ED ECCO A VOI PURE L’INTROVIGNATA!
Giustappunto arriva una bella “introvignata”.
“Introvignare”: voce del verbo fantasticare, arrampicarsi sugli specchi, sognare, immaginare; scegliete voi, divertitevi a trovare il significato più appropriato.
Ci piacciono e ci inducono spesso a tenerezza i vaghi tentativi di Introvigne nell’arrampicarsi sugli specchi per far collimare, sempre, ogni parola che il Papa dice all’interno di una comprensione rigorosamente “cattolica” ed ortodossa. Ci piace perché il suo tentativo è cattolico ed è la mossa più corretta che un cattolico, in questi tempi di chiara confusione, deve intraprendere e deve, se non altro, tentare, un fare sano discernimento, come insegna lo stesso San Paolo. Ma c’è un limite a tutto.
Se un papa dice che “per me Dio non è cattolico” – vedi qui – va da se che tentare, sempre, dicattolicizzare ogni sua espressione diventa alla fine una burletta, diventa chiaramente incongruenza, diventa l’assurdo, il paradosso.
È il caso dell’udienza generale di mercoledì 20 gennaio quando il papa ha detto: «L’unità è possibile se si fonda sul Battesimo», in occasione appunto della Settimana di Preghiera per l’unità dei Cristiani, concetti già espressi da Bergoglio quando è andato in visita alla comunità luterana di Roma e dove qui la tastiera brillante di Sandro Magister, ha riportato una serena e lucida riflessione.
Veniamo al sodo e davvero brevemente, cercando di spiegare perché, l’espressione del Papa non è affatto felice e neppure cattolica.
Scorrendo il Catechismo e il Magistero della Chiesa la frase è infelice perché l’essere “cristiani” appunto, avere cioè questo titolo, deriva proprio dall’aver ricevuto il Battesimo, senza il Battesimo non si può essere chiamati “cristiani”. E qui ci fermiamo solo all’uso del termine senza andare ad indagare poi chi si comporterà da cristiano e chi non.
Su cosa si fonda allora questa unità? SU TUTTI E SETTE I SACRAMENTI!
E chi lo dice? L’insegnamento bimillenario della Chiesa e lo specifica Benedetto XVI nella stracciata e dimenticataSacramentum Caritatis – vedi qui – dove dice:
«La Chiesa si riceve e insieme si esprime nei sette Sacramenti, attraverso i quali la grazia di Dio influenza concretamente l’esistenza dei fedeli affinché tutta la vita, redenta da Cristo, diventi culto gradito a Dio» (n.16).
Anche se il Papa ci sta imponendo delle novità eterodosse (che non è un termine offensivo ma significa “differente-diverso”, dottrina diversa), è imbarazzante scoprire che Introvigne possa aver dimenticato questa Esortazione apostolica… Infatti il Battesimo è senza dubbio il fondamento che la Chiesa definisce “introduzione” alla vita cristiana, il Battesimo introduce e i protestanti, seppur introdotti mediante il Battesimo a questa vita, si sono separati rifiutando gli altri Sacramenti della vita cristiana. Hanno rigettato il Sacerdozio dal quale ci giungono i Sacramenti preziosi della Confessione e dell’Eucaristia, della Cresima e del Matrimonio…. senza questi Sacramenti, senza l’Eucaristia (sacramento di COMUNIONE) non vi è affatto alcun fondamento per l’unità.
La stessa insistenza dei protestanti (e degli apostati cattolici) nel pretendere la “Comunione” a tutti i costi, la dice lunga di come la pensano e di come hanno ben compreso che Sacramento effettivo dell’unità è L’EUCARISTIA e non il Battesimo.
Introvigne fa passare poi l’espressione di Papa Francesco quasi fosse una novità ben dimenticando che da 1500 anni almeno la Chiesa aveva risolto la questione del Battesimo affermando che, questo Sacramento, poteva darlo chiunque purché detto e dato alle condizioni della Chiesa e secondo le di lei ortodosse espressioni teologiche (dato con l’acqua e nella formula trinitaria) ed intenzione.
Il problema perciò non sta nel Battesimo che è infatti il primo Sacramento per accedere all’unità, ma nell’Eucaristia… un problema affrontato da san Giovanni Paolo II nella sua ultima enciclica – Ecclesia de Eucharistia, vedi qui – che, infatti, scandalizzò a suo tempo il mondo protestante e catto-modernista a causa di alcune dichiarazioni attraverso le quali il Santo Pontefice chiuse definitivamente ogni tentativo modernista verso l’intercomunione con i protestanti.
