ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 22 gennaio 2016

Lo scoppio di un ordigno a tempo

ATTACCO A MARIA
Strategìe per l’oscuramento del culto mariano

Madonna de La Salette 

Scrivemmo, all’inizio di questo nostro intervento, dell’omelìa tenuta nella terza Domenica di Avvento, presso la Curia romana, dal frate Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa Pontificia, riportandone uno stralcio dove si leggevano aberranti, indegne e lesive considerazioni sulla persona della Madre di Dio.
Poiché lo spazio grafico, e vie più quello temporale, trascorso tra la prima parte e questa potrebbe aver messo in oblìo il passo che noi abbiamo sottolineato, e soprattutto per mostrare a qualche nuovo lettore la tematica da cui siano partiti e che ci ha mossi ad intervenire, riportiamo quanto scritto corredandolo, come promesso, di opportune considerazioni. L’occasione, che il ‘predicatore’ pontificio coglieva per tessere il suo sproloquio, era data dal precedente incontro del Papa, avvenuto nella chiesa evangelico-luterana di Roma il 15 novembre 2015, con i rappresentanti di questa confessione eretica e scismatica. Le cronache ne scrissero in termini entusiastici anche per la dinamica dell’incontro caratterizzato dalle domande, poste dal pubblico – financo da bambini – e dalle relative risposte di Bergoglio naturalmente corrispondenti al gradimento e alle attese della comunità luterana, oltre che condite in salsa adulatoria.
Si viveva, in quell’incontro, un’atmosfera di sereno e solidale ‘condivisione’ e fraterno cameratismo – come, state certi, si replicherà nella prossima visita “ad limina meschitae”, alla moschea di Roma - nella convinzione, errata ovviamente, che lo Spirito Santo aleggiasse su quel consesso illecito e stesse benedicendo quell’evento che mirava soltanto a chiacchiere bilaterali di amicizia e di ‘volémose bene’, scientemente confondendo, entrambe le parti, ‘unità’(concetto ontologico e assoluto dell’omogeneità costitutiva di una realtà) con ‘unione’(concetto accidentale e relativo di agglomerazione costituiva di una realtà). Insomma, un passo avanti sulla via di quel nefasto spirito ecumenico – o ecumenomanìaco, come è bene definirlo – e di cui parleremo fra poco.

Disse fra’ Cantalamessa:
Tale via passa per un sincero riconoscimento da parte di noi cattolici del fatto che spesso, specialmente negli ultimi secoli, abbiamo contribuito a rendere Maria inaccettabile ai fratelli protestanti, onorandola in modo talvolta esagerato e sconsiderato e soprattutto non collocando tale devozione dentro un quadro biblico ben chiaro che ne facesse vedere il ruolo subordinato rispetto alla Parola di Dio, allo Spirito Santo e a Gesù stesso”.

Riteniamo opportuno, prima di dar moto alle sante e doverose contestazioni, di lumeggiare brevemente in poche righe, che cosa sia il cosiddetto “ecumenismo”, termine e dottrina che tanto spazio trovano nei documenti conciliari e negli oscuri pontificati di questo cinquantennio.

Il termine ecumenismo designa il movimento, nato in gruppi di non-cattolici nel XIX secolo, che ha per scopo la collaborazione e l’avvicinamento delle diverse confessioni cristiane. Questa corrente giunse nel 1948 alla fondazione del Consiglio Ecumenico delle Chiese e gli stessi principî hanno condotto in seguito al dialogo interreligioso con le religioni non cristiane. La Chiesa ne prese subito le distanze e Papa Pio XI pubblicò, già nel 1928, l’enciclica ‘Mortalium animos’ in cui lo condannava, non soltanto perché inopportuno a causa delle circostanze, ma perché i principî a cui faceva appello sono contrarî alla fede e alla buona dottrina, poiché inducono la confusione nelle anime ed il relativismo, lasciando credere che ogni religione possa contribuire alla salvezza” ( Don Pierpaolo Maria Petrucci: La Tradizione cattolica – anno XXVI, n. 4 (97) – 2015, pag. 26).
Da ciò deriva, secondo  Pio XI, il divieto assoluto, per i cattolici, di partecipare alle riunioni con gli scismatici e di aderire ai loro riti. Dottrina e divieto che, da tempo, sono stati disinvoltamente violati, senza esitazione, da Papi, vescovi, preti e fedeli. 

