Il falso dilemma creazione o evoluzione darwiniana: perché per Tommaso d’Aquino la divina provvidenza non esclude l’azione del caso in natura

Poiché l’evoluzione darwiniana è trainata da mutazioni casuali e dall’“orologiaio cieco” della selezione naturale, noi non possiamo essere parte d’un disegno divino: così pensa lo zoologo e divulgatore scientifico Richard Dawkins. Coloro che credono nella Provvidenza e anche all’evoluzionismo di Darwin, come molti scienziati cristiani (tra cui F. Ayala, F. Facchini, W. Arber, ecc.), terrebbero il piede in due scarpe. Ma è proprio cosìIn questo articolo non tornerò sullo status epistemologico del darwinismo – un problema che ha occupato 4 recenti articoli di CS su Nagel –, ma mostrerò che nell’accezione scientifica di casualità il darwinismo è compatibile col teismo. È l’interpretazione di Dawkins, seguito in Italia dal circolo di MicroMega, ad essere inconseguente alle risultanze sperimentali, per ridursi ad una variante dell’ateismo. Svilupperò l’argomentazione ricorrendo ad una lezione diTommaso d’Aquino (1225-1274).

In ambito religioso, la questione di conciliare il caso con la provvidenza divina nacque prima di Darwin, anzi prima dell’era moderna, poiché non c’era bisogno di scoprire l’America per accorgersi che il caso (o fortuna, contingenza, ecc.) entra nella vita quotidiana ed anche negli eventi più importanti di ognuno. Siamo tutti il risultato d’una lunga e fragile catena di eventi casuali. Io non sarei nato se i miei genitori non si fossero incontrati nella circostanza involontaria che mi hanno raccontato da bambino e suppongo che un’analoga fortuna sia all’origine della nascita dei miei lettori…, almeno di quelli nati in un matrimonio non combinato! “Se il naso di Cleopatra fosse stato più corto, sarebbe cambiata l’intera faccia della terra”, scrisse Pascal nel XVII secolo, “nessuno in questa vita può evitare di essere sballottato in balia del caso”, aveva detto S. Agostino 1.300 anni prima e 1.300 anni prima ancora il Qohelet lamentava che “il tempo e il caso raggiungono tutti”.
Il caso non ha a che fare solo con le faccende della vita, ma anche della materia inanimata, a cominciare dall’intera Via Lattea comprendente i nostri Sole e Terra. 300.000 anni dopo il Big bang, la materia era distribuita all’incircauniformemente nel neonato universo, però non in modo perfettamente uniforme: c’erano varianze, intervenute secondo la fisica negli istanti immediatamente successivi alla rottura d’ordine dell’inizio. Alcune regioni si trovarono ad essere più dense della media e così divennero i nuclei intorno a cui condensarono le galassie per attrazione gravitazionale e poi le stelle e i pianeti, ecc. (v. un mio recente articolo).
La compatibilità logica tra contingenza e Provvidenza fu chiarita all’università di Parigi nel XIII secolo, quando questa era lo Studium della chiesa cattolica. Gli scienziati che scrivono con audacia di argomenti teologici – ve lo immaginate un teologo che si butti impreparato su argomenti scientifici? – potrebbero forse imparare dal dibattito svoltosi durante il rettorato del vescovo Étienne Tempier, anche perché vi furono trattate le tesi che scandiscono gli scenari delle cosmologie moderne.