Leggiamo infatti da Ecclesia de Eucharistia:
«Se in nessun caso è legittima la concelebrazione in mancanza della piena comunione, non accade lo stesso rispetto all’amministrazione dell’Eucaristia, in circostanze speciali, a singole persone appartenenti a Chiese o Comunità ecclesiali non in piena comunione con la Chiesa cattolica. In questo caso, infatti, l’obiettivo è di provvedere a un grave bisogno spirituale per l’eterna salvezza di singoli fedeli, non di realizzare una inter-comunione, impossibile fintanto che non siano appieno annodati i legami visibili della comunione ecclesiale».
Ma come ci informa Sandro Magister qui, questo rispetto non solo è venuto meno ma si sta imponendo sfacciatamente sotto questo pontificato confusionario quasi avesse la benedizione di Papa Francesco, quasi e come se bastasse il Battesimo per esprimere questa comunione. Come può Introvigne essere cieco di fronte a questa enciclica di Giovanni Paolo II? Come ha fatto a dimenticarla?
C’è solo una spiegazione plausibile: questo pontificato sta introducendo quanto i suoi Predecessori avevano espressamente condannato. Stiamo assistendo ad una rottura integrale non solo della pastorale, ma attraverso questa pastorale buonista si viene meno anche alle normative stabilite dai Pontefici passati a salvaguardia del minimo indispensabile per salvaguardare la vera integrità ed unità della Chiesa e per dirsi “cattolici”.
CATTOLICI e già… un termine che a questo Pontefice proprio non piace, altrimenti non avrebbe mai detto che “Dio non è cattolico”.Se Dio non è cattolico a questo punto – per fare questa unità – non è necessario diventare cattolici, questo lo capirebbe anche un bambino.
Ma Papa Francesco, e lo stesso Introvigne, dimenticano un insegnamento di Benedetto XV il quale rifacendosi alle parole del Simbolo Athanasiano, nella sua enciclica Ad beatissimi apostolorum, così scriveva:
“Vogliamo pure che i nostri si guardino da quegli appellativi, di cui si è cominciato a fare uso recentemente per distinguere cattolici da cattolici; e procurino di evitarli non solo come « profane novità di parole », che non corrispondono né alla verità, né alla giustizia, ma anche perché ne nascono fra i cattolici grave agitazione e grande confusione. Il cattolicesimo, in ciò che gli è essenziale, non può ammettere né il più né il meno: «Questa è la fede cattolica; chi non la crede fedelmente e fermamente non potrà essere salvo»; o si professa intero, o non si professa assolutamente. Non vi è dunque necessità di aggiungere epiteti alla professione del cattolicesimo; a ciascuno basti dire così: «Cristiano è il mio nome, e cattolico il mio cognome»; soltanto, si studi di essere veramente tale, quale si denomina”.
Senza tirarla ancora per le lunghe concludiamo, facendo nostre, anche quest’altre parole di Benedetto XV:
“Né soltanto desideriamo che i cattolici rifuggano dagli errori dei Modernisti, ma anche dalle tendenze dei medesimi, e dal cosiddetto spirito modernistico; dal quale chi rimane infetto, subito respinge con nausea tutto ciò che sappia di antico, e si fa avido ricercatore di novità in ogni singola cosa, nel modo di parlare delle cose divine, nella celebrazione del sacro culto, nelle istituzioni cattoliche e perfino nell’esercizio privato della pietà. Vogliamo adunque che rimanga intatta la nota antica legge: «Nulla si innovi, se non ciò che è stato tramandato»; la quale legge, mentre da una parte deve inviolabilmente osservarsi nelle cose di Fede, deve dall’altra servire di norma anche in tutto ciò che va soggetto a mutamento, benché anche in questo valga generalmente la regola: «Non cose nuove, ma in modo nuovo»” (Benedetto XV, Ad beatissimi apostolorum,1.11.1914)
E allora, invece di affermare che: «L’unità è possibile se si fonda sul Battesimo», si dica più cattolicamente, ed onestamente, chel’unità è possibile solo se, dopo aver ricevuto il santo Battesimo, ci si prodiga nel riconoscere tutti e sette i Sacramenti applicati dal Depositum fidei e dalla autentica Tradizione della Chiesa.
A me invece fa più ridere chi si ostina, in evidente malafede, a contrapporre Bergoglio a Ratzinger come se non rappresentassero entrambi, seppur con diverso livello di maturazione, i frutti di una setta non cattolica uscita dal conciliabolo vaticano II. Quindi tra l'autore dell'articolo e Introvigne ammetto con tutta sincerità che mi suscita più pena e risate il primo rispetto al secondo!
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