Ricordiamo, a corredo della definizione, il primo congresso interreligioso organizzato dalla Società Teosofica, tenuto a Chicago (1893), le Conversazioni di Malines (1922/1925), l’istituzione del Segretariato per l’unità dei Cristiani voluto da Giovanni XXIII, la missione segreta di padre Congar, suo emissario, che concordò con gli ebrei la stesura del documento conciliare ‘Nostra Aetate”, il qual documento, unitamente a ‘Unitatis redintegratio’ e ‘Lumen gentium, costituisce la triadica radice della mala pianta da cui son maturati i velenosi frutti dell’anarchìa dogmatica e del relativismo, forma, quest’ultimo, di ateismo paludata da deismo illuminista, nonché la partecipazione attiva di sei protestanti, designati da Paolo VI, nella Commissione che deformò la Santa Messa cattolica, il Sacrificio di Gesù, in una fraterna e massonica cena. 
Si è stravolto, così, il concetto di “unità cattolica” – gr. kath’ olon, lat.secundum totum che si potrebbe tradurre con “dappertutto” – nella sua accezione di universalità, carattere intrinseco della Chiesa quale quello conferitole nel momento in cui comandò ai suoi discepoli di andare in tutto il mondo a predicare il Vangelo (Mc. 16, 15/16),  in quella di “unità nella diversità” , ossimoro di conio ratzingeriano che dice come elementi diversi e addirittura di opposta idealità, possano fare unità in nome di una volteriana tolleranza e di un massonico pacifismo politico.

Si pensi al capitolo 8 della ‘Lumen Gentium’, dove per la prima volta si proclama, dopo quasi duemila anni, che la Chiesa di Cristo sussiste in quella Cattolica, laddove doveva più chiaramente affermarsi che ‘La Chiesa di Cristo è solo la Cattolica’. Tra sussistere ed essere si possono individuare differenze sostanziali solo a volerle cercare.
«Il pastore protestante Wilhelm Schmidt, osservatore al concilio, ha rivendicato la paternità di questa nuova espressione: “Ho proposto per iscritto la formula ‘subsistit in’ a colui che era allora il consigliere teologico del cardinale Frings, Joseph Ratzinger, che l’ha trasmessa allora al cardinale… In una lettera del 3/8/2000 del pastore Wilhelm Schmidt all’Abbé M. Gaudron, cit. in Catéchisme catholique de la crise dans l’Eglise, ed. du Sel 2007, pag. 71, Schmidt precisa: “Non ho niente da obiettare alla pubblicazione di questa informazione”» (La Tradizione cattolica, op. cit. 28/29).
(Ciò valga memoria e prova, per i tanti nostalgici orfani di Benedetto XVI, della vera caratura di questo Pontefice capace soltanto di fuggire non davanti ai lupi ma davanti a dei semplici cuccioli uggiolosi).

Da ciò è scaturita la rinuncia all’evangelizzazione, sostituita col cosiddetto dialogo collaborativo, come dimostra, ad esempio, la ‘Convenzione di Balamand’ (Libano) del 23 giugno 1993, partecipi cattolici ed ortodossi, che ha risolto a modo suo la questione della Chiesa uniate ucraina, accusata dalle autorità ortodosse russe di proselitismo, dichiarando che quella forma di “apostolato missionario… che è stata chiamata ‘uniatismo’ non può essere accettata, né come metodo da seguire, né come modello dell’unità ricercata dalle nostre Chiese… l’azione pastorale della Chiesa cattolica, tanto latina che orientale, non tende più a far passare i fedeli da un Chiesa all’altra, cioè non mira più al proselitismo fra gli ortodossi… occorre superare l’ecclesiologìa decaduta del ritorno alla Chiesa cattolica” (La tradizione cattolica, op. cit. pag. 36/37).

Da ‘ecclesiologìa decaduta’ il proselitismo s’è ultimamente tramutato -  dopo i sacrileghi festival sincretistici di Assisi 1986 e 2011 - nelle parole di Papa Bergoglio, che in piena tracimazione verbosa, e in deferente ossequio al papa laico Eugenio Scalfari, in una ‘solenne sciocchezza’ (La Repubblica, 1/10/2013) passando, così, da un pronunciamento culturale al disprezzo intellettuale.