Nella dottrina cristiana, Dio è l’essere trascendente, sorgente di tutti gli enti mondani che sono venuti all’esistenza e temporaneamente vi permangono per un atto della Sua volontà. Egli è la causa prima di ogni aspetto della loro esistenza, comprese le loro azioni e relazioni. Quindi Dio è anche in capo a tutte le catene di eventi naturali. Possiamo paragonarlo all’autore di un’opera teatrale. L’autore è la causa prima della trama, ha scritto ogni carattere, parola ed episodio destinati ad apparire sulla scena. Entro la trama invece, ogni evento è relato al seguente, in una successione di cause secondarie. La causa della morte di Desdemona fu lo strangolamento da parte di Otello o la scelta di Shakespeare di scrivere quella trama? Il dilemma è fasullo, essendo entrambe le risposte corrette: Otello è la causa della morte di Desdemona entro il dramma, Shakespeare la causa di tutto il dramma. Il critico studia il primo tipo di cause, lo storico il secondo. Così, ci sono cause entro la natura (le “cause seconde”, nel linguaggio della Scolastica) indagate dagli scienziati, mentre Dio è causa della natura, la “causa prima” indagata dai teologi. Ugualmente falso è il dilemma se le specie di fringuelli delle Galapagos esistano perché così Dio le ha create o perché sono evolute adattandosi ai diversi alimenti presenti nelle isole. Il filosofo naturale si ferma alle cause visibili e tace su Dio invisibile; per il cristiano evoluzionista, i fringuelli evolsero nel modo raccontato dalla biologia evolutiva perché Dio così scrisse la trama ed anzi “nemmeno un uccello cadrà a terra senza il volere del Padre vostro” (Mt. 10, 29). Causa prima e cause seconde non sono in opposizione più di quanto non lo sia la creatività di Shakespeare con la gelosia di Otello.
E il caso? Nel capitolo 74 (“La divina provvidenza non esclude la fortuna e il caso”) del III libro della “Summa contra gentiles”, Tommaso definì sulla scia di Aristotele il caso come “concomitanza di due cause indipendenti”. Se un creditore che da tempo insegue un debitore – esemplifica l’Aquinate – lo incontra al mercato perché entrambi vi si sono separatamente recati a comprar qualcosa, è un evento casuale nel senso che è l’incrocio di due eventi singolarmente programmati e reciprocamente indipendenti. Tutti i processi comunque conservano la loro origine nella provvidenza divina, anche quando s’incrociano.
Passiamo ora alla scienza sperimentale. Qui si usa la matematica: ciò ha lo svantaggio di idealizzare la realtà a entità misurabili (le grandezze), ma il vantaggio di parlare una lingua esatta, con cui formulare predizioni numeriche controllabili sugli aspetti quantizzabili della realtà. Casualità e causalità essendo categorie filosofiche e non grandezze fisiche, la tecno-scienza preferisce parlare al loro posto di assenza o presenza significativa di correlazione tra fenomeni. Con la statistica, in particolare con quella magia matematica che è l’analisi per componenti principali (PCA), i dati sperimentali di una catena A di eventi sono confrontati con quelli di altre cateneBC, ecc., per calcolare le “correlazioni di Pearson” r(AB), r(AC), ecc., che sono numeri compresi tra -1 e +1. Se un numero è vicino a zero, l’assenza di correlazione può considerarsi casualità della catena di eventi, rispetto ad un’altra catena, così ricalcando la definizione aristotelico-tomistica d’indipendenza delle catene causali; se è vicino a 1 in valore assoluto, la presenza di correlazione significativa nella matrice dei dati può essere considerata un effetto in delle cause B, C, ecc. Notiamo comunque che la correlazione è definita in maniera relativa, non assoluta, e che varia con continuità (in modulo da 0 a 1).
Nel “Contra gentiles” Tommaso aveva aggiunto che, a cagione del loro numero e varietà, una causa incrociandosi con un’altra può venire “impedita o agevolata” nella produzione del suo effetto. Tommaso non ha certo inventato la PCA per quantificare le correlazioni, ma in quelle due parole c’è il concetto di correlazione positiva o negativa! Dalle definizioni precise della PCA deriva in ogni caso la conseguenza (abbastanza ovvia per un teologo…) che nessuna correlazione di Pearson contraddice la Causa primaQuando lo scienziato spiega un processo come qualcosa che si trasforma passando da una forma ad un’altra, in assenza o in presenza di correlazioni con altri processi, in nessun modo contraddice l’affermazione del teologo che la provvidenza divina immisurabile opera attraverso quei processi (rispettivamente casuali e causali) in modo indiretto misurabile. L’intervento diretto di Dio è eccezionale per il teologo nel funzionamento della natura. Francisco Suarez (1548-1617), il più grande filosofo scolastico dopo Tommaso, scrisse: “Dio non interviene direttamente nell’ordine naturale quando le cause secondarie sono sufficienti a produrre l’effetto desiderato” (“Disputationes metaphysicae”, 1597).
