm

Il boom è figlio dei matrimoni, non viceversa. I perché di un allarme sociale

Il declino della nuzialità ha accompagnato prima la lunga stagnazione e poi la crisi dell’economia italiana e del pil
di Roberto Volpi | 24 Gennaio 2016 

Il periodo del primo grande miracolo economico italiano, gli anni Sessanta è stato anche quello del maggiore livello della nuzialità. Tutti si sposavano in età giovanili tanto le donne (attorno ai 24-25 anni) che, sia pure un po’ meno, gli uomini (28), ma sempre nel pieno del vigore fisico, delle capacità inventive, creative e riproduttive. Si è troppo poco indagato e scritto su un tale legame. E comunque si è ingenerata l’idea che il boom dei matrimoni non sia stato che una quasi automatica conseguenza del boom economico. Si tratta di un errore d’interpretazione assai comune e continuamente riproposto: il livello dei matrimoni – il tasso di nuzialità – come conseguenza della più o meno alta o bassa congiuntura economica. Oggi, mentre nel 2014 abbiamo toccato il minimo storico di neppure 190 mila matrimoni e un tasso di nuzialità che non arriva al 40 per cento di quello degli anni sessanta, dovremmo cominciare a capire, quantomeno, che non è esattamente così che stanno le cose tra gli estremi dell’economia da un lato e della nuzialità dall’altro, e che è vero piuttosto il contrario: sono i matrimoni che tirano su l’economia più di quanto non faccia l’economia con i matrimoni. Anzi, l’economia, il pil, faticano comunque a riprendersi in Italia proprio perché manca il traino dei matrimoni, che sono scesi a un livello insostenibile per una popolazione che intenda essere vitale.

ARTICOLI CORRELATI Il matrimonio secondo logica “Sì, l’ipocrisia c’è” sulle unioni civili Unioni civili che dividono Venite, pastori, al family dayE’ stupefacente come non sembri insegnare niente il fatto che il declino della nuzialità abbia accompagnato prima la lunga stagnazione e poi la crisi dell’economia italiana e del pil. Eppure è evidente come, entrati come siamo nel grande disamore degli italiani per il matrimonio, a partire dalla fine degli anni Settanta-primi anni Ottanta, non c’è più stato nessun grande sussulto dei nostri indicatori economici. Terminata la spinta dei matrimoni l’Italia si è via via persa, spenta. Ci mancano 60-70 mila matrimoni all’anno, per rientrare nella peraltro assai bassa media della nuzialità europea. Ci manca perfino un tasso adeguato di formazione delle coppie di fatto, rispetto ai paesi dell’Europa centro-occidentale e del nord che hanno sia un tasso di nuzialità che di coppie di fatto ben più alto del nostro. Ci manca, insomma, il “fare famiglia”, che pure è stata a lungo una nostra specialità. Ma se non si fa famiglia, e segnatamente se non la si impianta sul matrimonio, l’economia, il pil non possono che stentare, anche in tempi favorevoli alla ripresa. Il matrimonio, il metter su famiglia, è il moltiplicatore ancora oggi più efficace che esista degli sforzi, dell’inventiva, delle capacità individuali; della voglia (e della necessità) di rischio e di impresa. E’ anche un moltiplicatore di consumi, fortemente differenziati e di qualità. Per capirlo basta dare uno sguardo agli indicatori dei permessi di costruzione. Nel primo semestre del 2015 l’edilizia residenziale accusa una contrazione del 10,7 per cento delle abitazioni rispetto allo stesso periodo del 2014 mentre, al contrario, l’edilizia non residenziale registra un aumento del 6,9 per cento.

L’edilizia residenziale continua pesantemente a regredire nonostante la ripresa, che sarà pure leggera, insoddisfacente, ma c’è. E com’è che le abitazioni perdono un altro 10 per cento mentre il pil aumenta, seppure di poco? E’ che i matrimoni continuano a scendere anno dopo anno, e nel 2014 sono scesi al minimo, che si manterrà anche nel 2015 – pur se forse si è ormai toccato il fondo. Questo è. Ma togliete i matrimoni e il nostro è un paese senza nerbo, benzina per correre. E infatti non corre.

Il matrimonio arriva, quando arriva, nella vita delle persone, solo dopo che tutti i traguardi sono stati acquisiti e messi al sicuro. Il matrimonio è l’istituzione che può essere tranquillamente messa in soffitta perché tanto “basta l’amore”. Bene, rassegniamoci allora al declino, tra un modesto accenno di ripresa e l’altro.

10 commenti:

  1. i ministri di Dio non possono smettere di predicare la parola di Dio che tutti sapiamo cosa insegna!poi chi non crede logico che vorrebbe fare quel che vuole....ma c'è una contraddizione in termini invocano il diritto a una famiglia quando gli è precluso dalla natura....quindi naturalmente non possono avere figli e ovvio non possono esserne genitori !

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  2. Danilo Quinto RM ‏@DaniloQuintoRM · 16 gen

    Se le #unionicivili non si chiamano matrimonio, sono tutti d’accordo. Attenti, marciatori del #30gennaio #FamilyDay

    #ATTENTI MARCIATORI!!!