Non poteva mancare la questione ebraica, come fa testo la dichiarazione che il cardinale Angelo Bagnasco rilasciò il 22/10/196, quando in occasione del ‘Rosh Ha-Shanah’, il Capodanno ebraico, incontrando i rabbini Giuseppe Saras e Riccardo Di Segni, ribadì chiaramente che: “Non c’è, nel modo più assoluto, alcun cambiamento nell’atteggiamento che la Chiesa cattolica ha sviluppato verso gli Ebrei, soprattutto a partire dal Concilio Vaticano II. A tale riguardo la Conferenza Episcopale Italiana ribadisce che non è intenzione della Chiesa cattolica operare attivamente per la conversione degli Ebrei”.

Tutto ciò in nome dell’ecumenismo unionista e nella palese e consapevole trasgressione al comando di Cristo che ricordava ai suoi discepoli la necessità di ricondurre le disperse pecorelle d’Israele nel suo santo ovile (Mt. 10, 6).

Per tornare all’attacco ‘luterano’ condotto da Cantalamessa contro la Vergine Maria, dobbiamo avvertire che la sparata deflagra non come estemporaneo petardo, non nasce ex abrupto come un fungo, ma è lo scoppio di un ordigno a tempo, innescato da quasi diciassette anni, quando il cardinal Prefetto dell’ex S. Uffizio, Joseph Ratzinger, sottoscrisse, il 31/10/1999, con la Federazione Luterana Mondiale, la apòstata dichiarazione congiunta sulla ‘dottrina della giustificazione’.
Non bastò, poi, la visita di GP II nel giugno del 1999, a Paderborn in occasione della quale ebbe parole di elogio e di ammirazione per Lutero e per la sua profonda e travagliata religiosità nonché l’ ennesimo mea culpa della Chiesa per non aver compreso in tempo la grandezza della Riforma. No! ci voleva un passo ulteriore e più decisivo per addivenire a un accordo fraterno, per realizzare quella ‘unità nella diversità’ che, ripetiamo, non è unità sostanziale ma accozzaglia di elementi incoerenti ed opposti, ma è la Chiesa che si aggrega al protestantesimo e non questo che ritorna ad essa Chiesa unica.
L’essere ecumenico della Chiesa, la sua categorìa dell’universalità in cui Cristo l’ha destinata nella sua unicità, si tramuta in un universalismo delle pluralità religiose. Vero ed autentico tradimento perpetrato dalla Gerarchìa con cui questa ha svenduto, e continua a svendere, la natura spirituale e trascendente della Sposa di Cristo per tramutarla in una realtà umana ed immanente, al servizio del Principe di questo mondo.

Ed allora, tra tutti gli ostacoli che pregiudicano l’accordo con gli scismatici luterani ve ne è uno di cui il predicatore pontificio tenta non l’aggiramento dello stesso ma addirittura la sua rimozione. Ѐ - pensate un po’ dove ti va a parare costui - la Vergine Maria a Cui, da immemorabile tempo, la Cristianità cattolica riserva il culto di iperdulìa, il culto cioè di alta venerazione. Ma ai seguaci del ‘porcus Saxoniae’, l’eretico apostata ex agostiniano, assassino, apòstata e suicida, diciamo Lutero, non è gradito che la madre di Dio sia inserita, come Ella stessa ha rivelato in quel lontano 12 aprile 1947 alle Tre Fontane, nel mistero della SS. Trinità, che sia ‘piena di grazia’ che sia ‘benedetta fra le donne’. Non gradiscono che a lei si tributi un culto e una devozione che, nei secoli e nel tempo attuale, han visto in felice, splendido ed amoroso concorso, la liturgìa, l’arte, la musica, la poesìa, la storia. Essi, gli scismatici, pongono come posta della partita da giocare sul falso ecumenismo, l’oscuramento prima, e la degradazione poi, della stessa Vergine ridotta a ‘donna dei nostri giorni’, a santa sì ma senza aureola, avanzando lo specioso motivo di una Sua pericolosa supremazia su Dio stesso.