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Un evento, spesso citato per supportare l’immanenza del fato leopardiano e per negare senso cosmico ad un’esistenza umana giudicata fragile quanto quella d’una ginestra sulle pendici del Vesuvio, è la caduta avvenuta 65 milioni di anni fa di un asteroide sulla penisola dello Yucatan. Secondo alcuni, l’evento provocò l’estinzione dei dinosauri… e così la possibile comparizione della specie umana più tardi. Come per le due persone al mercato, anche in Messico s’intersecarono due linee spaziotemporali indipendenti, l’una della vita terrestre e l’altra d’un corpo del sistema solare: l’estinzione dei dinosauri che ne seguì è chiamata casuale per l’assenza di correlazione computabile, ma la nullità del coefficiente di Pearson tra quelle due traiettorie naturali niente ha da dire riguardo ad una Sovrintendenza soprannaturale.
Esistono processi naturali “causati” (cioè con correlazioni rilevanti con altri processi) che sono indagabili solo “casualmente” (o statisticamente, come se le correlazioni fossero irrilevanti): per es. la disposizione a terra delle foglie cadute da un albero o il numero che esce alla roulette o i fenomeni metereologici. Appartengono al cosiddetto caos deterministico, che connota quella categoria in cui la predizione esatta è resa impossibile dalla sensibilità degli esiti alle condizioni ambientali.
Esistono persino processi naturali che si considerano casuali, eppure sono guidati e pianificati. Ciò sta nella relatività della correlazione che non riguarda un fenomeno A a se stante, ma si calcola mettendo in rapporto con più fenomeni BC, … Annotando gli orari (A) dei passaggi di auto in autostrada, troveremo che le loro provenienze (B) sono casuali perché non c’è correlazione rilevante tra orari e provenienze, r(AB) ≈ 0, cosicché la conoscenza della provenienza di un’auto non dà informazione certa sulla provenienza della successiva. Non per questo siamo legittimati a concludere che le auto siano non guidate e le corse non pianificate! Le auto sono ovviamente guidate dalle volontà degli autisti, dotati di mete (C) e supportati da navigatori satellitari: la correlazione r(AC) ≈ +1!
Ci potremmo infine chiedere: può esistere una casualità assoluta, intesa come un fenomeno A del tutto isolato e avente correlazioni nulle con ogni altro fenomeno BC,… dell’universo? La risposta è negativa: per la fisica non esiste la casualità assoluta. Neanche per il decadimento d’un singolo atomo, o per una mutazione genetica indotta da un raggio gamma. Infatti, la correlazione tra ogni coppia di traiettorie spaziotemporali può, al minimo, essere computabilmente nulla (cioè così vicina a zero che non possiamo calcolarne le prime cifre decimali significative), ma mai esattamente nulla, e ciò per gli effetti dell’entanglement operati dal vuoto fisico. Nella teoria quantistica dei campi, tutti gli eventi naturali, anche quelli separati da un intervallo relativistico di tipo spazio (come l’intervallo che separa la caduta di un capello qui e ora dalla mia testa ed una reazione di fusione nucleare accaduta un minuto fa su Alfa Centauri), sono correlati in un unico sistema – l’universo –.
Qualcosa può essere guidato e pianificato, e contemporaneamente esibire un andamento casuale ai test scientifici. Chi dalla presunzione dell’azione combinata di mutazioni genetiche casuali e selezione naturale inferisce che l’evoluzione biologica fu un processo non guidato né pianificato salta dal linguaggio scientifico a quello metafisico, traendo una conseguenza – l’ateismo – che non è contenuta nelle evidenze sperimentalmente rilevabili, e nemmeno nella logica.
Gli scienziati usano la statistica e i suoi postulati di aleatorietà per fare predizioni su larghi insiemi di dati appartenenti ad un numero finito n di catene, così come usano l’analisi differenziale e il postulato che la natura obbedisca a leggi deterministiche universali per fare predizioni su sistemi (molto) semplici. Se in una giornata ventosa d’autunno le foglie degli alberi del viale, violando la statistica, cadessero tutte nel mio giardino e nessuna dal mio vicino mi meraviglierei non meno che se osservassi l’acqua di un fiume violare la legge universale di gravità salendo a monte, invece che scendere a valle: infine, casualità e causalità sono due categorie non contraddittorie con le quali interpretiamo il mondo.
Provvidenza e caso, un binomio non contraddittorio
di Giorgio Masiero