ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 7 gennaio 2016

Il bambino che apparve fu il destino della stella.

Secunda die infra Octavam Epiphaniae Ad Matutinum
Lettura 4
Sermone di sant'Agostino Vescovo
Sermone 2 sull'Epifania, che è il 30 del Tempo
Magi sono venuti dall'Oriente ad adorare il bambino della Vergine. Questo il giorno che oggi celebriamo: a questa solennità noi offriamo il tributo di un sermone. Questo giorno che prima risplendé per essi, lo riconduce a noi ogni anno questa festa. Essi erano le primizie della Gentilità, noi siamo il popolo di essa Gentilità. A noi l'annunziò la lingua degli Apostoli, ad essi una stella quasi lingua dei cieli; a noi gli stessi Apostoli, quasi altri cieli, hanno annunziato la gloria di Dio.

Lettura 5
Grande mistero: egli giaceva in una mangiatoia, e conduceva i Magi dall'Oriente. Era nascosto in una stalla, e veniva proclamato dal cielo; affinché così proclamato nel cielo, fosse riconosciuto nella stalla, ciò che diede a questo giorno il nome d'Epifania, che in Latino può tradursi per manifestazione; giorno che mostra la grandezza e l'umiltà di lui, poiché gli astri rivelarono lungi nel cielo la sua grandezza, affinché coloro che lo cercavano, lo trovassero in un angusto abituro, sotto l'apparenza della debolezza, con membra d'un neonato, avvolto in fascie di fanciullo, e (così) fosse adorato dai Magi e temuto dai cattivi.
Lettura 6
Perché il re Erode lo temé allorché n'ebbe l'annunzio dai Magi, ancora in cerca di questo bambino appena nato, di cui il cielo aveva loro attestato la nascita. Che sarà mai il tribunale di lui giudice, se la culla di lui infante faceva tremare dei re superbi? Quanto meglio ispirati sono i re, allorché lo cercano, non come Erode per ucciderlo, ma per adorarlo come i Magi; ora soprattutto che egli ha sofferto per gli stessi nemici, e da parte di essi nemici, la morte che il nemico desiderava infliggergli, e, subendola nel suo proprio corpo l'ha uccisa. Se un re empio lo temé quando ancora succhiava il latte materno, i re n'abbiano un santo timore ora ch'egli siede alla destra del Padre.
Lettura 7
Lettura del santo Vangelo secondo Matteo
Matt 2:1-12
Essendo nato Gesù in Betlem di Giuda al tempo del re Erode, ecco dei Magi d'Oriente arrivarono a Gerusalemme, chiedendo: Dove è il re dei Giudei ch'è nato? Eccetera.

Dall'Omelia di san Gregorio Papa
Omelia 10 sul Vangelo
Appresa la nascita del nostro Re, Erode ricorre all'astuzia; e per timore d'essere privato d'un regno terreno, domanda che gli venga fatto sapere dove si trovi il bambino. Fa mostra di volerlo adorare, affin di sopprimerlo, se riesce a trovarlo. Ma che vale la malizia umana contro i disegni di Dio? Infatti sta scritto: «Non c'è sapienza, non c'è prudenza, non c'è accorgimento contro il Signore» (Prov. 21,20). Giacché la stella ch'era apparsa, guida i Magi: essi trovano il Re neonato, gli offrono dei doni; e sono avvisati in sogno di non ripassare da Erode. E così avviene, che Erode non può trovare Gesù che cerca. Di chi è immagine questo principe, se non degli ipocriti, i quali, perché cercano fintamente il Signore, non meritano mai di trovarlo?
Lettura 8
Ora è da sapere, tra l'altro, che gli eretici Priscillianisti credono che ogni uomo nasca sotto l'influenza di certe costellazioni: e a comprova del loro errore recano il fatto della nuova stella che apparve quando il Signore venne al mondo, immaginandosi che questa stella fosse il suo destino. Ma se esaminiamo le parole del Vangelo, che dice di questa stella: «Finché, giunta sul luogo ov'era il bambino, si fermò»; (vediamo) che non fu il bambino che corse alla stella, ma la stella al bambino, e, s'è lecito esprimersi così, non già la stella fu il destino del bambino, ma il bambino che apparve fu il destino della stella.
Lettura 9
Ma sia lungi dai cuori dei fedeli il dire che il destino sia qualche cosa. Perché la vita degli uomini, solo il Creatore, che l'ha prodotta, la governa. Difatti non l'uomo è stato fatto per le stelle, ma le stelle per l'uomo; e dire che una stella è il destino d'un uomo, sarebbe affermare che l'uomo è sottoposto a ciò ch'è stato creato per servirlo. Certo, quando Giacobbe, nell'uscire dal seno materno, teneva colla mano il piede del fratello maggiore, questi non era ancora interamente venuto al mondo, che già l'altro cominciava a nascere; eppure, benché la madre li mettesse al mondo ambedue nello stesso tempo e nello stesso momento, non fu la stessa la vita dell'uno e quella dell'altro.
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