L’espressione antimariana più violenta e vergognosa che si possa reperire nella letteratura universale è quella esternata da uno dei più applauditi ‘teologi’ luterani, quel Karl Barth il quale, mosso da superbia intellettuale e da disprezzo, non ebbe remore a definire il culto e la devozione tributata a Maria come “il cancro del Cattolicesimo”. E questi sarebbero i fratelli con cui camminare insieme e di cui lodare la religiosità profonda e la sincera tensione per una ricerca dell’unità. Ma non è così, perché costoro sono i fratelli ribelli, i traditori usciti dalla casa paterna che non chiedono di tornare, come già tornò pentito il figliolo della parabola (Lc. 15, 11/32), ma pretendono e esigono che il dialogo con noi, figli fedeli del Padre rimasti nella casa, rispetti condizioni che essi pongono con palese alterigia perché consapevoli che, da cinquanta anni, la Gerarchìa ha ammainato le bandiere della ‘Ecclesia miles’ , del coraggio e della dignità rendendosi pavida e vile ma fattasi ipocritamente disinvolta con lo smalto dell’accoglienza a tutti i costi e con la misericordia giubilare tanto al chilo.
Cosicché lo spergiuro Cantalamessa, forte dei precedenti di cui abbiamo parlato, megafono ed emissario dei poteri forti longa manus di Satana, sposta ancora in avanti il fronte delle ruspe demolitrici moderniste che, nei cantieri vaticani, hanno da tempo scaldato i motori, pronte a dare altri colpi di benna, questa volta destinati alla Madre di Dio per poi, secondo il disegno massonico, passare all’attacco del dogma e sgretolare la Chiesa convogliandola nella fetida discarica della ‘Religione universale dell’uomo’, cioè dell’ateismo.
E si appresta, il medesimo Cantalamessa, paramedico d’occasione, ad allestire la sala operatoria per dare il via all’intervento con cui i grandi luminari della chirurgia dogmatica – Papa Bergoglio, e il codazzo dei varî Kasper, Forte, Galantino, Marx e compagnìa recitante - si appresteranno ad  estirpare quel tumore maligno, la Vergine Maria, che la diagnosi di Barth ha rivelato essere incistato nel corpo santo della Chiesa.

Che cosa non si fa, e non si farà, per il dialogo fraterno!

Una strategìa, certo, una speranza che l’ostile schiera dei senza-Dio e degli apòstati adottano  e covano  da quando Satana tentò il Signore Gesù nel deserto (Mt. 3, 2/11), strategìa e speranza  che sembrano vittoriose nella prospettiva umana, ma, nell’esito finale, quello stabilito dal Signore, destinate al sicuro fallimento perché, come afferma la Regina del cielo, “alla fine il mio Cuore Immacolato trionferà” e soprattutto, come promesso e garantito dal Fondatore della Chiesa, “Portae inferi non praevalebunt”.
parte quarta  fine


2 commenti:

  1. Ma se questo Papa non ha voluto nemmeno celebrare la Solennità dell'Assunta il 15 agosto scorso (fra l'altro è anche dogma), che vi aspettate ancora? Libera nos Domine!

    RispondiElimina
  2. A padre Cantalamessa:
    le trascrivo il ricordo di mons. Giuseppe Mani: "Nella mia vita di prete non ho mai fatto gli esorcismi ma ho un ricordo particolare legato a Papa Wojtyla il quale, a tavola con i preti di una parrocchia romana, raccontò la sua unica esperienza di esorcismo. Gli era stato chiesto per una giovane mamma ed accettò di farlo. “Lessi tutte le preghiere del libro che mi avevano dato ma non succedeva niente, la persona continuava ad agitarsi e a gridare quando terminate le preghiere nel salutarla la benedissi e dissi che il giorno seguente l’avrei ricordata nella Messa. Appena sentì la parola Messa fece un urlo spaventoso e si accasciò come morta, il demonio l’aveva abbandonata”. Commentava il Papa: “la sola parola Messa fa paura al demonio perché è il momento in cui Dio si umilia per salvarci, cosa che il demonio non può fare”.
    (www.ilvaticanese.it)
    Evidentemente la parola 'Messa' contenuta nel suo cognome per lei non è sufficiente, forse perché è frammista ad altro. Le suggerisco però vivamente di far celebrare Sante Messe per lei da suoi confratelli, perché a continuare a ballare sul filo del precipizio prima o poi si piomba rovinosamente di sotto. Dio non voglia che lei faccia la fine del Fondatore del suo Ordine... Altra arma potentissima contro l'apostasia è mettersi sotto il manto di nostra Madre la Madonna, Colei che col tallone schiaccerà la testa al serpente infernale di sempre. Fa ancora in tempo...
    Io pregherò per lei.
    Marisa

    RispondiElimina

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.