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    1. Attenti a cosa?
      Marisa

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    2. Attenti a diventare gli utili idioti di sedicenti cattolici alla Alfano e Lupi che sono pronti a qualsivoglia compromesso purché, pur essendoli nella sostanza, non venga equiparato al matrimonio nella forma!

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    3. Non è assolutamente vero. La manifestazione chiede il ritiro del DDL senza compromessi di sorta. Magari non otterrà nulla , ma le motivazioni sono chiare.

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  3. Gentile Marisa ho risposto alle sue domande:

    http://apostatisidiventa.blogspot.it/2016/01/il-permanere-di-una-chiesa.html#comment-form

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  4. Mons.Livi ha dimostrato più volte che spesso si traferiscono sul piano
    teologico categorie che sono espressione della politica riproducendo gli schieramenti tipici di quest'ultima. E' un vizio a cui siamo tutti soggetti , poichè è la chiave di lettura che ci forniscono i media.

    E' vero che da una cattiva teologia *discende* anche una cattiva politica , ma non è vero il contrario: Problemi teologici richiedono una risposta teologica , problemi politici una risposta politica.

    Come già detto , non è l'omosessualità in sè il punto in questione.

    L'omosessualità c'è sempre stata nella storia , sin dall'antichità.
    Il punto è che nessuno si è mai sognato di farne un istituto , nessuno si è
    mai sognato di definire famiglia il "matrimonio gay".

    Questo non vuol dire che non esista anche un corrispettivo teologico,
    ma di certo non è possibile far derivare conseguenze teologiche da un
    aspetto meramente politico.

    In altre parole nessuno tra i credenti può pensare di guadagnare qualcosa
    per la salvezza dell'anima partecipando al "Family day", nè non partecipandovi.
    Gli strumenti per la salvezza dell'anima sono altri.

    Per il sedevavantismo non è invece così semplice. Poichè questa visione
    confonde continuamente il piano politico con quello teologico , ogni
    manifestazione politica pone il problema della "liceità teologica", addirittura
    secondo costoro per il bene dell'anima.

    I sedevacantisti si agitano infatti non solo per il "Family day" , ma
    persino per la "Marcia per la vita" che vede spesso la partecipazione
    attiva di prelati.

    La questione dell'omosessualità è stata affrontata da tempo nella Chiesa. Il catechismo nei vari punti ne specifica i termini precisi.

    Se Quinto - pare di capire - non riconosce il CCC è un problema suo. Il CCC continua ad esistere per il cattolico.

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    1. C'è chi s'interroga e ragiona e chi è invece solamente capace di buttarla in caciara!

      (PS: cosa c'entra in tutto questo il sig. Quinto di cui a parlato il sig. Alessandro nel suo commento? Io non ho personalmente espresso alcun parere sul family day. Stia più attento nel commentare e soprattutto legga bene quel che viene detto prima di rispondere o intromettersi!

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    2. Infatti ho risposto ad Alessandro.

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  5. Se proprio vuole sapere la mia posizione sul Family Day, le riporto questa dichiarazione del prof Gnerre, precisando che non ricopro alcun ruolo all'interno di detto "Cammino" pur condividendone in parte le idee, come ad esempio l'integrale dichiarazione sotto riportata!


    Il Cammino dei Tre Sentieri offre ai suoi pellegrini ed amici indicazioni riguardo il Family Day che si terrà il prossimo 30 gennaio.

    1)Alcuni noti esponenti del Family Day (tra cui lo stesso portavoce, Massimo Gandolfini) si sono detti non contrari ad un disegno di legge che riconosca legalmente le unioni omosessuali, purché non presentino alcuna equiparazione al matrimonio.

    2)Come però già precedentemente spiegato in un nostro intervento sul ddl “Cirinnà”, tale posizione non è condivisibile né sul piano morale né su quello più specificamente “strategico”. Infatti, riconosciute le cosiddette “unioni civili”, il passo verso il diritto alla filiazione da parte delle coppie omosessuali sarà quanto mai breve e del tutto consequenziale.

    3)Non possiamo per questo esimerci dall’esprimere il nostro dissenso a tali dichiarazioni arrendevoli e pericolose.

    4)Tale dissenso, però, non ci spinge a non aderire al Family Day. Prima di tutto perché la manifestazione ha come scopo principale il rigettare in toto il ddl “Cirinnà” (lo stesso Gandolfini, che pure aveva precedentemente aperto alle “unioni civili”, negli ultimi giorni ha almeno dichiarato che il rifiuto verso il DDL è totale). In secondo luogo, perché è l’unica possibilità concreta per esprimere in maniera chiara e con adeguata risonanza mediatica il proprio dissenso nei confronti del DDL.

    5)Per questo Il Cammino dei Tre Sentieri invita a partecipare al Family Day, prendendo però anticipatamente le distanze da qualsivoglia dichiarazione non condivisibile che possa eventualmente provenire dagli organizzatori.


    In Cordibus Jesu et Mariae

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